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Autore: dragon_queen    10/06/2013    1 recensioni
Dal cap.II:
"Eileen, come se niente fosse successo, si chinò a raccogliere il pacchetto, estraendo il suo dalla tasca e lasciandolo sul divano. Dopodichè fissò intensamente Melany, il cui sguardo pareva adesso dispiaciuto e colpevole, mentre delle involontarie parole le salivano in gola:
-Vorrei che gli gnomi ti portassero via, all'istante-"
Dal cap.III:
" -Sai ragazzina, non pensavo fossi realmente così patetica- disse una voce che la fece sussultare.
Era maschile, ma non apparteneva a Tom, tantomeno a Mel. Era carezzevole, ma allo stesso tempo pungente, rassicurante, ma anche derisoria"
Dal cap.VIII:
"-Maledetto me e il giorno in cui ti vidi. Dannata la mia anima nel momento in cui ti scelsi. Tu mi porterai alla rovina- e detto questo le voltò le spalle e fece per andarsene.
-E' un destino che ti sei scelto da solo, principe- rispose di rimando Eileen, per poi allontanarsi dalla parte opposta"
Dal cap.IX:
"-Io ti vedo, ti sento, sempre ti troverò. Il mio marchio sempre mi dirà dove sei. Nessuno potrà fuggire, perchè io sono il Labirinto-"
***
Bene, una next generation.
Una ragazza più testarda di Sara si scontra con il figlio del Re di Goblin.
Curiosi?
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Jareth, Nuovo personaggio, Sarah
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Eileen aprì gli occhi. Guardò la sveglia, stavolta senza schizzare in piedi come una cavalletta. Era domenica, quindi la libreria era chiusa e lei poteva riposare e svolgere con calma tutto quello che si era prefissata.

Quella mattina, due giorni prima di Natale, avrebbero fatto l'albero, un modesto abetino in plastica comprato quando era nata Penny. Era scolorito e spelacchiato, ma una volta addobbato con luci e palle colorate faceva il suo bell'effetto.

Prima di pranzo si sarebbe poi vista con Melany per il loro rituale scambio dei regali dato che l'amica sarebbe partita il pomeriggio stesso per la casa in montagna dei nonni. A quel pensiero lo stomaco le si chiuse, come se qualcuno le avesse tirato un pugno. Doveva dirle quello che era in realtà Tom Duncan, ma più si avvicinava il momento, meno lei aveva voglia di farlo.

Sospirando, si alzò, dirigendosi in bagno per farsi una doccia. Dal piano di sotto sentiva già i passi di Penny e il profumo delle famose frittelle di Rose. Sorrise, chiudendosi poi la porta alle spalle.

Ne uscì quasi venti minuti dopo, lavata, asciugata e vestita, ma con i dubbi che ancora le affollavano la mente.

Lentamente scese le scale per il piano di sotto, quasi avesse paura che le altre due si accorgessero della sua presenza. Era sempre stato così, per tutta la sua vita.

Eileen, al contrario di Melany, non era una ragazza alla quale piaceva attirare l'attenzione. Al contrario.

Era carina, doveva ammetterlo, ma non ne era totalmente felice. Il cambiamento c'era stato solo dai suoi sedici anni, quando, con l'aiuto proprio della sua amica, era riuscita finalmente a tirare fuori la sua parte nascosta, sbocciando come una rosa in primavera. Infatti, fino a quel momento, era stata una ragazzina taciturna, timida e silenziosa, con l'apparecchio e le codine, mingherlina e senza forme. Adesso invece era una ragazza quasi ventenne, senza apparecchio e codine, ma comunque mingherlina, le forme si erano lievemente accentuate, anche se non in maniera esagerata e di questo aveva ringraziato madre natura del favore concessole.

Nonostante il suo radicale cambiamento, non aveva mai avuto comunque molti amici, o almeno non veri come lo era Melany.

Assorta nei suoi pensieri, raggiunse la fine delle scale, venendo travolta dall'ormai familiare uragano Penny. La ragazzina le saltò letteralmente addosso, facendole quasi perdere l'equilibrio.

-Ehi, così felice perchè tra poco è Natale?- le chiese sorridendo, guardandola da sopra la spalla sinistra dato che la ragazzina le era montata a cavalluccio.

-Oggi facciamo l'albero, vero?-

-Certo, ma prima...colazione!!- e tutte e due corsero in cucina, trovando ad attenderle una sorridente Rose.

Entrambe si sedettero a tavola e la donna mise loro davanti due piatti ricolmi di frittelle con burro e sciroppo d'acero. Rose non si poteva definire una cuoca impeccabile, ma le sue frittelle erano di certo insuperabili.

Aveva appena finito di mangiare che la bionda fu letteralmente afferrata da Penny e trascinata nel piccolo salotto, dove la donna, probabilmente la sera prima, aveva provveduto a sistemare il piccolo albero.

Nel giro di qualche minuto, le due si trovarono immerse in palle colorate e luci intermittenti. Mentre apriva l'ennesima scatola, Eileen scorse qualcosa di familiare al suo interno e delicatamente tirò fuori un piccolo soldatino dalla divisa rossa e blu, un addobbo per l'albero che il marito di Rose

le aveva regalato il Natale prima di andarsene, affermando che le avrebbe sicuramente portato fortuna. Quell'uomo, nonostante non fosse il suo vero padre, si era dimostrato sempre gentile e affettuoso nei suoi confronti, senza mai fare distinzioni tra lei e Penny e di questo le era grata.

Un'improvvisa nostalgia glielo fece stringere al petto con tenerezza, pensando a quanto tutti avevano sofferto. In presenza di Penny però l'argomento non veniva mai toccato. La piccola, in particolare, molto attaccata al padre, aveva avuto bisogno di quasi sei mesi di sedute da uno psicologo per riprendersi. Eileen invece si era rifiutata, preferendo sotterrare quel dolore piuttosto che farlo sparire come se non ci fosse mai stato. Riteneva che soffrire l'avrebbe resa più forte.

Che assurdità...

Si alzò allora in piedi, andando ad appendere il soldatino su uno dei rami più alti, come se da quella posizione avesse potuto vegliare su tutti loro.

Nel giro di un paio d'ore, Eileen e Penny avevano finito di addobbare l'intera casa e soddisfatte se ne stavano, spalla contro spalla, sedute nel mezzo del salotto ad ammirare la loro opera.

L'occhio della bionda cadde poi sull'orologio antico sul mobiletto dell'ingresso. Balzando in piedi, ricontrollò anche quello che portava al polso e, tanto per cambiare, era in ritardo per l'appuntamento con Melany.

Così, salutando con un bacio Penny e Rose, afferrò la giacca, il regalo per l'amica che per fortuna si era ricordata di portare al piano di sotto, ed uscì di casa, proprio mentre, in lontananza, si udiva un tuono.

Eileen, fissando il cielo scuro e stringendosi nella giacca, si diresse a passo svelto verso casa dell'amica, per fortuna non molto distante. Era ormai in vista dell'abitazione quando l'ennesimo tuono la fece sussultare ed un'immediata e scrosciante pioggia la colse.

Nonostante si fosse messa a correre, arrivò sotto il portico ormai bagnata come un pulcino. Suonò il campanello, ma non venne nessuno ad aprirle. Suonò di nuovo e stavolta udì dei passi provenire dall'interno. Quando la porta si aprì, sobbalzò.

Non era Melany in piedi davanti a lei, ma Tom, il quale, quando la vide, smise di sistemarsi il colletto della polo, stupito quasi quanto lei. I loro occhi si incontrarono e di botto entrambi capirono ogni cosa. Sul volto di lui si aprì un ghigno, mentre su quello di Eileen si stampò un'espressione di pure disprezzo. In quel momento, alle spalle del ragazzo, comparve la sua amica, sorridente.

-Ciao Eileen, conosci già Tom, non è vero?-

La bionda ingoiò a fatica il groppo che le aveva chiuso la gola, annuendo nervosamente.

Fu allora lui a parlare:

-Bene, allora io vi lascio. Ciao piccola- disse voltandosi verso la mora e lasciandole un languido bacio sulle labbra, il quale fece chiudere ancora di più lo stomaco alla ragazza.

Quando però quello le passò a fianco, fece finta di inciampare in modo da potersi avvicinare al suo orecchio e sussurrare:

-Attenta a quello che fai- e, sorridendo malignamente, si allontanò.

Eileen lo seguì con lo sguardo, sentendo il suo corpo rabbrividire. Poi fu scossa dalla voce di Melany, la quale disse:

-Cielo, ma non ti eri portata l'ombrello? Vieni, entra, altrimenti ti prenderai un malanno-

La bionda ubbidì, ancora meno tranquilla di quando era arrivata.

La casa di Melany era avvolta nella penombra. L'unica fonte di luce proveniva dal camino acceso in salotto. La ragazza, con voce tremante, chiese all'altra se poteva accendere le luci.

-Oh si, scusa-

Non le era mai piaciuto il buio. Era qualcosa che si trascinava da quando era bambina, una fobia provocata da continui incubi che però, a poco a poco, erano scomparsi. Solo la mora ne era a conoscenza.

Quando la camera fu illuminata, la bionda potè finalmente rilassarsi. Si tolse la giacca bagnata, che Melany mise ad asciugare accanto al camino, mentre entrambe si sedevano di fronte al fuoco.

-Allora, che ne pensi di Tom?- chiese la mora, sorridendo come una bambina.

-Non lo so, Mel. Non lo conosco così bene- rispose lei, fissando le fiamme che danzavano nel camino, mentre i capelli biondi continuavano a bagnarle il viso, lasciandole piccole goccioline che le scivolavano sulle guance.

-Vedi, credo di essere innamorata stavolta. Lui è così dolce, gentile, premuroso, per non dire bello...-

Eileen rimase in silenzio. Sentiva però la rabbia che continuava a salire.

-E poi...insomma...ho deciso di dargli in anticipo il suo regalo di Natale...- continuò Melany e la bionda, voltatasi a fissarla di sottecchi, la vide arrossire.

Scoppiò.

-Mel, quello è un dannatissimo bastardo!!- gridò, alzandosi in piedi e allontanandosi dall'amica.

-Ma che ti prende?- chiese quella, alzandosi a sua volta.

Eileen parve calmarsi per un attimo e tentare di riordinare le idee. Si passò una mano sul viso e sospirò.

-Io...devo dirti una cosa- disse poi.

-Cosa?-

-Ieri, Tom è venuto in libreria e non era solo-

Ogni parola che le usciva dalla bocca era amara come il veleno.

-Cosa stai tentando di dirmi?- chiese la mora con voce dura.

L'altra si avvicinò di un passo.

-Con lui c'era una ragazza, una stangona bionda. Per un attimo ho pensato che fosse sua sorella, ma poi li ho visti appiccicarsi come due ventose. Due minuti dopo me lo sono ritrovato davanti che tentava di infinocchiarmi con i suoi modi da dongiovanni mancato-

Attimo di silenzio, poi...

-E scommetto che a te non ha fatto poi così schifo- rispose tagliente Melany.

Eileen la fissò come se qualcosa si fosse improvvisamente impossessato della sua amica. Tutto si sarebbe aspettata tranne quella risposta.

-Ma sei pazza?-

-Andiamo Eileen, sei stata tu stessa a dirmi di avere una cotta per lui fin dai tempi delle medie. Mi sono stupita quando ti ho detto che uscivamo e tu ne eri addirittura entusiasta, ma mai mi sarei aspettata che ricorressi e questi sotterfugi per gelosia-

-Che stai dicendo Mel? Credi davvero che mi interessi ancora quel bastardo? Pensi sul serio che sarei capace di farti questo?-

-Tu sei sempre stata invidiosa di me, ti sei sempre sentita inferiore. E adesso, siccome l'amore della tua vita ha scelto me e non te, cerchi di portarmelo via con questi infantili mezzucci?-

Gli occhi di Eileen si stavano inumidendo, mentre la rabbia lasciava il posto alla delusione.

-Stai seriamente credendo più a lui che a me?- chiese a mezza voce.

-Si. E sai cosa ti dico? Che non ho bisogno di qualcuno come te intorno-

-Come me?-

-Piagnucolona, senza un minimo di personalità, che non sa risolvere un problema senza venire aiutata da altri, che non sa essere felice per la propria migliore amica-

Una lacrima scivolò lungo la guancia, mentre il suo sguardo si faceva nuovamente furente. Quella che aveva di fronte non poteva essere la stessa Melany che conosceva da una vita.

La mora però non aveva ancora finito:

-Sparisci da casa mia e dalla mia vita. Prenditi pure il tuo stupido regalo- e detto questo agguantò il pacchettino dal tavolino di fianco a lei e glielo lanciò letteralmente contro, colpendola ad una tempia e aprendole un taglio che prese a sanguinare.

Eileen, come se niente fosse successo, si chinò a raccogliere il pacchetto, estraendo il suo dalla tasca e lasciandolo sul divano. Dopodichè fissò intensamente Melany, il cui sguardo pareva adesso dispiaciuto e colpevole, mentre delle involontarie parole le salivano in gola:

-Vorrei che gli gnomi ti portassero via, all'istante-

La mora la fissò interdetta, poi scoppiò a ridere. Nonostante il tono basso, aveva capito ciò che aveva detto.

-Vedi Eileen qual'è il problema? Devi cominciare a crescere- e detto questo si diresse verso la cucina.

La bionda rimase per un attimo a fissare il pavimento. Dopodichè afferrò la giacca e fece per andarsene, quando, all'improvviso, la luce si spense.





NDA
Come promesso, ecco la seconda parte del capitolo. Qui la nostra Eileen apprenderà un'amara verita, poverina.
Spero di non aver deluso chi l'ha atteso e soprattutto chi mi ha recensito.
Anche coloro che mi seguono in silenzio possono FARSI VIVI!!
Ci tengo, davvero!! Un saluto Marty.

 

  
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