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Autore: _justjuls_    10/06/2013    3 recensioni
Non so se ti è mai capitato di sentirti diverso; non uguale ai ragazzi e dalle ragazze della tua scuola, e magari ti hanno insultato, solo perché non sei come loro.
Beh, se sei mai stato in questa situazione, allora saprai come mi sono sempre sentita. Sono dislessica, iperattiva, con un disturbo da deficit dell’attenzione, insomma, non male per una matricola al primo anno di liceo. Scusa, non mi sono ancora presentata: mi chiamo Aurora Chord e in effetti sono diversa.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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AL CAMPO MEZZOSANGUE

Raggiunsi l’entrata del campo correndo lasciandomi alle spalle Rose, che mi raggiunse poco dopo con fiatone. Mi trovai davanti ad un possente arco di legno, dove erano incise delle parole in greco antico che il mio cervello tradusse automaticamente come Campo Mezzosangue. Mentre lo attraversai mi guardai attorno stupita, e mi sentii come Alice nel Paese delle Meraviglie. Alla mia sinistra vidi estesi campi di fragole, alla mia destra invece vidi un grosso edificio di marmo bianco di Carrara che ricordava un tempio dell’antica Grecia, che Rose chiamò Casa Grande, poco più avanti c’erano campi da pallavolo dove ragazzi e ragazzi-capra giocavano e un laghetto limpido dove altri ragazzi facevano canoa. Accanto al lago si trovavano tredici capanne, Rose mi disse che erano una per ogni dio dell’Olimpo e ce n’erano nuove in costruzione, per permettere anche ai mezzosangue figli di dei minori di stare al campo.
Dopo il tour, ci vennero incontro un uomo che dalla vita in giù era mezzo stallone bianco, lo riconobbi subito: Era l’uomo-cavallo che avevo visto nello spogliatoio. Com’è che si chiamava? Caronte? Ah no! Si chiamava Chirone ed era il direttore del campo.
Aveva una folta barba bruna e nonostante sembrava essere su di età, lo trovai in forma e con un sorriso raggiante.
Con lui c’era un signore di mezza età con indosso una camicia hawaiana leopardata e dei pantaloncini beige. Si muoveva goffamente con la schiena ricurva e barcollando come se fosse sbronzo. Camminava con una lattina di Diet Coke in mano ,  che ogni due passi si rovesciava. Quando ebbe finito di bere lanciò la lattina vuota a terra, schioccò le dita dicendo "Vino" ma gli apparse una nuova Diet Coke che apri sbuffando come un bambino. Dopo di che, mi vide.
— Oh, una nuova — Disse in tono quasi schifato — Chirone pensaci tu, io me ne vado… Ricordati la partita di pinnacola, tra dieci minuti, dato che non mi è permesso organizzare feste da paura. — e con un movimento della mano si allontanò.
—Non te la prendere, il signor D. non è di buon umore da secoli ormai, non è colpa tua —disse Chirone. —Allora benvenuta Rory! Com’è andato il viaggio? — Mi chiese Chirone. Rimasi un po’ sorpresa che sapesse il mio nome, visto che facevano fatica a ricordarselo pure i miei insegnanti.
— Bene, a parte uno scontro ravvicinato con un ciclope, ma ce la siamo cavata.
— E’ stato un mito! — intervenne Rose.
— Molto bene, ormai è quasi ora di cena puoi lasciare la tua roba nella cabina undici finchè non verrai riconosciuta dal tuo genitore divino. — E sfoggiando un sorriso rassicurante, si allontanò al galoppo.
Gli ingranaggi del mio cervello si misero in moto, riuscivo quasi a sentirli. Chi era quell’uomo? Chirone ha detto secoli dunque doveva essere è immortale, la Diet Coke che appare schioccando le dita, le feste…
—La D sta per Dionisio vero?
—Perspicace Rory, sì, il signor D. è Dionisio.
—E perché si trova al campo? Non dovrebbe stare sull’Olimpo?
—Teoricamente sì, ma vedi, il Signor D. è stato messo in punizione da suo padre Zeus per aver corteggiato una ninfa o che so io. Adesso però dobbiamo andare, la cabina di Ermes di aspetta.
Camminammo, quando Rose mi indicò una capanna dove un caduceo si intrecciava sullo stipite.
— Buona fortuna, Rory. Sono sicura che ti troverai bene, sono molto simpatici.
Insicura aprii leggermente la porta, quando un ragazzo atletico sui sedici anni con i capelli mori e gli occhi azzurri saltò fuori.
—Ciao! Avevi paura di entrare? Non ti mangiamo mica! Io sono Brad, il capo cabina, e tu? — disse in tono amichevole. — Rory.— risposi imbarazzata.  — Benvenuta nella cabina di Ermes, messaggero degli dèi, dio dei viandanti e dei… beh, ladri! Fin quando il tuo genitore divino ti riconoscerà starai con noi, non è fantastico? — Disse in tono molto allegro, che mi fece sorridere.
Aprì la porta e mi condusse dentro: La cabina era piuttosto grande e c’erano molti letti, la maggior parte dei quali disabitati. Appena misi piede dentro, una decina di ragazzi e ragazze mi vennero incontro e si presentarono, indossavano tutti una maglia arancione come quella di Brad e dei pantaloncini. La loro allegria mi contagiò e risi.
— Puoi metterti dove vuoi, prendi il letto che preferisci. —Disse Brad con un grande sorriso. Buttai il mio zaino sul letto libero vicino alla finestra che si affacciava sul laghetto. —Starò qui. — Risposi ricambiando il sorriso. — Come mai così tanti letti vuoti? — Domandai. Brad sembrò farsi un po’ triste. — Perché prima della che ci fosse lo scontro finale con Crono, noi ospitavamo tutti i semidei indeterminati, e con il nuovo accordo tutti i mezzosangue devono essere riconosciuti, così la nostra cabina si è svuotata — Rispose amareggiato. — Adesso non abbiamo più nessuno da derubare — aggiunse un ragazzo di nome Eric, e Brad tornò del suo solito umore.  Non gli domandai nulla sullo Scontro finale con Crono perché temevo che tornasse triste, ed era l’ultima cosa che volevo.
Subito dopo si sentì un suono rimbombare per il campo.
— Bene, è ora di cena ragazzi! Rory, mi faresti il piacere di seguirmi? — Mi chiese facendo volteggiare la mano come un regale.
— Certamente — Risposi ridendo. Raggiungemmo la mensa, dove c’erano tanti tavoli quante le capanne. Mi sedetti al tavolo riservato a Ermes, tra Brad e una ragazza di nome Keira.
— Devi tenerne un po’ da parte per il tuo genitore divino —mi sussurrò Brad all’orecchio facendomi venire il solletico. — Dopo lo bruciamo, per ringraziarli, più o meno come una preghiera. —aggiunse.  Non mi fu difficile, dato che non avevo molta fame. E quando fu il momento bruciai anch’io il cibo pensando Ti prego, ti prego, riconoscimi.
Quella sera feci il mio primo falò eravamo tutti seduti a terra intorno al fuoco in un’atmosfera che  mi faceva pensare a casa. I figli di Apollo cantarono tutta sera e mi ricordarono il mio amore per la musica, gli altri della cabina di Ermes misero in scena delle scenette che fecero crepare tutti dalle risate, i figli di Ares non facevano altro che spintonarsi tra di loro continuamente, i figli di Afrodite si pettinavano e ogni due per tre chiedevano al loro vicino se i capelli erano apposto. Di Poseidone c’erano un paio di ragazzi, le cabine di Zeus ed Era erano vuote, della cabina di Dioniso c’erano tre ragazzi che facevano baldoria, il ragazzo di Ade stava in un angolo scuro senza parlare con nessuno, mentre i figli di Demetra, Efesto ed Atena erano piuttosto allegri  —Fortunatamente stasera i figli di Atena sono di buon umore — mi disse Brad — Ieri erano a pezzi perché il loro personaggio preferito di un libro era morto. La solita depressione post-libro —aggiunse.
—Li capisco, — dissi. — pure a me succede spesso, quando ho finito Mockinjay per me è stato un vero trauma —aggiunsi sconsolata. Lui si mise a ridere. — Tu non leggi, Brad? — domandai. —A dire il vero non molto, quando ho del tempo libero preferisco fare scherzi.
La serata continuò tra canti e balli in cui ero veramente negata, finchè non fu ora di andare a letto. Solamente dopo essere entrata nella cabina mi resi conto di quanto fossi stanca, mi buttai sul letto e mi addormentai . 






*Spazio Autrice*
Recensite, recensite, recensite ! Vi è piaciuto questo nuovo capitolo? Spero vivamente di sì! grazie per averlo letto,

Julie_Mellark 
  
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