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Autore: needtoloveyou    10/06/2013    0 recensioni
Helena e i suoi amici devono affrontare la vita.
Niente è stato mai facile per nessuno di loro, la gente li guarda e non vede altro che nomi, che volti, ma loro sono molto di più, sono labirinti, vanno esplorati e scoperti, scacchiere, vanno vinti e intrappolati, e il loro mondo è accessibile solo a chi vuole davvero farne parte, solo a chi vuole viaggiare, a chi vuole giocare, e chi davvero ne ha il coraggio.
Perché la loro non è una storia felice, è un storia che sputa veleno, e se loro non trovano nemmeno il tempo di piangere, come è possibile che trovino il tempo di amare?
Genere: Dark, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Osservo Zayn rollare un canna con disinvoltura, e faccio roteare gli occhi, dovevo aspettarmi che i miei amici si sarebbero fatti dal momento stesso in cui mi hanno proposto di passare l’ultima notte di estate in tenda con loro e mi hanno costretto a salutare i miei genitori dopo cena alle sette e mezza e chiudermi nella mia stanza dicendo che sarei andata a riposare per prepararmi a ricominciare l’anno scolastico bella carica e poi ad uscire dalla finestra (per fortuna la mia camera è al piano di sotto) con il progetto di tornare alle cinque, dormire un’ora e arrivare a scuola simile ad una creatura mostruosa semi morta, con tre chili di correttore per coprire le occhiaie e tre litri di caffè presi per endovena, per affrontare il fantomatico primo giorno dell’ultimo anno.
“Zaynie, per favore.” Cantileno sporgendomi leggermente verso di lui. “Domani c’è scuola.”
“E allora?” rivolge un sorriso beffardo al vuoto davanti a lui, ma so che sta parlando con me.
“E allora almeno oggi potreste evitare di fumare.” Ribatto, decisa a fargli cambiare idea.
“Zayn per favore mi ricordi perché le permettiamo ancora di essere nostra amica?” esclama Julie, passandosi le mani affusolate tra i lunghi boccoli d’oro.
Julie Evans, non che mia secolare migliore amica, è la ragazza più bella che abbia mai visto, è alta e magra, ma con le curve al punto giusto, i polsi sottili, occhi color ghiaccio da mozzarti il fiato, carnose labbra rosee sempre lucide, assolutamente tutto quello che una ragazza deve avere per far girare la testa a tutti i ragazzi che la incrociano per la strada, e ne è assolutamente consapevole.
“Oh, bho, non lo so sei tu che me l’hai presentata..” fa le spallucce.
“Io ce la voglio Helena come amica!” Niall sbuffa, ha la testa appoggiata alla mia spalla e i nostri visi sono talmente appiccicati da sollevare un ciuffo rosso dei miei capelli, mi scappa una risatina.
“Dovresti essere un po’ meno palesemente ossessionato da lei, ragazzo mio.” Commenta Julie con un sorriso furbo, e guadagnandosi una sonora occhiataccia da parte mia.
Il biondino arrossisce all’improvviso, cercando invano di mettere insieme una giustificazione decentemente convincente. “Lei..Io..Non sono ossessionato da lei, è solo mia amica, e.. e se non le va che mi faccia una canna vuol dire che non me la farò” annuncia infine e io mi lascio scappare un piccolo respiro di sollievo, almeno qualcuno mi aiuta nella mia lotta per la moralizzazione del mondo, insomma non del mondo, non esageriamo, io sono sempre la ragazza scappata di casa, ma almeno del mio gruppo di amici.
“Mamma ragazzo, ti chiamavano spina dorsale.” A quanto pare il mio sguardo non ha trattenuto Julie dai suoi commenti acidi, questa cosa non mi sorprende affatto.
“Zitta Julie, e poi non chiamarmi ragazzo, mi sembra tanto che tu sia mio nonno così.”
“E’ perché è un anno più grande e tu sei l’unico che non è dell’ultimo anno.” Spiega Zayn.
“Bhe, ma ho la stessa età di Helena, perché lei è un anno avanti.” Niall si alza dalla mia spalla, facendomi avvertire improvvisamente un brivido gelato alla schiena per il distacco, non importa che è il 3 settembre, a stare seduti su un prato in piena notte, si muore comunque di freddo qui.
“Avanti smettetela di battibeccare, e Nialler se vuoi farti questa benedetta canna fallo pure, perché tanto non riuscirò mai a convincervi a smettere. Basta che non rimani appoggiato alla mia spalla mentre fumi, lo sai che odio l’odore.”
“Ma tanto lo senti comunque.”
“Zitto Zaynie..” ribatto io. “O vuoi che te la spenga in testa questa canna? Posso farti un buco proprio al centro del tuo meraviglioso ciuffo da frocetto.”
“’Fanculo, Helena.” Scivola lontano da me.
“Tanto non importa.” Ci interrompe Niall “oggi non mi va..”
Dice, ritornando comodo sulla mia spalla, ad intrecciare distrattamente le punte dei miei capelli.
Conosco Niall più o meno da quando abbiamo quattro anni, dal primo momento in cui l’ho visto sapevo che avrei dovuto tenerlo sempre con me e proteggerlo dal mondo, dal primo momento in cui i suoi occhi hanno incontrato i miei ho saputo che avrebbe avuto bisogno di me per tutta la vita, è il mio migliore amico, ma ha anche un’eterna cotta per me.
Non ha mai avuto davvero una ragazza in vita sua, ed è folle perché lui è davvero bellissimo, ma di quelle persone che sono bellissime in tutti i sensi, di quelle che non pensi mai che esistano nella vita reale, dentro i suoi occhi ci vedo un mondo, il mio mondo, il mare dove posso annegare quando voglio fuggire dalla mia vita, il mio posto sicuro, dove poter naufragare beandomi solo della contemplazione della loro perfezione, non posso vivere senza quegli occhi.
In realtà ho sempre sbagliato a pensare che sia Niall quello che ha bisogno di me, sono io che ho la disperata necessità che sia così, la verità è che l’ho sempre tenuto in una trappola, trattenendomelo vicino, rendendolo incapace di amare o desiderare qualsiasi altra persona, ma non posso farne a meno, perché è troppo indispensabile per me.
E’ indispensabile la sua chiamata ogni sera, il suo ostinarsi a fare esattamente tutto quello che io dico, la sua palese e svergognata adorazione nei miei riguardi, il suono della sua risata, i nostri picnic del sabato pomeriggio, le sorprese che mi fa, diverse per ogni mio compleanno, e quando mi porta in spiaggia, andiamo a sederci sugli scogli, e io gli dico che non riesco mai a capire se sono più azzurri i suoi occhi o il paesaggio e lui arrossisce fino alla punta del naso, diventando così assurdamente adorabile, tutte le volte in cui ci tocchiamo in quel modo che sta sempre al confine tra l’innocente e il sensuale, in bilico senza mai cadere da una parte e dall’altra, perché è questa la cosa che più amo di lui: non sarà mai il mio ragazzo, ma non è mai stato solo il mio migliore amico.
Striscio il naso contro il suo, sbirciando il suo sorriso soddisfatto, lo sento scivolare sempre più vicino e vorrei bloccare questo momento, perché so che ben presto dovrò girarmi, prima che sia troppo tardi.
E così lo faccio, giusto in tempo per impedirgli di congiungere le sue labbra alle mie, poi gli prendo la mano, mi stendo sull’erba umida e lo sento adagiarsi comodo al mio fianco, il suo viso nell’incavo del mio collo, chiudo gli occhi e mi lascio andare all’ultimo sprazzo di tranquillità estiva, cullata dal suo respiro bollente e dal vociare di Julie e Zayn che litigano, tanto per cambiare, incapaci persino di ammezzarsi una canna.

“Cazzo Nialler!” mi alzo di scatto, appena realizzo che mi sono addormentata come un sasso sul prato fuori dalla tenda, e che gli occhi azzurri del ragazzo mi stanno fissando proprio in quel momento, mentre è seduto, con le gambe incrociate e strette al busto e la testa appoggiata alle ginocchia.
“Ah, ti sei svegliata!” esclama lui, sorridendo, e smettendo improvvisamente di oscillare avanti in dietro con il corpo, come fa sempre quando è sovrappensiero.
“Per quanto tempo ho dormito?” sibilo, sbadigliando e stringendomi nel mio cardigan verde acqua un po’ umido.
“Diciamo che ti sei persa la grande sclerata di Zayn, urlava qualcosa sulla fine del mondo, e non so come hai fatto a non svegliarti..”
“Quanto hanno fumato?” dico io, sospirando rassegnata.
“Non ne ho idea, ma a un certo punto hanno cominciato ad insultarsi, quindi mi sono un po’ distratto, e poi sono entrati nella tenda e...beh, lo sai.”
“Non capisco perché quei due devono essere sempre fatti o ubriachi per farsi una sana scopata, si ronzano attorno da… bho, da sempre.” Commento sarcastica.
“Lo sai come funziona, non si vuole compromettere l’amicizia, e quelle cazzate varie.” Risponde lui, abbassando repentinamente lo sguardo, so bene che sta parlando di me, e nella mia testa inizia a frullare l’idea di parlargli sul serio, e spiegargli una volta per tutte che non lascerò mai che accada qualcosa tra noi due, ma poi ho paura che si rassegnerebbe, e smetterebbe di starmi dietro, e se lo dovesse fare, se dovesse liberarsi di me, se dovesse decidere di piantarla di essere il “mio Nialler” e iniziare ad essere solo Niall, penso che non ne sopravvivrei, quindi cambio argomento, rammaricandomi segretamente del mio egoismo.
“Che ore sono?”
“Le quattro, tra un’ora dobbiamo andare a casa.” Dice lui, riprendendo a dondolare.
“A cosa pensi?”
“A come sarà la scuola quando ve ne sarete andati.”
“E’ solo un anno, scricchiolo, te la caverai benissimo da solo.” Gli sorrido, rassicurante.
“Ma voi siete gli unici amici che ho..” esclama lui, la tensione fa salire di qualche nota la sua voce.
“Suona molto depresso!” è la voce di Julie, che viene dalla tenda, sentiamo dei rumori (probabilmente sta cercando di infilarsi qualcosa addosso senza svegliare Zayn, nella speranza che lui non si ricordi della loro, non tanto inusuale, scappatella notturna) e poi, dopo parecchi minuti ne esce fuori.
Dio solo, che l’ha creata, sa come fa quella ragazza ad essere così bella sempre, anche quando è completamente sfatta e distrutta come adesso.
Ha le guance rossicce, gli occhi lucidi e le labbra screpolate, i piedi scalzi sull’erba, le gambe perfette ancora completamente nude, la felpa nera che le scivola addosso coprendola abbastanza da nascondere le mutandine, e le scende sul corpo lasciandole le piccole spalle scoperte, in modo che si intravedano le bretelle di una canotta bianca, che le sta appiccicata al ventre stretto, sicuramente senza reggiseno sotto, le converse nere e i pantaloncini jeans in una mano, e l’altra infilata tra i capelli arruffati, con lo smalto nero sfaldato e la matita sciolta sotto gli occhi, che riesce ad evidenziarne il color ghiaccio, rendendoli quasi trasparenti.
“Cielo! Cosa è successo con Zayn?” dice voltandosi spontaneamente verso la tenda.
“Quello che succede sempre J.” Affermo distrattamente.
“Porca puttana, porca puttana, porca puttana.” Dice lei, lasciando cadere jeans e converse sul prato e battendosi il palmo sulla fronte.
“Non capisco perché ti fai tutti questi problemi, dovresti essere abituata..” sospira Niall, è chiaramente un po’ invidioso, insomma Julie se la vorrebbero fare tutti, e scommetto che nonostante la snervante fedeltà al suo amore per me, anche lui ci ha fatto un pensierino qualche volta, anzi sono sicura che è quello che sta facendo persino adesso, vedendola così, sesso che cammina.
Questo pensiero non so perché mi infastidisce, così scivolo lentamente al fianco del biondino, evitando di guardarlo negli occhi, lui sembra abbastanza compiaciuto e poggia di nuovo la testa sulla mia spalla come la sera prima, perciò mi tranquillizzo.
“Zayn non deve saperlo.”
“Troppo tardi.” Sibilo io. “Buongiorno Zaynie, dormito bene?” dico poi ad altra voce, facendo tacere repentinamente Julie, anche se pare ovvio a tutti quello che sta cercando così disperatamente di coprire, anche solo guardando il suo abbigliamento, o peggio, quello di Zayn, che è uscito in mutande.
“Buongiorno un cazzo, che ore sono?” grugnisce lui in risposta.
“Le quattro e un quarto.” Dico evitando di alzare lo sguardo verso di lui.
Detesto ammetterlo, perché quel ragazzo è un narcisista presuntuoso, ma se lui e la sua tanto odiata scopamica facessero una gara a chi è più il bello-da-sbattere-al-muro (magari anche senza la parte del muro) non saprei proprio chi vincerebbe.
Forse in questo momento lui, fisico scolpito da statua greca, pelle scura, tatuaggi neri che risaltano come scorpioni nella sabbia del deserto, una gamba in tensione una rilassata, mani abbandonate lungo i fianchi, quell’aria trasandata con un’ombra dell’eccitazione della notte passata nel sorriso da fiera, e i suoi denti, quelle zanne bianche che brillano nell’aria scura, gli occhi marroni, che adesso sembrano addirittura neri, lucenti, segnati da leggere occhiaie che gli danno un’aria misteriosa.
Guardandolo così faccio fatica a ricordare che è solamente il solito, stupido, coglione, Zayn, la persona che mi interessa meno in quel senso tra tutte quelle che conosco, e questa volta è Niall a dover cingere il fianco a me per riportarmi alla realtà.
“Forse è il caso di tornare a casa..” sbadiglio. “Prima che i miei si sveglino e mi mettano in punizione a vita!”
“Già dovremmo tornare.” Afferma Julie. “Ragazzi, togliete le tende.”
“Vacci piano con gli ordini, donna.” Gli ringhia contro Zayn, ma gli basta uno suo sguardo glaciale, per capire che in quelle condizioni non è proprio il caso di contraddirla, così, sottraendomi dalla stretta di Niall, lo trascina con se, io mi stendo di nuovo sul prato, e Julie accanto a me.
“Grazie a Dio, questo è l’ultimo fottuto anno, e poi questa scuola di merda finisce!” afferma.
“Non potrai vedere più il tuo amato professor Payne..” fingo una voce mielosa, e le rivolgo lo sguardo sbattendo le palpebre, la bocca a cuoricino, come a volerla sbaciucchiare.
“Scommettiamo che entro la fine dell’anno, gli rubo l’integrità morale e gli tolgo una di quelle sue camicie a quadri?” dice lei, sorridendo beffarda.
“Non capisco perché ti interessa così tanto, mi sa tanto di sfigato.” Si intromette Zayn.
“E’ in assoluto il professore migliore che abbiamo!” esclamo io.
“E’ quell’aria di innocenza che mi intriga, vorrei proprio vedergliela scomparire dallo sguardo per un secondo, mi divertirebbe essere io a strapparla.” Puntualizza Julie.
“Sei incredibile, J. E io che volevo metterla sul piano didattico.” Ridacchio.
“Finito con le tende.” Niall esclama, saltellando verso di noi. “Posso guidare io?”
“NO!” la voce di Julie e Zayn sono quasi simultanee e si lanciano uno sguardo un po’ sorpreso, quei due non si accorgono nemmeno del numero infinito delle cose in cui si assomigliano, eppure sono così evidenti.
Sono i due ragazzi di ghiaccio, famiglie irresponsabili e sfasciate alle spalle, educazione da strada, belli come non mai, incredibilmente sicuri di sé, forse anche troppo, tanto che è sottilissimo il confine tra sicurezza e maschera per le proprie debolezze, tra disinteresse e paura di aprire il proprio cuore al mondo.
“Per favore?” il biondino fa gli occhi da gatto, arriccia il naso e spinge in avanti il labbro superiore, è la sua faccia da preferiresti-buttarti-tra-le-fiamme-che-dirmi-di-no.
“Dovrebbe guidare lui..” affermo io, che sembro l’unica ancora non immune alla sua infinita dolcezza.
“D’accordo” Zayn fa le spallucce, rassegnato, e Julie non replica, quindi Niall trottola tutto contento verso la macchina, sorrido soddisfatta e lui ricambia, in segno di ringraziamento.
Quando arriviamo a casa mia sono le cinque, mi lasciano sul vialetto, prendo le chiavi di casa e disattivo l’antifurto, poi apro la porta con tutta la lentezza di questo mondo, stando attenta a richiudermela alle spalle, dopo aver lasciato le chiavi sotto al tappetino.
La prima stanza che si vede è un piccolo atrio, un corridoio che dà ad un quadrato grande, dove ci sono solo le porte per le stanze, la mia è affianco alla cucina, per arrivarci devo percorrere tutto il quadrato, con il parquet che scricchiola ad ogni passo, per fortuna i miei dormono al piano di sopra.
Arrivo sana e salva in camera mia, persino da sotto sento il respiro pesante dei miei genitori, neanche le cannonate li avrebbero svegliati, non mi hanno scoperta, è fatta: punizione scampata.
La mia camera è un posticino tranquillo, ho un letto a due piazze che è un baldacchino rosa, ed è l’unico arredamento da principessa che mi sono concessa, la parete vuota, alla quale è appoggiata la scrivania con il tavolo di vetro e i piedi in acciaio, è azzurrina tempestata di scritte nere delle mie canzoni come delle rondini che volano nel cielo tarso.
Già, io scrivo canzoni, io e Zayn abbiamo una specie di “band fallita” come la chiama Julie, ma è diventata anche il suo nome ufficiale (ci chiamiamo Losers) dato che non ci veniva in mente niente di più decente, io scrivo i testi e suono la chitarra, e lui canta e scrive la musica.
Nessuno a parte Niall e Julie ha mai sentito una nostra canzone, a loro piacciono e dicono che dovremmo condividerle con il mondo, ma ce le stiamo riservando per un momento davvero speciale, per uscire allo scoperto  in maniera grandiosa, per lasciare che la gente parli di noi per settimane, magari anche mesi interi, e poi non siamo pronti alla figuraccia se mai non dovessero piacere.
Dopo aver aperto il mio alto armadio bianco, situato nella parete opposta alla scrivania, un po’ rotto dall’uso e dalle frequenti crisi isteriche per mancanza di vestiti, con la vernice bianca staccata pietosamente in molte parti, riesco a recuperare un pigiama qualsiasi, sposto il velo fucsia che mi separa dal mio morbido letto e poi mi tuffo tra le coperte, per abbandonarmi a quei sogni tranquilli che non sono destinati a continuare nemmeno per un'altra ora.

“Helena, svegliati! La colazione è pronta..” la voce penetrante di mia madre, mi chiama per l’ennesima volta, e a questo punto so che non posso temporeggiare oltre: è ora di alzarsi, o arriverò tardissimo a scuola.
Non farò colazione, tanto per cambiare, anche perché non mi va proprio di sedermi a tavola con i miei due genitori criticoni, e cercare di iniziare una discussione interessante, con questo sonno non è proprio la mattinata, devo solo cercare di coprire i segni di una notte semi-insonne.
Una volta messi i piedi per terra, mi precipito nel mio bagno in camera, la cui porta è sull’unica parete libera della casa, dipinta a fasce, con i colori dell’arcobaleno (lo so che può sembrare, ma sto descrivendo la mia camera non quella di un unicorno gay.)
Mi infilo nella vasca, metto l’acqua bollente e accendo l’idromassaggio, potrei rimanere lì per secoli, sento il mio corpo che acquista un po’ di forza persa, un po’ di forza che sicuramente mi sarà utile per affrontare un’intera giornata di scuola, che finirà dopo le cinque, ma innanzi tutto, prima ancora di arrivarci, la preparazione pre-primogiorno, per arrivare in mezzo ai tuoi coetanei, almeno per una volta, a posto, e non come una pazza scalmanata, già sono rassegnata a passare una mattinata intensa, prefigurandomi i lunghi silenzi davanti allo specchio, nella disperata contemplazione della mia immagine distrutta.
E così appena esco dalla vasca, mi ficco nel mio accappatoio a nido d’ape bianco e mi precipito davanti allo specchio per scrutarmi.
La cosa che più odio della mia pelle chiara come il latte, è il fatto che quando sono stanca le occhiaie sono molto più accentuate che alle altre persone, non so se sono io che esagero o è la luce del bagno che mi vuole male, ma in questo momento direi che sono quasi viola scuro.
Non mi piace mettermi il fondotinta, perché copre le lentiggini color cappuccino che mi puntellano il nasino all’insù e la zona superiore delle guance, e sono l’unica cosa che mi piace della mia pelle, perché mi danno un’aria simpatica e innocente, o almeno mi sono sempre convinta di questo, e con tutto quello che combino ho serio bisogno di avere l’aria innocente.
Nonostante non usi questo tipo di trucco ‘sta mattina il correttore è d’obbligo, ma è ovvio che non riuscirà a fare il sacro miracolo e rendermi bella e fresca come una rosa appena sbocciata, sono sempre a pezzi come una mummia che va in giro alla disperata ricerca del suo sarcofago per rimettersi a dormire.
Mi metto la matita nera all’interno, sopra e sotto e inizio a fissarmi, cercando di fare uno sguardo intenso. Julie mi dice sempre che ho gli occhi più belli che lei abbia mai visto, ma che non sembra perché non faccio mai sguardi intensi ma ho sempre l’aria vaga e sognatrice.
Io sinceramente tutta questa bellezza che lei va decantando non la riesco a trovare.
Lei dice che ho gli occhi da gatta, la forma allungata, l pupilla più stretta e il centro giallo, che si tuffa in un verde mela, delimitato da un netto verde scuro, io invece non ci vedo niente di più che un verdino sbiadito, però forse la matita e il mascara possono dare una mano a renderli intensi, o forse no, sospiro.
Dopo essermi asciugata i capelli rossi con spazzola, phon, e infine una passata di piastra, rifletto con su come pettinarli: provo una coda, ma non mi piace come si tiene, e i miei capelli fanno tantissimi ciuffetti ribelli all’attaccatura che non riesco a sopportare; provo un frontino, ma ottengo solamente un terribile mal di testa e l’aria di una principessina smarrita; poi è il turno della treccia, è la mia acconciatura preferita, posso farla laterale o che parte da sopra alla testa, ma con i capelli lisci non viene mai come vorrei che fosse, corposa all’attaccatura e che va ad assottigliarsi verso la fine, con qualche riccio ribelle che le da movimento, invece no, a me sembra solo uno spaghetto intrecciato totalmente insignificante, potrei farla a spina di pesce, ma non ho né voglia né tempo.
Infine decido di lasciarli sciolti, e mi dirigo verso l’armadio, adesso la domanda cruciale, ancora peggio delle pettinature: cosa mettermi?
Anche in questo caso provo di tutto, gonne, pantaloni, magliette lunghe, tutto quello che indosso mi sembra orribile, vorrei sfruttare la mia magrezza, ma mi sembra tutto cadermi giù dal corpo perché sono incredibilmente piatta.
Alla fine decido di sfruttare lo smalto blu notte che mi era rimasto miracolosamente intatto dalla sera prima e indosso un paio di calze nere tutte bucate sul davanti, una canotta nera e una maglietta a maniche lunghe larga sulle braccia e stretta sui polsi sottili e lunga appena sotto il sedere, le converse blu sono un obbligo, e dopotutto sono abbastanza soddisfatta dell’abbigliamento.
Per completare prendo i miei amati occhiali da sole tondi, un po’ perché fuori è una bella giornata e un po’ perché spero di potermi mettere al sicuro dagli sguardi pronti a giudicare i miei occhi stanchi, l’immancabile rossetto rosso, la borsa e sono pronta ad uscire.
Non passo a salutare, ma urlo un “Ci vediamo dopo!” prima di varcare la soglia di casa, per evitare che i miei genitori mi vedano e io mi debba sorbire una ramanzina per il “vestiario succinto”, che non ho proprio la forza di affrontare sta mattina.
Appena esco dal vialetto vedo che Zayn è già lì che mi aspetta vicino alla macchina decappottabile rossa di cui va tanto fiero.
E’ vestito in maniera molto semplice, una maglietta a mezze maniche bianca un po’ scollata, con gli occhiali da sole attaccati, i bluejeans e le converse bianche, il ciuffo spettinato gli da un aria sbarazzina, Zayn è uno di quei ragazzi che meno si prepara più sembra carino.
“Buongiorno Zaynie.” Gli sorrido, mentre lui risale in macchina.
“Che palle!” esclama, appena sono in macchina anche io.
“Sai di solito si risponderebbe con un –Grazie, anche a te- così, per educazione..” sospiro io, ottenendo niente più che un grugnito come risposta, e allora rimango in silenzio per tutta la strada per andare a casa di Niall, so che di mattina Zayn non è il massimo dell’eloquenza, quindi mi metto a fissare quella strada che conosco meglio delle mie tasche e tante volte ho percorso a piedi per andare dal mio migliore amico.
Quando arriviamo il biondino è già lì ad aspettarci, indossa una felpa azzurra, almeno una taglia più grande di lui, come suo solito, cosa che mi ha fatto sempre impazzire, perché lo fa sembrare più piccolo e esile e dolce, desideroso di protezione, dei jeans bianco sporco e le vans azzurre dello stesso colore della felpa, Niall non è come Zayn, sta attento a come si veste, ha uno stile tutto suo, semplice ma sempre ricercato, e sarò anche di parte, ma adoro il suo modo di vestire.
Mi alzo per farlo sedere avanti, ma lui va dritto verso la portiera di dietro.
“Non preoccuparti principessina, stai pure ferma lì, vado io dietro.” Mi dice. “Ah, a proposito. Buongiorno Hel, buongiorno Zay.” Niall affronta tutte le giornate, anche una così avvilente come quella del primo giorno di scuola, con entusiasmo e positività, e non si sa come riesce sempre a contagiare anche me.
“Buongiorno Nialler.” Mi sporgo da lui per scompigliargli un po’ i capelli, lui, anche se controvoglia si ritrae, mi dimentico sempre che non gli piace quando lo faccio la mattina, perché gli va di andare a scuola perfetto e preparato, ritiro subito la mano.
“Oh, scusa piccolo, dimenticavo.” Ma lui non fa una piega, mi sorride e se li aggiusta.
“Sono tornati apposto adesso?” mi chiede poi.
“Perfetti.” Confermo.
“Manca solo Julie.” Sospira Zayn, come uscito dalla sua catalessi.
“Sarà in ritardo come al solito.” Dico, rassegnata.
“Anche tu lo eri..” mi fa notare lui.
“Smettila di difenderla, lo fai sempre.” Ribatto, convinto che in quel modo l’avrei messo a tacere.
E infatti dopo un sussurrato “Non è per niente vero” non lo sentiamo parlare più e io e Niall ci mettiamo a chiacchierare all’allegramente mentre lui sembra tutto perso nel suo mondo, spero per la nostra incolumità che almeno stia guardando la strada.
Julie esce di casa con mezz’ora di ritardo, ma poteva andare peggio, il suo record è di due ore, Niall dice che non si preoccupa di fare tardi perché sa che noi stiamo sempre ad aspettarla, e che dovremmo andare via una volta, per farle capire che non siamo a sua disposizione.
La mia migliore amica indossa una ultramini gonnellina di jeans, ricamata di fiori rosa cipria, e un top verde militare che lascia scoperta gran parte della pelle dorata sulla sua pancia piatta, ha delle infradito rosa cipria che si intrecciano sulla gamba e i capelli raccolti in una treccia laterale.
Ha messo lo smalto verde scuro sia sulle mani che sui piedi, le solite labbra lucide, e i suoi enormi occhiali da sole, entra in macchina portandosi dietro il suo odore dolce.
“Sei in ritardo J.” Affermo io, irritata.
“Buongiorno anche a te.” Risponde lei, tranquilla. “Avanti Zayn, muoviti a mettere in moto, o faremo tardi.”
Facciamo tutti un bel sospiro e cerchiamo di ignorare questa sua affermazione, per non litigare già dal primo giorno di scuola e partiamo.


Quando scendiamo dalla macchina ci troviamo nel parcheggio della scuola, pieno di ragazzi che vanno avanti e indietro, certo mi sembra un po’ strano sapere che io Julie e Zayn siamo i più grandi, che l’anno prossimo ce ne andremo, affronteremo il nostro futuro, dovremo smetterla di pensare solo al modo migliore per divertirci, trovare un modo per sopravvivere, tutto questo fa paura, e fa anche paura sapere che non avrò Niall affianco tutti i giorni, dopotutto le scuole elementari e medie si facevano nello stesso istituto, quindi sono dovuta stare lontana da lui solamente il primo anno di liceo, ed è stato terribile, per fortuna lì ho incontrato Julie, che mi ha presentato Zayn, e loro mi hanno tratto in salvo dalla giungla delle superiori, dove se non hai un amico il primo giorno sei marcato come sfigato a vita.
A me e agli altri non ci importava niente della reputazione, ma avevamo voluto trascorrere questi anni senza farci troppi nemici, cercando di stabilire rapporti con tutti e non far mai capire quanto infinitamente superiori ci sentivamo alla loro patetica ossessione di farsi vedere, fingendo di ammirarli per la loro popolarità e poi prendendoci gioco di loro alle spalle, perché tanto era noi che i primini guardavano con la bocca aperta e lo sguardo di desiderio, e noi non ci impegnavamo neanche a farci notare.
Julie aveva imparato la tattica per vivere in pace con quelli che stavano al vertice della scala sociale della scuola a sue spese, il primo anno fu davvero difficile per lei, le cheerleader la volevano nel loro gruppo a tutti i costi, perché era troppo bella ed era vista come una minaccia, mentre tutti i ragazzi la volevano nel loro letto.
Fece il grave errore di rifiutare con disgusto la richiesta di entrare nel gruppo delle oche, e per questo fu tormentata da loro e lasciata senza tregua, l’unico modo per riconquistare un po’ di popolarità, dal momento che aveva disubbidito alle ragazze, era quello di ubbidire ai ragazzi, e così nel giro di una settima si era già fatta metà della squadra di football, senza averne la minima voglia, era solo un sacrificio che si doveva fare, quell’anno fu bocciata, e sento la sua voce tremare ogni volta che me ne parla, penso che sia stato l’anno più brutto della sua vita.
Con il tempo, di ragazzo in ragazzo, Julie riuscì a riconquistarsi un posto nella scuola, poi conobbe Zayn che era uno dei ragazzi che voleva portarsela a letto, ma, non siamo mai riusciti a capire come mai, quella sera non volle farlo, e la lasciò sfogare tra le sue braccia, e piangeva, e quando mi raccontano questa storia ancora stento a crederci, perché non ho mai visto Julie piangere.
Pensando a gente popolare ecco che ci passa davanti il ragazzo più popolare della scuola, capitano della squadra di football, ogni ragazza si venderebbe un rene pur di essere la sua ragazza, incredibilmente carino, occhi azzurri come il cielo estivo, capelli castani costantemente spettinati, labbra sottili e denti perfetti, una voce talmente dolce che stenteresti a credere che appartenga ad uno stronzo così colossale: Louis William Tomlinson.
“Ed eccovi qui. Julie, l’estate ti ha resa sempre più bella.. Ciao, Malik, Horan… Helena..” Dice lui avvicinandosi a noi, con quel suo, falsissimo sorriso affabile, e dando una particolare cadenza al mio nome, più lunga, accentuata, come a chiarire che è qui per me.
“Ciao Louis.” Rispondo io, guardandolo dritto negli occhi.
Louis è stata la mia prima vera cotta, sono stata innamorata di lui senza alcuna dignità fin dal primo anno di liceo, lo seguivo, facevo di tutto per scontrarlo “per caso” nei corridoi, e lui era sempre così gentile, ma al contempo trovava sempre modi per tenermi lontana, tranne quando voleva sfruttare la mia devozione o testarla per divertimento.
Solamente l’anno scorso, con una leggera spinta, o potremmo anche dire lavaggio del cervello, di Niall e Julie ho capito che è solo uno stronzo approfittatore, egocentrico e egoista, quindi nonostante sia tanto fisicamente attratta da lui che è ancora pericoloso averlo troppo vicino, sono fermamente convinta di non voler avere proprio nulla a che fare con lui, e da quando ha preso atto del mio cambiamento mi sta dietro come un cagnolino, e certe volte, devo ammetterlo, mette a dura prova la mia forza di volontà.
Adesso indossa un jeans nero e una maglietta bianca che gli aderisce perfettamente al corpo, delle bretelle bianche e nere e le sue solite Toms bianche, ed è stupendo, tanto che avrei voglia di strappargli tutti quei maledetti vestiti di dosso e togliergli quel sorriso sbarazzino che ha sulle labbra a furia di baci e morsi, ma, adesso che so che me lo permetterebbe volentieri, devo resistere.
“Passata bene l’estate?” chiede.
“Benissimo e tu?” rispondo io, dando alla mia voce una nota di lieve disinteresse.
“Sarebbe andata molto meglio se avessi accettato almeno uno dei miei inviti, Helena.”
 “L’avrei fatto, ma sono stata taaanto impegnata.” Mi acciglio, in segno di dispiacere, un dispiacere palesemente simulato.
“Prima o poi cederai bambolina.” È talmente vicino che non riesco a ribattere, sento il suo dolce profumo di cannella, che mi inebria il cervello, e l’unica cosa che riesco a fare e domandarmi se abbia un sapore altrettanto buono.
“Ora però dobbiamo entrare, non vorremo fare tardi il primo giorno di scuola.” Zayn viene in mio soccorso.
“Già..” dice Julie, superando Louis, anche se io rimango lì impalata a fissarlo, finché Niall non mi prende la mano per trascinarmi via e io ritorno nel mondo degli umani.
“Ci si vede in giro..” riesco quindi a dire, tornando alla mia tranquilla velata indifferenza, e trattenendo un sorriso di sollievo.
“Quel ragazzo mi farà impazzire.” Commento poi, solo quando siamo troppo distanti perché lui possa sentirmi.
“Devi resistere Hel, puoi farcela, so che puoi farcela, vuole solo portarti a letto.” Afferma Julie.
“Ma se prova a torcerti un capello giuro che lo faccio fuori personalmente.” Le da corda Zayn.
“Io proprio non lo sopporto quel tipo.” Completa Niall, scuro in volto.
“Grazie ragazzi.”  

La mattina è filata piuttosto liscia, io e Julie abbiamo saltato spagnolo, perché proprio ci scocciavamo da morire, ho finto il solito ciclo ad educazione fisica, poi avevo biologia, sto facendo un esperimento in coppia con Niall, lui è bravissimo, e anche io me la cavo piuttosto bene, per cui sono quasi sicura che ai primi esami il nostro lavoro sarà la mia unica A.
Adesso, dopo il solito pranzo schifoso (che secondo Julie è radiattivo) al solito tavolo noi quattro, ci dirigiamo nell’aula di musica, che è l’unica ora che abbiamo tutti assieme.
Appena entriamo il professore non è ancora arrivato, Julie mi trascina al primo banco davanti alla cattedra, il banco che solitamente sarebbe dedicato ai secchioni, ma io so bene che l’unico interesse musicale della mia migliore amica è il flauto. Sì, ma quello del professor Payne.
Niall e Zayn si siedono rassegnati dietro di noi, in una posizione già troppo visibile per i loro standard di disinteresse, fingono di essere scocciati, ma la verità è che, desideri sessuali a parte, l’ora di musica piace a tutti, e tutti adoriamo il professor Payne.
Quasi rispondendo ai miei pensieri il professore entra in classe con il suo solito sorriso pacato, e devo ammetterlo, è davvero carino, e non sembra affatto tanto più grande di noi.
Ha i capelli un po’ arricciati, castani, il profilo marcato, le labbra carnose e rosee, indossa una delle sue solite camicie a quadri, questa è marrone e ocra, e i bluejeans, poi sotto ha i mocassini marroni, che cozzano con tutto il suo abbigliamento semplicistico, una volta scherzando ci disse che avrebbe tanto volentieri messo le converse, ma la madre insisteva perché voleva che i suoi alunni lo guardassero con rispetto, non voleva che sembrasse uno di loro o lo avrebbero distrutto, l’idea che vivesse ancora con sua madre rompiscatole ci aveva fatti intenerire, dopotutto sembra davvero uno di noi.
Ma la parte più bella del professore non è nessuna di queste cose, a mio parere, non lo è neanche il fisico perfetto, o la voce calda e melodiosa capace di coprire qualsiasi tonalità, la parte più bella sono sicuramente i suoi occhi.
Occhi enormi color nocciola, come quelli di un cerbiatto, svegli, attenti, incredibilmente dolci, dotati di una luce tutta loro, sono gli occhi più belli che abbia mai visto, quegli occhi che mi fanno sentire protetta e coccolata, perché lui non è solo il nostro migliore professore, è un consulente, quello che ci capisce davvero, dà spazio ai nostri sogni, ascolta le nostre idee, accende la nostra creatività, per noi è quasi un amico.
Scrive “Professor Liam Payne” sulla lavagna, come tutti gli anni, e, come tutti gli anni, inizia il suo discorso.
“Salve ragazzi, sono felice di rivedervi tutti, mi siete mancati quest’estate, vi ho pensato un sacco, quando sono dovuto scappare dalla finestra per evitare che mia madre mi trascinasse a comprare qualche vestito più elegante, avrei voluto il vostro aiuto, scommetto che siete molto più in gamba di me nel fuggire di casa, eh?” dice, facendo ridere la classe.
“Comunque vedo anche qualche faccia nuova, quindi siete costretti a sorbirvi il mio discorsetto di inizio anno, per quelli che non l’hanno ancora sentito. Io sono il professore di musica, abbiamo tre lezioni a settimana, due le passeremo qui, e saranno quelle noiose, in cui ci dedicheremo alla storia della musica, e la terza andremo in auditorium, dove chi vorrà potrà cantare, faremo lezioni di canto, e canteremo assieme, ogni lezione ha un tema.. Quest’anno ci vedremo il lunedì, mercoledì e venerdì, in che giorno preferite liberarvi di quest’aula?” chiede, approfittando della pausa per riprendere fiato.
In classe è tutto un coro di giorni senza alcun senso, siamo talmente rumorosi che nemmeno la voce più alta del professore riesce a coprirci, si vede chiaramente che non sopporta quando facciamo così, gli sembra di non riuscire a gestire la situazione, di star perdendo il controllo.
Di punto in bianco Julie si alza e caccia un urlo, uno di quegli che solo una ragazza arrabbiata può tirare fuori, acuto quasi da farmi sanguinare i timpani, la classe cala ne silenzio.
“Ragazzi diavolo, non si capisce niente, parlate uno alla volta. Professore, secondo me dovremmo fare di venerdì, è l’ultimo giorno della settimana e l’abbiamo all’ultima ora, è un bel modo di salutarci.” Dice, e poi si risiede come se nulla fosse, ha ottenuto ciò che voleva: gli occhi del professor Payne addosso.
Però forse questa volta li aveva ottenuti in maniera un po’ diversa da come si aspettava, Liam aveva sempre ricambiato l’attrazione che Julie aveva per lui, ed era evidente, anche se faceva di tutto per nasconderla, e ogni volta che lei metteva in mostra tutte le sue carte in tavola, sbattendo i capelli, fingendo un ondata improvvisa di caldo o chinandosi a raccogliere qualcosa proprio sotto il suo naso, si forzava a distogliere lo sguardo, perdeva il filo del discorso e balbettava, ma questa volta no, nei suoi occhi c’era solo gratitudine, come se si fosse appena stretto con Julie un legame più forte di qualsiasi altra volta, non aveva timore a guardarla ed erano solo i suoi occhi che cercava, e niente altro del suo corpo perfetto, come se avesse bisogno di quegli occhi per farsi forza e proseguire la lezione, forse occhi-di-ghiaccio aveva stabilito una connessione più forte di quella che desiderava.
“Grazie Julie” Mi pare proprio che stia arrossendo. "Se per tutti va bene allora venerdì si va in auditorium."
La classe annuisce, in un consenso generale. "Perfetto, il tema sarà l'estate finita, d'accordo?"
Poi la lezione procede come se non fosse successo niente, Liam inizia a spiegare noi prendiamo appunti facciamo le solite domande (io le suggerisco a Julie così lei può alzare la mano) e stranamente la campanella sembra suonare subito, quasi non ci sembra passata un’ora.
Tutta la classe esce, e così facciamo anche io Niall e Zayn, ma ci accorgiamo che Julie è rimasta dentro, non ci aveva avvisato che aveva già in mente un piano di conquista il primo giorno di scuola, comunque non ci sorprendiamo troppo, e io e Zayn andiamo a studiare in biblioteca perché abbiamo due ore di spacco e Niall va a psicologia.

“Ragazzi, ragazzi” urla Julie, guadagnandosi uno sguardo inorridito da parte della bibliotecaria, e precipitandosi al tavolo dove io a Zayn studiavamo. “Mi dovete prestare Summer Love!”
“A che diavolo ti serve una nostra canzone?” dico io alzando gli occhi dal libro di matematica.
“Forse è meglio se racconto tutto dall’inizio.” Sorride lei, con gli occhi brillanti di furbizia.
“Oh no, preferisco studiare trigonometria.” Zayn affonda la testa nel suo quadernone.
“Zitto Zaynie, parla J.” Ordino.
Quando è finita la lezione, sono rimasta solo ferma nel mio banco a guardarlo sistemare le cose, sapeste quanto è eccitante vederlo infilare tutto nella borsa con ordine maniacale, all’inizio non si è nemmeno accorto di me, ma quando ha socchiuso la bocca e lasciato uscire la lingua mentre contava i fogli inseriti nel suo registro, allora ho sospirato.
A quel punto si è girato verso di me, e ha ricambiato il mio sguardo con un sorriso pacato, sembrava un po’ rassegnato a dire la verità.
-Come mai sei ancora qui, Julie? Serve qualcosa?- ha detto, alzando gli occhi al cielo.
-Sai bene cosa mi serve, Liam, per favore evitiamo i convenevoli.- ho risposto, e mi sono alzata dalla mia sedia, i suoi occhi hanno percorso ogni parte di me, il suo naso è diventato incredibilmente rosso, adoro quando fa così, è totalmente nelle mie mani.
-Ti prego Julie, sono il professor Payne per te, facciamola finita con questa storia, d’accordo?- ha detto lui, dopo essersi schiarito la voce, ma in realtà c’era qualcosa nei suoi occhi, qualcosa che non avevo mai visto prima, lo giuro, brillavano come se sapesse che gli stavo proponendo esattamente quello che voleva, per una volta era come se non si vergognasse di desiderarlo, avrebbe ceduto e questo pensiero gli piaceva, voleva solamente giocare un po’ con me.
E così inaspettatamente, all’improvviso, ci sono riuscita, ho cancellato lo sguardo innocente dal suo volto, senza neanche aver bisogno di avvicinarmi, e a quel punto volevo solamente riscuotere il mio premio, così sono avanzata vicino alla cattedra a pochi centimetri da lui.
-La faccia finita lei, prof.- gli ho sussurrato nelle orecchie, e lui ha fatto un passo verso di me, tanto vicino che mi sembrava che i nostri nasi stessero per sfiorarsi, tanto vicino che sono stata invasa dal suo odore di sciampo alla ciliegia, mancava solo un passo, ha messo la sua mano sulla cattedra, senza mollarmi un secondo con lo sguardo, il suo braccio sfiorava il mio fianco, ha sorriso, più sicuro che mai.
Ho poggiato le mani sul suo petto, tutti quei vestiti nascondo muscoli perfetti, e dopo averlo constato vi assicuro che non c’era neanche una piccola parte di me che si riusciva a trattenere dallo strappargli quell’ultimo tratto di innocenza che si porta ancora dietro. Ma poi lui ha fatto balenare i suoi occhi verso la porta, e ho capito: dovevo chiuderla a chiave.
Sono sgusciata velocemente oltre di lui, lasciando che il mio corpo strisciasse contro il suo, e godendomi la pelle d’oca sulle sue braccia che aveva generato il mio contatto, non senza una certa soddisfazione devo ammetterlo.
-Aspetta.- ha detto però, prendendomi la mano prima che potessi arrivare alla porta. –Julie, no.- la sua voce era ferma, e mi sono accorta che i suoi occhi avevano smesso di brillare, ora era solo rosso, mi ha lasciata subito e ha preso a tormentarsi le unghie guardando un punto indistinto dell’aula.
Mi sono precipitata verso di lui, prima che fosse troppo tardi, spingendolo verso la cattedra, avevo il suo corpo talmente vicino che non aveva alcun mezzo per nascondere il suo desiderio fisico, potevo sentire la sua erezione attraverso i vestiti.
-No- ha detto e la sua voce era poco più che un gemito sommesso, tanto che mi è sembrato strano che si potesse pronunciare un rifiuto con la voce così carica di piacere, comunque mi ha spinto via, e devo dire che mi ha davvero sorpreso, e non sa che mi ha intrigato ancora di più, adesso mi interessa ancora di più, perché ha dimostrato di essere molto più forte dell’inetto che pensavo di avere avanti.
-Allora facciamo così, professore.- ho detto. –Facciamo che ci rinuncio, ma lei rimane comunque il mio professore preferito, d’accordo?-
-Va bene, molto meglio.- ha sorriso, ma il suo sguardo diceva il contrario, era ovvio che non voleva che rinunciassi, e io non avevo intenzione di farlo.
-E dal momento che lei è il mio professore di musica, volevo chiederle un parere, è legittimo, no?-
-Legittimo, si.- ha risposto lui, incrociando le braccia, e per una volta si è concesso di posare lo sguardo su di me e ammirarmi, senza arrossire e sudare, ma come se stesse parlando con una persona qualunque, la cui presenza non gli era niente più che amichevolmente piacevole.
-Ho scritto una canzone che si adatta proprio al tema che ha scelto per la settimana prossima, ma mi vergogno di cantarla davanti alla classe fino a che non ho il suo parere, potremmo vederci domani dopo scuola in auditorium e potrei cantargliela, va bene?- ho chiesto, fingendo un aria supplichevole.
-D’accordo- non se l’è fatto ripetere due volte. –Non sapevo che scrivessi, sai sempre come sorprendermi, eh?-
-Quindi a lei sta bene se uso questa come scusa per vederla fuori dall’orario scolastico?-”

“Oddio e lui cosa cazzo ha risposto?” dico io, interrompendo il suo monologo, terribilmente curiosa.
“Senti questo è il pezzo forte. Ha annuito fingendo di non cogliere la mia confessione, ed è uscito tranquillamente dall’aula.”
“Se vi scoprono licenzieranno il professore e potrebbe passare guai anche più gravi, lo sai?” rispondo, facendo roteare gli occhi, un po’ preoccupata.
“Non ci scopriranno.” Afferma lei, convinta.
“No, che non vi scopriranno, perché non farete niente, perché non ti daremo la nostra canzone.” Ci interrompe Zayn, alzando, per la prima volta da quando la ragazza aveva cominciato il suo racconto, la testa dai libri.
“Ho pensato che sareste stati un po’ gelosi della vostra canzone..” spiega Julie, anche se io dubito fortemente che sia la canzone quello di cui Zayn è geloso. “Ma ho pensato anche  che in questo modo potrete capire se alla gente piace senza esporvi particolarmente, poi, dopo essermelo portato a letto, se gli sarà piaciuta la canzone confesserò tutto, e voi avrete finalmente la gloria.”
“Non mi sembra tanto male come piano..” azzardo io, cercando disperatamente l’approvazione del mio amico, che rimane fermo e zitto rituffando la faccia nella trigonometria.
“Per favore, ti prego, Zay, dì di si! Poi ti devo un favore, sai cosa intendo..” dice la biondina, scuotendolo via dai suoi improvvisi studi maniacali.
“Sai che ti dico, Evans!?” dice lui, fin troppo ad alta voce. “Vaffanculo!” sta volta sta davvero urlando troppo, la bibliotecaria si sta avvinando minacciosa, e lui a circa tre secondi prima che arrivi a noi, lascia cadere via i libri, fruga nella sua borsa, ci trova un pacchetto di sigarette e un accendino e si fionda fuori prima che la strega possa cacciarlo.
“Non capisco perché se l’è presa tanto per una stupida canzone.” Esclama la mia migliore amica, irritata.
“Certe volte non capisco se sei cieca o insensibile, Julie.” Replico io, trafiggendola con uno sguardo di rimprovero. “Aspetta Zaynie, per favore!” gli corro dietro.

Trovo Zayn seduto sugli spalti del campo da football completamente vuoto a quest’ora, che fissa un punto astratto del vuoto con occhi vacui, fumando la sua sigaretta e dondolando la gamba sinistra a scatti regolari, mi siedo affianco a lui senza dire una parola, e rimango lì per un po’.
“Io so a cosa stai pensando, Helena, ma ti sbagli.” Dice infine lui, interrompendo il silenzio.
“Io non ho detto niente.” replico.
“Sì, ma io so come siete, voi ragazze.. So come sei tu, che cerchi sempre qualcosa di buono nelle persone.”
“Non tutte le ragazze lo fanno, Zaynie.” Quasi vorrei cambiare argomento.
“Ma tu sì, e questa volta ti sbagli.”
“Perché non accetti che anche tu puoi provare dei sentimenti ogni tanto?” Sospiro, poggiando la testa sulla sua spalla, e abbandonandomi appoggiata a lui.
“Io non provo sentimenti per lei.” Dice, quasi schifato al pensiero. “Almeno non quel tipo di sentimenti.”
“Allora perché non le diamo la canzone? Perché ti sei arrabbiato tanto?”
“E’ una questione di orgoglio maschile, non posso accettare di aiutare la ragazza che mi porto a letto a darla a qualcun altro” spiega lui, anche se a me suona tanto come una scusa.
“E’ stupido, Zaynie.” Faccio io, accarezzandogli distrattamente il braccio. “Se Julie è davvero solo un’amica, allora dovresti aiutarla e basta.”
“Forse dovrei smetterla di andarci a letto.” Afferma lui, quasi come se stesse parlando da solo.
“Dovresti smetterla di andarci a letto quando siete o fatti o ubriachi.”
“Lei non lo farebbe mai da sobria.” Dice lui, e traspare chiaramente quanto il pensiero lo infastidisca.
“Solo perché sa che altrimenti proverebbe qualcosa, e questo la spaventa.”
“’Fanculo, le daremo quella canzone.” Esclama lui, come se mi volesse mettere a tacere.
“Sei sicuro?”
“Sicurissimo, sono stufo di tenerle nel cassetto.”
“Ti va di cantare adesso? L’auditorium sarà vuoto.” Propongo, con una scintilla che mi si accende negli occhi.
“Cosa cantiamo?” domanda, e posso notare la stessa identica luce nei suoi, questi sono i momenti che appartengono solo a noi.
“More than this.” Affermo, senza avere dubbi, tra le nostre canzoni è la mia preferita.
Senza aver bisogno di continuare a parlare, Zayn spegne la sua sigaretta ancora a metà, mi prende per mano e inizia a correre, tanto forte che penso che potrei cadere da un momento all’altro, per stargli dietro, ma non importa, perché sono impaziente di suonare tanto quanto lui.
Arrivati all’auditorium ci stacchiamo, assorti ognuno nei nostri pensieri, io cerco una chitarra lui due microfoni, infine attacco, e, come per magia, la nostra canzone prende vita.
La voce di Zayn mi risuona nelle orecchie, sposandosi perfettamente con la mia chitarra, ed è stupenda, le mie parole assumono un senso, un senso che da sole non avrebbero mai potuto avere, respirano, si muovono dentro di noi, ci parlano, ci insegnano, qualcosa che ogni volta che canta è diverso dalla volta prima, ci trasportano in un’altra dimensione, una dimensione solo nostra, sono spesse e pesanti tanto che l’aria ne sembra più densa, come riempita.
E poi arriva il mio momento preferito, l’ultimo ritornello, quando tocca a me cantare assieme a lui, non è il mio preferito perché sono io a cantare, ma perché canto con lui, la mia voce non mi sembrerebbe mai così giusta, se non fosse la sua a trasportarla esattamente dove deve arrivare.
Zayn è bravissimo a pensare le armonie, dice che una canzone non è una vera canzone senza armonie, perché le danno spessore, movimento, la rendono dinamica e io sono perfettamente d’accordo.
Io canto normalmente e lui sale di un giro, e ancora una volta ho solo un secondo per essere sorpresa della sua bravura e poi ne sono rapita, le mie labbra producono il suono senza che sia io a guidarle, perché non c’è niente che possa sembrare più opportuno, e poi, come sempre quando cantiamo questa canzone, arriva il momento in cui il mio cuore non riesce a sostenere il battito e dai miei occhi sgorgano lacrime sottili, un secondo dopo la canzone è finita, veloce come era cominciata, e lascia dentro di me il vuoto, scoraggiante quasi come se non valesse più la pena continuare a respirare senza quel suono perfetto a tenermi in piedi.
Sentiamo qualcuno che batte le mani, dall’angolo del auditorium, coperto dal buio della sala.
“Chi cazzo è?” urla Zayn. “Nessuno doveva sentirla, porca troia!” dicendo questo, butta via il microfono, che cade rumorosamente sul pavimento di legno e va via, senza correre, ma con passi pesanti e abbattuti, avevano interrotto la magia, e adesso il suo umore era tornato scuro e triste come prima, perfetto andiamo a scoprire chi è l’idiota che non si è fatto i fatti suoi, e ha rovinato tutto. Faccio un passo avanti.
“Scusate, non volevo disturbarvi, è solo…che la canzone è molto bella.”
Sento il sangue tremarmi nelle vene e rimango pietrificata, avevo aspettato questo momento tutta l’estate, per tutta l’estate avevo cercato un modo per avvicinarmi, senza sospettare che fosse facilissimo, dovevo semplicemente cantare per lui.
Riconoscerei questa voce anche in una stanza affollata, questa voce che ha tormentato e affollato la mia mente quasi come un’ossessione: finalmente mi stai parlando, Harry Styles.

SPAZIO DELL'AUTRICE:

In realtà non ho niente da dire, questa è in assoluto la prima ff etero che scrivo da sola sui OneD e non so nemmeno perché l'ho iniziata, solo mi diverto a scriverla, e spero che voi vi divertiate a leggerla.. Ho già deciso come andrà avanti la storia, però mi farebbe piacere sapere anche le vostre opinioni, insomma ho presentato tutti i personaggi (tranne Harry, misteroooooo) e mi farebbe piacere che voi mi scriveste come vi farebbe piacere che si evolvessero nelle vostre recensioni, così per vedere se vi immaginate quello che ho pensato io, non so per esempio se vi piace una coppia ecc.. fatemelo sapere, e poi scoprirete se avete indovinato bene oppure no.. Vabbè, adesso che ho finito di dire cose senza senso, fatemi ovviamente sapere se vi è piaciuta ;) State tutti morendo di curiosità, eh? Chi mai sarà questo Harry Styles? Perché è così importante per Helena?? Beh.. Non ve lo dico!! Ok, stop. Basta farneticare.. RECENSITE, RECENSITE, RECENSITE. Cercherò di aggiornare al più presto ma non garantisco niente! Love you all <3

  
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