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Autore: Son of a preacher man    10/06/2013    9 recensioni
Dicono che i cuori morti non possono spezzarsi, devo quindi supporre che nonostante tutto il mio cuore sia rimasto umano.
Genere: Drammatico, Fluff, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Partecipante al concorso "Contest a Pacchetti sulle serie TV, film, libri, anime e manga" di FannyLol

Quarta classificata al concorso "Con una citazione migliora tutto" di Niananima

April, 13.

In fondo non è mai troppo tardi per cercare una risposta.
Se sono ancora qui probabilmente è perché non sono veramente pronta a passarci oltre.
E mi chiedo, cosa devo fare?
Andare a trovarlo? Vedere che fine ha fatto?
Sto passando per il viale, quello che ho attraversato per ben sedici anni.
E' trascorso un bel po' di tempo dall'ultima volta che ho messo piede in questa cittadina, sapete?
Molti anni, passati nel nulla. A camminare, senza sosta.
Riflettendo, ricordando...Ed ora, la possibile risposta.
Perché mi sono francamente stancata di viaggiare senza meta.
Adoro la primavera, soprattutto in questo paesino di campagna. L'aria è pulita, con questa pioggerellina c'è perfino un'aria di tenerezza.
Ed ora che oltrepasso la staccionata che mi divide dal parco giochi dove l'ho conosciuto, sento il mio cuore ormai distrutto ricominciare a palpitare.
Mi gira la testa, cado a terra.
Non è qui.
Non c'è.
Non può essersene dimenticato.
Ci siamo incontrati qui, come fa a non ricordarselo?
Io ero proprio li', su quell'altalena. Alla mia festa di compleanno.
Il tredici aprile.
Ero ancora in seconda elementare.
Ci odiavamo. Lui faceva tutto il cocco della maestra, aveva la sua tipica puzzetta sotto il naso ed era attorniato da un sacco di bambine che morivano per lui.
Io ero troppo diretta. Dicendo ciò che lui non voleva sentirsi dire, ero un po' la sua nemica.
Quella persona rivale che vuoi abbattere "per gioco".
Alla mia festa mi aveva regalato un ciondolo, che si era ripreso qualche mese dopo per dispetto.
Mi ricordo che voleva salire sull'altalena, ma che io non volevo scendere.
Allora si era messo davanti a me, pensando che mi sarei fermata per paura di colpirlo.
Ma SBAM, lo colpii in pieno e cadde a terra dolorante.
Eravamo due bambinetti molto testardi.
Alle medie ci siamo un po' ignorati.
Certo, ammetto che la pubertà aveva dato i suoi frutti...Sia per me che per lui.
Ma ero soltanto "la stronzetta delle elementari", e viceversa. Non eravamo in confidenza, per niente.
Fin dalla prima, pero', c'erano quegli sguardi.
Mi guardava come se sapesse tutto di me, come se capisse cosa voleva diventassi per lui.
E io lo fissavo, cercando di non farmi notare, insospettita. Quasi lusingata.
Poi comincio' a farsi ragazze su ragazze per farsi acclamare da quella manica di coglioni dei suoi amici.
Non capivo.
Accresceva la sua popolarità da puttaniere, mentre io rimanevo a fissarlo da lontano.
Con quella paura. Quella di diventare una delle sue vittime, delle sue bamboline usa e getta.
Avevo questa folle ansia poiché lui mi osservava, studiava ogni mio minimo movimento.
E ti chiedi il perché.
Perché ti guardava in un modo che non concedeva a nessun'altra se poi parlava con chiunque tranne che con te?
Dopo la scuola media, le cose si evolsero.
Con le superiori, il Fato ha voluto che finissimo l'uno nella classe di fronte all'altra.
E' stato...Un bel ritorno, si'.
Vederlo ogni giorno, anche solo per qualche minuto, mi addolciva quel svegliarsi presto ogni mattina.
Non lo so, era bellissimo.
Un principe azzurro cinque centimetri in meno del normale, con il septum e i suoi berretti da fattone.
Ora posteggio sull'altalena ormai arrugginita dalle centinaia di bambine che si sono poggiate sopra dopo di me. Arrugginita; un po' come me, la mia mente ed il mio cuore.
Sorrido ripensando a quei giorni di spensieratezza, dove pensavo ancora che tutto era possibile.
I miei ricordi, ciò che conservo nella mia anima...Beh, sono la mia gioia quotidiana.
Ma appena torno alla realtà, se così si può chiamare, comincio a sentirmi male.
Un senso di dolore interno, alla testa. Che fa venire il latte alle ginocchia.
Ed aspetti.
Aspetti perché sai che verrà.
Aspetti secondi epocali.
Aspetti minuti che diventano ore insormonatabili.
Come quelle noiosissime lezioni di storia.
Ricordo che tutti dormivano quel giorno.
La nostra professoressa era il miglior sonnifero ambulante in circolazione, senza dubbio.
Chiesi di andare in bagno quella mattinata.
E lo vidi.
Era solo, a chiacchierare con la bidella mentre teneva il mano il suo caffè.
E' sempre stato una persona aperta, esuberante. Sapeva farsi amici perfino i sassi, davvero.
Ma con me, non so per quale motivo, si era sempre comportato male.
Ma quel giorno, mi sorrise.
Lo so, sembra poco, ma...
Quel sorriso era diretto a me. Da parte sua.
E si', forse per lui non sono significata molto; ma mi piace pensare che invece sia stato così.
Ad ognuno le sue illusioni.
Io credo di averlo amato.
Forse lui...Forse per lui ero soltanto una bella ragazza che si sarebbe fatto prima o poi.
Mi abbandono all'autocommiserazione, soprattutto oggi.
Ormai diventata stasera.
Speravo di vederlo qui, magari con un mazzo di rose. Ma niente.
Morto, esattamente come me.
Lui solo metaforicamente, io letteralmente.
E' stato bello però.
Il mio funerale, intendo.
Era esattamente come me l'ero immaginato.
Tante persone, gente che piangeva senza neanche avermi mai rivolto la parola. La messa.
Ed io, che cercavo di uscire dalla bara.
Alla fine una parte di me ce l'ha fatta, è rimasta nel mondo terreno.
Ma la cosa peggiore che potessi vedere era mia madre e il ragazzo che amavo piangere ininterrottamente.
Lo vidi piangere, proprio così.
Quel ragazzo così felice, positivo e sorridente...Stava piangendo, era in terza fila.
Mi avvicinai, per accarezzargli il volto, ma la mia mano passò attraverso il suo cranio come...Come un fantasma.
"Non sei pronta a passare oltre".
Grazie al cazzo, a sedici anni non sei nemmeno pronta a morire.
Una morte stupidissima, per di più.
Scivolata sul pavimento bagnato di casa mia, caduta nella vasca da bagno col phon acceso.
Fulminata e morta sul colpo.
Non se l'aspettava nessuno, soprattutto mia mamma.
Mia madre a quanti pare è l'unica che riesce a vedermi. Cioè, sente la mia presenza.
Vede qualcosa che si muove, nota gli oggetti che si spostano.
E' andata da un medium, per risolvere. Ma niente.
Me ne sono andata, capii solo dopo un po' di settimane che stare in casa cercando di comunicare con lei era dannoso.
Così partii, alla ricerca di una risposta.
Francia, Giappone, Iraq, Finlandia...Sono stata un po' dappertutto, per poi ritornare qui. Da dove sono partita.

Sapete cosa?
Se potessi tornare indietro, gli parlerei.
Andrei dalla bidella ed attaccherei bottone.
Comincerei ad uscire con lui.
Forse saremmo durati due settimane, ma...
Ma sono certa che ne sarebbe valsa la pena; perché forse sarei morta comunque...Ma almeno ora non avrei rimpianti.
Deve essere una specie di hobby, sapete? Collezionare illusioni di cui non essere all'altezza.
Mi alzo dall'altalena e ricomincio a girovagare per la città.
Sotto questa tiepida arietta, oltrepasso luoghi della mia dolce infanzia e della mia adolescenza troncata.
La pioggia cessa di scaraventarsi al suolo per un momento, lasciando le stelle prive di protezione da parte delle nuvole.
Brillano, assieme alla luna, mentre io ricomincio un viaggio che non finirà mai.

Dicono che i cuori morti non possono spezzarsi.
Devo quindi supporre che nonostante tutto il mio cuore sia rimasto umano.

   
 
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