E’ incredibile, non pensavo riscuotesse un simile
successo questa…questa…cosa. Però ne sono davvero felice.
Grazie gente, siete adorabili ç_ç
Piccole osservazioni: Questo capitolo è strano. Lo trovo
piuttosto cambiato rispetto al primo, sopratutto nella parte conclusiva. Forse
è dovuto al fatto che avrò riscritto le ultime 15 righe almeno una ventina di
volte e alla fine, stremata, ho deciso di non metterci più mano. Bah >.>”
Ci sentiamo al prossimo capitolo, grazie ancora di
tutto!
Buon Natale ( in ritardo) e felice anno
nuovo (in anticipo)!
*Abbraccio*
Ultima cosa:
Dedicato in
particolar modo a Keylovy, che c’è sempre e comunque. A Dark, che
anche se so già che questo capitolo non gli andrà molto a genio (chissà perché
XD), è sempre tanto disponibile e gentile. A Lennie, la persona più
dolce e coccolosa che io abbia mai conosciuto. Ai miei amici, unici ed
indispensabili.
E, come sempre, a V-Pooh,
la sorella migliore del mondo.
Ossequi
per davvero questa volta!
Geko93 ^.^
And
there are voices, that want to be heard
So much to mention but you can’t find the words
The scent of magic the beauty that’s been
When love was wilder...then the wind
Listen to your heart when he’s calling for you
Listen to your heart
There’s nothing else you can do
I don’t know where your going, and I don’t know why
But listen to your heart before
you tell him goodbye
Listen to your heart - DHT -
- Quanto tempo ci vuole
a raggiungere la chiesa?- gli chiedo, azzannando la colazione che mi sono
portata da casa.
- Venti minuti circa,
se non troviamo traffico.- dice, mantenendo lo sguardo fisso davanti a sé.
Intanto che mastico,
apro anche la seconda brioche e ne stacco un pezzo con le mani, portandoglielo
alle labbra.
Mi lancia un’occhiata
perplessa, ma alla fine mi asseconda e lo mangia. Mentre gliene sto preparando
un altro, però, sento squillare il cellulare.
Dannazione, questa
sarà Tifa che me ne vuole dire di tutti i colori...
Mi slaccio la cintura
cercando di afferrare il telefonino che ho in tasca, ma appena Vincent fa per
rimproverarmi gli caccio un altro pezzo di brioche in bocca.
-Pronto?- rispondo
finalmente, con un po’ di affanno.
-Yuffie, che fine
avete fatto? Qui è già tutto pronto, stiamo aspettando voi!-
-Lo so, scusami, solo
che abbiamo avuto un contrattempo e siamo un po’ in ritardo...Ma stiamo
arrivando, tra poco saremo lì!-
-Va bene, ma dì a
Vincent di essere prudente. La mia damigella d’onore la voglio tutta intera,
chiaro?- mi dice, con un tono di voce più divertito.
-Tranquilla, a dopo!-
Metto giù e sorrido
senza neppure rendermene conto.
Tifa si sta per
sposare. Le mani mi tremano al solo pensiero, non riesco neppure ad immaginare
quanto sia agitata anche lei.
Sono ansiosa di
vederla con l’abito bianco e il pancione. Ora che ci penso, Cloud si è dato
proprio da fare…
Prendo la prima
brioche e la mordo di nuovo. Ho una fame da lupi, ma considerando che dopo il
matrimonio ci sarà il rinfresco, preferisco tenermi leggera.
Finiamo entrambi la
nostra misera colazione e finalmente arriviamo a destinazione. Fortunatamente
Vincent trova subito parcheggio.
Mi
immergo nello schienale, sospirando. Appena entreremo in chiesa, dovremo
fingere che tra noi non ci sia niente. Abbiamo deciso di mantenere segreta la
nostra relazione, attendendo il momento giusto per rivelarla a tutti.
Soltanto Tifa lo sa,
dato che sono stata io stessa a urlarglielo in faccia, la prima volta che…
-Yuffie?-
Torno
alla realtà, notando che Vincent mi sta chiamando. Dovrei smetterla di avere la
testa tra le nuvole, e dedicarmi all’uomo che è pericolosamente chinato su di
me.
Sbuffo,
contraccambiando il suo sguardo.
-Niente effusioni
fino a stasera, non è vero?- gli domando, incrociando le braccia e mettendo il
broncio.
Annuisce e mi sposta
i capelli dal viso, accarezzandomi con delicatezza.
Sorrido, arrossendo
leggermente.
E’
strano, ormai dovrei esserci abituata alle sue attenzioni, eppure… eppure mi
sembra ancora un sogno.
Un bellissimo sogno. Ma ho la certezza che sia tutto reale, proprio come
la dolce pressione esercitata dalle sue labbra, che iniziano a scivolare lente
e sensuali sulle mie, mentre gli afferro con decisione il colletto della giacca
per attirarlo a me.
Mi sta baciando. Oggi
non lo aveva ancora fatto…
Si allontana a poco a
poco, ma lo seguo cercando di prolungare ancora un po’ il contatto con le sue
labbra calde e umide.
Come diavolo farò a
resistere fino a questa sera?
-Ora dobbiamo
andare.- dice, accennandomi un sorriso. Annuisco indispettita.
Scendiamo dalla
macchina e ci incamminiamo, uno di fianco all’altra. Alzo il viso verso il
cielo, e mi accorgo che è ricoperto di nuvoloni. Tsk, non sarà certo un po’ di
grigiume a rovinare questa giornata di festa!
Percorriamo con passo veloce la piccola
salitina che porta alla chiesetta e finalmente raggiungiamo il piazzale di
ciottolato. Sono tutti riuniti lì fuori, impazienti di assistere alla
cerimonia.
-Ehilà bella gente!-
urlo io, per richiamare l’attenzione degli invitati. Ad un tratto, vedo una
bambina corrermi incontro, con aria di rimprovero.
-Ehi, tu!- dice,
puntandomi l’indice della mano destra contro. –sei in ritardo!-
Mi afferra per un
polso e inizia a trascinarmi verso il portone. Da quando Marlene è diventata
così forte?
Riesco
appena a voltarmi verso Vincent, che mi rivolge un impercettibile cenno col
capo.
Sì,
amore mio, a dopo.
Entro
nella chiesa e vengo investita da una folata di aria gelida. Dannazione, qui
dentro si muore dal freddo!
Guardandomi
attorno, però, noto che tutto è già pronto: le panchine, posizionate su due
file ordinate, sono abbellite da delle meravigliose ghirlande di gigli, avvolti
in nastri di raso che scorrono morbidi lungo il profilo del legno. Il corridoio
è ricoperto da petali e ovunque le fiamme vivaci delle candele rallegrano
l’atmosfera.
La
visione è talmente bella da mozzare il fiato.
Marlene
mi fa entrare in una stanza piccola, ma molto luminosa. Alcune donne, vedendomi
arrivare, iniziano a correre a destra e a sinistra, agitatissime.
-Ma
che succede?- chiedo alla piccola, senza distogliere lo sguardo da quel caos.
–Dov’è Tifa?-
Non
faccio in tempo a ricevere una risposta che una signora sulla cinquantina mi
afferra per un polso e mi fa salire su un piccolo rialzo.
-Ehi,
ma che modi!- sbotto, strattonando il braccio per liberarmi dalla presa della
donna.
-Si
spogli.- mi ordina un’altra, senza neppure guardarmi.
Cosa?!
-C-come
prego?- chiedo, a metà tra l’imbarazzata e l’infuriata.
-Si
deve togliere i vestiti, signorina. Vuole fare la damigella conciata in quel
modo?-
Prima
che riesca a risponderle a tono, la mia attenzione viene catturata dalla
piccola figura di Marlene, che fa la mia stessa misera fine venendo trascinata
su un altro rialzino. Ma la bambina, a differenza di me, sorride felice mentre
le levano l’abitino lilla che indossava. La chiamo e le riformulo le stesse
identiche domande di due minuti fa.
-Yuffie,
devono solamente prepararti per il matrimonio, mica ti vogliono mangiare!-
dice, ridendo mentre le sciolgono la lunga treccia e iniziano a spazzolarle i
capelli. –Tifa, invece, è nel locale dall’altra parte della chiesa, la
incontrerai alla cerimonia, tranquilla.-
No,
non sono tranquilla.
Volevo
vederla prima, per poterla abbracciare e dirle quanto ero felice per lei.
Conoscendola, scommetto che ora sta camminando avanti e indietro per la sala
nervosamente. Sorrido divertita, immaginandomela in quella situazione.
-Signorina,
per favore…- si lamenta una delle vecchiette.
-Va
bene, va bene…- dico sbuffando e levandomi gli abiti. Spero soltanto che sia
una cosa rapida e indolore…
Dopo
dieci minuti Marlene, nel suo grazioso vestitino celeste ornato con del pizzo,
mi porta via dalle grinfie di quelle arpie per farmi vedere il risultato.
-Come,
già finito?!- domando retoricamente.
Beh,
rapido lo è stato sicuramente. Indolore mica tanto, dato che mi si sono
allungate le braccia di almeno venti centimetri, a furia di strattoni.
La
piccola apre faticosamente l’anta di un armadio, dove vi è appeso uno specchio
molto alto. Sgrano gli occhi, nel vedere la mia immagine riflessa. Ho il corpo
completamente fasciato in un tubino azzurro che mi arriva fin dopo le
ginocchia, e i capelli sono tenuti elegantemente in ordine da una fascia del
medesimo colore. Alcune ciocche, però, disobbediscono ricadendomi sulla fronte.
-Allora,
che te ne pare?- mi chiede Marlene, con voce squillante. A quella domanda non
riesco a trattenere una sonora risata.
-Mi
sento un po’ buffa…- confesso, cercando di calmarmi. Le occhiate trucide delle
vecchiette mi incutono un certo timore.
-Buffa?-
mi fa eco la piccola, piegando un po’ la testa di lato. –ma se sei bellissima!-
Mi
chino verso di lei e le accarezzo la testa, stando attenta a non spettinarla.
E’ davvero una bambina molto dolce.
-Signorina,
mi scusi…-
Mi
volto verso la voce che mi sta chiamando e schivo per un pelo l’enorme
batuffolo impregnato di cipria.
-Che
cavolo combina?!- mi lamento, inorridita. Posso sopportare delle scarpe
scomode, un vestito che mi impedisce di respirare e anche una quantità
esagerata di profumo, ma il trucco no, proprio no!
La
vecchina mi insegue imperterrita, cercando di imbrattarmi di quello schifo.
Mi
dirigo verso l’uscita e sbatto la porta in faccia alla nonna.
Mi
incammino verso l’area sinistra della chiesa, intenzionata a trovare un
nascondiglio, ma appena mi volto verso le panchine noto che tutti gli invitati
sono già ai loro posti. Perfetto, posso eliminare la gaffe quotidiana dalla
lista delle cose da fare, oggi.
Passo
nervosamente la mano dietro la testa e sbiascico un - scusate!- alquanto
imbarazzato.
Noto
che Vincent è in terza fila che sta chiacchierando con Cid.
Anzi,
no. Più che altro è Cid che sta parlando da solo...
Peccato
che, improvvisamente, la vecchia ciminiera mi indica puntandomi l’indice della
mano sinistra contro e scoppiando a ridere.
...Questa
me la paga...
Ricomincio
la mia disperata ricerca di una via di fuga, ma ad un tratto mi viene un colpo
di genio.
Potrei
passare a salutare Tifa...
Da
quel che ha detto Marlene, dovrebbe essere proprio nella sala opposta a quella
in cui ero io.
Scorgo
una porta semi-nascosta dietro la colonna. La apro lentamente, cercando di
passare inosservata, ma rimango a bocca aperta appena riconosco la figura umana
che cammina nervosamente avanti e indietro per la stanza.
-Tifa!!-
la chiamo gioiosa, mettendomi a correre verso di lei allargando le braccia.
Appena
si volta verso di me, però, mi blocco giusto in tempo per non travolgerla in un
abbraccio non molto salutare, per una donna incinta.
Lei
è ferma lì, a fissarmi. Le mani delicatamente appoggiate sul pancione, e il
velo d’organza che le ricade sulle spalle, per poi fluire verso il pavimento
andando a formare lo strascico.
L’abito
bianco, invece, è senza maniche e abbastanza largo, dato il suo stato
interessante. Ma riesce lo stesso a farla risplendere in tutta la sua bellezza.
Si
avvicina pian piano a me, mentre gli occhi le si fanno lucidi. Le sorrido
allargando nuovamente le braccia, questa volta prestando più attenzione.
-Grazie
al cielo sei arrivata, credevo di impazzire...- mi dice, tra i singhiozzi. Sta
tremando.
Poverina,
deve essere proprio agitata. Le accarezzo delicatamente la schiena, stando
attenta a non prendere dentro il velo.
-Dai,
fatti vedere un po’!- le dico, sciogliendomi dall’abbraccio e posandole le mani
sulle spalle. Merito delle scarpe e dei loro tacchi vertiginosi se ci arrivo...
Si
asciuga le lacrime e fa un breve giro su se stessa, con tutta la grazia di cui
solo lei è capace.
Oh
Leviathan, è davvero meravigliosa.
La
nostra attenzione si sposta su Marlene, che è appena piombata nella stanza
urlando - è ora, è ora!!-
Tifa
si porta le mani alla bocca, trattenendo il respiro. Nemmeno io riesco a
mantenere la calma e mi fiondo di nuovo da lei, abbracciandola più stretta che
posso.
-Vieni
Tifa, passiamo dal retro!- dice Marlene, strattonandole un braccio.
-Forza,
ora vai. Mica vorrai far aspettare lo sposo?- cerco di incoraggiarla,
ricacciando indietro le lacrime.
Non
è proprio il momento per commuoversi, Yuffie. Se scoppi a piangere adesso, ora
del fatidico “lo voglio” sarai una fontana...
Lei
annuisce con ancora gli occhi lucidi e raccoglie il bouquet dal tavolino.
-Grazie
Yuffie.-
Marlene
mi fa segno di prendere l’angolo destro del velo di Tifa. Obbedisco, mentre lei
raccoglie quello sinistro, e tutte e tre ci dirigiamo verso il portone
principale, attraversando il piazzale. Inciampo almeno un paio di volte, dato
che questi maledetti tacchi mi si incastrano tra i ciottoli.
Quando
fanno cenno a Tifa di fermarsi proprio a due passi dall’entrata, con una mano
lascio la presa sul velo e mi slaccio il cinturino delle scarpe. Chissenefrega
se starò a piedi nudi, tanto l’attenzione dei presenti sarà incentrata sulla
sposa, no? Lancio quelle macchine della tortura ad un organizzatore appoggiato
ad una delle colonne portanti.
Appena
fa per parlare, però, sento partire la marcia nuziale.
Tifa
esita un attimo, ma poi prende un bel respiro e si incammina. Immediatamente,
tutti gli sguardi sono rivolti a lei.
Mi sporgo cercando la figura di Cloud e noto
che è proprio vicino all’altare. Sorrido divertita, quando mi accorgo che sta
sudando ed allarga ripetutamente il colletto della camicia, nervosamente.
Non
lo avevo mai visto così...buffo!
Passo
l’intera cerimonia ad asciugarmi le lacrime che scendono copiose dagli occhi,
mantenendo lo sguardo fisso su Tifa e Cloud che, davanti all’altare, ascoltano
attenti il prete tenendosi per mano.
Le
voci mi giungono all’orecchio ovattate, quasi da lontano. Sento solamente i
battiti del mio cuore accelerare di colpo, quando finalmente Cloud solleva il
velo alla mia migliore amica e la bacia.
Il silenzio viene
interrotto da un improvviso boato di grida festose, mentre i due si avviano
verso l’uscita. Appena sorpassano la soglia del portone, però, vengono sommersi
da chicchi di riso, quasi piovessero dal cielo. Scendono sorridenti le
gradinate, mentre tutti li applaudono e Reeve scatta una quantità infinita di
foto.
Mi accorgo di essere
rimasta solo io, nella chiesa. Ma che idiota!
Corro verso l’uscita
a piccoli passi, dato che il tubino troppo stretto mi impedisce di muovermi
agilmente. Riesco ad arrivare appena in tempo, Cloud sta aprendo la portiera
della macchina. Tifa, però, gli fa segno di fermarsi un attimo.
Improvvisamente mi
ritrovo con il suo bouquet tra le mani ed un altro boato di urla si solleva
dalla folla. Avvampo per l’imbarazzo, iniziando a balbettare frasi senza senso.
Sollevo il viso,
incrociando lo sguardo di Tifa, che mi sorride facendomi l’occhiolino.
Grazie, amica mia.
Grazie per aver condiviso la tua felicità con me, oggi.
Incomincio a saltare
sul posto, agitando il braccio per salutarli, mentre ricomincio a piangere per
la commozione.
Sento qualcuno
avvicinarsi e posarmi una mano sul fianco. Mi volto bruscamente, sobbalzando.
Incontro i suoi occhi
rossi che mi stanno fissando. Non c’è bisogno di parole, il suo sguardo si
esprime da solo. Sorrido, leggermente imbarazzata e mi appoggio a lui, dato che
tutta l’attenzione è ancora incentrata sui due sposini.
- Stanno davvero bene
insieme, non è vero? Sono proprio felice per loro!- dico, giocherellando con i
petali dei fiori che stringo in mano.
-Sì- mi risponde Vincent,
allontanandosi un po’ dato che Tifa e Cloud sono appena partiti e un nostro
contatto fisico non passerebbe più tanto inosservato. -ma noi non abbiamo nulla
da invidiargli.-
Non riesco a
trattenere un sorriso radioso, nel sentirgli pronunciare quella frase. E’ la
prima volta che dice la sua riguardo al nostro rapporto.
Sono così felice che
gli getterei le braccia al collo, ma mi trattengo dato che Cid ha esordito con
il suo -Ehi, altro matrimonio in vista eh!- indicandoci spudoratamente. Fortuna
che ci siamo divisi appena in tempo...
Vincent si allontana
senza ribadire, con il suo solito modo di fare freddo e distaccato, ma io
rimango ferma a riflettere su ciò che mi ha detto poco fa.
Hai ragione, Vinnie. Noi non abbiamo nulla da
invidiargli.
Scendo le scale e mi
unisco al gruppetto di persone che si è fermato a chiacchierare fuori dalla
chiesa.