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Autore: Geko93    26/12/2007    6 recensioni
"Lo senti, Vincent? Il dolce tepore della felicità. E' proprio qui, sulla tua pelle." -Se leggete l'autrice capirete il pairing-
Genere: Generale, Romantico, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Vincent Valentine, Yuffie Kisaragi
Note: Alternate Universe (AU), What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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E’ incredibile, non pensavo riscuotesse un simile successo questa…questa…cosa

 

 

E’ incredibile, non pensavo riscuotesse un simile successo questa…questa…cosa. Però ne sono davvero felice.

Grazie gente, siete adorabili ç_ç

Piccole osservazioni: Questo capitolo è strano. Lo trovo piuttosto cambiato rispetto al primo, sopratutto nella parte conclusiva. Forse è dovuto al fatto che avrò riscritto le ultime 15 righe almeno una ventina di volte e alla fine, stremata, ho deciso di non metterci più mano. Bah >.>”

Ci sentiamo al prossimo capitolo, grazie ancora di tutto!

Buon Natale ( in ritardo) e felice anno nuovo (in anticipo)!

*Abbraccio*

 

Ultima cosa:

Dedicato in particolar modo a Keylovy, che c’è sempre e comunque. A Dark, che anche se so già che questo capitolo non gli andrà molto a genio (chissà perché XD), è sempre tanto disponibile e gentile. A Lennie, la persona più dolce e coccolosa che io abbia mai conosciuto. Ai miei amici, unici ed indispensabili.

E, come sempre, a V-Pooh, la sorella migliore del mondo.

 

Ossequi per davvero questa volta!

Geko93 ^.^

 

 

 

 

 

 

 

 

And there are voices, that want to be heard
So much to mention but you can’t find the words
The scent of magic the beauty that’s been
When love was wilder...then the wind

 

Listen to your heart when he’s calling for you
Listen to your heart
There’s nothing else you can do
I don’t know where your going, and I don’t know why
But listen to your heart before
you tell him goodbye

 

 

Listen to your heart - DHT -

 

 

- Quanto tempo ci vuole a raggiungere la chiesa?- gli chiedo, azzannando la colazione che mi sono portata da casa.

- Venti minuti circa, se non troviamo traffico.- dice, mantenendo lo sguardo fisso davanti a sé.

Intanto che mastico, apro anche la seconda brioche e ne stacco un pezzo con le mani, portandoglielo alle labbra.

Mi lancia un’occhiata perplessa, ma alla fine mi asseconda e lo mangia. Mentre gliene sto preparando un altro, però, sento squillare il cellulare.

Dannazione, questa sarà Tifa che me ne vuole dire di tutti i colori...

Mi slaccio la cintura cercando di afferrare il telefonino che ho in tasca, ma appena Vincent fa per rimproverarmi gli caccio un altro pezzo di brioche in bocca.

-Pronto?- rispondo finalmente, con un po’ di affanno.

-Yuffie, che fine avete fatto? Qui è già tutto pronto, stiamo aspettando voi!-

-Lo so, scusami, solo che abbiamo avuto un contrattempo e siamo un po’ in ritardo...Ma stiamo arrivando, tra poco saremo lì!-

-Va bene, ma dì a Vincent di essere prudente. La mia damigella d’onore la voglio tutta intera, chiaro?- mi dice, con un tono di voce più divertito.

-Tranquilla, a dopo!-

Metto giù e sorrido senza neppure rendermene conto.

Tifa si sta per sposare. Le mani mi tremano al solo pensiero, non riesco neppure ad immaginare quanto sia agitata anche lei.

Sono ansiosa di vederla con l’abito bianco e il pancione. Ora che ci penso, Cloud si è dato proprio da fare…

Prendo la prima brioche e la mordo di nuovo. Ho una fame da lupi, ma considerando che dopo il matrimonio ci sarà il rinfresco, preferisco tenermi leggera.

Finiamo entrambi la nostra misera colazione e finalmente arriviamo a destinazione. Fortunatamente Vincent trova subito parcheggio.

Mi immergo nello schienale, sospirando. Appena entreremo in chiesa, dovremo fingere che tra noi non ci sia niente. Abbiamo deciso di mantenere segreta la nostra relazione, attendendo il momento giusto per rivelarla a tutti.

Soltanto Tifa lo sa, dato che sono stata io stessa a urlarglielo in faccia, la prima volta che…

-Yuffie?-

Torno alla realtà, notando che Vincent mi sta chiamando. Dovrei smetterla di avere la testa tra le nuvole, e dedicarmi all’uomo che è pericolosamente chinato su di me.

Sbuffo, contraccambiando il suo sguardo.

-Niente effusioni fino a stasera, non è vero?- gli domando, incrociando le braccia e mettendo il broncio.

Annuisce e mi sposta i capelli dal viso, accarezzandomi con delicatezza.

Sorrido, arrossendo leggermente.

E’ strano, ormai dovrei esserci abituata alle sue attenzioni, eppure… eppure mi sembra ancora un sogno.

Un bellissimo sogno. Ma ho la certezza che sia tutto reale, proprio come la dolce pressione esercitata dalle sue labbra, che iniziano a scivolare lente e sensuali sulle mie, mentre gli afferro con decisione il colletto della giacca per attirarlo a me.

Mi sta baciando. Oggi non lo aveva ancora fatto…

Si allontana a poco a poco, ma lo seguo cercando di prolungare ancora un po’ il contatto con le sue labbra calde e umide.

Come diavolo farò a resistere fino a questa sera?

-Ora dobbiamo andare.- dice, accennandomi un sorriso. Annuisco indispettita.

Scendiamo dalla macchina e ci incamminiamo, uno di fianco all’altra. Alzo il viso verso il cielo, e mi accorgo che è ricoperto di nuvoloni. Tsk, non sarà certo un po’ di grigiume a rovinare questa giornata di festa!

 Percorriamo con passo veloce la piccola salitina che porta alla chiesetta e finalmente raggiungiamo il piazzale di ciottolato. Sono tutti riuniti lì fuori, impazienti di assistere alla cerimonia.

-Ehilà bella gente!- urlo io, per richiamare l’attenzione degli invitati. Ad un tratto, vedo una bambina corrermi incontro, con aria di rimprovero.

-Ehi, tu!- dice, puntandomi l’indice della mano destra contro. –sei in ritardo!-

Mi afferra per un polso e inizia a trascinarmi verso il portone. Da quando Marlene è diventata così forte?

Riesco appena a voltarmi verso Vincent, che mi rivolge un impercettibile cenno col capo.

Sì, amore mio, a dopo.

Entro nella chiesa e vengo investita da una folata di aria gelida. Dannazione, qui dentro si muore dal freddo!

Guardandomi attorno, però, noto che tutto è già pronto: le panchine, posizionate su due file ordinate, sono abbellite da delle meravigliose ghirlande di gigli, avvolti in nastri di raso che scorrono morbidi lungo il profilo del legno. Il corridoio è ricoperto da petali e ovunque le fiamme vivaci delle candele rallegrano l’atmosfera.

La visione è talmente bella da mozzare il fiato.

Marlene mi fa entrare in una stanza piccola, ma molto luminosa. Alcune donne, vedendomi arrivare, iniziano a correre a destra e a sinistra, agitatissime.

-Ma che succede?- chiedo alla piccola, senza distogliere lo sguardo da quel caos. –Dov’è Tifa?-

Non faccio in tempo a ricevere una risposta che una signora sulla cinquantina mi afferra per un polso e mi fa salire su un piccolo rialzo.

-Ehi, ma che modi!- sbotto, strattonando il braccio per liberarmi dalla presa della donna.

-Si spogli.- mi ordina un’altra, senza neppure guardarmi.

Cosa?!

-C-come prego?- chiedo, a metà tra l’imbarazzata e l’infuriata.

-Si deve togliere i vestiti, signorina. Vuole fare la damigella conciata in quel modo?-

Prima che riesca a risponderle a tono, la mia attenzione viene catturata dalla piccola figura di Marlene, che fa la mia stessa misera fine venendo trascinata su un altro rialzino. Ma la bambina, a differenza di me, sorride felice mentre le levano l’abitino lilla che indossava. La chiamo e le riformulo le stesse identiche domande di due minuti fa.

-Yuffie, devono solamente prepararti per il matrimonio, mica ti vogliono mangiare!- dice, ridendo mentre le sciolgono la lunga treccia e iniziano a spazzolarle i capelli. –Tifa, invece, è nel locale dall’altra parte della chiesa, la incontrerai alla cerimonia, tranquilla.-

No, non sono tranquilla.

Volevo vederla prima, per poterla abbracciare e dirle quanto ero felice per lei. Conoscendola, scommetto che ora sta camminando avanti e indietro per la sala nervosamente. Sorrido divertita, immaginandomela in quella situazione.

-Signorina, per favore…- si lamenta una delle vecchiette.

-Va bene, va bene…- dico sbuffando e levandomi gli abiti. Spero soltanto che sia una cosa rapida e indolore…

Dopo dieci minuti Marlene, nel suo grazioso vestitino celeste ornato con del pizzo, mi porta via dalle grinfie di quelle arpie per farmi vedere il risultato.

-Come, già finito?!- domando retoricamente.

Beh, rapido lo è stato sicuramente. Indolore mica tanto, dato che mi si sono allungate le braccia di almeno venti centimetri, a furia di strattoni.

La piccola apre faticosamente l’anta di un armadio, dove vi è appeso uno specchio molto alto. Sgrano gli occhi, nel vedere la mia immagine riflessa. Ho il corpo completamente fasciato in un tubino azzurro che mi arriva fin dopo le ginocchia, e i capelli sono tenuti elegantemente in ordine da una fascia del medesimo colore. Alcune ciocche, però, disobbediscono ricadendomi sulla fronte.

-Allora, che te ne pare?- mi chiede Marlene, con voce squillante. A quella domanda non riesco a trattenere una sonora risata.

-Mi sento un po’ buffa…- confesso, cercando di calmarmi. Le occhiate trucide delle vecchiette mi incutono un certo timore.

-Buffa?- mi fa eco la piccola, piegando un po’ la testa di lato. –ma se sei bellissima!-

Mi chino verso di lei e le accarezzo la testa, stando attenta a non spettinarla. E’ davvero una bambina molto dolce.

-Signorina, mi scusi…-

Mi volto verso la voce che mi sta chiamando e schivo per un pelo l’enorme batuffolo impregnato di cipria.

-Che cavolo combina?!- mi lamento, inorridita. Posso sopportare delle scarpe scomode, un vestito che mi impedisce di respirare e anche una quantità esagerata di profumo, ma il trucco no, proprio no!

La vecchina mi insegue imperterrita, cercando di imbrattarmi di quello schifo.

Mi dirigo verso l’uscita e sbatto la porta in faccia alla nonna.

Mi incammino verso l’area sinistra della chiesa, intenzionata a trovare un nascondiglio, ma appena mi volto verso le panchine noto che tutti gli invitati sono già ai loro posti. Perfetto, posso eliminare la gaffe quotidiana dalla lista delle cose da fare, oggi.

Passo nervosamente la mano dietro la testa e sbiascico un - scusate!- alquanto imbarazzato.

Noto che Vincent è in terza fila che sta chiacchierando con Cid.

Anzi, no. Più che altro è Cid che sta parlando da solo...

Peccato che, improvvisamente, la vecchia ciminiera mi indica puntandomi l’indice della mano sinistra contro e scoppiando a ridere.

...Questa me la paga...

Ricomincio la mia disperata ricerca di una via di fuga, ma ad un tratto mi viene un colpo di genio.

Potrei passare a salutare Tifa...

Da quel che ha detto Marlene, dovrebbe essere proprio nella sala opposta a quella in cui ero io.

Scorgo una porta semi-nascosta dietro la colonna. La apro lentamente, cercando di passare inosservata, ma rimango a bocca aperta appena riconosco la figura umana che cammina nervosamente avanti e indietro per la stanza.

-Tifa!!- la chiamo gioiosa, mettendomi a correre verso di lei allargando le braccia.

Appena si volta verso di me, però, mi blocco giusto in tempo per non travolgerla in un abbraccio non molto salutare, per una donna incinta.

Lei è ferma lì, a fissarmi. Le mani delicatamente appoggiate sul pancione, e il velo d’organza che le ricade sulle spalle, per poi fluire verso il pavimento andando a formare lo strascico.

L’abito bianco, invece, è senza maniche e abbastanza largo, dato il suo stato interessante. Ma riesce lo stesso a farla risplendere in tutta la sua bellezza.

Si avvicina pian piano a me, mentre gli occhi le si fanno lucidi. Le sorrido allargando nuovamente le braccia, questa volta prestando più attenzione.

-Grazie al cielo sei arrivata, credevo di impazzire...- mi dice, tra i singhiozzi. Sta tremando.

Poverina, deve essere proprio agitata. Le accarezzo delicatamente la schiena, stando attenta a non prendere dentro il velo.

-Dai, fatti vedere un po’!- le dico, sciogliendomi dall’abbraccio e posandole le mani sulle spalle. Merito delle scarpe e dei loro tacchi vertiginosi se ci arrivo...

Si asciuga le lacrime e fa un breve giro su se stessa, con tutta la grazia di cui solo lei è capace.

Oh Leviathan, è davvero meravigliosa.

La nostra attenzione si sposta su Marlene, che è appena piombata nella stanza urlando - è ora, è ora!!-

Tifa si porta le mani alla bocca, trattenendo il respiro. Nemmeno io riesco a mantenere la calma e mi fiondo di nuovo da lei, abbracciandola più stretta che posso.

-Vieni Tifa, passiamo dal retro!- dice Marlene, strattonandole un braccio.

-Forza, ora vai. Mica vorrai far aspettare lo sposo?- cerco di incoraggiarla, ricacciando indietro le lacrime.

Non è proprio il momento per commuoversi, Yuffie. Se scoppi a piangere adesso, ora del fatidico “lo voglio” sarai una fontana...

Lei annuisce con ancora gli occhi lucidi e raccoglie il bouquet dal tavolino.

-Grazie Yuffie.-

Marlene mi fa segno di prendere l’angolo destro del velo di Tifa. Obbedisco, mentre lei raccoglie quello sinistro, e tutte e tre ci dirigiamo verso il portone principale, attraversando il piazzale. Inciampo almeno un paio di volte, dato che questi maledetti tacchi mi si incastrano tra i ciottoli.

Quando fanno cenno a Tifa di fermarsi proprio a due passi dall’entrata, con una mano lascio la presa sul velo e mi slaccio il cinturino delle scarpe. Chissenefrega se starò a piedi nudi, tanto l’attenzione dei presenti sarà incentrata sulla sposa, no? Lancio quelle macchine della tortura ad un organizzatore appoggiato ad una delle colonne portanti.

Appena fa per parlare, però, sento partire la marcia nuziale.

Tifa esita un attimo, ma poi prende un bel respiro e si incammina. Immediatamente, tutti gli sguardi sono rivolti a lei.

 Mi sporgo cercando la figura di Cloud e noto che è proprio vicino all’altare. Sorrido divertita, quando mi accorgo che sta sudando ed allarga ripetutamente il colletto della camicia, nervosamente.

Non lo avevo mai visto così...buffo!

 

Passo l’intera cerimonia ad asciugarmi le lacrime che scendono copiose dagli occhi, mantenendo lo sguardo fisso su Tifa e Cloud che, davanti all’altare, ascoltano attenti il prete tenendosi per mano.

Le voci mi giungono all’orecchio ovattate, quasi da lontano. Sento solamente i battiti del mio cuore accelerare di colpo, quando finalmente Cloud solleva il velo alla mia migliore amica e la bacia.

Il silenzio viene interrotto da un improvviso boato di grida festose, mentre i due si avviano verso l’uscita. Appena sorpassano la soglia del portone, però, vengono sommersi da chicchi di riso, quasi piovessero dal cielo. Scendono sorridenti le gradinate, mentre tutti li applaudono e Reeve scatta una quantità infinita di foto.

Mi accorgo di essere rimasta solo io, nella chiesa. Ma che idiota!

Corro verso l’uscita a piccoli passi, dato che il tubino troppo stretto mi impedisce di muovermi agilmente. Riesco ad arrivare appena in tempo, Cloud sta aprendo la portiera della macchina. Tifa, però, gli fa segno di fermarsi un attimo.

Improvvisamente mi ritrovo con il suo bouquet tra le mani ed un altro boato di urla si solleva dalla folla. Avvampo per l’imbarazzo, iniziando a balbettare frasi senza senso.

Sollevo il viso, incrociando lo sguardo di Tifa, che mi sorride facendomi l’occhiolino.

Grazie, amica mia. Grazie per aver condiviso la tua felicità con me, oggi.

Incomincio a saltare sul posto, agitando il braccio per salutarli, mentre ricomincio a piangere per la commozione.

Sento qualcuno avvicinarsi e posarmi una mano sul fianco. Mi volto bruscamente, sobbalzando.

Incontro i suoi occhi rossi che mi stanno fissando. Non c’è bisogno di parole, il suo sguardo si esprime da solo. Sorrido, leggermente imbarazzata e mi appoggio a lui, dato che tutta l’attenzione è ancora incentrata sui due sposini.

- Stanno davvero bene insieme, non è vero? Sono proprio felice per loro!- dico, giocherellando con i petali dei fiori che stringo in mano.

-Sì- mi risponde Vincent, allontanandosi un po’ dato che Tifa e Cloud sono appena partiti e un nostro contatto fisico non passerebbe più tanto inosservato. -ma noi non abbiamo nulla da invidiargli.-

Non riesco a trattenere un sorriso radioso, nel sentirgli pronunciare quella frase. E’ la prima volta che dice la sua riguardo al nostro rapporto.

Sono così felice che gli getterei le braccia al collo, ma mi trattengo dato che Cid ha esordito con il suo -Ehi, altro matrimonio in vista eh!- indicandoci spudoratamente. Fortuna che ci siamo divisi appena in tempo...

Vincent si allontana senza ribadire, con il suo solito modo di fare freddo e distaccato, ma io rimango ferma a riflettere su ciò che mi ha detto poco fa.

Hai ragione, Vinnie. Noi non abbiamo nulla da invidiargli.

Scendo le scale e mi unisco al gruppetto di persone che si è fermato a chiacchierare fuori dalla chiesa.

 

 

 

 

 

 

  
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