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Autore: cup of tea    10/06/2013    1 recensioni
[Endgame!Klaine]
Blaine Devon Anderson, promettente neolaureato in medicina, ha di fronte a sé una brillante carriera ma si è sempre sentito una persona particolarmente sola. Dopo aver incontrato quello che sente essere l’amore della sua vita, scopre che strane circostanze e inquietanti personaggi armati di agende e cappelli eleganti tramano per tenerlo lontano da Kurt e impedire il loro rapporto.
Cosa devi fare quando il destino ti è contro?
FF liberamente tratta dal film "I Guardiani del Destino" (The Adjustment Bureau) basato a sua volta su un racconto di Philip K. Dick, "Squadra riparazioni".
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel | Coppie: Blaine/Kurt
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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When and where, I’ll be there

Capitolo 9

 


Undici mesi dopo.






Il tempo guarisce tutte le ferite.

Chi l’aveva detto? Blaine avrebbe voluto scoprirlo e andare da lui/lei per mostragli/le gli occhi gonfi e le occhiaie per le notti insonni passate a pensare a Kurt e a quanto gli avesse fatto male, o per regalargli/le i barattoli di gel che ormai non usava più perché non ne valeva più la pena di curare il suo aspetto nei minimi dettagli. Senza Kurt, non valeva la pena di fare niente.

Scosse la testa e cercò di concentrarsi sul suo lavoro.

Controllò nuovamente la cartella del suo paziente, perché a furia di fissarla senza dire una parola stava rendendo inquieta sua madre, che sedeva su una seggiolina vicino al letto. Quando riuscì a mettere a fuoco il referto senza che intorno alle scritte comparissero il palcoscenico del teatro o l’appartamento di Kurt, sospirò di sollievo.

“Molto bene, Frankie. Qualcosa mi dice che molto presto potrai tornare a casa.” Sorrise al bimbo di sette anni seduto sul materasso che stava giocando con una macchinina. Blaine si girò verso sua madre e annuì alla domanda che le era rimasta bloccata sulle labbra. “Proprio così, signora Fuller. Frankie sarà dimesso entro uno o due giorni, e potrà tornare a scuola già da settimana prossima. Ovviamente dovrà fare della riabilitazione, ma presto sarà tutto a posto.” La signora lo ringraziò e lui prima di andarsene si rivolse al piccolo: “Prometti di restare lontano dalle prese della corrente?”

“Lo prometto.” Gli rispose questi prima di aggiungere: “Solo se lo farai anche tu.” Indicò poi un punto indefinito sopra la testa di Blaine, che si portò un mano tra i capelli e si specchiò nel vetro della porta. In effetti, pareva proprio che avesse preso la scossa. “Affare fatto.” Disse ridendo, avvicinandosi e stringendogli la mano proprio come se avessero stilato un accordo.

Uscì poi dalla stanza, diretto verso il suo armadietto, ancora sorridendo. Com’era possibile che un bambino di sette anni, che aveva visto relativamente poche volte, avesse capito che qualcosa non andava in lui? Ok, forse non aveva proprio capito che i capelli non curati fossero un sintomo di qualcosa di più profondo, però in qualche modo gli aveva messo davanti agli occhi che non poteva lasciarsi andare come stava facendo. Era un medico, per la miseria. Lavorava in mezzo ad altre persone, molte sofferenti – alcune più di lui. Doveva ritrovare la concentrazione, doveva ritrovare l’equilibrio che aveva perso. Se non per sé stesso, doveva riuscirci almeno per tutti i bambini ricoverati, che ogni giorno lottavano con una forza incredibile. Doveva farlo per loro rispetto.

Recuperò i vestiti e si diresse allo spogliatoio, lasciando il camice con il suo nome nel cesto della lavanderia. Per quel giorno aveva finito il turno.

Marley, l’infermiera di turno all’accettazione, lo fermò un momento. “Dottor Anderson? Le ricordo l’appuntamento di musicoterapia di domani… non vorrei si dimenticasse la chitarra come l’ultima volta.”

Sì, doveva senza altri indugi ritrovare la concentrazione. Da poco aveva incominciato a lavorare anche con bambini autistici, passando con loro qualche pomeriggio a settimana suonando e cantando e ottenendo risultati sorprendenti. L’offerta di questo lavoro gli era stata fatta qualche tempo prima, quando in una sera particolarmente difficile Daisy gli aveva chiesto di cantarle qualcosa e sua madre gli aveva detto che suo padre lo faceva sempre per farla addormentare. Schuester era passato di lì e, probabilmente colpito dalle sue capacità canore, aveva fatto il suo nome alla dottoressa Pillsbury, che lo aveva chiamato e gli aveva proposto di prendere parte al nuovo programma di musicoterapia promosso dall’ospedale.

Di recente, però, aveva lasciato che il suo stato d’animo compromettesse il suo lavoro, e la sua distrazione aveva raggiunto il picco la settimana prima, quando aveva dimenticato la chitarra a casa e Benjamin, il suo piccolo paziente del giovedì affetto da sindrome di Asperger, aveva distrutto il castello di Lego costruito da Charlie.*

“Me ne ricorderò, grazie Marley. Non accadrà più.”

La giovane infermiera gli sorrise e lo salutò con un cenno della testa.

****

Blaine raggiunse Tina al bar sotto casa di lei, dove qualche volta si erano trovati per bere un caffè e raccontarsi le novità. Quando Sam si era lasciato sfuggire in sua presenza che lui stava uscendo con un ragazzo, Tina era diventata una curiosa insopportabile e si era ritrovato costretto a raccontarle tutto nei minimi dettagli. All’epoca le aveva detto quanto fosse felice, mentre negli ultimi tempi si era ritrovato a piangere sulla sua spalla. “Non capisco perché l’hai lasciato, se ti piaceva così tanto.” Gli aveva detto una volta, con poca delicatezza. “Divergenza di punti di vista.” Aveva risposto asciutto lui, ovviamente senza specificare che i punti di vista non fossero suoi e di Kurt, ma suoi e dei Guardiani del Destino, o come si chiamavano.

Quel pomeriggio, Blaine stava sorseggiando il suo caffè mocha mentre lei spiluccava un muffin e scorreva velocemente le pagine del quotidiano locale alla ricerca di un lavoro disponibile.
D’un tratto, la vide spalancare gli occhi e avvicinarsi al foglio, come per essere sicura che quello che aveva visto fosse proprio vero.

“Trovato qualcosa?” Le chiese noncurante.

“Io… sì. Ma non sono sicura che ti possa far piacere.”

“Cosa?” Blaine, confuso, allungò il braccio e tirò a sé il giornale, ignorando Tina che gli stava
consigliando di lasciar perdere.

Crack.

Una foto. Una foto gli aveva appena distrutto il cuore.

“Blaine?” Si sentì chiamare in lontananza da Tina, ma l’unica cosa che riuscì a fare fu continuare a fissare l’articolo.

Fiori d’arancio per Kurt Hummel, astro nascente di Broadway

E quello era solo il titolo.

La foto ritraeva Kurt magnifico sul palcoscenico di un teatro, mentre in piccolo un’altra foto lo ritraeva mano nella mano con un ragazzo. L’articolo riassumeva brevemente la carriera appena cominciata ma già fiorente di Kurt e l’incontro con una sua vecchia fiamma – una sua vecchia fiamma! – Adam Crawford, anche lui ex studente della Nyada. I due avevano poi deciso di sposarsi.

Sposarsi.

“Stai bene?” Gli chiese preoccupata Tina.

“io…” si sforzò di risponderle. “Credo che andrò a casa.”

****

Noah chiuse il giornale seccamente.

Doveva fare qualcosa.

Strappò un angolo di foglio e ci scrisse sopra un indirizzo e un orario, prima di buttare il resto nel primo cestino a tiro.

****

Quella sera pioveva.

Due giorni prima Blaine aveva ricevuto uno strano biglietto nella casella della posta, che lo invitava a presentarsi nei pressi del molo. Ora si trovava lì, preoccupato ma incuriosito, riparato da un ombrello grande.

“Anderson!”

Blaine si girò, vedendo Puck avvicinarsi a lui.

“Tu! Come ho fatto a non pensarci prima?” Non sapeva se essere arrabbiato o felice per la sua presenza. Ora che non stava più con Kurt, cosa potevano volere ancora? Forse minacciarlo perché non stava prendendo sul serio il suo lavoro? “Stai tranquillo, mi sto rimettendo in riga.”

“Non è per questo che sono qui.”

“E perché allora?”

“Amico, io… voglio aiutarti.”

“Aiutarmi?”

“Sì… beh, ho avuto un mentore che mi ha insegnato a guardare oltre ciò che ci viene ordinato. E quello che vedo è infelicità. Il tuo destino e il tuo lavoro sono importanti, ma non sono l’unica cosa di cui tenere conto.”

“Perché tu sei così diverso con me?”

“Noi non gestiamo le emozioni come fate voi, ma non vuol dire che non le proviamo. Alcuni più di altri. Io ho il cuore duro e spesso penso solo a me stesso, ma perfino io so fare la cosa giusta.”

 Dopo un momento di silenzio in cui Blaine stava decidendo se fidarsi o meno, si lasciò andare.
Tanto non aveva più niente da perdere, semmai poteva guadagnarci.

“Il destino si sta compiendo, Puck. Io sto diventando un ottimo dottore, anche grazie alla novità della musicoterapia e nonostante le mie recenti debolezze. Kurt sta diventando una stella di Broadway e si sta per sposare. Tutto va secondo il Piano. Ma tutto questo è sbagliato e io non faccio che pensare a lui.” Si fermò per riprendere fiato, sotto lo sguardo attento di Puck. “Sai dove andrà a sposarsi?” Gli chiese poi.

“Di fronte a un giudice, domani mattina.” Gli rispose il Guardiano semplicemente.

Blaine sentì combattere un’altra domanda sulla sua lingua, una che avrebbe richiesto una riposta che lo avrebbe fatto sentire un tremendo egoista geloso se fosse stata positiva. Non resistette oltre: “E’ felice?”

“Blaine, la Sylvester non ti permetterà di avvicinarlo. Né stasera, né domani mattina.”

“E’ felice?” Ripetè lui, stringendo i denti e i pugni.

Puck sospirò. E scosse la testa.

Sentimenti contrastanti si fecero strada in Blaine, come previsto. Se Kurt non era felice, significava che forse c’era ancora una speranza, che non amava Adam anche se aveva provato a ricucirgli il cuore dopo che lui gliel’aveva spezzato lasciandolo in quel camerino, e che  forse poteva ancora fare qualcosa – Piano o non Piano. Lo aveva lasciato per questo, giusto? Perché potesse essere felice. Ma non lo era, Puck gliel’aveva appena detto.

“Devo cercare di riprendermelo, Noah.” Disse tutto d’un fiato. “Mi aiuterai?”

Puck aveva un’espressione incomprensibile. “Loro ti sentirebbero arrivare da lontano.”

“E se fossi veloce come voi? Se riuscissi ad arrivare ovunque, come voi?” Sapeva che se avesse insistito Puck avrebbe ceduto. Perché altrimenti sarebbe venuto da lui?! “Insegnami ad attraversare le porte. Vi ho visto, quel primo giorno in ospedale. Arrivavate sempre prima di me. So che funziona così.”

E infatti Puck cedette.

“Smetterà di piovere tra un’ora. L’acqua è l’unica cosa che impedisce loro di vederci. Per insegnarti come funziona, ci vorrà tutta la notte e un posto circondato dall’acqua. Muoviamoci.”

Blaine lo seguì fino a quando non arrivarono alla porta di un negozio di scarpe qualunque. Puck si fermò. “Lezione numero uno: il pomello va sempre girato in senso orario.”

“Che succede se lo faccio nel senso inverso?”

“Non funziona. Ora mettimi una mano sulla spalla e non lasciarla per nessun motivo fino a che non siamo entrati.”

“Non sono mai chiuse?” Chiese Blaine mentre chiudeva l’ombrello e metteva una mano sulla spalla di Puck.

“No, se hai uno dei nostri cappelli. Lezione numero due.”

Puck girò il pomello, ma, invece di ritrovarsi nel negozio, entrarono nell’atrio del New York Aquarium.

Se non siamo circondati da acqua qui…

L’orario di chiusura era passato già da un po’, perciò Puck fece in modo che l’allarme non saltasse e concentrò gli inservienti in un bagno particolarmente intasato. Quindi furono liberi di parlare di portali e cappelli senza destare sospetti.

Puck, per prima cosa, tirò fuori la sua agenda e una mappa di New York; poi cominciò la lezione.

“Le Porte - o Strati più precisamente - come hai potuto vedere, ci permettono di muoverci da un posto all’altro. Sono tutte collegate, ma devi conoscere la loro geografia: non è che se apri la porta del tuo ambulatorio in ospedale arrivi all’ingresso del teatro solo sperandolo. Le Porte sono collegate fra loro come quelle di un appartamento, diciamo. Per esempio, sai che per andare in camera da letto devi passare la porta d’ingresso e poi la porta della zona notte e infine quella della camera. Quello è l’unico percorso per raggiungerla. Così funziona con gli Strati. Mi segui?”

“C-credo di sì.”

“Bene, le Porte sono distribuite in modo casuale. La punta sud di New York, dove ci troviamo in questo momento, è la zona più densa, insieme a quella di Manhattan, dove si trova Central Park, il luogo delle nozze. Questo significa che muoversi sarà più veloce, ma anche più complicato. Tieni presente che Central Park non ha Porte, se non quella del punto informazioni in mezzo al parco. Inoltre, la Sylvester ti starà alle calcagna. Ma ci sono tanti modi per raggiungerlo, devi solo fare pratica. Muoviti nel substrato – il percorso che collega gli Strati - così sarà più difficile per il Bureau capire da quale Porta sbucherai.”

“Non ho capito niente.”

“Concentrati, Anderson. Guarda la mappa. Fai delle ipotesi.”

Blaine prese la mappa, titubante. Le Porte erano segnate in blu e i loro collegamenti in oro.

“Ok, allora. Da qui vado al Liceo Abramo Lincoln, poi il negozio sulla Caton Ave, poi Brooklyn, il New York City Correction Department, il West Care Pediatrics, il ristorante sulla West End Avenue, e infine il punto informazioni.”

“Troppo semplice, ti beccheranno.”

“Ok, allora evito il punto informazioni ed entro nel parco a piedi, o in bicicletta.”

“Va bene, ottimo. Dovrai essere veloce, o ti vedranno arrivare. Ora, devi capire che questa cosa non è mai stata fatta. Quando attraverserai la prima Porta, si scatenerà l’inferno. Considera chiunque indossi un cappello una minaccia. Sia che sia un berretto, una bombetta o una kippah. Chiunque indossa un cappello potrebbe lavorare con Sue. Bene, cosa fai se ne incontri uno?”
Blaine ci pensò su.

“Neanche voi attraversate le Porte senza cappello, vero?”

“Vero. E’ un nostro limite. Probabilmente il Presidente lo ha fatto per arginare il nostro potere, come con l’acqua.”

“Ok, bene. se gli facessi cadere il cappello e scappassi prima che lo raccolga?”

“Improvvisazione, bravo! Ora sai tutto quello che ti serve. Non ci sono piani B, hai solo una
possibilità: non sprecarla. Vai e riprenditi Kurt. Ricorda: non sbagliare le Porte. E prendi questo, altrimenti non vai da nessuna parte.”

Puck gli porse il cappello.

“Cosa ne sarà di te?” gli chiese di rimando Blaine, mettendosi il cappello in testa.

“Non preoccuparti. Non è la prima volta che infrango le regole.”

Blaine annuì e prese un lungo respiro. Scendere nel substrato era un po’ come nuotare in apnea.

 
 








La tavola di cup of tea

Buondì bei pasticcini!
Ci siamo, siamo quasi quasi quasi alla risoluzione. ^^
Solo un piccolo appunto per questo capitolo: per la Sindrome di Asperger mi sono affidata a Wikipedia (per quanto sappia quanto sia inaffidabile). Tra le caratteristiche della Sindrome di Asperger si legge:  “Egocentrismo inusuale, con una mancanza di attenzione verso gli altri e i loro diversi punti di vista; scarsissima empatia o sensibilità, bisogno di una “persona guida”, mancanza di conoscenza delle convenzioni sociali; predisposizione a infrangere le regole sociali.” Se qualcuno di voi ne sa più di me e ritiene che la reazione di Benjamin non vada d’accordo con la malattia, vi prego di farmelo sapere. L’ultima cosa che voglio è sparare cavolate, soprattutto riguardo l’argomento medico.
 Volevo poi ringraziare wuthering heights, che riesce a betarmi tutto anche quando glielo mando all’ultimo secondo e a notte fonda <3
Un abbraccio a tutti,
a lunedì prossimo,

cup of tea
   
 
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