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Autore: syontai    10/06/2013    10 recensioni
Leon è un giovane ragazzo londinese che sogna di entrare a Scotland Yard; quando finalmente riesce a realizzare questa sua aspirazione, viene messo a fare da assistente a Pablo Galindo, uno dei più validi investigatori di Londra ma anche molto strano. Una ragazza misteriosa, incontri inaspettati e un giallo da risolvere: chi ha ucciso Gregorio Garcia, preside del prestigioso Studio 21?
Genere: Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Angie, Leon, Pablo, Un po' tutti, Violetta
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1
Lo strano giallo della libreria del giallo

La sveglia suonò senza tregua, costringendo il povero Leon ad alzarsi di malavoglia. Ventidue anni, capelli di un colore castano chiaro corti con un simpatico ciuffetto, e due meravigliosi occhi verdi. Quegli occhi verdi erano ciò che lo rendevano più fiero di tutto: infatti erano una caratteristica fisica ereditata dal padre, il tenente Jorge Vargas, caduto in guerra in nome dell’esercito inglese durante la Prima Guerra Mondiale. La madre era morta quando era ancora molto piccolo, e quindi venne mandato in un orfanotrofio. Uscito da lì studiò per entrare nella polizia di Scotland Yard e proprio quel giorno sarebbe stato assegnato come assistente a un investigatore della polizia. Leon era emozionatissimo: chissà quale caso avrebbe dovuto affrontare. Di certo lì a Londra ci sarebbero stati furti o omicidi…ogni giorno sulla cronaca nera vi erano tantissime notizie del genere. Non appena ci ripensava si emozionava: quale sarebbe stato il suo primo caso? Uscì di casa ancora con quel pensiero e gli occhi che brillavano. Si avviò allegramente comprando un giornale da un ragazzino che li vendeva per strada, lanciandogli una moneta d’argento…anche lui a quell’età aveva dovuto fare quel lavoro per mettere da parte qualche soldo. Fortunatamente aveva trovato quel piccolo appartamento in affitto che si sarebbe pagato con parte del suo stipendio. Prese la corriera per poi scendere proprio di fronte alla centrale di Scotland Yard, edificio che sarebbe stato di un colore rosso acceso, se non fosse stato per l’enorme strato di fuliggine nera che lo ricopriva, come d’altronde era normale, a causa della numerosa quantità di fumo prodotta dalle ciminiere delle fabbriche londinesi. Il ragazzo entrò molto tranquillamente, salutando cordialmente i suoi futuri colleghi di lavoro. “Allora tu sei il nuovo?” chiese uno degli agenti di polizia, fermandolo. Indossava un lungo completo di un blu scuro con un elmetto rigido dello stesso colore con sopra lo stemma argentato di Scotland Yard. “Si” annuì entusiasta il ragazzo guardandolo con ammirazione e mostrando il tesserino che certificava la sua identità: forse un giorno anche lui avrebbe indossato quella divisa e sarebbe stato importante…forse sarebbe diventato anche un investigatore. Sognare ad occhi aperti era bello ma si rendeva anche conto che ci sarebbe voluto tanto duro lavoro per raggiungere quelle cariche e lui era ancora agli inizi, al gradino più basso, quello di assistente e apprendista.  Lo squadrò un po’ soffermandosi sul suo cappotto marrone un po’ malridotto, poi lo condusse in uno degli studi. “Il tuo capo dovrebbe stare per arrivare” concluse in modo freddo e distaccato l’uomo per lasciarlo nella stanza. Leon si aggirò in cerca di indizi per capire con chi avrebbe avuto a che fare; di una cosa era sicuro: si trattava di una persona veramente disordinata. Gli scaffali fissati al muro erano pieni di libri polverosi; provò a prenderne uno ma una nuvola di polvere gli fece chiudere gli occhi e starnutire.  Sulla scrivania erano sparsi fogli di ogni tipo, documenti vari e foto. Prese in mano una delle foto in bianco e nero e la guardò attentamente; ritraeva un uomo e un ragazzo: il primo indossava una divisa di polizia, mentre l’altro aveva in mano una lente d’ingrandimento e la guardava con estremo interesse. “Sei il mio assistente?” disse un uomo misterioso vestito in modo molto trasandato all’entrata. “Si, ecco…Mi presento, sono Vargas, Leon Vargas” disse il ragazzo stringendogli la mano con forza. “Piacere, Pablo Galindo, professione investigatore e bla, bla, bla…” disse l’uomo sedendosi sulla sedia e mettendo i piedi sulla scrivania; quel movimento fece volare qualche foglio qua e là, ma non sembrò preoccuparsene. “Ho un compito per te” disse infine, tirando fuori la pipa per accenderla con un gesto lento. Leon si raddrizzò e assunse una posa pomposa: di già una missione? Non era ancora arrivato e gli veniva affidato il primo incarico. “Ai suoi ordini!” esclamò il ragazzo, facendo tradire con la voce una forte emozione. “Devi andare a questo indirizzo che ti indicherò, e ritirare un pacchetto” spiegò Pablo. Prese un foglio di quelli sparsi e con la penna scrisse qualcosa per poi porgerglielo. “Bene, tornerò in pochissimo tempo” disse Leon. Chissà che avrebbe dovuto ritirare…Forse una nuova arma, forse dei documenti di massima importanza. Fece una corsa per uscire fuori e si ritrovò per una delle affollate strade londinesi. Studiò per qualche minuto l’indirizzo: non doveva essere poi così distante. Quando si ritrovò di fronte a una piccola libreria molto modesta, pensò di aver sbagliato. Si avvicinò perplesso e notò la scritta: ‘Libreria del giallo’. Spinse la porta di vetro un po’ polverosa e un campanello avvertì del suo ingresso. Dietro un bancone un signore anziano stava sonnecchiando. Leon si avvicinò: “Scusi, signore…”. Niente, non si svegliava. Diede una botta al campanello sul tavolino e il proprietario si svegliò di colpo. “Si, questa è la libreria del giallo, signor…” borbottò ancora un po’ assonnato. “Vargas. Vengo da parte del signor Galindo” spiegò il giovane. “Certo, capisco…è qui per ritirare l’ordinazione, immagino” disse il vecchio per andarsi a infilare tra librerie polverose e uscire con un piccolo libretto in mano. Tutto qui? Uno stupido libro? Era questo l’incarico assegnatoli? Leon non potè nascondere la sua delusione, ma poi di colpo la sua attenzione fu attratta da una ragazza seduta all’unico tavolino di lettura del locale insieme a un’amica. “Vedo che ha già notato la signorina Violetta Castillo” disse sorridendo il proprietario, notando la faccia incantata del giovane. Notato era dire davvero poco…era letteralmente rapito da quella ragazza: capelli castani e occhi color nocciola, viso dolcissimo e sguardo incantevole. “Non credo sia alla sua portata” ridacchiò il signore. “Io non stavo pensando a niente del genere” mentì Leon. “Certo, come no…è la figlia del famoso industriale German Castillo, e frequenta una famosa Accademia delle Belle Arti. E’ anche un’appassionata di gialli, viene qui quasi tutti i giorni con la sua amica Francesca” disse il proprietario, indicando l’amica, una ragazza graziosa mora e dagli occhi scuri, con un sorriso molto contagioso. “Ha finito di fare acquisti?” aggiunse poi, facendolo riscuotere dal trance in cui era caduto. “No, volevo vedere qualcosa per me…” disse Leon, aggirandosi per gli scaffali. Era a qualche metro dalle due che leggevano con aria assorta, finché Violetta non interruppe il silenzio: “Che sciocco!”. “Che è successo?” chiese l’amica, posando l’indice sulla pagina che stava leggendo e richiudendo il libro. “Siamo alle solite…l’assassino ha lasciato un particolare importante per la risoluzione del caso. Gli assassini dei libri sono così ingenui, si lasciano prendere dalle manie di grandezza e pensano di poter commettere un’infinità di errori, tanto nessuno li scoprirà mai!” esclamò con una punta di ironia la ragazza. “E’ normale, Violetta, sono esseri umani, commettono errori” rispose Francesca, scoppiando in una risata. Violetta la zittì stizzita: “Normale un piffero, non bisogna essere particolarmente svegli per organizzare il crimine perfetto, lo potrei fare anch’io” esclamò con gli occhi che le brillavano appassionati. “Prendi un uomo odiato da più persone…basta ucciderlo con una bella dose di veleno e il dubbio si insinuerebbe. Tanti sospettati, nessuna prova lasciata. Il gioco è fatto, non è difficile come sembra” continuò sbuffando per poi sfogliare velocemente le pagine. “Non è così semplice non lasciare prove…” sussurrò Leon tra sé e sé. “Non sono d’accordo, signore” lo interruppe la voce squillante di Violetta. “Scusi?” chiese Leon, voltandosi e fissandola attentamente. “Lei dice che è impossibile non lasciare indizi, ma io non la penso come lei” continuò la ragazza con un sorrisetto. “Ha un udito notevole” borbottò Leon. “Io se fossi un’assassina non lascerei nulla al caso, ma ogni traccia lasciata sarebbe costruita in modo tale da allontanare i sospetti da me” esclamò Violetta chiudendo il libro di botto e alzandosi. “Lei un’assassina? Mi scusi ma non ce la vedo proprio!” ribatté Leon, scoppiando a ridere. Lei lo guardò freddamente con un’aria di superiorità, e quando parlò sembrava una ragazza diversa, non dolce e spensierata come avrebbe detto a prima vista: “Lei pensa che io non potrei uccidere? Guardi in faccia alla realtà, chiunque può diventare un assassino. E’ tremendamente semplice premere un grilletto, puntando la pistola contro un proprio simile, basta pensare che lo sia davvero”. Leon si avvicinò un po’ di più, attratto da quella personalità magnetica. Si era perso in quello sguardo così determinato che nascondeva al suo interno la dolcezza che all’inizio l’aveva tanto colpito. Senza accorgersene i due erano a qualche centimetro di distanza, e si stavano studiando, anzi sarebbe meglio dire che si stavano sfidando in un certo senso. “Violetta, dovremmo andare adesso. Tuo padre ti vuole a casa prima dell’ora di pranzo. Poi nel pomeriggio dobbiamo andare allo Studio” disse Francesca, tirando l’amica leggermente per il braccio. “Hai ragione, amica mia. E’ stato un piacere, signor…?” chiese Violetta. “Vargas. Ma può chiamarmi Leon” disse il ragazzo, prendendo la sua mano e deponendogli sopra un bacio. “Un vero cavaliere, signor Vargas. Non è inglese, suppongo” continuò Violetta, incuriosita da quel personaggio così particolare e attraente. Quando sfiorò la sua mano per baciarla sentì un brivido lungo tutto il corpo. Leon sorrise: “Suppone male, signorina…?”. “Castillo, e il mio nome è Violetta; come può notare dal cognome mio padre è di origini sudamericane” rispose Violetta. Si era incantata a osservare il suo sorriso, e quegli occhi verdi così intensi, che sembravano leggere i suoi pensieri; quel ragazzo la metteva estremamente a disagio. E lei non era abituata, aveva avuto sempre la risposta pronta per tutto e con tutti. Invece quando le aveva chiesto il nome per un momento aveva tentennato, e aveva dovuto addirittura raccogliere le idee. “Beh, io sono inglese, signorina Castillo, ma mio padre era messicano. E può anche darmi del tu” rispose Leon. “Non do del tu a persone che non conosco, signor Vargas” rispose Violetta, avvicinandosi divertita. I due erano di nuovo inevitabilmente a due centimetri di distanza senza staccarsi gli occhi di dosso, ma Francesca riprese in mano la situazione e trascinò via Violetta, facendole notare l’enorme ritardo. “Violetta…” disse Leon sospirando; chissà se l’avrebbe mai rivista. Tornò in fretta dal suo capo, entrò di corsa nel suo studio e gli sbatté il libro sulla scrivania. “Sei stato veloce” constatò Pablo ancora con la pipa in mano. Prese il libro e lo sfogliò pigramente. “Bene, è tutto?” chiese il ragazzo, un po’ stranito. Tutto qui? Voleva solo uno stupido libro? Se lo sarebbe potuto anche prendere da solo…però pensandoci in quel modo aveva avuto la possibilità di conoscere quella splendida ragazza dal carattere particolare… “Si, per oggi può bastare, ci vediamo domani” borbottò Pablo, facendo uscire una nuvoletta di fumo dalla pipa, preso dalla lettura di quel giallo. Leon uscì a dir poco furibondo: come poteva quel tipo così pigro e disordinato essere un investigatore? Doveva essere uno scherzo, non c’erano altre spiegazioni. “Lei è stato messo con Pablo Galindo?” chiese un ragazzo non appena fu per strada. Doveva essere un assistente come lui. “Sfortunatamente si” rispose Leon sbuffando. “Sfortunatamente?! E’ uno dei migliori in circolazione!” esclamò il suo coetaneo con gli occhi che brillavano. Leon a quelle parole rimase sorpreso…addirittura uno dei più grandi investigatori? Non riusciva a crederci, eppure… Forse l’aveva giudicato troppo in fretta, magari vedendolo in azione, chissà…

Il giorno dopo Leon si svegliò come al solito molto a fatica, si trascinò in cucina dopo essersi vestito e si preparò un caffè. “Speriamo solo che oggi sia un po’ più interessante di ieri” borbottò Leon con un grosso sbadiglio. Scese la scale per uscire dal palazzo, pensando già a qualcosa da fare: aveva intenzione di organizzare un archivio dove riporre tutte le documentazioni dei casi passati e di quelli di cui si sarebbero occupati. Con quei pensieri giunse nuovamente allo studio di Scotland Yard. “Si, arriviamo subito” disse Pablo al telefono, facendosi subito serio. Il giorno prima era rilassato, invece adesso sembrava tesissimo. Non appena attaccò guardò Leon per una frazione di secondo per poi alzarsi, prendere il soprabito buttato su una poltroncina della stanza. “Andiamo” disse seccamente all’apprendista. “Che è successo?” chiese Leon confuso. “Non era quello che volevi? Azione? Beh, abbiamo il nostro primo caso” sussurrò Pablo. “Davvero? E di che si tratta?” chiese il ragazzo emozionato. “Di omicidio…” spiegò Pablo. “Gregorio Garcia, direttore del rispettabile Studio 21, è stato assassinato a sangue freddo con un colpo di pistola” disse l’investigatore. Era il momento…il momento del suo primo caso. L’aveva atteso così tanto, eppure adesso aveva paura. “Hai paura?” chiese Pablo, leggendogli negli occhi. “Un po’” rispose con sincerità il ragazzo. “Bene, è quella che muove il mondo, ragazzo mio” rispose Pablo con un sorriso, entrando nella sua auto e invitandolo a salire.

ANGOLO AUTORE: tzan-tzan-tzan sono qui con una nuova fanfiction, un vero e proprio giallo...che ve ne pare? Ovviamente come potrete capire il Leonetta c'è ma...ma lo vedremo. Mi piace molto questa Violetta più intrigante e misteriosa, con un bel caratterino xD E Leon...che dire, rimane sempre un cucciolo :3 Comunque questa ff andrà un pò a rilento visto che curo già due long e i gialli devono essere curati bene, visto che ogni dettaglio è importante. Quindi dovrete pazientare un pò...ma che ve ne pare della storia? Fatemi sapere, devo dire che a me piace...e il personaggio di Pablo? E' interessante *-* Comunque per chi non lo sapesse la frase di Violetta: 'E’ tremendamente semplice premere un grilletto, puntando la pistola contro un proprio simile, basta pensare che lo sia davvero' è tratta dal film Poirot sul Nilo (un capolavoro del giallo a mio parere...leggete il libro o vedete il film con David Suchet lo consiglio vivamente :D), modificata da me e ovviamente in un contesto molto diverso. Buona lettura a tutti e ditemi se secondo voi la pena che la continui ;) 
  
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