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Autore: _RockEver_    10/06/2013    2 recensioni
-Sai, ieri ti ho vista con un bambino al parco. Ti ha chiamata mamma. Tu sei..cioè lui è davvero tuo figlio?-
disse Bill cercando di guardare negli occhi Lucy,che repentinamente abbassò lo sguardo.
-Si, Thomas è mio figlio-.
C'era qualcosa di strano nei suoi occhi. Erano limpidi,quasi quelli di una bambina,ma erano impenetrabili,non lasciavano trasparire alcuna emozione se non assoluta diffidenza.
Lucy si avvicinò al tavolino di un bar e lasciò cadere lo zaino per terra.
-Però se non ti dispiace preferirei non parlartene-.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bill Kaulitz, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Salve! Oddio, già il ventisettesimo capitolo, non pensavo di riuscire ad arrivare a tanto! :-) ora che stiamo per arrivare alla fine di questa fan fiction voglio ringraziarvi ancora di più, grazie di tutto! Grazie a chi recensisce, chi inserisce tra preferite\ seguite\ da ricordare e chi legge e basta. Grazie dal profondo del mio cuore! :D 
Spero che questo capitolo ci piaccia, so che è un po'... ciò che è, ma spero che gli vogliate bene ugualmente! Buona lettura! 
P.S. sto per pubblicare a breve una nuova FF di carattere storico, ma che ha come protagonista maschile Bill. Si chiama "Freedom, Power & Love", spero che vogliate leggerla e farmi sapere cosa ne pensate, la troverete sempre in questa sezione! Grazie in anticipo! Un bacio :-) 
 
 
 
 
 
 
  -Me ne dia un altro- disse Bill al barman, poggiando la terza bottiglia di birra vuota sul bancone.
  -Amico, non ti sembra di esagerare? Hai qualcuno che ti accompagna a casa?- chiese l'uomo, non volendone sapere di avere un incidente sulla coscienza.
  -Sì... Forse... Insomma a lei che importa?! Me ne dia un altro e basta!- fece lui spazientito. Il barista roteò gli occhi e gli porse un'altra birra. 
Era bevendo che Bill risolveva i suoi problemi. O meglio, cercava di risolverli. Ma si sa, i dispiaceri nell'alcool nuotano benissimo. Non avrebbe dovuto trattare Lucy in quel modo, la rabbia l'aveva fatto agire in modo troppo avventato. Gli mancava già da morire: aveva fatto di tutto per averla, e ora, proprio per mano sua, era tutto finito.
"Ti amo"
Si girò di scatto. Quella era la voce di Lucy. Si accorse solo poco dopo che quella voce era nella sua testa.
"Non andartene, io ti amo"
La voce non ne voleva sapere proprio di lasciarlo in pace. Avrebbe tanto voluto risponderle cha anche lui l'amava.
  -Cazzo, Bill! Ti ho cercato ovunque!-
Quella voce non era della sua ragazza. E non era nella sua testa. 
Qualcuno gli girò la spalla con scarsa delicatezza, e capì che quella voce apparteneva a Tom. 
  -Ho ricevuto il tuo messaggio, che diavolo succede?- chiese trafelato il rasta. 
Bill raccontò al fratello l'accaduto, e allora Tom poté capire per quale motivo Bill stesse così male. 
  -Senti, Bill, per me dovresti tornare da lei e parlarne con calma. Per ciò che so non è quel genere di ragazza. Io le credo. Dovresti farlo anche tu... Va' da lei- gli suggerì Tom.
  -Hai ragione, Tom! Però... Potresti accompagnarmi tu? Ho paura di come possa reagire vedendomi- 
  -Certo,fratellino- disse affettuosamente il ragazzo. 
Così si alzarono e uscirono dal bar, diretti a casa di Lucy.
 
 
 
 
                                                                                                   ***
 
 
 
Nathan era davanti a lei e la fissava con uno sguardo che le faceva gelare il sangue nelle vene. Dopo tanta fatica, tanto impegno e determinazione era riuscito a togliere di mezzo gli impicci ed arrivare finalmente a lei. Provava una tale sentimento di realizzazione in ciò che stava facendo, un tale orgoglio per se stesso.
Anche Thomas si accorse di quello sguardo che poco prima gli era sfuggito, quindi si avvicinò alla madre, nascondendosi dietro la sua gamba destra.
Lucy era immobilizzata dalla paura. Aveva già visto tante e tante volte questa scena, ma nei suoi peggiori incubi. Improvvisamente tutto il dolore, la paura, le speranze provate quella sera si ripresentarono nel suo corpo e nella sua mente. Una fitta si espanse dalla sua pancia a tutto il corpo, e riuscì a sentire le sue urla strazianti perforarle i timpani, nonostante nella stanza ci fosse un macabro silenzio.
  -Sono stato bravo, vero? Non credevo che sarebbe andato tutto così liscio... La palestra, il messaggio, quell'idiota del tuo ragazzo... Ho fatto un bel lavoro, eh?- le disse compiaciuto.
  -Cosa?! Sei... Sei stato tu?! Tu hai fatto in modo che tutto ciò accadesse! Sei un bastardo!- gli urlò in faccia Lucy: non era mai stata così arrabbiata in vita sua -Che diavolo sei venuto a fare, Nathan?- aggiunse.
  -Sono venuto a completare ciò che non feci la notte di tre anni fa- sibilò l'uomo. 
Lucy era rimasta paralizzata. Sapeva che prima o poi sarebbe tornato, si era sempre preparata psicologicamente al suo ritorno, o almeno, ci aveva provato. Adesso, davanti alla sua peggiore paura, tutto il suo autocontrollo andava in frantumi. Ciò per cui temeva di più in quel momento era la vita di suo figlio.
Nathan abbassò lo sguardo sulle gambe della ragazza, notando la testolina del bambino che lo aveva gentilmente fatto entrare. Non gli somigliava, bensì somigliava a Lucy, ma sapeva di essere suo padre.
  -E così io sarei il padre di quel marmocchio?- chiese facendo un cenno con la testa ad indicare il piccolo.
  - Come osi usare la parola padre davanti a lui, mostro- gli sussurrò con fermezza.
Thomas, essendo rimasto sorpreso del fatto che quel tipo avesse detto di essere suo padre, aggrottò le sopracciglia e guardò la madre.
  -Mamma, quello non è il mio papà, Bill è il mio papà!- 
Lucy si abbassò e gli accarezzò la testolina, sorridendo. Quanto avrebbe desiderato che Bill fosse lí con lei, per potersi rifugiare tra le sue braccia come amava fare. Però lei era sola, e doveva esserlo. Non poteva mettere in pericolo la vita di altre persone, a iniziare da quella di Thomas. 
  -Thomas, vai immediatamente in camera tua- disse guardandolo serio.
  -Ma mamma...-
  -Ho detto di andare in camera tua!-
Gli occhi del bambino divennero immediatamente lucidi e poi salì di corsa in camera. Lucy si alzò da terra, e una volta che lo vide scomparire al piano di sopra tornò a fissare Nathan. Odiava alzare la voce con Thomas, ma pur di metterlo al sicuro avrebbe fatto qualsiasi cosa. Già stava combattendo contro se stessa per non fare qualcosa di molto stupido in preda al terrore. Doveva assolutamente mantenere il sangue freddo.
Nathan fece un passo verso di lei, e lei indietreggiò di scatto afferrando un tagliacarte affilato dal tavolo del soggiorno, puntandolo verso l'uomo.
  -Non ti avvicinare a me! Non sono più la ragazzina indifesa che hai brutalmente violentato tre anni fa! Ora sono diversa, non ti lascerò usarmi-
  -Io invece credo che lo farai- disse avvicinandosi ancora di più a lei.
  -C-Che vuol dire?- balbettò, mentre la mano col tagliacarte cominciò impercettibilmente a tremare.
  -Significa che io non ci perdo niente a buttare giù la porta della camera di tuo figlio- la minacciò arrivando a un palmo da lei. 
Lucy abbassò rassegnata il tagliacarte chiuse gli occhi, perdendosi pian piano nell'abisso della disperazione. Non c'era nulla che potesse fare: era troppo debole rispetto ad uno così possente, se avesse fatto qualsiasi cosa per ferirlo Thomas sarebbe morto. Non poteva fare altro che cedere.
Nathan le tolse di mano l'oggetto affilato e lo posò sul tavolo. Poi la spinse contro la parete e cominciò a baciarla. Lucy fece una smorfia di disgusto, ma lo lasciò fare, rimanendo immobile e distaccata. 
Poco dopo l'uomo lasciò la sua bocca per scendere lungo il suo collo, infilando le mani sotto la camicetta e nei jeans. Al suo tocco Lucy sussultò: non voleva che tutto ciò si ripetesse, non voleva essere violentata una seconda volta. In quel momento le venne in mente suo padre Warren: lui le aveva sempre dato la forza di lottare e di non abbattersi mai. Le aveva insegnato che bisognava sempre combattere. 
Così riaprì gli occhi e con rabbia lo spinse via, togliendosi di dosso le sue mani. L'espressione di Nathan cambiò all'improvviso e divenne di una cattiveria mai vista prima. Le si riavviacinò con un ringhio l'afferrò per i capelli, costringendola a piegarsi a pancia in giù sul tavolo. 
  -Ti faccio passare io la voglia di ribellarti!-
La ragazza strizzò gli occhi sentendo alcuni capelli staccarsi tanto erano stretti tra le dita del suo carnefice. Non riusciva a sollevarsi e sentiva Nathan dietro di lei che cercava in tutti i modi di toglierle i jeans. 
Con uno sforzo sollevò un po' la testa per trovare una soluzione. I suoi occhi si illuminarono di felicità quando vide il tagliacarte poco lontano da lei. Mentre l'uomo era impegnato allungò il braccio per prenderlo. Lo afferrò e lo sferrò con violenza dietro di sè nella coscia di Nathan, il quale lanciò un urlo di dolore e le lasciò i capelli.
Si divincolò dalla presa dell'uomo e corse al piano di sopra, spalancò la porta della cameretta di Tommy e gli si avvicinò.
  -Vieni tesoro, dobbiamo andarcene- disse in fretta prendendolo in braccio e correndo giù lungo le scale. 
Nathan aveva cercato di raggiungerla, ma il dolore lo rallentava. Non appena la ragazza scese fece uno slancio e l' afferrò per il collo. 
  -Tommy, scappa! Vattene via!- ordinò Lucy mettendolo giù. 
Il bambino annuì, girò la chiave e uscì dall'abitazione, deciso a chiamare aiuto. Uscì in strada e aguzzò la vista per cercare di vedere se riconosceva qualche passante. La strada era illuminata da qualche lampione, di cui uno fulminato, ma distinse chiaramente i capelli di Bill e di suo fratello, così corse loro incontro.
Bill vide un bambino correre verso di loro, ma in un primo momento non capì che si trattava di Thomas.
  -Bill! Bill, aiutami!- gli urlò. Solo allora sin rese conto di avere davanti proprio lui.
  -Tommy! Che succede?!- chiesero preoccupati i ragazzi correndogli incontro.
  -Mamma è in cata con un tizio! E le tta facendo male!- spiegò ansimante Tommy. 
Un sinistro dubbio passò per la mente di Bill, facendolo rabbrividire. Forse aveva capito chi fosse il tizio con Lucy, ma sperava vivamente di sbagliarsi.
Corse più veloce che poteva verso la porta aperta della casa di Lucy, trovandosi davanti l'atroce dubbio che lo perseguitava.
 
Mentre il bambino stava aprendo la serratura per uscire, Nathan lasciò il collo della ragazza e si affrettò, per quanto la ferita glielo consentisse, per impedire che chiamasse qualcuno. Estrasse un coltello dalla tasca l'alzò sopra il piccolo, pronto a calarlo giú. 
Ma qualcosa ne bloccò la traiettoria: Lucy aveva afferrato con entrambe le mani la lama del coltello e l'aveva sollevata più in alto.
Nathan sgranò gli occhi stupito. Prima guardò le mani della ragazza, che a poco a poco cominciavano a perdere sangue; poi guardò la sua espressione: nonostante il dolore che stesse provando, mentre il sangue cominciava a scendere copiosamente dalle ferite, lei gli stava sorridendo. Era un sorriso beffardo, compiaciuto, il sorriso soddisfatto di un vincitore. 
Quando si fu accertata che Thomas era uscito, gli sussurrò:  -Te l'avevo detto che ti avrei dato filo da torcere-
Ora l'uomo era più arrabbiato che mai.
Con un braccio la colpì violentemente sul petto, facendola finire sul pavimento. Sollevò il coltello e lo abbassò velocemente su di lei. 
Lucy chiuse gli occhi e disse la prima cosa che le venne in mente: "Grazie, Bill".
Una seconda volta il coltello venne bloccato. 
La ragazza sentì un fruscio davanti al suo naso. Che strano... Non percepiva alcun dolore, tutto le sembrava come prima. 
Aprì lentamente gli occhi.
Nathan sfilò il coltello e lo lasciò cadere a terra. Indietreggiò lentamente, guardando il ragazzo di fronte a sè, immobile e serio. Pochi secondi dopo si udì un tonfo secco e l'uomo cadde a terra svenuto come un fantoccio. Dietro di lui apparve la figura di Tom con in mano ciò che rimaneva di un vaso.
Lucy guardò ad occhi aperti la persona immobile davanti a lei, che lentamente si girò sorridente.
  -Bill...- fu l'unica cosa che riuscì a dire. 
Abbassò lo sguardo dal  viso all'addome, e sul fianco destro, poco sopra la stella tatuata, scorse una macchia rossa che a poco a poco si espandeva sulla maglietta. 
Si sentì il sangue gelare non appena realizzò cosa fosse accaduto.
Bill iniziò a sentirsi le gambe barcollare, così cadde in avanti, e Lucy, prontamente, lo sorresse, facendolo stendere sul pavimento.
  -Bill! Santo cielo cos'hai fatto! Sei un incosciente! Perché lo hai fatto, dannazione!- urlò per la disperazione mentre la vista le veniva offuscata dalle lacrime. Bill però continuava a guardarla sorridendo.
  -Sono contento che tu sia salva- sussurrò con voce spezzata.
  -Non ti sforzare, aspetta, adesso vedrai che andrà tutto bene, non preoccuparti- disse tra le lacrime mentre gli sollevava la maglia -Tom! Prendi Thomas e chiama un'ambulanza! Muoviti!- aggiunse rivolta al rasta. Tom stava per entrare nel panico nel vedere suo fratello ridotto così. Si era messo le mani tra i capelli e stava ansimando per l'agitazione.
  -Tom! Andrà tutto bene! Ma devi sbrigarti!- urlò ancora, riuscendo a convincere il ragazzo che quella era la cosa più giusta da fare.
Prese il bambino per mano, che guardava la scena terrorizzato, e uscì di casa per chiamare la polizia e l'ambulanza.
Lucy si strappò un lembo della camicia e lo permette sulla ferita del moro, cercando di bloccare la fuoriuscita di sangue.
  -Lucy, devo dirti una cosa-
  -No sta' zitto! Me la dirai quando uscirai dall'ospedale sulle tue gambe e andremo al parco a fare un picnic, OK?- disse cercando di mantenere la calma.
  -Io ti amo- le sussurrò accarezzandole una guancia.
  -Anche io ti amo, ti amo tantissimo- rispose Lucy avvicinando il viso al suo per dargli dolcemente un bacio salato sulle labbra.
I suoni attorno a lui cominciarono a farsi ovattati, le immagini sfuocate. La testa gli girava in un modo impressionante, e il dolore al fianco si faceva via via più intenso e insopportabile. 
Chiuse gli occhi, e tutto ciò che era intorno a lui divenne buio.
  
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