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Autore: Nimue_    10/06/2013    6 recensioni
Emma Carstairs, la seconda cacciatrice più abile al mondo, trova in Jace Lightwood un maestro molto particolare, pronto a insegnarle sei proposte che un cacciatore non dovrebbe mai dimenticare.
V Lezione: "Molteplicità", Tessa Gray + Charles Dickens.
Genere: Drammatico, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Clarissa, Jace Lightwood
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Clockwork City'
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Note: la storia si ambienta alla fine di "Città delle Anime Perdute", dopo che Jace ha mantenuto dentro il suo corpo un po' di fuoco celeste. Per chi lo sa trovare, c'è un riferimento a Clockwork Princess, ma non sono presenti spoiler.

Exactitude
L'esattezza è relativa.
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"Viviamo sotto una pioggia ininterrotta di immagini prive della necessità interna che dovrebbe caratterizzarle, la ricchezza di significati."
Italo Calvino - "Lezioni Americane, Esattezza"


Era notte fonda quando Clary posò il pennello e si lasciò scivolare a terra, esausta. Quando cercò di poggiare la testa, chiudendo gli occhi, sentì qualcosa pungerle la schiena. Quasi stentasse a crederci, guardò a lungo tutte le matite e le cartacce e le macchie di colore sul pavimento, troppo stanca per decidere cosa fare. Di certo non poteva  mettersi a letto, perché con le prime decine di fogli accartocciati, Clary aveva fatto canestro nel cestino, ma poi lo aveva riempito e tutto aveva iniziato ad accumularsi fuori. C'erano cianfrusaglie sulla scrivania, davanti alla porta e perfino sul materasso; tutto, realizzò con le mani tra i capelli, per regalare a Jace un ritratto che fosse degno di lui. Come se non bastasse, non era nemmeno sicura che il risultato finale le piacesse. Studiò ogni particolare del dipinto, sentendosi girare la testa: la sua stanza era impregnata dell'odore di colori ad olio.
«Il naso,» sussurrò, «Jace non ha quel naso.»
In realtà, Clary lo sapeva, il problema era un altro e ben più grave. Il ritratto somigliava a Jace, ma era totalmente privo della sua essenza. Le sembrava di guardare uno sconosciuto, dipinto su quella tela.
Con un calcio fece cadere il supporto che reggeva il quadro, soffocando un grido di frustrazione. Possibile che proprio il suo ragazzo dovesse essere un soggetto irrappresentabile?
Quando si promise di non riprovarci di nuovo, era già troppo tardi. Senza nemmeno accorgersene aveva ripreso il pennello in mano.
E pensare che sua madre glielo aveva detto tante di quelle volte che Clary aveva perso il conto: "Quel ragazzo sarà la tua rovina."
Quantomeno, si disse, Jace era la sua insonnia.
***

Bussò una volta sola, entrando subito dopo. Le mani le facevano troppo male per riprovare.
Non appena la vide, Jace si tolse delle cuffiette bianche dalle orecchie e le rivolse il suo classico ghigno malizioso, quello capace di farla arrossire.
«La mia salvatrice sfida ancora la legge e viene a trovare di nascosto il suo amato. Il desiderio di vedermi è troppo forte, eh?»
Jace allungò una mano verso di lei, l'espressione radiosa.
«Isabelle mi ha portato questo aggeggio infernale per ascoltare della musica; se non sbaglio si tratta della Band di Simon. Non sono mai stato tanto felice di vederti, questa roba è orribile.»
Clary gli fece la linguaccia e si avvicinò fino al bordo del letto con la tela incartata tra le mani, strascicando i piedi per la stanchezza.
«Sono entrata solo grazie a fratello Zaccaria, gli ho detto che avevo un regalo per te.»
«Sul serio? Da' qua, sono curioso.»
D'improvviso le sembrò che una malattia demoniaca l'avesse privata della facoltà che più li aveva legati un tempo, quella di poter parlare a Jace liberamente, nel bene e nel male, senza alcun timore. In quel momento non era sicura di riuscire ad arrivare a lui attraverso le parole, ma doveva provarci. Era solo che aveva passato così tante ore a disegnare, supportata solo dal brillare pulsante della stregaluce, che non riusciva a levarsi dalla testa l'immagine del pennello che scivolava sulla tela, o quella delle linee di colore che si rincorrevano, senza che nessuna di loro riuscisse a raggiungere lo scopo per la quale era stata creata, tracciando nient'altro che la geometria del sua paura. Perché Clary aveva avuto davvero paura di non saper più disegnare, dopo tutto ciò che era successo.
«Ti ho dipinto,» disse solo.
Jace ridacchiò, le sopracciglia alzate a enfatizzare la sorpresa, indicandosi allo specchio.
«Tanta bellezza è difficile da ricreare con colori ad olio e pennello, perfino per te.»
Nonostante il viso stanco e le occhiaie violacee, le labbra di Clary si curvarono in un sorriso dei suoi. Quel giorno le lentiggini spiccavano particolarmente sulla sua pelle chiara e Jace le trovava adorabili. Avrebbe passato un'eternità a contarle una ad una.
«Sono notti intere che provo ininterrottamente a ritrarti, Jace. Mi sei costato almeno una dozzina di album da disegno e quattro tele. Hai consumato tutti i miei pennelli.»
«Adesso arriva la parte in cui mi dici che ti faccio bruciare di ardente passione? Perché non possiamo più dirlo in maniera figurale, a quanto pare.»
La cacciatrice poggiò il quadro sulle gambe di Jace, tradendo una certa cautela. Non che si aspettasse di vederlo bruciare, ma non si era ancora abituata all'idea del fuoco celeste nel corpo del suo ragazzo.
«Sai, quando abbiamo scoperto che Sebastian ti aveva soggiogato, tutti hanno iniziato a chiedersi chi fossi veramente. Come fossi veramente. Per alcuni eri il Jace di sempre, per altri eri un traditore, per altri ancora una vittima.»
«Per me sono sempre rimasto un gran figo.»
Clary afferrò una scatola di cioccolatini dal comodino dell'infermeria e lo colpì in pieno.
«Se non si fosse capito, sto cercando di iniziare un discorso poetico.»
«Scusami tanto, artista,» disse in Italiano, mentre scartava la tela, «non ti interromperò più, promesso.»
La ragazza prese un bel respiro.
«Ritraendoti, mi sono accorta che è impossibile disegnarti con esattezza, Jace. Sei tante di quelle cose insieme e il tuo essere è troppo straordinario per chiunque. In un certo senso sei troppo grande per venire ridotto ad un ritratto comune. Non c'è minuziosità dei particolari che regga, con te.»
Jace non disse niente. Rimase a guardare il dipinto in silenzio, gli occhi che si fissavano su tutto e niente allo stesso tempo. Clary non riusciva a capire se ciò che vedeva gli piacesse o se lo avesse profondamente deluso. Di una cosa era certa: esisteva qualcosa capace di zittire Jace Lightwood.
Si sforzò di schiudere le labbra secche per rompere quel silenzio assordante, del tutto innaturale in compagnia del suo ragazzo.
«Quando non c'eri, Jace.. Ti sembrerà stupido, lo so, ma quando non c'eri mi sembrava che non ci fosse mai la luce adatta per disegnare. I colori erano sempre troppo scuri e le ombre troppo pronunciate. Il giorno dopo il nostro incontro, quando mi hai portato a Venezia, sono riuscita a dipingere la città con esattezza, o almeno secondo la mia esattezza. L'ho rappresentata per come io la vedevo.»
Lo sguardo di Jace era ancora fisso sul suo regalo.
«Così ti ho ritratto per quello che sei nella mia vita. Non c'è alcuna precisione in quello che vedi, perché l'esattezza non è la stessa per tutti. Ma se potessi vederti con i miei occhi, Jace, se potessi.. sentire con il mio cuore, ti saresti dipinto esattamente in quel modo.»
Jace poggiò la tela sul letto, in modo che i raggi del lampadario di stregaluce la colpissero direttamente. Tutta la superficie del dipinto era ricoperta di vernice dorata, fino all'ultimo angolo. La luce la faceva brillare quasi fosse un Sole, e Clary ebbe finalmente la certezza che non avrebbe potuto rappresentare Jace in altro modo, se non attraverso lo splendore prezioso dell'oro.
«Di' qualcosa.»
Gli occhi del ragazzo erano lucidi e luminosi come il dipinto stesso.
«Due cose riescono a farmi impazzire, Clarissa Fray. Tu sei la prima. E per te, ti giuro, sposerei la follia.»
«E la seconda?»
Clary si sedette al suo fianco, desiderando solo di baciarlo.
«Le anatre. Quelle mi fanno impazzire di paura.»
***

Quando i fratelli Silenti accorsero nell'Infermeria dell'Istituto, temendo il peggio, ritrovarono Jace Herondale con il corpo incastrato in una tela dipinta d'oro. Qualcuno doveva avergliela spaccata in testa.
«Che cosa è successo, con esattezza
Il ragazzo rideva e gemeva di dolore allo stesso tempo.
«Volevo dire qualcosa di romantico alla mia ragazza, ma devo aver interrotto l'idillio con una battuta sulle anatre. Lei lo sa, fratello, non è vero? Mai fidarsi di un'anatra.»
Fratello Zaccaria ringraziò di avere la bocca cucita, perché altrimenti non era sicuro che sarebbe riuscito a trattenere le risate.
Maledetti Herondale, si disse. Non cambieranno mai.




Note da leggere, grazie: sì, l'esattezza è relativa. Ciò che per altri è giusto, alcuni lo ritengono sbagliato, e per fortuna il mondo è bello perché è vario. Ogni scrittore, dunque, ha uno stile diverso. Io, per scelta, ne rifiuto uno essenziale nelle mie storie. Non mi piace il registro linguistico del parlato o quello che tradisce una semplicità esasperata, e al contrario ne amo uno ricercato. E' stato definito (in una recensione scritta con sincerità e che per questo apprezzo), esagerato. Per me non è esagerato, perché è il mio stile. Critiche ad un uso scorretto della lingua o al IC dei personaggi sono ben accette, ma mi sono sentita in dovere di spiegare perché al contrario gradisco un po' di meno quelle che riguardano il modo di scrivere di una persona. Un altra cosa, ringrazio chi sta leggendo queste note. Gli autori di efp, se le scrivono e ci perdono tempo, è perché vogliono chiarire qualcosa di importante. Se le ignorate e poi commentate negativamente una cosa che non avete capito, non è colpa nostra!
Detto questo, i commenti e i pareri, se coscienziosi, ripagano gli sforzi di noi giovani scriba marmotte e ci fanno tanto piacere <3

Grazie a Viò che legge i capitoli di questa storia in anticipo, grazie al gruppo di supporto, alla parabatai e a tutte le tezore che leggono le mie storie in generale. Inoltre benvenuta Ania nel gruppo su fb dedicato ai libri della Clare! Vi auguro di trovare un Jace tutto per voi (dai, la mia cara Tess forse lo ha trovato!). Bacioni!


   
 
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