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Autore: Giallo4ver    10/06/2013    1 recensioni
"Caro lettore, ricordi la storia della fondazione di Roma?
Il pastore Faustolo, la lupa, i gemelli…ebbene, ovviamente le antiche leggende prendono sempre le mosse da qualcosa di reale, ed il nome del pastore, Faustolo, non è affatto casuale.
Ma basta con le introduzioni, torniamo indietro di qualche era, a quello che noi abbiamo indicato come l’anno 573 a.C."
Genere: Comico, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Antica Roma, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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d Erano passate tre olimpiadi* (per dirla alla greca) dalla comparsa dei due piccoli gemelli.
I piccini erano cresciuti velocemente, ed ora sembravano avere sei anni a testa.
I sette colli si compiacevano dei loro due piccoli nuovi fratelli.
Tiberio era molto agile e la sua pigrizia gli aguzzava l’ingegno, lui svolgeva poche mansioni, ma le svolgeva sempre in modo veloce ed efficace, questa sua caratteristica non stupiva i suoi fratelli maggiori, infatti l’inerzia e l’arguzia erano un comun denominatore che li identificava come parte di un’unica grande famiglia.
Clelia, invece, destava qualche preoccupazione: era silenziosissima, ma i suoi rari commenti, lapidari e velenosi, erano letali, era capace di metterli tutti in riga con un semplice sguardo, i suoi occhi da aquila non lasciavano scampo.
La bambina si comportava da adulta, o meglio, da adulto.
I suoi atteggiamenti, i suoi interessi, il suo modo di pensare…erano quasi più mascolini di quelli di Tiberio.
La personalità di Clelia era forte, sembrava fatta di quei metalli infrangibili lavorati dagli Etruschi, Romana era decisa e precisa, colpiva sempre nel segno e guai se s’impuntava su qualcosa, doveva ottenerla assolutamente, o non si dava pace, per lei era una questione di orgoglio, un orgoglio più di stampo maschile, che femminile.

Un giorno Palatino, allarmato per i comportamenti tirannici e dispotici della sua unica sorellina, che da quando aveva preso a dettar legge, aveva trasformato quella casa in un accampamento militare, cercò di parlarle per capire cosa la spingesse a comportarsi in quel modo.
Dopo un accorato discorso sui compiti dell’uomo e della donna, si sentì rispondere dalla bambina che, essendo il villaggio una famiglia, ed essendo dovere della donna curarsi della famiglia, lei aveva, in quanto "donna", il compito di sbrigare le questioni del villaggio, che era poi la sua famiglia, ed aveva tutto il diritto di legiferare tanto quanto un uomo, perché l’uomo senza una donna ed una famiglia su cui dettar legge avrebbe governato sul perfetto nulla, in sintesi, la piccola fece intendere al fratello che l’uomo era inutile senza una moglie e tutto quello che conseguiva dall’avere una consorte.
Palatino si rese conto in quel momento
, come se fosse stato fulminato da quel pensiero, che nel suo villaggio, così come in quelli dei suoi fratelli, le donne scarseggiavano e che le uniche cose che facevano gli uomini erano lavorare i campi ed azzuffarsi tra loro per la bella signora di turno.
Solo Quirinale aveva qualche donna in più, che ovviamente non si degnava di condividere con gli altri fratelli, orgoglioso com’era della sua alleanza con Sabino, che sul Quirinale c’haveva fondato persino un villaggio, e lo proteggeva a gladio sguainato.

- Signori miei, la situazione è tragica, e me ne sono reso conto solo ora.- aveva esordito Faustolo a cena, qualche giorno dopo la conversazione con Clelia.
- Punto primo, ma di che parli? Punto secondo, manca Quirinale, se è importante, deve esserci anche lui…- era intervenuto Equilino, in tono annoiato.
- Esquilino, fratello mio, tu sai che Quirinale fa il doppiogiochista, una volta aiuta noi, un’altra volta aiuta i Sabini…oggi, per esempio, è a cena da Sabino, ed è il momento giusto per parlarvi del nostro inaspettato ed assurdo problema.- aveva risposto il maggiore dei colli, sorridendo maligno.
- Va bene, parla allora, ti ascoltiamo.- fece Campidoglio, secondo fratello in linea di successione.  
- Bene, esattamente, quante donne ci sono nei vostri villaggi?- continuò Faustolo, intrecciando le dita lunghe ed affusolate delle mani e poggiandoci sopra il mento.
- Poche…- risposero all’unisono i cinque, scoccandosi occhiate interrogative.
- Bene, ed esattamente…cosa credete che succederà ai vostri villaggi una volta che i vostri uomini moriranno senza erede?- Palatino sorseggiò un po’ di vino, fissando con occhi assenti il contenuto del bicchiere.
- Per Giove…sarebbe terribile! Morirei!- sussultò Viminale, portandosi una mano davanti alla bocca e sgranando gli occhi, irrigidendosi.
- Questa sì che è una secchiata d’acqua ghiacciata…- mormorò Celio, mordicchiandosi le labbra screpolate dall’afa e dal sole.
- E tu che proponi, onde evitare l’estinzione?-  chiese allarmato Aventino.
- Qualche giorno fa sono andato da Sabino e dai suoi 'amichetti'* per chiedere loro di allearsi con noi, per suggellare l’alleanza, avevo proposto di far sposare le loro donne con i nostri uomini…- raccontò l’uomo, in tono calmo.
- E loro?- volle sapere Campidoglio, che immaginava già la risposta della rappresentanza dei Sabini e dei suoi alleati.
- Hanno detto di no.- finì la storiella l’altro, candidamente, fissando negli occhi Campidoglio e sorridendo.
- E lo dici così?!- sbottò Celio quasi isterico, battendo un pugno sul tavolo e facendo rovesciare due o tre bicchieri.
- Facciamo loro guerra e prendiamo con la forza le loro dannate donne, poi vediamo se hanno ancora il coraggio di rifiutare un’alleanza con noi.- tuonò Viminale, riprendendosi dallo shock.
- No, no, calmi tutti quanti, non vi agitate.- Faustolo si alzò in piedi.- Ho un piano. Facciamo finta di non esserci risentiti per il loro rifiuto, organizziamo una festa, li invitiamo tutti e mentre sono distratti ci prendiamo le donne, possibilmente non sposate, si capisce.-
- Geniale.- approvò Campidoglio.- Ma poi Quirinale non si arrabbierà?-
- Quirinale? Oh, sarà lui a determinare la riuscita del piano…- sghignazzò il maggiore.- …mentre chiedevo a Sabino l’alleanza, Quirinale non ha fatto niente per aiutarmi, è ora che impari qual è il suo posto in famiglia. È abituato ad usare gli altri a suo piacimento, adesso gli darò un assaggio della sua stessa medicina. Gli dirò che non intendiamo più fare patti con i Sabini ed i loro alleati, ma che in segno di pace organizziamo questa festa a cui sono tutti invitati, farò fare l’invito a Quirinale stesso, Sabino si fida di lui, così sicuramente accetterà e non sospetterà niente. Quirinale potrà arrabbiarsi quanto vuole, ma a fatto compiuto perderà tutta la credibilità che aveva presso i sabini e sarà costretto a tornare da noi.- Palatino si guardò intorno.- Dove sono i bambini e Larenzia?- domandò, accorgendosi della loro assenza.
- Ah, lo sai, durante la bella stagione quei tre dormono sotto le stelle, non ho la più pallida idea di dove siano andati stasera.- disse Celio, invidiando la loro vita spensierata.
- A Clelia serve assolutamente una madre, intendo, una madre vera. Larenzia è un buon tutore, ma di certo non può insegnarle qual è il posto di una donna in società…- ponderò Faustolo, sospirando.
- Già, ti rendi conto? Spadroneggia in casa manco fosse un pater familias…e mi rinfaccia sempre che se non fosse per lei il mio misero traffico commerciale non esisterebbe. - si lamentò  Aventino. - Non fa altro che assillarmi, dice che mi sveglio sempre per ultimo e che sono, di conseguenza, l’ultimo ad andare a lavoro, ma alla fine che differenza fa, ci vado lo stesso a zappare, no?- aggiunse Campidoglio, sbuffando.
- Invece a me dice che sono sempre troppo burbero e facilmente irritabile, e che devo migliorare il carattere se voglio trovarmi bene in società.- raccontò Viminale.  
- Continua a ripetere che non sembrerò mai davvero un uomo fino a quando terrò lunghi i miei capelli ricci…sostiene  che siano troppo femminili…- biascicò Celio, fissando il tavolo.
Palatino li guardò in silenzio.- Veramente…Clelia ha ragione su tutta la linea…Aventino, è ovvio e lampante che le devi molto, quindi davvero non devi lamentarti quando ti chiede qualcosa; Campidoglio, risulterebbe banale e ripetitivo dirti che prima inizi a lavorare e prima finisci, sei l’ultimo anche ad arrivare a pranzo e a cena, noi dobbiamo sempre aspettarti, ed è davvero sgradevole; Viminale, se evitassi di irritarti per qualunque cosa non scoppierebbe una rissa al giorno; Celio…se ti tagliassi i capelli, magari i tuoi stessi compaesani eviterebbero di scambiarti per una bella ragazza quando sei girato di spalle.-
- E di te lei cosa critica?- assottigliò lo sguardo Viminale, indispettito.
- Ah, a me? Dice che sono troppo permissivo nei vostri confronti.- l’uomo si stiracchiò.- Andiamo a dormire adesso, i prossimi giorni saranno ricchi di eventi.- ghignò ferino.- Ed acqua in bocca con Quirinale.- intimò, poi precedette gli altri nella spaziosa camera da letto in comune.  


Angolo autrice:
*Tra un'olimpiade e l'altra intercorrevano più o meno quattro anni.
*Ceninensi, Antemnati e Crustumini, di probabile origine sabina, si racconta che dopo il ratto dichiararono guerra a Roma, ma vennero sopraffatti velocemente da Romolo e dai suoi uomini, più difficile fu la resa dei conti coi Sabini.

Bene, ecco il nuovo "capitolo",  o meglio, la prima parte del nuovo "capitolo".
Conto di dividere l'episodio del Ratto delle sabine in tre, massimo quattro, episodi.
I protagonisti di questa "sessione" saranno ovviamente i sette fratelli di Clelia e Tiberio, che compariranno sì, ma come co-protagonisti, non come soggetti principali.
Ringrazio i recensori ed i lettori, spero che continuerete a seguirmi.
A presto (spero),
Giallo4ver.
  
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