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Autore: _Haily_    11/06/2013    1 recensioni
Gervhart, un uomo che costretto dalla guerra, abbandonò la sua terra, Edras, quando era ancora un bambino.
Cresciuto, vuole far ritorno alle sue origini, per trovare la vendetta che cerca da anni. Aiutato da Raki, sua amica d'infanzia, che nasconde uno straordinario segreto, il vecchio Rhoderich e la sensuale Asha, 'arma' di Gervhart, faranno ritorno a Edras, riscoprendo in esso, tutte le verità che si celano dietro al Re Nero.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Premessa: Scusate il tremendo ritardo >A< chiedo venia, ma tra una cosa e l'altra ho faticato parecchio per questo capitolo, devo sempre avere la spinta di qualcuno ;A; Chiedo perdono!
Ma almeno sono tornata con un capitolo che a mio parere è bellissimo, perchè? perchè è incentrato su Gervhart e Asha e io LI AMO! <3
Ricapitoliamo un attimo la situazione: i quattro sono sbarcati a Edras, abbiamo scoperto che Raki in realtà è un drago, ma bisogna ancora scoprire bene le sue origini *W* poi c'è qualcosa che Rhoderich ci nasconde, biricchino! Nel capitolo precedente sono arrivati alla Cittadina e abbiamo visto come è cambiato all'arrivo delle armate nere, anche di loro non si sa ancora niente. E qui abbiamo visto una Asha davvero sadica *V*
Quindi arriviamo in questo capitolo, che rivela un pò il passato di Asha e....una nuova cosina interessante <3
Non svenite per la troppa GerAsha di questo cap >W<
Spero di risucire a scrivere i capitoli con più velocità ;W;
Grazie mille a chi segue questa storia e a chi lascia sempre un commento <3

Vi lascio anche un piccolo disegno sui nostri quattro adorati protagonisti: 1





Capitolo 16

Freddezza.Strega.Potere di legame







'E quando gli errori della vita

si parano davanti ancora una volta,

ti rendi conto che parlarne con qualcuno

ti libera il cuore…

che io, non pensavo nemmeno più di avere.'






Il sole tiepido di quella nuova alba portava a creare un gioco di ombre e luci per le vie intrecciate della cittadina. Le abitazioni più alte facevano ombra alle casette più basse, le rampe di scalini che a volte sbucavano da un angolo stretto di una via, lasciavano passare flebili raggi di luce illuminando anche le vie più buie, che poche ore prima erano invase da persone, grida, canti, balli e sfavillanti colori, ma alle prime luci dell'alba, si erano pian piano fatte taciturne, tranquille.
I soldati ormai ubriachi e i gomiti stanchi per aver alzato troppe volte un boccale di birra, si erano lasciati la serata alle spalle dormendo dove più gli aggradava, in un letto di qualche ostello o bordello, in compagnia magari di qualche povera ragazza di Edras per racimolare qualche soldo, oppure chi non era riuscito nemmeno ad arrivare al letto, rimaneva per le strade stravaccato su qualche bancone, o sui gradini o i muretti della città, grugnendo nel sonno qualche volta.
Il vecchio della locanda, coi suoi piccoli occhi socchiusi, in cui la luce della speranza per un ritorno alla normalità della sua terra si era ormai affievolita, guardava dalla piccola finestra un altro sole che stava sorgendo ancora una volta. Un altro sguardo rivolto allo stesso sole, ma più impavido e ricolmo di speranza invece, lo volgeva Gervhart dalla stanza più in alto, dove avevano potuto alloggiare per quella notte in via del tutto eccezionale, quell'uomo forse era riuscito a vedere in lui un barlume di speranza.
Proprio come gli aveva detto, alle prime luci dell'alba avrebbero dovuto andarsene, perché i soldati avrebbero cominciato a ridestarsi dal sonno e dalla sbornia per riprendere i loro doveri e durante il giorno l'armata nera non si faceva sfuggire il proprio lavoro.
Prima di ritirarsi nella camera la sera prima, il vecchio gli aveva anche detto che proseguendo verso nord, per la fitta boscaglia, avrebbero trovato un piccolo villaggio che forse avrebbe potuto dargli ristoro per una notte.
Avevano raccolto le proprie cose, nascosto ancora una volta le armi sotto il lungo mantello. Scesero le scale senza far rumore, trovarono il signore della locanda che senza parlare gli fece cenno di seguirli. Li portò nel retro, aprendo una piccola porta che dava sull'esterno della cittadella, direttamente sotto gli alti pini marittimi che oscuravano ancora bene quella zona dai raggi del sole.
Gervhart si rivolse al signore.
-Grazie mille per tutto.-
Chinò la testa in segno di ringraziamento, lo stesso fecero anche Raki e Rhoderich.
-Se si può, cerchiamo sempre di aiutarci a vicenda, noi di Edras.- Sorrise dolcemente. -Proseguite dritto per la boscaglia e troverete il villaggio. Andate adesso, prima che qualcuno si svegli. E che Dio vi benedica.-
A queste parole rientrò in casa richiudendosi la porta alle spalle con un po' di apprensione verso quei quattro ragazzi.

Gli uccellini cinguettavano svolazzando da una parte all'altra dei rami rigogliosi di foglie verdi, bagnate dalle gocce di rugiada che brillavano come piccoli diamanti.
Un passerotto che saltellò su un ramo, fece cadere alcune gocce, che finirono sul naso di Raki.
Mentre si ripuliva con il dorso della mano, le passò davanti Rhoderich contemplando i suoi pensieri a voce alta, come solito.
-Ah già mi manca quella città. L'odore della morbida carne di quelle fanciulle, graziose e così gentili. La loro candida pelle così perfetta, quelle abbondanti curve che aspettano solo di essere ghermite dalle mie mani. Le labbra così carnose e vogliose pronte a chissà quale meraviglia. E i loro fondoschiena, il paradiso di ogni uomo che non aspetta altro di fott--
Il pezzo di ramo che Raki gli tirò con tutta forza per poco non gli fracassò la testa.
-Rhoderich sei un porco!-
Raki a pugni serrati lo raggiunse sbattendo i piedi arrabbiata, mentre Rho si massaggiava la testa dolorante.
-Ma stavo scherzando….o forse no.-
Raki riprese in mano il bastone cercando di colpirlo più volte. Mentre loro due litigavano, Gervhart si fermò a guardare Asha, che era rimasta più indietro, con lo sguardo perso nel vuoto ad osservare un punto imprecisato degli frasche degli alberi. La brezza che ne muoveva sinuosamente i capelli dorati, la pelle chiara e gli occhi spenti privi di qualsiasi emozione, nel contesto di quel paesaggio era meravigliosa, eppure anche così spaventosa.
-Asha?!-
Gervhart richiamò la sua attenzione. Lei volse lo sguardo su di lui, in tutta la sua pacatezza.
-C'è qualcosa che non va?-
Ci volle un po' prima che la Necromorpher rispose.
-No padrone, nessun problema.-
Riprese il passo, passandogli accanto, il ragazzo ebbe come la sensazione che qualcosa di gelido gli fosse passato accanto.


Raki addentò una mela dalla buccia verde smeraldo.
-Mh! Dovremmo esserci ormai!-
Bofonchiò con la bocca piena, e difatti cominciò a sentire con il suo sviluppato udito e il suo olfatto sopraffino, quei rumori di sottofondo e gli odori che descrivevano un villaggio.
La ragazza sorrise, contenta nel scoprire sempre le cose prima degli altri, questo gli dava più fiducia in quello che era.
Appena girarono l'angolo, ecco che si presentò ai loro occhi un piccolo villaggio a cielo aperto, gli alberi ne circondavano solo il perimetro, mentre la perfetta terra pianeggiante offriva un ottimo spazio per le abitazioni, semplici case in legno dal tetto in paglia. Le case costeggiavano la strada principale, mentre più avanti si apriva una piccola piazza rotonda,  pavimentata con cocci di sfumature marroni, con al centro un piccolo albero che faceva ombra ad un pozzo.
I quattro camminarono circospetti per quell'unica strada, incontrando alcune persone, la più vicina a loro, una donna sulla sessantina d'anni, con un telo sopra la testa che le contornava il viso, portava con sé un cestino di insalata appena colta, si fermò davanti a loro, stupita e molto cauta.
-Siete forestieri?-
Altra gente si era fermata ed avvicinata.
-Ci è stato detto che qui avremmo potuto trovare ristoro per una notte.-
Rhoderich si era fatto avanti, sempre con il suo sex appeal che non mancava mai.
-Non abbiamo cattive intenzioni, signorina.-
La donna arrossì appena sentendosi chiamare signorina nonostante l'età, ma qualcosa, anzi, qualcuno attirò la sua attenzione e da lì in suo sguardo si tramutò in paura.
-Lei….lei….-
Puntò il dito su Asha, fissandola da capo a piedi, mentre la Necromorpher rimaneva impassibile. Gervhart come anche gli altri due si girarono straniti.
-E' lei, quella strega!-
La donna aveva cominciato ad alzare la voce, più arrabbiata di prima, anche le altre persone cominciarono a bisbigliare tra di loro, alcuni chiusero perfino gli scuri delle case, chi abbandonò quello che stava facendo per avvicinarsi e accerchiare il gruppo.
-Che diamine stà succedendo?-
Gervhart si preoccupò.
Il grido straziante e adirato di una donna lacerò il brusio di voci.
-Tu strega! Hai ucciso mio figlio!-
La donna dai capelli spumosi ramati e gli occhi roventi di rabbia contornati da rughe sottili e occhiaie causate da notti insonni, inveiva puntandole il dito contro avvicinandosi a lei, se non fosse stato per due ragazzi che la trattenevano.
-Mi ricordo di te, maledetta!-
Mentre gli altri non capivano cosa stava succedendo, qualcosa di piccolo ma tagliente colpì la guancia di Asha, facendola sanguinare.
Rotolò a terra un piccolo sasso smussato.
Cominciarono a levarsi delle grida di disprezzo: 'Andatevene!' 'Strega!' 'Sei maledetta!'
Ma soprattutto cominciarono a lanciare sassi contro Asha, mentre cercava di coprisi almeno il viso e la cosa stava davvero diventando insostenibile. Prima ancora che un altro di quei sassi colpisse Asha, Gervhart si mise davanti a lei facendole scudo con il proprio corpo, Rhoderich e Raki erano già pronti a sguainare le proprie armi.
Gervhart pareva parecchio adirato.
-Se avete intenzione di farle del male dovrete vedervela con me. Non ve la lascerò toccare nemmeno con un dito.-
Vedendosi davanti un uomo delle sua stazza, accigliato e arrabbiato come lui, la gente cominciò ad indietreggiare.
Poi un bisbiglio da dietro la folla che cominciò a diradarsi facendo spazio ad un vecchio signore, ingobbito e dalla lunga barba incolta, coperto da una lunga tunica che gli copriva i piedi legata in vita con una corda. Ma nonostante la sua età parve parecchio in gamba e autoritario.
-Cosa stà succedendo qui?-
-E' la strega, la strega che uccise mio figlio!-
Il vecchio guardò la Necromorpher che faceva capolino da dietro le braccia muscolose di Gervhart.
Il capo villaggio sospirò avvicinandosi al gruppo.
-Mi dispiace per il cattivo benvenuto, mi scuso a nome della mia gente.- Chinò la testa affaticandosi. - Forse ancora non hanno ben capito che le persone da prendere a sassate sono altre.-
Sviò lo sguardo sulla gente che si sentì in torto, rabbuiandosi.
-Ma capo villaggio lei è-
La donna non fece in tempo a finire la frase che il vecchio la fermò.
-Infierire sulla gente in questo modo non ci farà andare da nessuna parte! Senza nemmeno ascoltare quello che hanno da dire. Saranno nostri ospiti almeno per questa notte. Me ne prendo la responsabilità.-
Fece per andarsene.
-Avremo comunque molto da parlare noi… soprattutto su quella ragazza.-
Il vecchio diede un'ultima occhiata ai tre, ma in particolare a quella ragazza dagli occhi di ghiaccio che passò un dito sulla piccola ferita, per poi leccarsi via quella goccia rossa scarlatta.

Avevano seguito il capo villaggio, sotto gli occhi accusatori dei cittadini nonostante le parole rincuoranti del vecchio, fino ad arrivare alla sua dimora, molto scialba, diversa dalle ville importanti di Calvadian.
Ma non avevano lasciato entrare Asha, avrebbe voluto parlare solo con loro tre e gli abitanti avrebbero visto in malo modo il far entrare quella che per loro, per un qualche motivo, chiamavano strega in un posto così importante.
Gervhart aveva cominciato a prendere le sue difese, ma Asha lo tranquillizzò dicendo che sarebbe uscita dal villaggio fino a che non avessero finito. Lui era quello più preoccupato, soprattutto per il fatto che Asha sembrasse così tranquilla di tutto quel trambusto che si era creato. Voleva al più presto delle risposte.
L'interno della casa era molto spazioso, al centro della stanza sul soffitto c'era un apertura che donava luce all'ambiente, li avevano fatti accomodare per terra vicino a cuscini ricamati, mentre il vecchio davanti a loro su una sedia in legno.
Gli venne porsa una ciotola di zuppa calda da alcune ragazze.
-Scusate, non mi sono ancora presentato, il mio nome è Gramon, sono il capo villaggio.-
-Io sono Gervhart, lui è Rhoderich e lei Raki…l'altra ragazza è Asha.-
Gramon non disse nulla, si limitò a guardare gli occhi seri del ragazzo.
-Lo so bene, il nome di quella ragazza.-
Raki smise di mangiare sorpresa. Gervhart poggiò la ciotola per terra di fianco a lui.
-Solitamente non sono uno che si immischia negli affari degli altri…ma se si alzano le mani su un mio compagno divento parecchio ficcanaso.-
Rhoderich fissò il ragazzo, sapeva che era uno tranquillo, ma quando cominciava a parlare in quel modo serio gli faceva quasi paura.
Il capo villaggio si schiarì la voce prima di parlare.
-La cosa successe circa vent'anni fa, quando quella ragazza apparve qui con il figlio di quella donna.-
-Qui a Edras? Io la incontrai a Calvadian.-
Il vecchio inarcò il sopracciglio bianco a quelle parole.
-Calvadian? Mi pareva che la cosa puzzasse. E' strano vedere gente come voi in giro di questi tempi.-
-Se mi è concesso, non sono venuto qui per parlare di noi, mi sembra.-
Raki e Rhoderich si stupirono del tono che Gervhart stava prendendo e tutto perché c'era Asha di mezzo.
Gramon sorrise quasi divertito.
-Comunque sia, quella ragazza vent'anni fa arrivò qui. Il ragazzo non disse mai come l'avesse incontrata, nemmeno a sua madre, ma divennero una cosa sola, lei sembrava prendere alla lettera tutto quello che lui le diceva.-
Per Gervhart non era poi una grande novità. Sapeva che il ruolo della Necromorpher era quello di cercare padroni e servirli, lo faceva anche a lui.
-Questo subito ci parve strano, come strana era quella ragazza.-
-Solo per il fatto che lei pendeva dalle sue labbra?-
-Niha, il ragazzo era sempre stato diligente, lavorava, aiutava sempre gli altri, eppure con l'arrivo di Asha cominciò a passare il tempo da solo con lei, guai se qualcuno si avvicinava.-
In fondo era così anche per lui. Quando si parlava di Asha diventava estremamente protettivo, il perché non lo aveva mai capito.
-Tutta via, una notte successe il fatto: durante un'incendio al villaggio trovammo il corpo di Niha privo di vita, senza nemmeno un graffio, accanto a lei, sporca di sangue. Tutto quello ci parve troppo strano. Lei non pareva nemmeno triste, preoccupata, nulla. Nessun tipo di sentimento. Come aveva potuto Niha morire senza nemmeno aver versato una goccia di sangue! Quella donna gli aveva rubato la vita, per salvarsi. Solo una strega avrebbe potuto!-
-Ma non avete chiesto a lei?-
Si intromise Rhoderich.
-A lei? A quel demonio che pareva avere il ghiaccio al posto del cuore? Noi non sapevamo nulla di lei, se non che aveva cambiato quel bravo ragazzo!-
Gervhart tirò un pugno sul pavimento, richiamando l'attenzione su di lui.
Si alzò in piedi.
-Erigere subito un muro davanti ad una persona solo perché 'diversa' è simbolo di codardia. Non sarò sicuro di questa cosa fino a quando non avrò sentito anche la sua versione.-
Stava per andarsene, ma venne fermato per il braccio dalla mano esile di Gramon.
-Credimi, stò solo cercando di proteggere il mio villaggio, di questi tempi fidarsi delle persone può causare la morte.-
Gervhart un po' lo capì.
-E tu che cosa sai di quella ragazza?-
Quella domando lo spiazzò. Era vero, cosa sapeva di Asha? La sua forte fiducia nei confronti della ragazza non lo aveva mai portato a chiedergli chi era veramente, cosa aveva fatto prima di lui, da dove veniva. Aveva lasciato sempre tutto al caso. Eppure Asha era diventata una parte di lui troppo importante. Allora lui si chiese se Asha si sentisse lasciata indietro, se quella sua mancanza d'affetto era perché a nessuno importava della sua vita, come persona.
Non diede nessuna risposta all'anziano, perché non ne aveva, ma questa volta avrebbe voluto sapere.

Asha non si era allontanata tanto, così che Gervhart potesse sentirne la presenza. Quel loro stesso legame li avvicinava di più, forse era per questo che la sentiva parte di lui, tanto da fidarsi di lei, senza nemmeno conoscerla a fondo.
Si fermò poco prima della fonte d'acqua, da cui sgorgava una piccola cascatella scendendo lungo i sassi levigati dalla corrente, mentre alcune raganelle saltavano da una ninfea all'altra. Ma la cosa che attirò più la sua attenzione, fu il corpo candido di quella ragazza, sulla riva, con i piedi nel laghetto fino al ginocchio, chinata a raccogliere tra le mani un po' d'acqua cristallina e bagnarsi il viso. Si levò su con una tale grazia, le gocce gli cadevano sulle labbra rosee fin giù per il collo e insinuarsi tra i seni. Si passò le dita umide ed esili tra i capelli tirati da una parte, bagnandoli appena.
Gervhart rimaneva ogni volta abbagliato da quel suo modo di fare e non poteva immaginare che una ragazza del genere avesse potuto sporcarsi di un tale crimine.
-Hai intenzione di stare ancora a guardare, mio padrone.-
Asha fissò coi suoi languidi occhi Gervhart, che si avvicinò a lei.
Si annusò dolcemente una ciocca i capelli.
-Sei diventato un pervertito? Avevi intenzione di guardarmi anche quando mi fossi spogliata?-
-Asha…-
La rimproverò.
Uscì dall'acqua a piedi scalzi, si avvicinava a lui muovendo il suo fondoschiena in modo sensuale, si fermò soltanto quando fu davanti a lui.
-Non c'è bisogno che tu ti nasconda…-
Gli passò le dita sul mento accarezzandogli il pizzetto che si era fatto più folto in quei giorni.
-Puoi ordinarmelo e io lo farò.-
Gervhart sospirò distogliendo lo sguardo da lei e con delicatezza le prese la mano, che era fresca ancora inumidita.
Asha capì del perché fosse venuto, era una donna astuta.
-Lo vuoi sapere da me vero?-
Il ragazzo la guardò serio, senza lasciarle andare la mano che nella sua si stava scaldando.
-Perchè? Crederesti alle parole di una Necromorpher?-
-Io crederei alle tue di parole!-
Asha si irrigidì a quella risposta, forse non se l'aspettava. Lasciò scivolare la sua mano da quella di Gervhart, posandole poi entrambe sul suo petto, mentre il suo sguardo di ghiaccio si fece più triste.
-Io sono nata qui, a Edras, da quel che riesco a ricordare. Per cui è normale che queste persone mi conoscano, ma soprattutto per il fatto che vent'anni fa, prima che io venissi a Calvadian e prima che conoscessi te, ho avuto un padrone. Un ragazzo che abitava in questo villaggio, il suo nome era Niha.-
Gervhart sobbalzò. Fino a lì era come aveva detto il vecchio.
-Mi trovò qui, proprio come noi adesso. Era un ragazzo davvero intelligente, mi piacque per quello. Passò un'anno dal nostro patto, era palese quanto lui fosse attratto da me, la sua ossessione divenne quasi soffocante. Ma io per lui non provavo niente, ma ero affascinata da quello che lui chiamava 'amore' e l'aiuto verso gli altri. E poi era gentile, non abusava del mio corpo, lui voleva solo sentirmi vicino e io finii per parlargli di tutto.-
Asha lasciò le braccia lungo i fianchi e guardò gli occhi verdi di Gervhart.
-Se io te ne parlo, promettimi che non farai mai il suo stesso errore.-
Harty ci pensò. Se quella 'cosa' aveva portato alla morte di Niha ed Asha ne era così intimorita significava che la sua decisine forse ne avrebbe cambiato l'esistenza.
-Va bene.-
Asha si girò dandogli le spalle.
-Una sera ci fu un incendio al villaggio. Mi ero separata da lui solo un momento, quando sentii provenire da una casa in fiamme le urla di un neonato. Fossi stata quella di un anno fa non mi sarebbe mai passato per la testa di salvarla. Sarà stato il legame che avevo con Niha a portarmi a  fare un gesto tanto estremo. In fondo, noi Necromorpher non siamo immortali, anche noi abbiamo paura della morte, e quella fu la notte della mia.-
Gervhart strabuzzò gli occhi, non capiva più le parole di Asha.
Sghignazzò.
-Riuscì a recuperare la piccola, ma una trave mi finì dritta sopra la testa. Ricordai solo che strinsi forte quella neonata a me per proteggerla.-
-Ma allora…cosa significa?-
Lei si voltò, seria in volto.
-Sono viva grazie a Niha e al potere di legame.-
Ci fù un momento di silenzio, solo il gracchiare delle raganelle e lo scroscio d'acqua facevano da sottofondo.
-Potere di legame?-
-Quando il patto viene eseguito correttamente, il potere di legame viene attivato. Ma è una cosa che solitamente non rivelo, soprattutto se il padrone in questione è più importante della mia stessa vita.-
Quelle parole fecero capire a Gervhart perché Asha era così guardinga nel raccontargli quelle cose. Per lei era difficile perché Gervhart era così importante.
-Il potere di legame è effettuato solo dal padrone, solo lui può decidere di dare metà della sua vita rimasta per salvare la vita alla propria Necromorpher.-
Il ragazzo non poté credere alle sue parole. Poteva esistere un tale potere in grado di riportar in vita una persona?
-Niha probabilmente mi tirò fuori da lì e decise di utilizzarlo.-
-Ma però, Niha era giovane, metà della vita significava che sarebbe potuto almeno vivere altri anni.-
-Era malato. Sai cosa mi disse il giorno prima? Che non aveva molto da vivere, il male che lo affliggeva gli stava devastando i polmoni, sputava sangue ogni qualvolta tossiva. Quando mi risvegliai mi trovai di fianco a lui.-
Si guardò le mani, ricordando quei momenti.
-Tra le mani avevo ancora quella piccola creatura, sana e salva, mi sentii per la prima volta felice. La ferita alla testa non c'era più, rimaneva solo il sangue che mi colava sui vestiti. Poi guardai lui, disteso come se dormisse, il viso era così rilassato, senza neanche una ferita….allora capii.-
La Necromorpher strinse i pugni, ricordando l'impotenza davanti al corpo esanime di Niha. Non era vero che non gli importava nulla di lui, era rimasta tanto scossa che non riuscì a proferire parola, né a piangere o ridere, quando gli abitanti arrivarono sul posto, lei non riuscì a dire nulla davanti alla madre in lacrime sul corpo del figlio. Quando si sentì respinta, di nuovo si sentì divorare dentro da un senso di solitudine.
-Ti sei sentita in colpa, non è vero?!-
La ragazza si riprese dai ricordi voltandosi verso il suo padrone.
-Io non provavo nulla per lui.-
Lo disse come se cercasse delle risposte, il perché si era sentita così.
-Da allora mi ripromisi di non legarmi in quel modo a nessun altro. Dovevo tornare ad essere la fredda Necromorpher quale ero. Me ne andai da Edras, per ricominciare una nuova vita. Vivere solo per il mio padrone e per nessun altro, nemmeno per me stessa.-
Gervhart non riusciva a distogliere lo sguardo da quel corpo esile, era per quello che il suo sguardo era sempre stato così distaccato, per quello non parlava mai del suo passato, per dimenticare. Ma soprattutto non voleva parlarle del potere di legame, per salvaguardare la sua vita. Asha poteva sembrare una ragazza spietata, eppure aveva a cuore la vita di Gervhart.
-Asha…-
Le accarezzò i capelli d'orati, passando le dita tra di essi.
-Io non lascerò mai che ti accada qualcosa per la quale dovrò ricorrere a tale potere. Per cui puoi stare tranquilla. Se ci sarà qualcosa di cui vorrai parlarmi io sarò qui, ascolterò ogni tua parola. Se avrai bisogno di qualcosa io sarò pronto a cercarla in capo al mondo. Se ci sarà qualcosa che ti farà star male, darò tutto me stesso per distruggerla. Ma soprattutto, non voglio mai più che tra noi ci siano segreti. Voglio sapere tutto di te.-
Le sue parole lasciarono la ragazza incredula. La cosa strana era che il suo cuore sobbalzò e un calore divampò nel suo petto. Per un istante le girò la testa, pareva quasi che questa reazione la spaventasse più di ciò che Gervhart adesso sapeva sul nuovo potere.
  
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