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Autore: Aiacos    11/06/2013    4 recensioni
Noi fan di Ace Attorney siamo abituati a manovrare giovani avvocati alle prime armi e pieni di belle speranze.
Ma se per un attimo provassimo a rovesciare completamente la prospettiva? Se il protagonista per una volta fosse un vecchio procuratore stanco e abbattuto, ormai giunto al capolinea della sua carriera, che affronta con il morale a terra il suo ultimissimo processo?
Fiction di tributo ad un personaggio classico che in fondo in fondo un po' tutti amiamo...
Genere: Avventura, Comico, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Apollo Justice, Klavier Gavin, Nuovo Personaggio, Trucy Wright, Winston Payne
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Quarantacinque anni.

Quante cose si possono fare in quarantacinque anni? Quante possibili biforcazioni diverse si possono prendere nel sentiero tortuoso della vita? Quante volte è possibile fermarsi, fare il punto sulla propria situazione, rendersi conto che qualcosa non va, rimpiangere di non aver seguito un'altra via e aggiustare così la propria rotta? Innumerevoli, ovviamente.

Eppure non l'ho mai fatto. Quarantacinque anni fa sono entrato in procura, ricevendo il distintivo da procuratore distrettuale all'età di vent'anni (all'epoca prodigiosa, prima che fossimo invasi da quest'orda di giovinastri laureatisi ancora lattanti all'estero). La mia carriera sembrava già scritta, una brillante Via Lattea di successi nel bislacco universo della procura.

E all'inizio fu davvero così. Per sette lunghi anni il mio pedigree rimase intatto, illibato, registrando solo vittorie contro avvocati dapprima novizi come me e poi via via sempre più esperti. Il mio cognome divenne sempre più famoso, al punto che il solo sentirlo nominare faceva tremare di paura i novellini come se provassero davvero "dolore" fisico dinnanzi a me. Riuscii addirittura ad aggiudicarmi per cinque anni consecutivi il premio di Procuratore dell'Anno, in un periodo che vedeva la carriera di Manfred von Karma nel pieno del suo fulgore leggendario.

Intendiamoci, non sono mai stato al livello di von Karma e mai lo sarò: i miei sette anni d'imbattibilità sono un'inezia in confronto ai suoi quaranta. Ho vinto quei premi semplicemente perché in procura c'era chi non apprezzava i metodi brutali di von Karma, che francamente nemmeno io ho mai approvato: non ho mai cercato di far condannare nessuno per compiacere il mio ego, semplicemente sono sempre stato convinto che i criminali andassero puniti e che quelli consegnatimi dalla polizia fossero effettivamente tali. Non ho mai provato un sadico piacere nel mandare a morte qualcuno, ma semplicemente la quieta soddisfazione di chi sa di aver fatto il proprio dovere per il bene comune della società. Il lavoro di procuratore a volte è davvero duro, ma qualcuno deve pur farlo: se ogni comunità ha chi si spezza la schiena per spalare lo sterco nelle stalle, ciò significa che è un lavoro necessario.

La mia imbattibilità cadde per mano di Marvin Grossberg, un esperto avvocato con uno studio legale ben avviato. Nulla di strano, non m'illudevo certo di arrivare ai livelli di von Karma, ero consapevole che se avessi continuato a giocare senza barare (mai fatto in vita mia, nemmeno a poker) prima o poi qualcuno mi avrebbe sconfitto. Continuai così imperterrito per la mia strada, confidando nel lavoro della polizia e facendo condannare gli imputati perché effettivamente convinto dal profondo dell'anima che fossero colpevoli. Nei successivi ventidue anni alternai sconfitte e vittorie, quest'ultime soprattutto contro giovani avvocati alle prime armi: fu in questo periodo che, pur perdendo lo status di punta di diamante della procura, mi guadagnai il soprannome di Rookie Killer.

Fu un altro il processo che segnò la svolta della mia carriera. L'imputato era uno studentello qualsiasi (destinato ben presto ad uscire dall'anonimato) di nome Phoenix Wright, la vittima un suo compagno di nome Doug Swallow e al banco della difesa sedeva una giovane ed avvenente Mia Fey, al suo secondo processo. Io ero come mio solito intimamente convinto che la ricostruzione della polizia fosse corretta, che il povero Swallow andasse vendicato mandando a morte Wright...e ovviamente che avrei battuto quella giovane, allieva dello stesso Grossberg che aveva infanto la mia imbattibilità. Ero così sicuro nelle mie convinzioni che mi fidai ciecamente della mia testimone decisiva, quella vipera di Dahlia Hawthorne. Assaggiai il suo veleno, finendo per perdere completamente i capelli ad eccezione di quelli laterali. Ero stato fortunato, avrei potuto rimanerci secco.

I danni peggiori tuttavia non furono quelli fisici: come un novello Sansone assieme ai capelli persi tutta la mia verve come procuratore, le mie convinzioni crollarono lasciando posto ad una vuota distesa desolante come la mia pelata. Davvero era così semplice sbagliare, così facile che le persone indicate colpevoli dalla polizia fossero innocenti? Davvero in qualsiasi momento un veleno fatale poteva esserti porto da chiunque con uno smagliante sorriso? La mia fiducia nel sistema giudiziario crollò a picco, le mie notti vennero tormentate da assillanti domande senza risposta che peggiorarono la mia cronica insonnia di mezz'età e appannarono le mie prestazioni in tribunale. D'altronde come potevo svolgere bene il mio lavoro con il continuo dubbio che potessi mandare a morte un innocente? Forse ero davvero troppo onesto per essere un buon procuratore distrettuale, forse nel mio sentiero della vita era davvero ora di fermarsi e correggere la rotta.

Non lo feci, forse per pigrizia o forse per paura di rimettermi in gioco ormai alla soglia dei cinquant'anni. In tribunale mi comportai quindi in modo sempre più ridicolo, collezionando una serie infinita di patetiche sconfitte anche contro avvocatini principianti senza arte né parte. Nel frattempo aveva esordito una generazione di giovani procuratori rampanti, che avevano conseguito il loro titolo di studio all'estero da giovanissimi (il dubbio è lecito: che siano tutti fenomeni o che sia particolarmente clemente l'esame in Germania?): arroganti, baldanzosi, sprezzanti, sicuri di sé, spesso disposti a tutto pur di vincere, irrispettosi di tutti i veterani ad eccezione della leggenda von Karma.

Lentamente ma inesorabilmente raccolsi una sconfitta dietro l'altra. La mia reputazione all'interno della procura scivolò fino al livello più infimo: fui letteralmente buttato via per far spazio ai nuovi procuratori, proprio come fanno i bambini d'oggi con le care vecchie bamboline e macchinine in favore di sbalorditivi videogames in costosissime console. Dopo la mia sconfitta contro l'esordiente Phoenix Wright fui definitivamente relegato ai processi più semplici, proprio come un bambino un po' tardo cui viene consigliato di applicarsi solo ai problemi più semplici. Non riuscii più a vincere nemmeno quelli, racimolando una serie impressionante di sconfitte contro avvocatuncoli alle prime armi. Una serie infinita di facce giovani inizialmente agitate e man mano sempre più rilassate, fino all'immancabile sorrisetto finale con cui mi osservavano dopo l'immancabile verdetto d'innocenza, quasi a dire "archiviata la pratica del vecchietto inutile, ora si passa alle cose serie".

Eppure nessuno di quei baldanzosi procuratori della nuova generazione è riuscito anche solo ad avvicinarsi ai miei sette anni d'imbattibilità, record che tutt'oggi resiste nella storia della procura secondo solo a quello di von Karma. Nessuno però se ne ricorda più, anzi tutti mi guardano dall'altro al basso come si fa con gli studentelli non ancora laureati che vengono in procura per i loro stage. Non che i miei colleghi siano persone cattive, s'intende, anzi molti di loro mi trattano con la stessa affabilità che riserverebbero ad una nonna affettuosa ma un po' tonta. Semplicemente mi considerano inutile, un cimelio del passato che si trascina stancamente in attesa di essere trasferito nel museo dei pensionati.

Bene, per la loro estrema soddisfazione questo momento è arrivato: fra quattro giorni il vecchio Winston Payne sarà ufficialmente in pensione, dopo quarantacinque anni di onorata carriera come procuratore distrettuale. Capelli a parte devo dire che mi sento ancora benone per essere un sessantacinquenne, quindi forse continuerò a venire in tribunale per assistere Abel Adamson, mio fedele assistente negli ultimi anni (l'unico che mi abbia accettato come mentore senza colpo ferire) e ormai a sua volta procuratore con una certa fama. Anche perché mia moglie sarebbe capacissima di sbattermi fuori di casa a forza, se dovessi davvero starmene ad oziare tutto il giorno...

Oggi stesso andrò in tribunale per svuotare quello che per tanti anni è stato il mio ufficio dalle ultime carabattole di mia proprietà, vestigia antidiluviane di un'epoca ormai definitivamente tramontata. Fra una settimana quello diventerà l'ufficio di Abel, forse l'unica persona in tutta la procura ad avere avuto fiducia in me fino all'ultimo: tutto sommato non mi posso lamentare.

Certo, teoricamente non potrei sgomberare il mio ufficio perché ho ancora tre giorni di carriera davanti, ma tanto so bene che nessuno mi assegnerà il benché minimo caso. Ormai è un mese che mi annoio a risolvere parole crociate da solo nel mio ufficio: la mia reputazione è caduta così in basso che il procuratore capo (quello stesso Edgeworth che è una delle punte di diamante della nuova generazione) mi ha messo in una sorta di tacito prepensionamento, tenendomi qui ad oziare senza affidarmi nemmeno i casi più semplici. Onestamente non ha tutti i torti, visto il mio disastroso ruolino di marcia negli ultimi sedici anni...sigh...

 

Procura distrettuale

Corridoio

28 Dicembre 2029

Ore 8:30

 

Ed eccomi qui, dunque, per l'ultima volta dinnanzi alla porta del mio ufficio. Un ufficio spazioso ed elegante, come si conviene ad un procuratore con la mia anzianità di servizio, con tanto di targhetta d'oro che recita laconicamente "Winston Payne". Per prima cosa decido di togliere la targhetta...ma ho un attimo di esitazione, come una specie di timore reverenziale...

*SBANG!*

La porta si apre di scatto dall'interno, investendomi in pieno con la furia di un toro in carica.

«AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH!»

«AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH!»

La sensazione di trovarsi dinnanzi ad uno specchio è forte. Quest'idiota che ha aperto la porta colpendomi in pieno e mettendosi ad urlare proprio come me lo conosco fin troppo bene. Come potrebbe essere altrimenti, visto che siamo nati dagli stessi genitori?

Sì, lui è Gaspen Payne, il mio fratello minore. Non si direbbe eh, a giudicare dalle rughe diffuse, dall'abbigliamento sempre impeccabile, dagli occhi sempre costantemente coperti? Vabbé, ad essere onesti di differenze ce ne sono: i suoi occhiali hanno le lenti scure (mai capito il senso di portare gli occhiali da sole anche negli interni, ma vabbé), lui è leggermente più alto...e sì, ha ancora i capelli neri (sigh, quei pochi che mi sono rimasti ormai sono pesantemente ingrigiti) che gli cadono sulla faccia in un ampio ed elegante ciuffo. Quanto lo invidio...

Gaspen ha otto anni in meno di me, ma pur essendo un membro della vecchia guardia ha aderito anche lui agli standard settati dalla nuova generazione figlia (a volte anche letteralmente) di von Karma. Su di lui incombe più di un sospetto di falsificazione di prove e la sua condotta durante i processi non è mai stata particolarmente ortodossa. Forse proprio per questo ha resistito all'urto della nuova brillante generazione molto meglio di me, riuscendo a mantenere una posizione dignitosa nelle gerarchie della procura. Ironico, vero? Lui non è mai stato un prodigio come me, non ha mai avuto alcun nome di battaglia né alcun record particolare, però almeno è riuscito a restare un procuratore temuto e rispettato anche oltre la cinquantina...

In realtà pur essendo fratelli i nostri caratteri sono completamente opposti e non abbiamo mai legato granché: il fatto che il mio ufficio e il suo siano vicini è una pura coincidenza. A proposito: che ci faceva lui nel mio ufficio? Vuoi vedere che questo demente ha sbagliato stanza?

«Gaspen! Ma che gasp...ahem, caspita ci facevi da me???»

Ripresosi dallo shock, il mio amato fratellino mi fulmina con lo sguardo come avessi appena detto la peggiore delle eresie:

«Mi pare chiaro, fratellone: ti stavo cercando! Peccato che non ti abbia trovato perché a quanto pare sei arrivato al lavoro con mezz'ora di ritardo...»

Ma che diamine??? Si lamenta perché sono arrivato con mezz'ora di ritardo dopo un mese senza far niente??? Come se lui non lo sapesse, poi! Quando c'è da prendermi in giro è sempre il primo...

Aspetta un momento!

«Stavi cercando...me? E per cosa, di grazia?»

Gaspen sbuffa stizzito, uno sbuffo così intenso da sollevare il suo ciuffone nero.

«Ti è stato assegnato un caso di omicidio.»

Se Gaspen avesse tirato fuori un revolver e mi avesse sparato sarei stato meno sorpreso. Istintivamente ho inarcato la schiena all'indietro, come se fossi stato colpito da un tornado.

«COOOOOOOOOOOSA??? Un caso??? Per me???»

«Sì, ecco...più o meno. In realtà...beh, diciamo che c'è stato un disguido. Il signor Edgeworth in realtà voleva assegnare il caso a me, ma nella fretta s'è limitato a dire al giudice "assegna il caso a Payne". Sai com'è il Giudice, è un po' avanti con l'età anche lui...insomma, chissà perché ha compilato il modulo del processo scrivendo alla voce "Procuratore Distrettuale" il nome "Winston Payne". Ormai è troppo tardi per rifare l'iter, sai la burocrazia...insomma, il caso è tuo. »

Gaspen stava letteralmente annegando in un bagno di sudore. Come doveva bruciargli, il fatto che anche solo per errore una volta tanto ero stato preferito a lui! Avevo già cominciato a saltellare dalla gioia come un idiota, quando realizzai piccolo particolare che mi fece smettere. Comincio a sudare freddo a mia volta:

«Aspetta un momento: io fra quattro giorni vado in pensione! Come faccio a portare a termine le indagini, il processo...»

Gaspen comincia a battersi intensamente la mano sul ciuffo, un tic di famiglia ormai conosciutissimo in procura.

«In realtà il processo comincia fra due ore. Sai com'è, Edgeworth mi aveva già incaricato a voce delle indagini preliminari, quindi a quelle ho provveduto io...»

«EEEEEEEEEH? E come pretendi che prepari un processo in due ore???»

«Dai, fratellone, sappiamo entrambi che peggio del solito non puoi fare. Comunque non preoccuparti, ci sarò io a farti da assistente... »

«EEEEEEEEEH? Tu mio assistente??? Ma...hai 57 anni suonati, sei un procuratore fatto e finito con trent'anni di carriera alle spalle!»

Gaspen dopo un momento di esitazione riprende con il tic di famiglia a ritmo più lento, come se si trovasse decisamente più a suo agio.

«E allora? Non sta scritto a nessuna parte che gli assistenti debbano essere bambocci imberbi. Certo, immagino che con Abel avessi ormai una certa intesa...ma parliamoci chiaro, nemmeno von Karma in persona avrebbe saputo preparare esaurientemente un processo in due ore. Hai bisogno di me al tuo fianco, se non altro perché ho condotto io le indagini.»

Non ha tutti i torti, a dire il vero. Aspetta un momento, quel sorrisetto non mi piace per niente...

«E poi con me al tuo fianco hai una minima chance di chiudere la carriera con una vittoria, dopo lustri e lustri di sonore batoste...non ti piacerebbe, fratellone?»

Ti odio! Maledetto Gaspen e maledetti mamma e papà che hanno deciso di concepirlo...

Sospiro sconsolato. Non posso fare altro che accettare.

«E va bene. Dov'è il Registro Processuale?»

«Ero venuto da te proprio per portartelo. Lo trovi sulla tua scrivania. Buono studio, fratellone! Ci vediamo fra un paio d'ore!»

Ed ecco che Gaspen se ne va tutto gaudente, fischiettando Celeste Aida come se niente fosse. Maledetto! Sia mai che resti con me per aiutarmi nel caso avessi domande, mi raccomando!

Però tutto sommato l'ansia di dover convivere con Gaspen sullo stesso banco d'accusa non mi pesa più di tanto. Anzi, in realtà sono felice come una pasqua: dopo tanto tempo avrò finalmente un ultimo processo, potrò almeno avere la soddisfazione di chiudere la mia carriera con l'onore delle armi, lottando in tribunale proprio come ho sempre fatto per tutti questi anni! Grazie, caro vecchio Giudice, grazie a te e alla tua demenza senile! In fondo in fondo gli ho sempre voluto un gran bene, a quella cara vecchia sequoia.

E pensare che stavo per togliere la targhetta...

 

 

 

***NOTE***

 

Chiedo subito scusa per l'inizio un po' noioso e pesante, spero di farmi perdonare con i prossimi capitoli. Devo fare ammenda anche per aver usato il personaggio di Gaspen Payne prima di avere un'idea effettiva del personaggio, però vista la natura della fiction proprio non ho saputo trattenermi dall'inserirlo. Spero che la mia caratterizzazione risulti adeguata ^^

 

  
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