Anime & Manga > Pokemon
Segui la storia  |       
Autore: SiAmOoRiGiNaLiXxImExDxD    11/06/2013    13 recensioni
La Trainers and Coordinators Academy è una scuola riservata ai migliori, all’élite, all’eccellenza.
Forse è proprio per questo che molti si dimenticano che gli studenti che la abitano sono solo dei ragazzi, non sono perfetti, commettono errori, cercano di essere all’altezza delle aspettative e non sempre ci riescono, hanno tanti difetti e devono ancora crescere.
Genere: Generale, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: N, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Videogioco
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Cap 2

Happy birthday, Satoshi_San!


Manovre di Assestamento



Akahito Miyuu era arrivato l’anno scorso alla T.C. Academy pieno di buone speranze. Aveva sentito parlare molto bene di questa scuola dai suoi vicini di casa, Den e Frida, che essendo esattamente un anno più grandi di lui ogni estate avevano un sacco di belle cose da raccontare. Benché quei tre vivessero nel suo stesso paese non erano mai diventati amici stretti. Colpa anche del suo carattere freddo e distaccato. Ma almeno Frida e Den non lo prendevano in giro come facevano molti altri ragazzi.
Nonostante tutte le sue speranze il primo anno non era stato esattamente rose e fiori. Aveva provato a fare amicizia ma presto o tardi tutti quanto lo avevano abbandonato definendolo un tipo noioso. Per anni era stato preso in giro dai suoi compagni, neppure lui ricordava il motivo, ma loro continuavano imperterriti, era diventato il loro bersaglio preferito. Non aveva mai fatto niente per reagire semplicemente perché non voleva dare la soddisfazione a quei bulletti da quattro soldi di vederlo ferito. Ma non smetteva comunque di sperare che un giorno le cose sarebbero cambiate.
“Ciao, sono Vera. Questo è il mio primo giorno qui.” Senza che se ne accorgesse una ragazzina dai capelli castani un po’ più chiari dei suoi e gli occhi azzurri gli si era avvicinata e adesso gli tendeva la mano amichevolmente. Lui la fissò stranito per un po’ mentre il sorriso dell’altra si trasformava piano piano in una smorfia imbarazzata. “Oh, ho interrotto qualcosa? Mi dispiace…” e abbassò lo sguardo quasi mortificata. Akahito si svegliò dal suo stato di trance e più impacciato e imbarazzato che mai si affrettò a scusarsi. Per poco non si era fatto scappare l’unica persona che gli si era avvicinata gentilmente in tutta la giornata. Le strinse la mano e disse “Piacere, Vera. Io mi chiamo Akahito”

Christopher era uno dei pochi ritardatari che si precipitavano in segreteria a prendere i fogli e le chiavi prima di andare a mangiare.
Lui però era un caso speciale: aveva sedici anni e si era iscritto al terzo anno ma era la prima volta che metteva piede in quella scuola.
Stava girando per i corridoi vuoti da diversi minuti e ormai era arrivato alla conclusione che si era perso.
'Possibile che sia l'unico in ritardo?' Pensò davanti all'ennesimo bivio.
Non poteva giurarlo ma era quasi sicuro di essere già passato di lì, la scuola era immensa e per un nuovo arrivato diventava un vero e proprio labirinto senza punti di riferimento e corridoi tutti uguali, lunghi e stretti, tutti con la stessa tinta rossa che copriva le pareti solo per metà, tutti con le stesse ampie finestre a vetrata. A terra, ai lati di queste si trovavano vasi con piante da interno verdi dalle foglie larghe ma senza neanche un fiore. Le porte in legno scuro delle aule non avevano ancora le targhette attaccate e ciò rendeva ancora più difficile orientarsi.
A un certo punto sentì un leggero scalpiccio, si voltò per capire da dove provenisse e vide una ragazza dai lunghi capelli azzurri tenuti indietro da un cerchietto blu.
Camminava impettita, schiena dritta e borsetta alla mano. Passi corti e frettolosi venivano dalla sua parte.
Lui guardò imbambolato la ragazza che svoltava l'angolo per andare nella direzione da cui lui era appena arrivato. Christopher però la bloccò in tempo parandoglisi davanti.
“Ehi, che modi sono?” e lo superò.
“Scusa ma mi sono perso. È il primo giorno e non ho fatto in tempo a sentire la presentazione del preside, quindi adesso non ho idea di dove debba andare” disse lui seguendola.
La ragazza si girò e lo squadrò bene da capo a piedi come se dovesse valutare se era una buona idea aiutarlo o lasciarlo al suo triste destino.
Il suo intuito misto alla fretta di raggiungere il bagno la spingeva ad optare per la seconda e lasciarlo vagare fino alla vecchiaia per i corridoi. Ma così avrebbe mandato all'aria tutti i suoi propositi di diventare una persona più gentile, quindi fece un sospirone e con la stessa aria scocciata e altezzosa che per anni le aveva impedito di stringere amicizie durature e sincere, disse “Segui il corridoio da cui sono venuta, ti ritroverai all'ingresso, a destra dell'entrata c'è una finestrella da cui puoi vedere il bidello mezzo addormentato. Quella è la segreteria.” si accomodò il cerchietto sulla testa, sistemò con le dita la frangetta azzurra e senza dire altro lo superò sculettando e riprese il cammino verso la sua meta.
Christopher rimase un po' stranito dal comportamento della ragazza dai capelli turchini, solo ora si accorgeva che non si erano neppure presentati; ma dopotutto non era una tragedia, avrebbe avuto modo di rivederla sicuramente.
Seguì la strada che gli era stata appena indicata, gli bastò attraversare un corridoio e svoltare una sola volta per ritrovarsi davanti alla finestrella che gli aveva descritto la ragazza. Si sentì un vero stupido a non averla trovata prima.

L'ingresso della scuola era luminoso e ampio. Appena si varcava la porta principale ci si trovava in uno spazio grande e accogliente con di fronte, dalla parte opposta alla porta da cui si entrava, l'ingresso del cortile e lo spazio riservato agli alunni.
Subito a destra c'era lo sportello della segreteria dove il bidello amava appisolarsi, un corridoio che portava all'aula insegnanti, l'ufficio del preside e infondo la biblioteca.
A sinistra un'altro corridoio che conduceva ai bagni e una parete dove erano state posizionate delle panche separate dalle solite piante da appartamento.
Erano sedute in una di quelle Seraphine e Reiko, due ragazze che quell'anno avrebbero frequentato la quarta. Nonostante i loro caratteri apparentemente chiusi e distaccati, in qualche modo gli anni passati insieme erano riuscite a far instaurare fra le due un buon rapporto.
Seraphine era una leader nata mentre Reiko aveva bisogno di avere accanto uno spirito forte, forse era stato questo ad avvicinarle.
L'una di fronte all'altra parlavano di tutto ciò che gli passava per la mente. Passavano da ciò che avevano fatto durante l'estate a quello che avrebbero mangiato e perfino all'argomento 'ragazzi'.
A un certo punto il loro cicalare fu interrotto dalla comparsa di un ragazzo che proveniva dal corridoio alle loro spalle. Reiko fu la prima ad accorgersi dell'intruso che entrò improvvisamente nella sua visuale. Levò gli occhi dai colori singolari, uno era nero mentre l'altro di un rosa molto chiaro, dal viso sottile e colorito dell'amica e alzò impercettibilmente le sopracciglia bianche alla vista del ragazzo dai capelli castani non troppo scuri, la pelle leggermente abbronzata e gli occhi verdi, che guardava la segreteria come se avesse visto il divino. Anche Seraphine fu costretta a voltarsi osservando lo strano tipo precipitarsi allo sportello. Il bidello dietro il banco si svegliò, si pulì con una mano i lati della bocca e accontentò le richieste del ragazzo.
Una volta ottenuti tutti i fogli e le chiavi varcò la porta con aria tronfia e se ne andò così come era arrivato.
“Chi era?” chiese Reiko quando furono nuovamente sole.
“Non saprei, per fare la prima mi sembra troppo grande. Però è la prima volta che lo vedo” rispose Seraphine. Detto ciò continuarono a parlottare e appena suonò mezzogiorno andarono insieme a mensa lasciando il bidello al suo pisolino.

Sul viottolo di ghiaia che circondava le aiuole di iris, tulipani e qualche rosa solitaria fra i cespugli di margherite, camminava un ragazzo. I capelli di una scura sfumatura di rosso e le cuffie alle orecchie. Pareva impegnato ad ascoltare la musica e di tanto in tanto calciava via un po’ di sassi a ritmo della canzone. A Philip non piaceva un gran che stare in compagnia, o meglio non aveva ancora adocchiato nessuno di quei pochi ragazzi che gli erano davvero simpatici. Fu colpa dell’alto volume della musica che non si accorse dei passi dietro di lui sebbene questi facessero scricchiolare la ghiaia.
Sentì una mano sulla sua spalla che lo scuoteva con non troppa gentilezza. Con un smorfia scocciata si tolse le cuffie con l’atteggiamento di chi è stato costretto a fare qualcosa contro la sua volontà. Si voltò verso chi lo infastidiva e purtroppo aveva il presentimento di sapere già chi fosse. Appena girato vide la familiare faccia di Misaki Kunimura, una delle sue compagne di classe. Corti capelli neri e un paio di occhi rossi, questa era la ragazza che per tutto l’anno avrebbe cercato di socializzare con lui senza capire che se dopo quattro anni non erano ancora amici un motivo forse c’era.
Non era neanche colpa della povera Misa, dopotutto lei cercava solo di essere gentile, era nel suo carattere.  E poi i tipi come Philip la incuriosivano. Peccato che lui non fosse interessato a nessun tipo di rapporto, aveva qualche amico e gli bastava, non gli piaceva essere circondato da persone e non soffriva la solitudine.
“Ehi là! Ma chi si rivede! Come va? Come hai passato l’estate? Stai andando a pranzo? Posso venire con te?” Misaki però era insistente, ed era una cosa che il ragazzo sopportava malvolentieri. Grugnì qualcosa in risposta, sperando con tutto se stesso che le bastasse e che la conversazione finisse in fretta. Ma non fu così. La ragazza stava ancora aspettando una vera risposta e lo guardava con gli occhi scarlatti spalancati e curiosi. “Bene, Mmh, tutto bene… aspetta un secondo, per favore” e finse di mettere le cuffie nella tasca. Si sentiva come un pesce fuor d’acqua, non perché fosse fuori posto, ma perché l’unica cosa che riusciva a fare era annaspare cercando una via di fuga.  Infatti le cuffie erano solo una scusa per distrarre la compagna che era molto propensa a cali di attenzione, come volevasi dimostrare quella stava già guardando da tutt’altra parte con gli occhi persi nel vuoto.
Philip colse l’occasione al volo e borbottando qualcosa tipo “Devo andare, scusa” fuggì verso uno dei suoi compagni, uno di quelli che poteva definire amici, che aveva appena visto dall’altra parte del cortile.
A Misaki ci volle un po’ per accorgersi della fuga del rosso, ma ormai c’era abituata. Gli gridò dietro un saluto e saltellò verso la mensa come se non fosse successo niente. Gliel’avrebbe fatta pagare in classe.
Philip attraversò il cortile in silenzio ringraziando fra sé e sé la sua buona stella per aver mandato Den a salvarlo. Appena gli fu abbastanza vicino gli fece un cenno con la mano e quando si accorse di lui l’altro gli andò incontro salutando di rimando. Den avanzava a passo deciso trascinandosi dietro una ragazzina dai lunghi capelli neri e un aspetto vagamente spettrale, gliel’aveva già presentata, era conosciuta come Fantasmina, ma il suo vero nome era Carlotta.
“Com’è, Phil?” chiese allegramente il castano.
“Tutto bene. Te?” la cosa migliore era che Den si accontentava delle sue risposte sintetiche e spesso evasive.
“Sempre di molte parole, eh? Anche a me tutto bene. Sto accompagnando Carlotta alla caffetteria, devo farmi perdonare per essere scappato stamattina” e lanciò un’occhiata complice alla compagna, che abbassò quasi subito lo sguardo con un risolino.
“Con chi sei in stanza?” chiese il più grande. Den fece una smorfia di disgusto ed esitò prima di parlare. Intanto Carlotta se la rideva sotto i baffi, le aveva già raccontato tutto.
“Preferirei non pensarci, perché se lo faccio poi sviluppo manie omicide. Non solo sono arrivato ultimo in una stanza a tre e mi sono preso il posto peggiore, ma sono pure in stanza con un ragazzino che non ha fatto altro che ridere e darmi dello sfigato mentre l’altro lo conosci pure tu, è quel fighetto del tuo compagno di classe: Gervais” a sentire ciò il viso di Philip si oscurò, Carlotta poté giurare di aver visto un’aura nera che lo avvolgeva mentre lampi e saette gli illuminavano gli occhi maculati. Ma durò una frazione di secondo e il ragazzo tornò ad essere il solito. “Buona fortuna, ti servirà”

La caffetteria rimaneva aperta la mattina dalle 7:00 alle 8:00, il pomeriggio tra le 13:15 e le 14:30 e la sera dalle 19:00 alle 20:30.
Era una stanza piena di tavoli di legno coperti da tovaglie impermeabili.
Il soffitto non molto alto a cui erano appese lampade a neon, pareti di un bel color panna e le finestre ampie che rendevano l'ambiente luminoso e accogliente adornate con tende rosse tenute sempre aperte.
Mentre alcuni ragazzi facevano la fila al balcone del cibo, altri si affrettavano a prendere posto a sedere per sé e per gli amici.
Il primo giorno la scelta del posto era fondamentale perché le postazioni sarebbero state uguali per tutto il periodo scolastico, salvo alcuni casi.
Non era una regola ma semplicemente la “legge” che i ragazzi avevano mantenuto nel corso degli anni.
“Ehilà, Harry!” una ragazza bassa dai capelli castani, lunghi fino alle spalle tagliati pari, fece girare un ragazzo alto, con degli occhiali dalla montatura rotonda, con una gomitata fra le costole. Quest'ultimo trasalì e si girò.
Alla vista dell'amica sorrise e la salutò “Ciao Nana!” fece gentile.
Ad Harry piaceva stare in compagnia ma con le ragazze diventava sorprendentemente impacciato. Con Mana però era diverso: la conosceva da tempo e ormai aveva superato la timidezza.
Mana fece la faccia un po' offesa poi si mise a ridere. Sapeva di essere bassa, le dava leggermente fastidio essere presa in giro, però lei era fatta così, non poteva farci niente. Solo dai suoi amici accettava le battute riguardanti la sua altezza, ed Harry era uno di questi. La fila che avevano davanti si accorciò velocemente e toccò a loro servirsi.
Harry, con il vassoio sotto braccio, fece un buffo inchino facendo passare avanti l'amica “Prima le Signore” lei lo ringraziò con un “Awwww! Ma che gentleman!” e risero entrambi.
Mana riempì due vassoi, uno per lei e l'altro per l'amica che aveva già preso posto ad un tavolo.
“Sanderson, di cosa ti nutrirai oggi?” disse senza alzare gli occhi castani dal banco del cibo.
“Bo, non saprei... tu cosa prendi, Mana?”
Lei cominciò ad elencare tutte le cose che avrebbe preso per sé e per l'amica, le motivazioni ed il valore nutrizionale parlando ininterrottamente, tanto che il povero Harry smise di ascoltare dopo pochi minuti.
Quando entrambi ebbero finito di servirsi, la sedicenne chiese “Vieni a sederti al nostro tavolo? C'è posto per un'altra persona” e indicò un tavolo in un angolo della stanza.
Lui seguì con gli occhi la direzione indicata e vide una ragazza dalla pelle e i capelli bianchi, la riconobbe: era una sua compagna di classe, Zeina Sablewhite.
Entrambi frequentavano il quarto anno ma non aveva mai parlato con lei a parte per chiedersi i compiti e qualche chiarimento sulle lezioni.
Era albina e aveva un carattere molto particolare, solo Mana era entrata in confidenza con lei, abbastanza da poterle considerare amiche.
La sua presenza lo metteva un po' a disagio ma Mana sorrideva in modo così allegro che lo convinse a mettere da parte la sensazione sgradevole e seguirla.
Magari oggi si sarebbe fatto una nuova amica.

Le ragazze a differenza dei maschi, quando ricevevano le chiavi delle stanze si affrettavano a trasportare le valige per marcare il territorio (letto) con le loro cose per poi catapultarsi fuori dove le aspettavano le amiche.
Preferivano incontrarsi con le vecchie conoscenze piuttosto che socializzare fin da subito con le nuove coinquiline.
Se i maschi avevano il non-sottovalutabile problema del letto scomodo, loro non era questo a cui pensavano; un po' per via delle loro stature comunque più piccole di quelle dei ragazzi, e un po' perché avevano altro a cui pensare.
Il loro problema principale non erano tanto i letti tanto quanto chi ci dormiva sopra.
Se eri fortunata capitavi in una camera con ragazzi in gamba che condividevano i tuoi interessi o gusti, altrimenti avevi la possibilità di trovarti impelagata con:
–    Fangirl; ovvero ragazzine con l'unico scopo di ricoprire i muri con kilometri di poster raffiguranti idoli random. Manco fossero tappezzisti. E nel peggiore dei casi l'idolo in questione vi farà pure schifo;
–    Innamorate perenni, che per tutto l'anno non avrebbero fatto altro che allagare il pavimento con le loro lacrime e soffocarvi con chiacchiere infinite sulla loro nuova cotta abbastanza a lungo da farvi venire il desiderio di bucarvi i timpani con un cacciavite a stella;
–    Le tipe strambe, classe ampia, comprendeva tutte quelle con comportamenti strani o singolari tipo: nottambule (ragazze con il super potere dell'insonnia contagiosa, per tutto l'anno non avrebbero dormito un secondo e tu avresti condiviso la stessa sorte), quelle che nascondevano il cibo sotto il letto, quelle che si impossessavano di tutte le tue cose di loro gradimento, quelle sportive che si sarebbero autoelette personal trainer e vi avrebbero fatto sudare sette camice.
C'era anche chi, con l'assegnazione delle stanze aveva fortuna.
Era il caso di Frida e Ririchiyo, stessa età, stessa classe e per quest'anno anche stesso alloggio.
Frida si fermò un attimo per sciogliere i capelli biondi che teneva sempre in una coda, li pettinò con le mani tenendo l'elastico in bocca, quando ebbe lisciato tutte le ciocche e riportato all'ordine quelle che se ne andavano per conto loro, li rilegò.
Il continuo piegarsi e rialzarsi per disfare i bagagli e accomodare i suoi oggetti sulla sua scrivania l'avevano spettinata, sapeva che non sarebbe dovuto passare molto tempo prima di dover risistemare l'acconciatura.
Alzò gli occhi castani sull'esile figura della compagna che stava sistemando anch'essa la biancheria nell'armadio e notò che aveva il suo stesso problema: ogni poco si doveva risistemare i fiocchi che le tenevano i lunghi capelli rossastri in due codini.
Sorrise poi continuò nella sua occupazione.
Mentre le due continuavano a disfare i loro bagagli, la porta si aprì ed entrò nella stanza una terza ragazza dai modi di fare e di vestire alquanto singolari.
Aveva un enorme borsone verde che si trascinava dietro con una mano mentre nell'altra teneva una carota a cui ogni tanto dava un morso. Indossava una salopette con i pantaloni lunghi fino al ginocchio e sotto una t-shirt rossa, i lunghi capelli biondi sciolti sulle spalle.
“Buonasera! È questa la stanza numero 8?” chiese con voce squillante.
Ririchiyo la guardò con disappunto. Scambiò uno sguardo di intesa con Frida, anch’essa stranita dall’apparizione di quella biondina armata di verdura. Ora come ora non avrebbero saputo dire se quella stramba ragazza sarebbe diventata loro amica o se si sarebbe rivelata solo un impiccio. Dal canto suo ‘’la stramba ragazza’’ sperava di aver trovato due compagne con cui entrare in sintonia e non di fare da terzo incomodo a quella coppietta che vedeva molto affiatata.
Frida si schiarì la voce e rispose “Sì, è questa. E noi siamo Frida Gray e Ririchiyo Sakakibara”
“Piacere, io sono Azuma, Azuma Sato. Va bene se lascio qui la mia roba?” trascinò il borsone oltre la porta e attese che le fosse accordato il permesso.
Le due annuirono e indicarono l’unico letto rimasto libero alla nuova arrivata, che con un “Perfetto, allora ci rivediamo stasera” e un sorriso, trascinò il borsone dall’aria pesante nel posto indicato per poi sparire esattamente come era arrivata.

I primi giorni erano sempre fiacchi, se escludiamo ovviamente quello dedicato a disfare i bagagli. Un vero lavoraccio. Dopo tre anni Bonney ci si era abituata ma non smetteva di vederla come una gran rottura, per questo scorrazzava da tutta la mattina per l’istituto senza una vera meta, lo faceva solo per non affrontare il ‘mostro valigia’ che l’aspettava nella sua stanza.
Durante il suo ennesimo giro si imbatté in una scenetta singolare fra il bidello e uno dei ragazzi del quinto anno.
“Com’è possibile che dopo cinque anni che frequento questa scuola io sia stato messo nel dormitorio delle femmine? Sono quattro anni, e ripeto QUATTRO, che vengo messo in quello dei maschi. Com’è che adesso vengo scambiato per una ragazza?”
Bonney si fermò e rimase ben nascosta dietro il suo angolo per non interferire, si tolse gli occhiali da sole e li usò come cerchietto per i suoi capelli rossi. Non voleva certo che gli finissero negli occhi mentre guardava quel buffo spettacolo.
Il bidello “E secondo te è colpa mia? Non sono mica io che vi assegno le stanze, io lo leggo solo nel computer e vi do le chiavi” probabilmente stava cercando di non essere scortese, ma non si poteva certo dire che ci stesse riuscendo bene. Si vedeva chiaramente che era spazientito e nervoso e la presenza di quel giovanotto con i capelli azzurri non faceva che peggiorare il suo umore.
“Forse lei non capisce che questo è un problema serio. Non posso mica entrare nel dormitorio delle ragazze e dire: Buongiorno, per quest’anno avete me come compagno, non fate caso al fatto che ho un pene.” Disse il tipo sarcastico facendo un sorriso acido.
L’uomo si passò una mano sulla pelata, segno che era davvero incavolato. Da adesso in poi non avrebbe più risposto delle sue azioni. “E ti lamenti pure?” ringhiò “Tutti i tuoi compagni non aspettano altro che un’occasione del genere, e tu ti lamenti?” ribadì rosso come un pomodoro.
Il tipo con i capelli blu balbettò qualche sillaba stridula poi raccolse il coraggio ed esclamò “Sì! Mi lamento eccome!”
“Allora sei un F-I-N-O-C-C-H-I-O!” urlò il bidello con una voce che risuonò per tutti i corridoi.
E quando arrivò a Bonney non poté più trattenersi e scoppiò un una risata fragorosa e incontrollabile. Barcollò e uscì dal suo nascondiglio solo per potersi appoggiare ad un muro che la sostenesse. I due uomini dimenticarono per un attimo il loro battibecco e la fissarono mentre lei incapace di trattenersi continuava a ridere sguaiatamente. Il ragazzo fuggì via rosso dalla vergogna e deciso ad avere la stanza nel dormitorio giusto. Qualsiasi cosa dicesse il custode.
Il bidello dal canto suo aveva vinto la discussione e adesso stronfiando rumorosamente con il naso se ne tornò al suo quotidiano con aria trionfante. Prima di reimmergersi nella lettura borbottò “Almeno c’è qualcuno che la pensa come me” facendo cenno alla rossa che ormai senza vergogna rotolava sul pavimento.

L’aula di musica si trovava al piano terra, era una stanza abbastanza larga da contenere una classe e i loro strumenti.
C’erano diversi armadietti pieni di spartiti e custodie, pochi banchi tutti accostati al muro e qualche sedia. Ma la prima cosa che si notava entrando era un esercito di leggii argentati che brillavano facendo bella mostra di sé, ammucchiati negli angoli o sparsi a gruppetti qua e là nell’aula. Riuscire a ottenere le chiavi di quella stanza era un’impresa. Ci voleva il permesso del professore di musica, bisognava firmare dei fogli dove l’alunno si assumeva la responsabilità in caso si fosse rotto qualcosa e mostrarli al preside perché anche lui li firmasse. Insomma una gran scocciatura. Ma dopo quattro anni, Ikuto aveva trovato un modo per risparmiarsi le queste lunghe pratiche.
Era un ragazzo agile e sveglio, aveva il talento di sapersi muovere come un gatto. Si era silenziosamente intrufolato nell’ufficio dei bidelli dove erano custodite le chiavi di tutte le aule, e senza troppe cerimonie si era impossessato di ciò che gli serviva.
Prima di girare le chiavi nella toppa si era assicurato che nei corridoi non ci fosse nessuno. Dopo tutto era quasi ora di cena e tutti gli altri si stavano avviando verso i dormitori per sistemare le ultime cose prima di andare a mensa.
Appoggiò la custodia del suo strumento su uno dei banchi, l’aprì e tirò fuori il suo amato violino. Non aveva bisogno di nessuno spartito, conosceva a memoria la canzone da suonare. L’archetto si muoveva con fluidità sulle corde dello strumento. Era una melodia triste e malinconica ma ugualmente bellissima.
Col senno di poi non fu una buona idea mettersi a suonare senza chiudere la porta a chiave, infatti prima che finisse la porta si spalancò ed entrò una ragazzina dai lunghi capelli biondi. Lei lo fissò con i suoi occhi violetti e con voce stridula che lasciava trasparire fin troppo bene il suo tono altezzoso anche con una frase così breve “Io sono più brava!” schioccò la lingua e inarcò le sopracciglia, mostrando un sorrisino trionfante e antipatico. “Allora, RagazzoProblematicoConICapelliBlu, non sai che è vietato stare qui senza permesso?”
Lui le rivolse una smorfia irritata, chiedendosi quasi con disgusto con quale coraggio quella mocciosa gli si rivolgesse così.
“Oh, no my Lady, mi avete scoperto! E ora come farò? Non vorrete mica mandarmi nelle segrete?” recitò, aveva colto nel segno sebbene la sua interpretazione facesse acqua da tutte le parti e si fosse messo a ridere proprio sull’ultima parola.
La ragazzina lo guardò stizzita e si mise una mano su un fianco, ma lui riprese prima che potesse intervenire. “Scusa piccoletta, ma non ho proprio tempo per le tue mania da prima donna, non starò qui un minuto di più ad assecondare i tuoi capricci. Arrivederci mocciosa.”
Lei era furente, il suo Io interiore stava battendo i piedi come un bambino. “Il mio nome è Corinne Gaëlle Durand, non chiamarmi mai più mocciosa!” la sua voce era diventata stridula. Se voleva sembrare minacciosa con quel tono appariva solo ridicola. Si calmò, riprese il controllo delle sue corde vocali e aggiunse “Sai che se facessi la spia tu finiresti nei guai?” si lasciò scappare un sorrisino trionfante.
“Fai pure” le lanciò un oggettino metallico e lei più per istinto che per volontà l’afferrò al volo, non senza un po’ di soddisfazione per non averlo fatto cadere. “Ma se vuoi davvero andare a lamentarti dagli insegnanti, dovrai spiegare perché hai tu le chiavi” sorrise di sbieco prima di sparire uscendo dalla finestra portandosi dietro il violino e ogni traccia del suo passaggio.
Corinne rimase impietrita, offesa, amareggiata e furibonda. Si ricordò improvvisamente che non sapeva neppure il nome del misterioso suonatore, ma adesso aveva poca importanza visto che avrebbe dovuto trovare il modo per rimettere a posto le chiavi senza finire nei guai. “Maledetto RagazzoProblematicoSuonatoreDiViolinoConICapelliBlu”

Ad Amethyst non piacevano le persone noiose o la monotonia in generale. Potendo scegliere si sarebbe circondata di persone originali e interessanti e capiva che aver trovato una ragazza come Micaela era stata una gran botta di culo.
Se ne stavano entrambe sedute sui divanetti della sala comune nel dormitorio femminile. Avevano cenato da poco e come gli anni passati ricordavano che dopo le 20:30 non gli era più possibile circolare fuori dai dormitori e benché la fatidica ora non fosse ancora arrivata le due avevano preferito accomodarsi su quei comodi divani dopo un’intera giornata passata a mettere in ordine la loro stanza. Per tutto il giorno avevano aperto scatoloni, messo a posto oggetti e disfatto valigie. Con vestiti e lenzuola che volavano da ogni parte.
Tutto sommato non era stato così male, avevano avuto modo di parlare parecchio e anche se non si erano riposate poi tanto, avrebbero comunque avuto il giorno successivo per poltrire. Infatti ogni anno i ragazzi erano tenuti a presentarsi il venerdì o il sabato così che il week-end fosse a loro disposizione per sistemarsi e riprendersi dopo il viaggio.
Micaela, detta Miky, era una ragazza solare, dai lunghi capelli fucsia e gli occhi turchesi, in quanto a colori di capelli strani l’amica non scherzava: aveva una massa di capelli viola mossi con un ciuffo che le ricadeva su un occhio.
“Quest’estate sono andata a Spiraria. C’era un mare bellissimo e vedessi che paesaggio! Peccato che non ci fosse neanche un negozio” si lamentò Miky “In compenso io e i miei Pokémon ci siamo divertiti molto. Abbiamo fatto un sacco di escursioni e visitato tutte le isolette.”
Amethyst ascoltava curiosa poi venne il suo turno di parlare “Per me è stato tutto il contrario. Sono stata a Verdeazzurropoli con i miei e con i gemelli, ho passato tutto il tempo girando per i centri commerciali, ma mi sarebbe piaciuto anche un po’ di relax su una spiaggia semideserta. Però c’erano tante cose per noi coordinatori, in effetti avresti dovuto esserci, fortuna che avevo un budget limitato o avrei svaligiato tutti i negozi” ridacchiò e l’altra seguì il suo esempio.
Adesso Miky era troppo curiosa di vedere quali acquisti avesse fatto l’amica e anche Amthyst avrebbe voluto vedere qualche foto di Spiraria.
“Devi assolutamente farmi vedere quello che hai preso!” cinguettò la ragazza dai capelli fucsia.
“Devi assolutamente descrivermi Spiraria e dintorni!” strillò l’altra prendendo le mani di Miky tra le sue. Con gli occhi che brillavano e ridendo per la scenetta che avevano appena fatto si affrettarono ad arrivare nella loro stanza.



Note Autrici:
Rieccoci, ci abbiamo metto un po' ma alla fine eccoci quà. Questo capitolo è  più lungo dell'altro, sono sapevamo se dividerlo in due parti o no, alla fine abbiamo deciso di pubblicarlo per intero però chiediamo a voi, è troppo lungo o così va bene ?
Allora, dal prossimo cap si parte con le lezioni, anche se mancano ancora 5 personaggi da presentare ma lo faremo durante "l'orario scolastico".
Se trovate qualche errore fatecelo notare che lo correggiamo subito. Grazie a tutti.


Alla prossima!

Akahito Miyuu belongs to
First Babu
Alyson Aveline belongs to
 Alesaphi24
Amethyst Brighton belongs to
PervincaViola
Azuma Sato belongs to
A q u i l e g i a
Bonney Kirkland belongs to
Levy
Cristopher J. Willsock belongs to
Cristo96
Corinne G. Durand and Ririchiyo Sakakibara belong to
equiderma
Frida Gray belongs to
CrystalHika
Giulia N. Kitsune belongs to 
Lady_Kitsune
Harry D. Sanderson belongs to
Malandrino ninja
Ikuto Tsukiyomi belongs to
ran_miki_sue … (o meglio, a chi ha inventato Shugo Chara)
Mana Wheeltree and Zeina Sablewhite belong to
Milady Ophelia
Micaela Yamamoto belongs to
SweetMiky
Philiph Evans belongs to
f9v5
Reiko Hushimura and Misaki Kunimura belong to  
Ronnie Kirishiki
Seraphine Gray belongs to
Konny_
Umi Ryuzaki belongs to
Fear
  
Leggi le 13 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Pokemon / Vai alla pagina dell'autore: SiAmOoRiGiNaLiXxImExDxD