.Quel Qualcuno.
17
anni,
pensò. Quasi
non gli sembrava vero. Che poi, per una renna sembrava una cosa
così
stupida contare gli anni: era più una cosa da umani! Si
guardò le
zampette, scrutandole nel buio. Istintivamente, iniziò a
contare i
suoi anni di vita lì, su quei piccoli zoccoli. Uno. Due.
Tre... e
quattro. Con una punta
di rammarico si fermò:
gli zoccoli potevano arrivare fino a quattro, mentre invece gli anni
continuavano a scorrere. Sì, per contare servivano le
dita... e le
dita erano da
umano,
cosa che lui non era, nonostante i poteri del Frutto del Diavolo.
Era
un essere tristemente
unico
nel suo genere: non era esattamente umano, ma non poteva essere
considerato una vera renna sotto vari aspetti. Si ricordò di
un
libro che aveva letto quel pomeriggio con Robin, a proposito di certi
fenomeni
da baraccone:
“persona
che, per le sue insolite caratteristiche fisiche o per particolari
capacità, potrebbe figurare come attrazione”
diceva.
C'era
stato un tempo in cui si era sentito terribilmente solo,
così simile
a quelle persone – anche se la gente scappava davanti
a lui,
non si azzardava nemmeno a pensare di usarlo come attrazione. Ma ora
aveva amici, di quelli autentici: dei veri Nakama! Non era
più una
renna dal naso blu che si trasformava in un mostro al metà
fra
l'umano e l'animale. O almeno, non era solo quello.
Era Tony
Tony Chopper, medico di bordo della ciurma dei Mugiwara, capitanata
da Monkey D. Rufy, colui che diventerà il Re dei pirati!
Aveva
dei veri Nakama, sì. Eppure, sentiva che la solitudine di
cui aveva
paura, era diversa da quella di essere senza compagni di viaggio...
Tornò
a scrutare il mare, con sguardo serio. Sono di ronda, non
posso
distrarmi!, pensò, prendendo un po' troppo sul
serio il compito
che gli era stato affidato. Forse per colpa delle storie di fantasmi,
mostri e demoni che Usopp non mancava mai di raccontare; forse a
causa del tetro umorismo di Robin, che lo portava a immaginare i
finali peggiori di qualsiasi situazione, ma non riusciva a stare
tranquillo. Anzi, al minimo fruscio – come quello che aveva
appena
sentito – sobbalzava, facendosi prendere dal panico.
Gli
era persino sembrato di vedere un'ombra scendere dalla coffa...
Questa sarà una lunga notte,
constatò con un brivido.
Riprese
a fare il giro della Sunny, guardando bene per terra per non
inciampare nel buio. Non voleva anche rischiare di svegliare qualcuno
facendo baccano. Salì le scale del ponte di prua con
passò veloce,
per bloccarsi con la zampetta a mezz'aria all'ultimo scalino.
«Non
sono inciampato..?» sussurrò. Le scale erano
illuminate, seppur
debolmente, perciò era riuscito a distinguere il primo
scalino, cosa
che raramente capitava. Da dove viene la luce?
Alzò lo
sguardo verso la coffa, e capì. Le luci nella coffa erano
accese; o
qualcuno – Rufy – si era scordato di spegnerle, o
non era l'unico
sveglio, quella notte.
Decise
che valeva la pena salire fin lì, se non altro per scacciare
quel
senso d'ansia che faceva tremare il suo lieve respiro. Magari un po'
di compagnia sarebbe riuscito a calmarlo. Si arrampicò con
fretta
sempre maggiore, e tirò un sospiro di sollievo una volta in
cima
all'albero. Si concesse una breve pausa per riprendere fiato, prima
di aggrapparsi alla scaletta della coffa.
Tenne
lo sguardo fisso sui pioli della scala, chiedendosi se fosse il caso
di annunciarsi... con un colpo di tosse, magari. Beh, non
sono
nemmeno sicuro ci sia qualcuno lassù,
rifletté, sollevando lo
sguardo. Quando gli occhi arrivarono all'altezza del pavimento, si
bloccò, terrorizzato.
Un
ombra gigantesca si stagliava davanti a lui.
Fu
tentato di gridare, ma un forte odore di cola, misto a un altro
dolcissimo profumo che non riuscì a identificare, lo
convinse a
ricacciare indietro l'urlo. Lo guardò bene, e nella figura
in
controluce che lo sovrastava riconobbe un Franky piuttosto sorpreso.
«C-Chopper!» balbettò il cyborg,
mettendo su un sorrisetto
imbarazzato. «Come mai qui?» chiese, spostandosi di
lato per farlo
salire. Lo issò su con qualche frettoloso colpetto sulla
schiena, e
sbirciò di sotto, come per assicursi che fosse solo.
«Io
sono di guardia... dovrei chiederti io per...»
cominciò la renna,
per venire interrotto dall'improvvisa risata di Franky.
«Ahah, tu
sei di guardia? Credevo toccasse a me, stanotte.» si diede un
colpetto sulla fronte, che risuonò con un sonoro “clank”,
come a punire la propria sbadataggine. «Sono stato SUPER
sbadato!»
Chopper
lo squadrò per quello strano comportamento, ma Franky non si
fece
intimorire e sostenne il suo sguardo, senza smettere di sorridere. La
renna capì che era nervoso, come se stesse nascondendo
qualcosa, e
poi c'era quell'odore... lo sentiva addosso all'amico, ma chiaramente
non era il suo. Era così dolce, e l'aveva sentito tante
volte, ma
forse era troppo lieve perfino per il suo naso. Ripensò alla
figura
che aveva visto scendere dalla coffa, e...
«Ehi,
tutto bene? Hai una faccia strana, Chopper.»
***
Fu
il turno di Franky di squadrare l'amico, abbandonando l'aria nervosa.
Si ricordò quello che gli aveva detto Robin sul fatto che da
qualche
giorno la renna sembrasse un po' giù di morale.
«Tu devi essere
sempre in forma, eh! Sei il nostro SUPER dottore!»
ammiccò nella
sua direzione, mentre gli veniva in mente un discorso avuto con Robin
poco prima di venire interrotti dall'arrivo della renna. Che poi,
interrotti? Non era successo proprio un bel niente, con gran
dispiacere di Franky, perché Chopper aveva impiegato meno
del
previsto ad accorgersi della luce nella coffa. Così, aveva
avuto il
tempo di stringere Robin fra le braccia per pochissimo, prima che la
stessa gli scoccasse un bacio sulla guancia e si calasse dalla coffa,
dopo aver sussurrato un lieve "Buonanotte".
Aveva
provato a rincorrerla, dopo essersi sistemato un minimo la camicia,
ma si era trovato davanti un Chopper piuttosto agitato; non gli era
rimasto altro da fare se non augurarsi che Robin fosse riuscita a
rientrare in camera senza farsi beccare.
In
ogni caso, la giovane gli aveva detto di trovare il tempo di parlare
con Chopper, che sembrava non volersi aprire con lei. “Anche
se non
sembra, Chopper sta crescendo, come tutti noi. E per alcuni
argomenti, credo voglia parlare con un uomo, piuttosto che con una
donna” gli aveva spiegato. Non che le avesse dato modo di
approfondire l'argomento, eh. Per quanto uno tenga agli amici, non
può resistere a una meravigliosa Robin al chiaro di luna. In
poche
parole, le aveva passato un braccio attorno ai fianchi e aveva
catturato le sue morbide labbra. Inutile dire che entrambi avevano
perso interesse per l'argomento... all'istante. “Ci
penserò più
tardi” si era detto.
E
così, ora si trovava a incoraggiare la piccola renna, senza
sapere
per cosa dovesse farlo. Gli sembrò un buon inizio chiamarlo
“dottore”. E infatti, non passò che un
secondo dal termine della
frase, che Chopper iniziò quello strano balletto che i
Mugiwara –
e chiunque lo avesse mai chiamato con l'appellativo di
“dottore”–
conoscevano, borbottando un qualcosa come “...B-baka! Non mi
fai
mica un complimento...”.
Franky
attese che si calmasse un poco, prima di chiedergli di nuovo come
stesse. «Robin mi ha detto che – sentendo nominare
la compagna,
Chopper annusò l'aria un'altra volta, come se cercasse
qualcosa –
sei un po' sovrappensiero questi giorni...» si
fermò, notando che
la renna sembrava prestare attenzione solo al proprio naso.
«Eri
qua da solo, Franky?» chiese infatti, con il naso
ostinatamente per
aria. Inspirò un ultima volta, e poi sembrò
puntare su di lui. Più
precisamente al suo collo, lì dove Robin intrecciava sempre
le mani;
lì dove Robin incendiava pelle, nervi e muscoli a ogni
bacio... Oh,
merda. Non può averlo capito!
«Sì,
ero solo.» rispose frettolosamente,
cercando comunque di
calcare sull'ultima parola. «Ma non hai ancora risposto alla
mia
domanda.» gli fece notare, arretrando di un passo. La renna
guardò
con sospetto quel vano tentativo di togliersi dalla portata del suo
olfatto, ma sembrò interessarsi davvero alla conversazione.
«Quale
domanda?»
«Cavoli,
se sei distratto! Robin aveva davvero ragione...» si
lasciò
sfuggire il cyborg, solo per ricevere un'altra occhiata indagatrice.
«Chi
aveva ragione? Robi...» tornò alla carica la
renna.
«NESSUNO!
Davvero, Chopper, nessuno. Ho solo notato che sei un po' assente... e
pensieroso! Mi stavo appunto chiedendo perché fossi
così strano
ultimamente... Ma tu sembri voler evitare la domanda a tutti i
costi!» disse Franky, cercando di rigirare la frittata,
fortunatamente con successo.
Chopper,
che sembrava aver perso ogni interesse per qualsiasi cosa il suo naso
gli stesse suggerendo, si decise una volta per tutte a rispondergli.
«Ecco, veramente c'è una cosuccia di cui volevo
parlarti...»
iniziò. Franky sapeva che, se non fosse stato per il pelo, a
questo
punto avrebbe visto il rossore farsi spazio sul piccolo viso
dell'amico.
«E
sarebbe?» incalzò.
Chopper
sbuffò prima di rispondere. «Qualche giorno fa,
stavo
chiacchierando con Brook. E siamo finiti a parlare a quello che
faremo dopo... quando, finirà tutto. Se tutti noi riusciremo
a
realizzare i nostri sogni, cosa rimarrà di noi? Intendo, dei
Mugiwara? Magari ci divideremo, e riprenderemo le nostre vite,
no?»
«Beh,
sì. È probabile, ma...»
provò a interromperlo. Quella discussione
stava prendendo una brutta piega.
«E
allora, torneremo a essere soli, come prima di incontrarci?»
domandò, lasciando spiazzato il cyborg. Quella era una
domanda che
tutti, almeno una volta da quando erano entrati in quella stramba
ciurma, si erano posti. Personalmente, aveva smesso di farsi certe
domande dopo la prima notte con Robin. Quella donna era la cosa
più
bella che gli fosse mai capitata, e la donna più
meravigliosa che
potesse augurarsi di incontrare. E poi l'amava. La amava come mai
aveva amato qualcuno; e aveva avuto la sfacciatissima fortuna di
essere ricambiato.
Già
dalla prima volta che aveva poggiato le proprie labbra sulle sue,
sapeva che l'avrebbe rincorsa in capo al mondo, che avrebbe rivissuto
Enies Lobby mille volte, se ciò fosse servito a salvarla
altrettante
volte. Avrebbe affrontato chiunque, pur di lasciarla vivere, e per
lei avrebbe sacrificato la propria vita, senza alcun rimpianto, se
non quello di non poter più starle accanto.
Grazie
a lei aveva la certezza che non sarebbe più stato solo,
né ora, né
dopo la fine della loro avventura.
Ma
il caso di Chopper era molto particolare, e non andava affrontato
così su due piedi. Forse non avrei dovuto
interrompere Robin...
«Chopper...»
iniziò il cyborg, cercando le parole giuste da usare.
«Tu non sarai
mai solo: prima o poi, tutti trovano quel Qualcuno che gli
starà
affianco per sempre. Capisci di cosa parlo?»
Chopper
annuì. «Sì, anche Brook mi ha detto una
cosa simile. Gli ho
chiesto se lui aveva già incontrato quella persona... e mi
ha
parlato di una donna, che ha amato. Tanto tempo fa, prima che
morisse. Dice che il suo ricordo non lo abbandona mai, e che
perciò
non è mai solo. E poi, mi ha detto che ha noi, e che dopo
starà con
Lovoon.» lo guardò negli occhi, con una
serietà che proprio non
gli si addiceva.
«Sai,
una volta una persona mi fece lo stesso discorso... più o
meno.
Questa persona aveva una gran paura di rimanere sola, ma poi si
ricordò di cosa gli aveva detto un suo grandissimo
amico.» cercò
di alleggerire i toni, anche per tranquillizzare il piccolo Chopper.
Cercò di ricordare le esatte parole che Robin aveva usato
per citare
il suo amico. Effettivamente, Sauro era stato davvero un grandissimo,
enorme amico. «E cosa
aveva detto?» chiese la renna, in trepida attesa.
«Che
nessuno nasce per rimanere completamente solo.»
citò Franky.
La
risposta lasciò la renna un po' perplessa. «Ma tu
intendi, soli nel
senso... senza Nakama? O soli in quell'altro senso...?»
borbottò
Chopper, imbarazzatissimo.
Oh,
Robin intendeva questi
discorsi... «Beh,
in tutti e
due i sensi.» sorrise, imbarazzandosi a sua volta. Si
chinò alla
sua altezza, e lo fissò negli occhi. «Tu pensi di
essere così
diverso da non avere possibilità di incontrare quel
Qualcuno, vero?»
Il
piccolo medico annuì, fissando il pavimento.
«Sì.» sussurrò,
ricevendo una lieve pacca di incoraggiamento da Franky. «Tu
hai
ragione a dire queste cose, Franky. Ma come fai a esserne
così
sicuro? Sto crescendo, e non ho ancora incontrato nessuno come me. Io
non sono umano, e non sono una semplice renna.
Insomma, non è
così semplice. Sono più un... un fenomeno da
baraccone.»
Franky
si alzò in piedi di scatto a quelle parole.
«Chi ti ha messo in testa certe
idiozie?!» cercò di
trattenersi, ma la frase uscì comunque come un urlo, che
fece
sussultare la renna. «Sai quanto faresti incazzare Rufy se ti
sentisse dire certe stupidaggini? Insomma, guardati intorno, Chopper!
Un ragazzo di gomma, uno spadaccino con il senso d'orientamento di un
comodino, una ladra, il cecchino più pavido del mondo, un
cuoco con
le sopracciglia a ricciolo, un'archeologa con un umorismo davvero
tetro, un ammasso di circuiti e ingranaggi e uno scheletro
pervertito... sei un fenomeno da baraccone tanto quanto lo siamo noi!
«Sì,
siamo una ciurma di gente strana. E con questo? Avevamo tutti la
stessa possibilità di rimanere soli, ma non lo
siamo. Siamo
qui tutti assieme, e vivremo le nostre avventure uniti!
Lo
saremo anche dopo il nostro viaggio!»
Chopper,
che fissava con i grandi occhioni il gesticolare delle sue enormi
mani, parve un po' intimorito da quel cambio di toni; ma sopratutto
dispiaciuto per quello che aveva detto. Il cyborg decise di darsi una
calmata... Oh, dov'è Robin quando serve?! Non ci
so davvero fare
con questi discorsi.
«Anche
io avevo paura di rimanere solo... » riprese, abbandonandosi
a un
sospiro. « Ma
quella stessa persona che mi ha
confidato ciò che le aveva detto il suo amico, mi ha fatto
capire
quanto egli avesse ragione. Eppure, ci sono voluti così
tanti anni
prima che anche lei capisse la grandezza del proprio sbaglio!
Perché
pensare di essere soli in questo mondo, è un grossissimo
sbaglio,
Chopper.»
«E...
questa persona è il tuo Qualcuno?»
sussurrò il piccolo medico.
Franky
esitò, per paura di scoprirsi troppo; ma rispose con la
sincerità
che il suo amico meritava. «Sì, Chopper.»
«E
sei felice, ora?»
Annuì,
sentendolo tirare su con il naso. «Fidati di me, fidati di
questa
ciurma Chopper, come hai sempre fatto. Non sarai MAI solo. Ci siamo
noi, ok?» gli posò una delle sue enormi mani sulla
piccola testa,
cercando di essere il più delicato possibile. In quel
momento si
accorse degli occhi lucidi del compagno, e sentì anche i
suoi
inumidirsi. «Franky... stai piangendo?» chiese
Chopper,
avvicinandosi a lui con un piccolo sorriso.
«Sigh...
è che mi hai fatto commuovere! E anche gli uomini SUPER a
volte
piangono, ecco!» sorrise, ricacciando indietro le lacrime.
Nella
coffa risuonò una risata cristallina, inconfondibile alle
orecchie
del cyborg, che si girò. Appoggiata alla parete, con
un gomito appoggiato sul palmo aperto e un dito a picchiettarsi le
labbra, stava Robin. Nessuno dei due l'aveva sentita arrivare, ma di
questo non c'era di che stupirsi... era pur sempre Robin.
«Posso
sapere perchè state piangendo?» chiese,
continuando a picchiettarsi
le labbra piegate in un sorriso. Franky capì che non si era
mai
allontanata per davvero; forse non aveva assistito a tutta la
conversazione, ma era rimasta vicina.
«Emh...
ecco, perchè... Noi stavamo parlando di...»
provò a spiegare
Chopper. Ma Franky capì che stava cercando di cambiare
argomento,
forse per vergogna di mostrarsi debole anche davanti a Robin;
così
lo anticipò, prendendo in mano le redini del discorso.
«Quello che
Chopper voleva dire, è che stavamo parlando della sua paura
di
rimanere solo.» spiegò, lasciando spiazzato il
compagno, che invece
sperava lo coprisse davanti alla donna. Ma Franky sperava che,
coinvolgendola, l'impresa di consolare Chopper si sarebbe dimostrata
meno ardua.
Il
sorriso di Robin si incrinò un poco, vedendo che la renna
non
sembrava davvero intenzionata a parlarne con lei, ma non si
lasciò
scoraggiare. E poi, poteva capirlo: ci sono discorsi che sono
difficili da affrontare di per sé, e che spesso non si
vogliono
affrontare con chiunque.
«Oh,
Chopper.» disse solo, chinandosi su di lui e dandogli un
buffetto
sul nasetto blu. Poi lo strinse a sé, e fu felice di sentire
che la
renna stava ricambiando l'abbraccio. «Per tantissimo tempo
anche io
ho pensato di essere sola, sai? Per venti, lunghissimi anni.»
sospirò, senza sciogliere la stretta. «La gente
vedeva solo i soldi
della mia taglia, del Demone di Ohara. Così, fra quelli che
cercavano di catturarmi, c'erano anche quelli che scappavano da me,
per paura.» disse, sapendo di trovare riscontro con il
passato della
renna, da questo punto di vista. «Poi, proprio quando avevo
perso la
speranza, ho incontrato voi. E allora ho capito che mi ero sbagliata
su tutto!» si staccò un poco, per guardarlo negli
occhi. «Quando
vivevo ancora a Ohara, conobbi un gigante, naufragato lì. Fu
il mio
primo amico, e le sue ultime parole mi accompagnarono per tanti anni,
anche se io mi rifiutavo di credergli.»
Quando Robin
alzò lo sguardo sul cyborg, come per chiedergli il permesso
di
andare avanti, Franky di essersi sbagliato: Robin aveva assistito a
tutta la
conversazione. Gli stava chiedendo il permesso di andare avanti,
perchè ciò che stava per dire, li avrebbe
scoperti. Serve a far
capire a Chopper che le parole di Sauro si sono rivelate essere
assolutamente vere, perciò... annuì,
deciso ad aiutare la renna
fino in fondo. Serviva una prova tangibile, la dimostrazione vivente
delle loro parole.
La
mora gli sorrise prima di tornare a guardare il piccolo medico.
«Sai
cosa mi ha detto? “ Nessuno nasce per rimanere completamente
solo”.
Si chiamava Sauro, e aveva davvero ragione.»
Chopper
sgranò gli occhi, collegando quanto detto da Franky sulla
persona
che gli aveva confidato queste parole, con quello appena detto dalla
donna. Robin era... il Qualcuno di Franky?! Riabbracciò la
compagna
e annusò i suoi capelli setosi. Sì, era il dolce
profumo di fiori
– ora lo capiva – che aveva sentito addosso a
Franky, e lo stesso
che aleggiava nella stanza al suo arrivo. Effettivamente, anche su
Robin sentiva un po' dell'odore di cola di Franky!
Sentiva
li sguardi dei due compagni su di lui, perchè sapevano
che
lui aveva capito. Erano legati.
«Quindi... non siete più
soli?»
«No.»
risposero all'unisono. «Ora sei un po' più
tranquillo?» s'informò
Robin, sciogliendo l'abbraccio.
«Sì,
ora ci credo davvero.» sorrise, ma le ultime parole si
persero in
uno sbadiglio. Franky si asciugò le ultime lacrime
– ogni volta
che Robin anche solo accennava all'ultimo gesto di Sauro, davvero non
riusciva a trattenerle – e si avvicinò
furtivamente alla compagna.
«Dici che fra un po' crolla a terra addormentato?»
le bisbigliò
all'orecchio, assicurandosi di non farsi sentire dalla renna.
«Credo
proprio di sì.» ridacchiò. Lei sembrava
l'unica a non risentire
dell'atmosfera triste che aleggiava nella coffa, ma Franky sapeva
quanto le costava rivangare il passato. E sapeva anche che avrebbero
fatto i conti più tardi, perciò cercò
di apparire tranquillo come
lei. «Ehi, Chopper, perchè non vai a dormire?
Credo siano stati dei
giorni piuttosto impegnativi per te.»
«Uh?»
borbottò, scuotendosi dal piacevole tepore post-sbadiglio.
«Ah sì,
giusto. Ma chi lo fa il turno di guardia?» si
strofinò un occhio,
sentendo il peso dello stress accumulato nei giorni.
«Tu
vai a dormire, Chopper. Ci pensa Franky al turno di guardia.»
lo
rassicurò Robin.
«Ma
Nami poi si arrabbia con me, e...» provò a
protestare la renna.
«Glielo
dico io a Nami. Tu hai bisogno di dormire! Da bravo dottore
quale
sei, sai che non fa bene trascurare il sonno.»
sorrise
dolcemente, dandogli un buffetto sulla guancia.
Colpito
e affondato, Robin,
pensò
Franky guardandola. Quale modo migliore per convincere Chopper a
darle ascolto? E infatti, il compagno si stava esibendo nello stesso
balletto che aveva riservato a Franky quella stessa notte.
Accompagnarono
la renna fino alla porta della camera dei ragazzi, e poi Robin si
chinò per dare il bacio della buonanotte al Chopper
più assonnato
che avesse mai visto. «Vedrai che non farai più
questi brutti
pensieri. E se li farai, ricordati che tutto quello che ti abbiamo
detto è assolutamente vero.» affermò
con il
sorriso più dolce che Franky
avesse mai visto. La guardò mentre dava un leggero bacio
sulla
guancia di Chopper, augurandogli di fare bei sogni, e quando furono
davvero soli, la prese per mano.
«E
così, adesso Chopper sa di...» riuscì a
dire, prima che il dito di
Robin si posasse sulle sua labbra, zittendolo. La guardò,
confuso, e
lei indicò con un cenno del capo la stanza dei ragazzi.
«Può
esserci qualcuno ancora sveglio.» spiegò. Al che,
Franky sentì
proprio di non afferrare la situazione.
Robin
gli voltò le spalle, e s'incamminò verso
l'interno della Sunny. Si
fermò solo una volta arrivata alla stanza dell'acquario,
dove si
accomodò sui divanetti.
«Allora,
non ti siedi?» chiese con aria innocente la donna.
Batté la mano
sui cuscini affianco a sé, sorridendo nella sua direzione.
Franky
accettò di buon grado l'invito, e nel sedersi la prese sulle
proprie
gambe, facendola accomodare di traverso. La donna si poggiò
con una
spalla al suo enorme petto, andando ad accarezzargli la linea della
mascella.
«Cosa
ne pensi?» fece lei, spezzando la quiete della stanza.
«Cosa
ne penso di cosa?»
«Di
Chopper, dei suoi dubbi...» precisò Robin, che
aveva dato per
scontato che il cyborg stesse ancora pensando a quanto successo. Non
immaginava che la mente di Franky fosse concentrata a capire
perchè
lo avesse zittito poco prima. «Gli passerà,
vedrai. Ci passiamo
tutti prima o poi... ma ricordami di dire a Brook di non affrontare
più certi argomenti con Chopper, d'accordo?» le
chiese, a metà fra
il serio e il divertito.
«Ok,
ok, te lo ricorderò.» sorrise la mora.
«Ma
visto che stiamo ancora parlando di Chopper... mi vuoi spiegare
perchè mi hai zittito poco fa? Insomma, se tanto lui sai di
noi due,
quanto vuoi che ci metta a dirlo alla ciurma?»
«No,
la ciurma non lo saprà finché non glielo diremo
noi, o finché
qualcuno non si accorgerà delle nostre... emh, attività
notturne...»
«... e
non.» completò Franky, con un sorrisetto
malizioso. «E come fai a
esserne così sicura?»
«Lo
so perchè Chopper non ha nemmeno un decimo della malizia del
tuo
sorrisetto. È più innocente di Rufy in queste
cose. Insomma, ha
capito che abbiamo un legame, ma non credo ne abbia capito la vera
entità. Probabilmente pensa sia una... amicizia molto,
molto
profonda. È il legame più alto a cui
per il momento può
pensare, anche se credo che farà prima lui a maturare di
Rufy.»
scherzò, riuscendo a strappare una risata anche a lui.
«Perciò,
per il momento, dobbiamo considerarci in
clandestinità.»
«Esatto.»
Calò
di nuovo il silenzio, accompagnato solo dai loro respiri. Franky ne
approfittò per mettere un po' in ordine le idee. Avevano
dato una
certezza a Chopper, la sicurezza di aver sempre qualcuno al proprio
fianco. Era una fortuna che la renna non avesse ben chiaro che ruolo
avesse quel Qualcuno nella vita di ognuno. Per ora bastava
assicurargli che i Nakama ci sarebbero stati sempre, anche dopo la
fine del viaggio.
«Sai,
secondo me non è solo a Chopper che fanno male certe
discussioni.»
iniziò il cyborg. «Ti ho vista mentre parlavi di
Sauro...» la
osservò di sottecchi, attendendo una sua reazione. La donna
si
strinse ancora di più a lui, sospirando.
«Sì, non volevo turbare
Chopper... ma è stato solo un momento, ti giuro. Mi manca,
ecco
tutto.» ammise con un sorriso.
Franky
la strinse delicatamente a sé, chinandosi su di lei e
lasciandole
una scia di baci sulla nivea pelle del collo. «Conosco un
metodo –
la baciò di nuovo – per dimenticare tutti i
malumori.» sussurrò,
una volta arrivato all'orecchio della donna. «Se vuoi, posso
mostrarti come...»
Robin
gli prese il volto fra le mani, e lo baciò con passione,
desiderosa
di riprendere quello che Chopper aveva interrotto. «Robin...
qui?
Sei sicu...» chiese con titubanza Franky, staccandosi
momentaneamente. Ma la mora lo attirò nuovamente a
sé, catturando
le sue labbra e il resto della frase.
Sorrise
contro la bocca schiusa del compagno. «Come se non l'avessimo
già
fatto qui...»
Angolo
dell'autrice.
E
buonsalve a tutti! Premettendo che non so da dove
sia uscita
questa cosa, annuncio che avrei tanto voluto pubblicarla ieri, ma
all'una di questa notte stavo ancora scrivendo l'ultima parte. Volevo
fare una cosa “carina”, visto che ieri era un anno
che sono qui
su EFP a rompere le scatole ogni tanto! Rimedio pubblicando oggi,
dai.
Per chi mi conosce, ho voluto provare un cambio di font,
perchè il “Calibri” non riuscivo
più a sopportarlo, giuro.
Chiamatemi scema, ma se scrivevo con quei caratteri, non riuscivo a
tirar fuori niente che mi piacesse... sì, metto Times New
Roman e
PUFF!, riesco a scrivere. No, non sono normale. Decisamente no. A
questo punto, credo che cambierò font anche a tutte le altre
mie ff,
per mantenere un minimo di coerenza :)
Allora, la fine non mi
convince proprio per niente. Fatemi sapere se beccate errori, ve ne
sarò immensamente grata! E si, se vi sembra una schifezza,
sentitevi
liberi di farmelo sapere :) Sempre che qualcuno recensisca...
Piccolo
e, sopratutto, ultimo appunto: ho corretto dopo la pubblicazione un
pezzettino, dopo essermi accorta com'è realmente l'entrata
della
coffa. C'è una scaletta che praticamente sbuca abbastanza in
mezzo
alle scatole nel pavimento della palestra/coffa. Io avevo... bah,
lasciate perdere! Per chi l'avesse letta prima della correzione...
emh, chiudete un occhio, ok? :D (Grazie :3)
Alla prossima!