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Autore: KatWhite    11/06/2013    2 recensioni
Shikamaru Nara era diventato jonin da poco, all’alba dei suoi vent’anni da poco compiuti. Nonostante ciò, era molto stimato da tutti, non solo per le proprie abilità, ma anche per le sue strategie, che più e più volte avevano condotto ad una brillante vittoria nelle più oscure ed intricate situazioni.
Per questo motivo era stato chiamato ad una missione estremamente difficile, quasi suicida ad Oto. Non aveva perso i contatti con i propri amici, ma da quando era giunta questa notizia, una persona in particolare, a cui lui teneva molto, gli sfuggiva sempre.
Questa non’era altri che la sua insostituibile amica d’infanzia, Ino Yamanaka.

A Camilla, perchè sì. ♥
Genere: Angst, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ino Yamanaka, Shikamaru Nara
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Premessa

Shikamaru Nara era diventato jonin da poco, all’alba dei suoi vent’anni da poco compiuti. Nonostante ciò, era molto stimato da tutti, non solo per le proprie abilità, ma anche per le sue strategie, che più e più volte avevano condotto ad una brillante vittoria nelle più oscure ed intricate situazioni.
Per questo motivo era stato chiamato ad una missione estremamente difficile, quasi suicida ad Oto. Non aveva perso i contatti con i propri amici, ma da quando era giunta questa notizia, una persona in particolare, a cui lui teneva molto, gli sfuggiva sempre.
Questa non’era altri che la sua insostituibile amica d’infanzia, Ino Yamanaka.

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In quella calda giornata di fine Settembre, Ino era in negozio che stava sistemando i mazzi da esporre poi nelle vetrine. Il suo turno era quasi finito, era quasi sera e i clienti scarseggiavano a quell’ora. Nonostante fosse Settembre e l’autunno era alle porte, il sole sfidava tutto ciò e continuava a comparire, raggiante e caloroso, regalando allegre giornate da trascorrere in compagnia dei propri amici e famigliari.
Compagnia.
Da quanto Ino non usciva più in compagnia di nessuno: né con Sakura, né con Choji né con l’altro componente del team 10, il cui nome era severamente proibito pronunciare nella propria testa.
Da quando aveva saputo che di lì a poco sarebbe partito in missione, una missione di livello S, non sapeva nemmeno lei il perché, ma si era imposta categoricamente di non averci più a che fare. Era stupido, era infantile, era masochista, ma questo era ciò che le diceva la testa.
Aveva quasi finito la composizione, i gigli e le giunchiglie gialle si sposavano perfettamente assieme. Sospirò soddisfatta e fece per avvicinarsi alla vetrina, quando le porte in vetro dell’ingresso non si spalancarono bruscamente e vide entrare con la coda nell’occhio una figura che mai si sarebbe aspettata di vedere.
Al solo pensarci si bloccò immediatamente e le si mozzò il fiato: insomma, pensava rispettasse il suo desiderio di non vederlo. Ed invece era lì, forse per dirle definitivamente addio, dato che sarebbe partito il giorno dopo e si aspettava che lei non sarebbe andata alle porte di Konoha a salutarlo.

«Ciao Ino.» La salutò, il tono di voce apparentemente vuoto e piatto.
Lei ricambiò a sua volta con un freddo e flebile 
«ciao», allontandosi immediatamente dalla direzione presa poco prima e dirigendosi al bancone con ancora il mazzo in mano, stringendolo più forte che poteva per evitare di mostrare quanto le stessero tremando le mani in quell’istante.
Shikamaru la seguì, mentre Ino poggiava il mazzo che teneva poco prima in mano affianco alla cassa.

«Tutto bene?» Le chiese sperando di riuscire a cavarle qualche parola di bocca.
Scrollò il capo in un gesto perentorio. 
«Lo sai.» riuscì solo a dirgli soffiando.
«Hm.» annuì il ragazzo poco convinto.
Seguì un un’imbarazzante e pesante silenzio che durò circa due minuti, poi il jonin si decise a parlare:

«Ascolta Ino, non sono venuto qui per dirti addio. Non sono venuto nemmeno per capire come mai mi odi e non mi vuoi più nella tua vita.» Si bloccò per prendere fiato, respirando pesantemente con la bocca: non gli era mai risultato così difficile parlare.
«Sono qui perché voglio darti una cosa, e perchè io voglio dirti che ti vorrò sempre bene, qualunque cosa accada.»
Detto questo estrasse dalla tasca un qualcosa di minuscolo e glielo porse davanti agli occhi, in modo che Ino potesse capire di cosa si trattasse: era un piccolo anello in oro bianco, tempestato di swarovski tutt’attorno e un piccolo pezzo di metallo avvitato su se stesso in centro: probabilmente un tempo lì c’era un piccolo piedistallo su cui poggiava un’altra pietra preziosa, ma forse era andato perso, dato che era vecchio e di famiglia.
A questi pensieri, Ino si irrigidì ancora di più e nascose le mani dietro la schiena, che non ne volevano proprio sapere di smettere di muoversi, perché la ragazza sapeva esattamente di che anello si trattasse: quando lei e Shikamaru si frequentavano ancora, un giorno le aveva confidato che aveva ritrovato un prezioso anello appartenente a sua nonna, e che avrebbe deciso di custodirlo lui, in ricordo della propria amata parente.
E lui glielo stava regalando così come se niente fosse, pensandolo poco importante e non curandosi nemmeno di porlo in una scatola adeguata per conservarlo.
Per questo lei scosse nuovamente la testa, non capendo: 
«No Shikamaru, non posso accettarlo, mi dispiace.»
«Ti prego, non farti vedere da mia madre quando lo porti, che altrimenti appena torno mi ammazza!» Disse lui in tono scherzoso, ignorando volutamente la ragazza.
«Ma… è un ricordo importante della tua famiglia, io non-»
«Tu fai parte della mia famiglia, scema. E per questo voglio che lo tenga tu. Ed ogni qualvolta ti sentirai sola o triste, o ti mancherò, guardati la mano e tutto andrà meglio. Devi solamente indossarlo.» le mormorò imbarazzato in tono dolce, prendendole però con delicatezza una mano tremolante da dietro la schiena, e tenendola saldamente tra le proprie più grandi, le fece scorrere l’anello lungo l’anulare destro.
«Ci vediamo presto Ino.» disse, e si dileguò, lasciando la ragazza nello stupore più totale.
Dopo dei buoni cinque minuti in cui la ragazza cercò di riprendere a respirare in maniera normale, si rimirò la mano destra con circospezione, finendo poi irrimediabilmente all’anulare, rigirandosi tra le dita l’anello. Sorrise, un sorriso umido di gioia mista a felicità, assieme a qualche lacrima furtiva che non era riuscita a controllare.

«Ti aspetto, Shika.» riuscì a dire infine, mentre fissava con sguardo pieno d’amore e malinconia il gioiello appena regalatole.

Parla Emily:
Ok, parliamone. Non so che mi sia saltato per la testa, scrivere boiate del genere, bah. Solo, avevo voglia di parlare della Yamanaka in negozio, e poi puff, mi è comparsa la storia tutta dolce dolce dell'anello. Inannzitutto dico due cose:
1) Shika può essere visto come OOC, ma io in questa situazione tutto così puccioso e imbarazzato ce lo vedo, poi fate voi. Pensate che sia OOC? Me ne frega? No.
2) Allora, non vorrei considerare questa storia come un regalo di compleanno per Camilla, perchè non avevo intenzione di scriverle niente su EFP, ma ieri notte avevo qualcosa che non andava e dopo aver fatto 14 incubi, mi è venuta in mente sta boiata (incubo anch'essa) ma meno inquietante. Quindi vedila come vuoi te (L). Solo, ovviamente è tua sotto ogni senso, basti vedere l'anello. Ed in piccola parte mia, ci ho messo quello che provo quando me lo vedo al dito. 
 Ne approfitto nuovamente per farti gli auguri, anche se sono passati 3 giorni, ma rimani comunque una persona meravigliosa, che andrebbe festeggiata ogni giorno ecccheccavolo. Auguri ancora tesoro mio.
Ora che ho finito di annoiarvi mi dilenguo anche io, promettendo che cercherò di fumare meno la sera prima di andare a nanna (L).
Kiss, Emily.
  
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