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Autore: Valerie    11/06/2013    2 recensioni
Quanti passi facciamo in una giornata e non gli diamo peso?
Quanti ne facciamo saltellando, correndo o, addirittura, ballando?
Quanti, inconsapevoli, ne sogniamo durante la notte e fanno di noi dei grandi camminatori?
Eppure ce n’è uno, si, proprio quello… che da soli non riusciamo a realizzare.
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Terza classificata al 'Note d'amore-contest' di _Aras_
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
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                                                                            Un passo in più
 
 
‘Buonanotte mia cara e dolce Giulia, ora vado a nanna, ma spero di passare del tempo solo io e te domani’
 
 
Le mani le avevano formicolato, il corpo aveva iniziato a tremare, gli occhi ad appannarsi e il cuore a contrarsi dal dolore.
Scrisse un biglietto con foga, si tolse l’anello dal dito e lo lasciò col piccolo foglio sulla scrivania, con accanto il computer portatile aperto.
Uscì da lì quasi correndo.
-Vai via, Giorgia?- la voce di Massimo le giunse da dietro le spalle.
-Si, Massimo, devo tornare a casa- si scusò frettolosamente senza guardarlo negli occhi e togliendo la catena alla bicicletta.
-Devo lasciare detto qualcosa a Gianluca quando torna?- le chiesa ancora.
-No, no… Lo chiamo io più tardi, non preoccuparti- fu la breve risposta prima di andare fugacemente via senza salutare.
Superò due incroci senza curarsi di guardare da nessuna parte.
Superò il ponte levatoio.
Un dolore forte al centro del petto la costrinse a fermarsi.
A piedi, con la bici tra le mani, raggiunse un muretto su cui poggiarsi.
Cercò il cellulare che aveva buttato distrattamente nella borsa.
Compose un numero.
-Pronto, Giorgia?-
-Sara, Gianluca sta li?-
-Si, vuoi che te lo passo?-
-No!No!-
-Gio…? Perché piangi? Che è successo?-
-Sara… vienimi a prendere, ti prego. Sono al ponte… sto male. Gian… Lui ha un’altra…-
-Dammi cinque minuti e arrivo-
 
 
Mai, in vita sua, aveva provato tanto dolore, misto a così immensa delusione.
Per telefono si era sentita dire ‘Non ti devo nessuna spiegazione. Non ti amo più, non puoi costringermi a rimanere insieme a te se io non voglio-
Aveva chiuso la chiamata con sconcerto.
Chi era quella persona? Dove era finito il suo Gianluca? Dov’era finita tutta la tenerezza, il rispetto, l’amore?!
Era incredula.
‘Impossibile’ pensò.
-Impossibile- ripetè alla sua più cara amica.
Tutto divenne più vero quando, mezz’ora dopo’, le mostrarono il profilo di facebook di lui.
Non una foto. Non una frase. Non una parola che la potesse ricordare.
Non dormì, non mangiò, non parlò per giorni.
A lavoro avevano organizzato una festa per carnevale. Non aveva nessuna voglia di andarci.
Un SMS: Simone.
‘Scendi? Ti ho portato il vestito per questa sera!’
-Grazie- fu l’unica cosa che riuscì a dirgli, sforzandosi di sorridere.
-Ti vengo a prendere io, sta sera- le disse perentorio.
Giorgia aprì solamente la bocca.
-Niente ma! Alle 21.30 sarò qui ad aspettarti!- disse lui, troncando ogni tentativo di vana replica.
Rientrò in casa e scrisse un messaggio.
A: Simone
Grazie ancora.
‘L’unico ringraziamento vero sarebbe guardarti sorridere. Sta sera non voglio vederti con la stessa faccia di adesso’.
 
 
 
Ballò, rise e si divertì tutta la notte.
 
 
 
Venti giorni dopo, marcata stretta da Simone, si sentiva felice…
Felice per quell’abbraccio, felice per quella stretta di mano.
Solo un bacio, prematuro, arrivò dispettoso.
Sensazioni fatte di contrasti, flashback continui le si presentavano nella mente.
La guancia liscia/irruvidita dal pizzetto, le labbra sottili/ carnose e gonfie, la delicatezza e il timore/la foga e la passione noncurante.
 
 
Il 21 Marzo arrivò veloce.
Un bracciale e una rosa rossa con un dolcissimo bigliettino arrivarono da parte del suo nuovo fidanzato, assieme a due candeline accese su di una buonissima torta alla frutta: la sua preferita.
Particolari, piccolezze, gesti quotidiani, attenzioni a cui lei non era affatto abituata.
 
 
Mezzanotte.
Il telefono vibrava sul comodino.
Un numero che non conosceva.
Sicuramente il ritardatario del giorno nel farle gli auguri.
-Pronto…?-
-Pronto…-
Silenzio.
Freddo…
-Mi hai riconosciuto…?-
Tornò d’improvviso quel tremore, quello dimenticato, sepolto un paio di mesi prima e provato neanche ricordava più per cosa.
 
Lui tornò.
Lui distrusse, come aveva fatto poco tempo prima, la sua felicità… di nuovo.
Quell’equilibrio, costruito con così tanta fatica, venne meno, crollò come un castello di carte alla prima folata di vento.
 
Guardava indietro e vedeva la sofferenza patita.
Sognava avanti e immaginava la serenità, la tranquillità, la certezza di non venir mai messa in discussione.
Sarebbe bastato un passo… solo un passo in più verso quella speranza, quell’idea così limpida.
Un passo, uno spiraglio di felicità.
Era uno di quei momenti in cui ti si paralizzano le gambe dalla paura.
L’amore era morto nel suo cuore quel maledetto primo Febbraio, davanti ad un computer.
Delle parole lo avevano ucciso.
Eppure…perché esitava?
I piedi ancorati a terra, pesanti come zavorre, i muscoli delle gambe troppo deboli per riuscire a sollevarli.
 
Un passo in più.
 
Era cambiato. Voleva lei… lei soltanto.
Immobile com’era, lo sguardo basso, senza guardare né avanti né indietro, fu costretta a guardarsi nel profondo del cuore.
Ma… dov’era il fondo?
Dov’era il suo cuore?
Si tastò per sentire se batteva.
Le pulsazioni c’erano… allora perché non provava nulla? Non vedeva nula?
Tutto quello che le aveva riempito il cuore per 23 anni che fine aveva fatto?
Si sentì improvvisamente vuota, ma pesante.
Respirava regolarmente, ma era come se un masso le opprimesse il petto.
 
Un passo indietro.
 
Le dissero che un dolore ripetuto può causare la comparsa di quelli che, comunemente, si chiamano calli.
Il suo cuore ne era pieno.
È un duro lavoro rimuovere i calli.
Si immergono nell’acqua calda a lungo, si lasciano ammorbidire e poi si rimuovono.
Non sempre vengono via tutti in una volta.
 
Alzò la testa sconfortata, dal punto in cui era rimasta.
Un ragazzo le voltava le spalle e se ne andava.
 
Quanti passi facciamo in una giornata e non gli diamo peso?
Quanti ne facciamo saltellando, correndo o, addirittura, ballando?
Quanti, inconsapevoli, ne sogniamo durante la notte e fanno di noi dei grandi camminatori?
Eppure ce n’è uno, si, proprio quello… che da soli non riusciamo a realizzare.
 
Impotente lo vide andare via.
Tese la mano verso di lui, lo chiamò, ma non ci fu nulla da fare, era il passo la soluzione.
 
Lo sconforto lasciò lo spazio alla terribile sensazione di inadeguatezza, al disgusto per non essere stata capace di scegliere.
Rimorso per aver fatto soffrire, paura di tornare indietro e stare nuovamente male, incapacità di sapersi muovere: furono questi i suoi soli compagni per tutto il tempo che stette da sola, fino a che…
-Non devi per forza tornare indietro e ripercorrere quella stessa strada- le disse lui un giorno.
Era diverso, il viso scavato, gli occhi spenti, le occhiaie marcate.
-Posso arrivare io fino a te, se me lo permetterai…-
Si sentì sollevare.
 Qualcuno la sosteneva, la stringeva.
-Non voglio tornare indietro… ho paura- disse guardandosi intorno disorientata e spaventata.
-No... indietro no… - le disse il ragazzo.
Quel ragazzo.
Quello che lei aveva cancellato, depennato, dal libro della sua vita.
-Allora dove?- chiese ancora lei.
Il cuore riprendeva a battere. Dolorante, ma vivo.
-Avanti. Anche solo un passo, ma sta volta insieme…-
 
 
 
 
 
Note dell’autrice.
 
Devo precisare prima una cosa puramente tecnica: tutte le parti scritte in corsivo sono riferite al primo ragazzo di cui si parla nella prima parte del testo, ossia Gianluca.
 
Non sapete, davvero non immaginate che fatica inesorabile è stata scrivere questa one-shot.
Qui, tra queste righe ci sono io.
L’ho scritta perché il dolore, chiuso dentro al cuore non passerà mai, non può far altro che essere rimandato in circolo dalle vene e dalle arterie… ti da una momentanea sensazione di pace, ma quando ritorna al cuore si rifà più vivo di prima.
Quindi l’ho buttato fuori ed il risultato beh… lo avete visto qual è stato!
Bene! Vi ho angosciato abbastanza! Ringrazio anticipatamente tutti quelli che leggeranno e risponderò successivamente a tutti quelli che vorranno gentilmente lasciare un loro commento!
Un bacione a tutti!
_Val_
 
Grammatica e stile: 14/15 
Originalità: 15/15 
Caratterizzazione dei personaggi: 7/10 
Gradimento personale: 9/10 
Totale: 45/50 

GRAMMATICA: 
Impeccabile. Ho riscontrato solo due errori di battitura, ma per il resto è assolutamente perfetta. Te li segno: 
Tutto divenne più vero quando, mezz’ora dopo’, le mostrarono il profilo di facebook di lui. 
Le pulsazioni c’erano… allora perché non provava nulla? Non vedeva nula

STILE: 
Usi uno stile molto breve, diretto, con periodi essenziali. 
È uno stile molto personale: riesci a rendere introspettiva la storia senza esagerare con le divagazioni della protagonista. È chiara e sentita: trasmetti le emozioni di Giorgia al lettore, leggendo sembra di essere nella mente del personaggio senza perdersi nei suoi melodrammi (come purtroppo capita spesso). 
L’unico appunto che ti faccio: nella seconda parte, dopo la telefonata dell’ex, comprendere cosa succede diventa un po’ più impegnativo. Qualche dialogo sarebbe stato adatto a completare quel passaggio, per esempio mostrare come Simone se ne sia andato. 

ORIGINALITA’: 
“Il ritorno dell’ex” mi ha sempre fatto pensare a una storia abbastanza leggera, la tua invece ci racconta anche come si sono lasciati, come la vita della protagonista è cambiata e come è dovuta cambiare di nuovo, dopo il ritorno dell’ex. Hai scritto una storia completa sotto ogni punto di vista, non hai saltato la parte più impegnativa della vicenda. Mi sembra anche molto realistica e diversa dalle solite storielle, perché Giorgia non si butta subito tra le braccia dell’ex ma non lo fa nemmeno dannare. S’interroga, piuttosto, su cosa porterà tutto ciò. 

CARATTERIZZAZIONE DEI PERSONAGGI: 
Qui, ahimè, ci sono dei problemi. 
Giorgia sembra una ragazza insicura, fragile, una bambolina di vetro sballottata qua e là dall’amore per il suo ex. Conosciamo il suo dolore, la sua difficoltà nell’accettare la realtà e il benessere che le provoca Simone. Tuttavia, questo non basta. Giorgia non può essere solo questo, la sua vita non può limitarsi a questo. Avevi introdotto l’immagine dei due amici all’inizio, avresti dovuto sfruttarla fino in fondo. 
Di Gianluca e Simone non conosciamo praticamente nulla: sappiamo solo che Gianluca tratta male Giorgia, per poi tornare sui suoi passi; mentre Simone la faceva stare bene. 

GRADIMENTO PERSONALE: 
La storia mi è piaciuta, perché è introspettiva senza eccesso. Mostra una realtà con cui molte persone hanno a che fare tutti i giorni, e questo mi piace. Tuttavia, avrei apprezzato una maggiore caratterizzazione dei personaggi. 

 
   
 
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