I.
Produttori
Scenografi
Costumisti
Registi
Attori
Spettatori inermi
Di un film
Senza storia
Rigorosamente
In bianco e nero.
La voce fredda, quasi metallica di una donna chiama il mio nome. Mi conduce in una stanza, pareti blu scuro, alcuni quadri appesi, un letto con le lenzuola bianche, un comodino in legno con un lume, un armadio, uno scrittoio piccolo sempre in legno, in fondo, accanto ad una finestra che conduce su un balcone. Tutto troppo pulito, candido, ingannevole, finto. Disfo il borsone riponendo i quattro stracci chiamati vestiti nell’armadio. Esco sul balcone, è inverno, l’aria è gelata eppure non c’è cosa che mi sollevi l’animo più di sentire il freddo sulla mia pelle. Cosa ci faccio in un posto del genere, l’unico pensiero nella mia testa. La felicità non è tra i vocaboli della mia vita, se è vero che qualcuno ci scrive la vita già da prima della nascita, allora non c’è modo o via d’uscita per cambiarla. Quel qualcuno, a cui le persone fanno affidamento è crudele, ingiusto, ad alcuni troppo ad altri niente. Mi son sentita dire ‘per te avrà altri progetti’, bene, mi dica quali perché in questo momento la mia vita non ha più un senso, mi sono persa nel mio cammino se mai l’ho iniziato. Sono nata in un quartiere malfamato, madre puttana, padre commerciante di puttane, niente sorelle, fratelli, amici, scuola, niente che possa ricondurre a una vita normale. Io non sono normale, oserei dire originale ma, d'altronde chiunque pensa di essere originale nella sua vita comune. A dodici anni, esco, passeggio, corro, grido, arrivo alla fermata di un autobus, salgo. Destinazione ‘il vuoto’. Dormo in strada un paio di giorni, poi un’anziana signora mi accoglie in casa sua, non gli ho mai parlato, non ho mai saputo il suo nome, prendevo solo da mangiare, qualche vestito e un tetto dove rifugiarmi. Muore. Arriva l’ambulanza e la vecchia muore. Scappo, destinazione ‘il vuoto’, ancora. Quindici anni, conosco tre ragazzi, non so i loro nomi, prendevo da mangiare e una casa, come se non esistessi per loro, ma mi tenevano li, gli servivo, attiravo clienti, spacciavo, mi drogavo. Sirene della polizia. Scappo, di nuovo, destinazione ancora il nulla. Nome, Ana Johnsson. Anni, diciotto. Indirizzo, Via dei Matti numero 0. Titolo di studio, nulla. Ambizioni, nulla. Desideri, nulla. La mia vita? Un abnorme punto interrogativo.
-Nel mezzo del cammin di nostra vita
mi ritrovai in una selva oscura
che la dritta via era smarrita.-
-Dante-
*Corner*
Che dire?! Ho scritto questa storia con l'idea di lasciarla così, incompleta ma poi ho avuto l'idea di continuare e di aggiungere i 1D come altri protagonisti di questa FF, infatti nei primi capitoli non troverete nessuno di loro, ma solo la storia di Ana. Loro arriveranno più avanti. I capitoli non saranno molto lunghi ma li pubblicherò spesso, se voi mi darete una ragione per farlo. Fatemi sapere cosa ne pensate e se vi a incuriosito almeo un po'.
Love you.