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Autore: ThePastWeShare    11/06/2013    52 recensioni
'Can you be my nightingale? Sing to me, I know you’re there.'
In una situazione normale mi sarei goduta la dolce melodia di queste parole ma era circa la quinta volta in un mese che le sognavo. C'era qualcosa di diverso però questa volta. Il viso di un ragazzo che non avevo mai visto si proiettò davanti a me. Aveva gli occhi più belli che avessi mai visto, quasi rischiai di perdermi dentro quel verde. Sembrava triste. Si stava passando una mano tra i ricci quando la canzone continuò.
'You could be my sanity, bring me peace, sing me to sleep.'
Potrei scriverci una canzone, pensai distrattamente.
'Say you'll be my nightingale. I don't know ...'
Genere: Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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'Can you be my nightingale? Sing to me, I know you’re there.'

In una situazione normale mi sarei goduta la dolce melodia di queste parole ma era circa la quinta volta in un mese che le sognavo. C'era qualcosa di diverso però questa volta. Il viso di un ragazzo che non avevo mai visto si proiettò davanti a me. Aveva gli occhi più belli che avessi mai visto, quasi rischiai di perdermi dentro quel verde. Sembrava triste. Si stava passando una mano tra i ricci quando la canzone continuò.

'You could be my sanity, bring me peace, sing me to sleep.'

Potrei scriverci una canzone, pensai distrattamente.

'Say you'll be my nightingale. I don't know ...'


'Si mamma, lo so' le ribadii. 'Non ti preoccupare, andrà tutto bene.'
Borbottò qualcosa che non capii mentre la campanella suonava.
'Ti chiamerò tutti i giorni ma ora devo andare, sta iniziando la prima ora. Ti voglio bene.' E con questo chiusi la chiamata.
Era il primo giorno nella scuola nuova, l'inizio di un nuovo anno, diverso da solito. Lontano da tutto e da tutti. Era l'inizio della mia nuova vita. Ero maggiorenne e potevo legalmente vivere da sola. Odiavo l'Italia, avevo sempre pensato che fosse un bel posto finchè non ci devi vivere. Poi da quando la mamma si era risposata le cose non erano andate esattamente bene. Il rapporto con il mio patrigno non era dei migliori e l'avevo convinto a mandarmi in Inghilterra a finire gli studi. Avrebbe fatto di tutto per mandarmi via dalle palle.
La giornata non poteva iniziare peggio. La sveglia era suonata troppo presto e aveva interrotto il mio sogno, inoltre ero terribilmente in ritardo alla mia prima lezione. Il professor Brown era stato molto carino con me, si era offerto di aiutare ad ambientarmi nella mia nuova città e nella mia nuova scuola. Il minimo che potessi fare per ricambiarlo era arrivare in orario alla sua lezione. Buttai così il resto della sigaretta ancora accesa per terra e mi incamminai verso l'aula di scienze. Bradford non era poi così male come città. Era tranquilla, l'unico problema era che in tre mesi non avevo ancora conosciuto nessuno se non la vecchia signora dell'appartamento di fronte al mio. Mi chiedeva ogni mercoledì sera se volevo giocare a carte con lei e le sue amiche ma avevo sempre rifiutato.
Aspettai impaziente davanti alla porta della mia classe origliando la conversazione all'interno. Le uniche cose che capii furono 'nuova', 'ragazza' e 'Italia'. Stavano parlando di me.
Un brivido di paura mi percorse tutto il corpo al ricordare la mia vecchia classe. E se non gli fossi piaciuta? E se fosse finita come l'ultima volta?
Non ebbi il tempo di trovare una risposta alle mie domande che una mano mi prese il braccio e mi trascinò nella classe. Avevo circa una ventina di occhi addosso quando mi ripresi. Mi osservavano tutti con uno sguardo interrogativo. Forse dovevo presentarmi. Avevo pronto il discorso da settimane ma l'unica cosa che riuscii a dire fu un 'Piacere, io sono Jessica'. Ma in fondo bastò, non ero tipo da molte parole. Il professore mi capì e spiegò loro che mi ero appena trasferita. Dire che odiavo la scuola era poco.
Presi posto nell'ultimo banco al fondo, tra un ragazzo che dormiva e una ragazza intenta a rifarsi il trucco. Era il mio ultimo anno, poi avrei chiuso con tutto ciò che comprendeva libri e studio. Avrei solo dovuto resistere.
Il professore parlò tutta l'ora della fotosintesi clorofilliana, o almeno credo. Dopo poco più di cinque minuti di spiegazione mi ero messa le cuffie e avevo fatto partire la musica.
Senza che me ne accorgessi la campanella suonò. Cos'è che avevo alla seconda ora? Feci per tirare fuori l'orario quando un 'Ciao' mi fece voltare. Una ragazzina poco più bassa di me mi stava fissando con gli occhi pieni di eccitazione.
'Così tu sei quella nuova. Tutti parlavano di te qui a scuola.' Era bionda, con due occhi azzurri che avrebbero fatto invidia al cielo più splendente.
'Strano, non mi hanno dato l'idea di volermi conoscere. Anzi mi hanno snobbata apertamente tutti.'
'Eh, devi capirlo. E' la legge della natura. O sei popolare o non sei considerata da nessuno.' Già sentito, pensai tra me e me.
'Presumo di non essere nessuno. Perchè mi stai parlando allora?'
'Io non sono gli altri. E poi morivo dalla voglia di conoscerti. Io sono Kelsey, capo cheerleader e..' e bla bla bla. Quanto parlava questa ragazza. Smisi di ascoltarla quando dopo cinque minuti un 'Jess?' indeciso uscì dalle sue labbra. Era davvero bella.
'Si?'
'Ti ho fatto una domanda.'
'Scusa, ero sovrappensiero.'
'No, ti avevo chiesto se per caso volevi fare l'audizione da cheerleader. Ti aiuterebbe ad ambientarti meglio.'
'Oh, ci penserò.' Volevo?
'Ok! Allora spero di vederti domani, sono in palestra alle 14. Ti va di lasciarmi il tuo numero? Non si sa mai.' Non usava giri di parole. Un punto a suo favore. Le digitai così il mio numero.
'Bene, ti scrivo più tardi così ti salvi il mio. Corro che sono in ritardo a letteratura, ciao!'

Le cinque ore passarono velocemente. Non vedevo l'ora di tornare a casa. Il sogno della notte precedente ancora mi turbava. Il viso di quel ragazzo, anzi, di quel bellissimo ragazzo, mi aveva turbata. Sembrava così triste, avrei voluto aiutarlo ma quella maledetta sveglia aveva deciso di squillare proprio mentre non doveva. Il mio flusso di pensieri venne interrotto dallo squillare del telefono. Un messaggio. Diceva 'Ehi, sono Kelsey. Prima cosa: questo è il mio numero, salvalo! Seconda cosa: stasera c'è una festa nel parco dietro la scuola. ESIGO la tua presenza. Alle 9 davanti alla fermata dei bus. Giuro che se non vieni domani dovrai vedertela con me. Ti presenterò alle mie amiche, vedrai, ti adoreranno. Ah già.. PUNTUALE.'
Era una chiacchierona ma mi sembrava una ragazza a posto. 'Ok ci sarò stai tranquilla! Non vorrei mai mettermi contro la capo cheerleader, sarebbe un suicidio sociale! A dopo'.
Erano quasi le tre, avevo ancora un paio d'ore libere prima di prepararmi.

Entrai in casa e un brivido di angoscia mi percorse la schiena. Era vuota. Cosa cambiva dal solito? Forse la consapevolezza di essere veramente sola. Mi mancava mia mamma ma non sarei tornata. Dovevo essere forte. Questo mi convinse ad andare alla festa. Stava a me cambiare le cose, non avrei permesso a nessuno di mettermi in un angolo come era successo in precedenza. Cercai le cuffie e misi l'ipod in riproduzione casuale.

'Can you be my nightingale? Sing to me, I know you’re there. You could be my sanity, bring me peace, sing me to sleep. Say you'll be my nightingale.' La stessa melodia e lo stesso ragazzo della notte prima solo che questa volta mi stava tendendo una mano, come se volesse che l'aiutassi. Come se avesse bisogno di me. Era tutto buio, mi sentivo persa. Cercai di raggiungere la sua mano ma l'oscurità combatteva con noi. Era come se non fossimo destinati ad incontrarci. Ebbi una fitta di dolore e mi sentii inghottire in un enorne buco nero. Fu in quel momento che lo vidi. Mi stava sorridendo. Aveva il sorriro più bello che avessi mai visto e le fossette ai bordi della bocca lo rendevano ancora più speciale. Un brivido di paura mi percorse quando vidi che si stava allotanando sempre di più. Ebbi la forza di rialzarmi ma ormai il suo viso era solo più un ricordo.

Mi svegliai all'improvviso, spaventata e sudata, in una stanza buia. L'ipod stava ancora andando e il telefono segnava le sette e mezza. Quegli occhi volevano comunicarmi qualcosa, come mi stessero chiedendo aiuto. Forse mi stavo facendo troppe paranoie ma in ogni caso dovevo prepararmi. Feci una doccia veloce per cacciare via tutti i pensieri. Sapevo già come vestirmi. Un vestito bianco senza spalline con una cintura nera, tacchi e una giacchetta. In un'ora ero vestita, truccata e profumata. I miei capelli rossi spiccavano particolarmente in contrasto col vestito. Era strano. Per la prima volta ero sicura di me stessa. Ero cambiata negli ultimi tre mesi. Avevo iniziato a fare palestra, mi ero tinta i capelli di rosso e avevo iniziato a mettere i vestiti. La vecchia Jessica non si sarebbe mai sognata di mostrare le sue gambe al pubblico.
Presi la macchina e partii. Era utile in fondo avere diciotto anni. Mi stupii nel vedere Kelsey e le sue amiche già dal cancello. Lei indossava un vestito color pesca e delle scarpe bianche, sembrva quasi una dea. Le altre due ragazze non erano da meno.
'Ehi.' le salutai.
'Jess! Sei venuta davvero. Avevo paura ti tirassi indietro all'ultimo!'
'Sono una persona di parola.'
'Sono felicissima!'
'Ehm' sentii da dietro. 'Che scortese che è la mia amica, non ci presenta nemmeno. Io sono Kathrine ma preferisco essere chiamata Kat. Invece lei è Lea. Piacere.'
'Piacere mio!'
'Vi avrei presentate, prima o poi.' disse Kelsey.
'Sisi, ci credo. Andiamo che facciamo tardi!'

Dopo tutto la serata stava passando tranquillamente, per quel che ricordo. Mi avevano presentato così tante persone che fu già un miracolo che mi ricordassi un terzo dei nomi. Avevo esagerato un poco con l'acool e faticavo a stare in piedi. Sicuramente i tacchi non aiutavano. Mi sentivo come se dovessi vomitare da un momento all'altro. Intravidi una panchina libera in fondo al parco e cercai di raggiungerla. Kelsey si era offerta di accompagnarmi ma l'avevo liquidata dicendole che avevo bisogno di pensare. Raggiunsi la panchina con la stessa gioia di un maratoneta che arriva per primo al traguardo e mi accomodai. Sfilai dalla borsa il pacchetto di Marlboro e me ne accesi una. Feci uno, due tiri quando una voce da dietro mi chiese 'Hai da accendere?' spaventandomi.
'Si' risposi distrattamente senza neanche girarmi. Non so se per l'effetto dell'alcool o per la mia borsa troppo piena ma trovare quell'accendino fu come cercare l'ago in un pagliaio. Feci per alzarmi ma una fitta allo stomaco mi fece piegare in due e prima di accorgermene avevo vomitato sulle Converse bianche del ragazzo.
'Oddio scusami io..' ebbi il tempo di dire prima di specchiarmi negli occhi del ragazzo. Quel verde, come avrei potuto dimenticarlo. Quei ricci e quella fossetta inconfondibile, come avrei potuto scambiarli?
'Tu...' mormorai prima che il nero si impossessò della mia vista. Ero svenuta.



 
Ok. Comincio col dire che è la mia prima Fanfiction.
Nei prossimi capitoli migliorerà, lo prometto.
Avevo solo bisogno di una base da cui cominciare.
Fatemi sapere se trovate errori che non ho visto.
Vi prego siate buoni con me! 



 
  
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