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Autore: distantmemory    11/06/2013    8 recensioni
Heather e Courtney si conoscono da quando sono bambine e odiano i maschi per questioni amorose passate. Cominciano a frequentare le scuole superiori, ma riusciranno a stare alla larga dai ragazzi? E inoltre, qual è il segreto dei loro genitori?
Dal capitolo 20 (Parte III):
«Bè, mi amor, adesso sai che se ti dico qualcosa è solo per avvertirti, perché non vorrei mai che ti succedesse qualcosa. Se ti succedesse qualcosa, non me lo perdonerei mai,» avvicinò le sue labbra al mio orecchio ed abbassò il volume della voce, in modo da non far udire le sue parole al fratello. «perché tu sei la cosa più importante che ho.»
***
E in quel momento l’unica cosa che volevo era Duncan, l’unica persona di cui mi fidassi era Duncan. In quel momento mi dissi che se mi avessero privato di lui, sarebbe stato peggio della mancanza d’ossigeno. Duncan era tutto ciò di cui avevo bisogno.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alejandro, Courtney, Duncan, Heather, Nuovo Personaggio | Coppie: Alejandro/Heather, Duncan/Courtney
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
Capitoli:
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Decisi di non raccontare la verità a mia madre. Mi giustificai dicendole che avevo incontrato un’amica al supermercato e che mi aveva invitato a casa sua. Solo mentre parlavo mi resi conto di non avere più le buste della spesa nelle mie mani, quindi le dissi che le avevo lasciate dalla mia amica. Eravamo già in pizzeria, Alejandro e Carlos ed io, e mamma fu felice di sapere che ero in compagnia di quel ragazzo che ormai aveva conquistato la sua fiducia ed il suo cuore. Ma di certo non ci è riuscito con me, pensai. «Se vuoi, puoi tornare anche alle undici a casa, questa volta.» mi disse mia madre. Chissà che lavaggio del cervello le aveva fatto, Alejandro. Mi limitai a sospirare e a salutarla. Chiusi la chiamata – che avevo effettuato con il cellulare di Alejandro – ed uscii dal bagno, dirigendomi verso il tavolo al quale erano già seduti i due fratelli. Il locale era piccolo; se non fosse stato per l’odore di frittura che si sentiva fin da fuori, chiunque lo avrebbe scambiato per un bar: vi erano una decina di tavoli rustici rettangolari ai cui lati vi erano due panche. Un tavolo bastava per sei persone.
Quando arrivai Alejandro mi sorrise e mi fece segno di sedermi accanto a lui. Roteai gli occhi e così feci.
«Heather, che cosa vuoi?»
«Mi amor, cosa desideri?» mi chiesero entrambi all’unisono.
«Non ho soldi, quindi non prenderò nulla.»
«Ma, querida, davvero credevi che ti avrei fatto pagare? Con o senza soldi, la pizza te la offro io.» disse Alejandro. Era stranamente gentile, quella sera. Era forse per la presenza di Carlos? Voleva fare bella figura? Voleva fargli credere di essere diventato una buona persona? Lo guardai e non potetti fare a meno di notare che i suoi occhi verdi brillavano.
«Io… non… una margherita.» sospirai. «Vorrei una margherita.»
Proprio in quel momento il cameriere ci si avvicinò. «Cosa ordinate?»
Non ascoltai ciò che dissero. Ero incantata e pensavo e ripensavo a ciò che era successo a casa di Josè. Aveva cercato di stuprarmi! Carlos era intervenuto, chissà cosa sarebbe accaduto se non fosse arrivato lui. E mi aveva accompagnato a casa, o almeno era quello il suo intento. Perché poi Alejandro era corso verso di noi, verso di me, come se suo fratello fosse invisibile e non fosse importante. Mi aveva abbracciata e… era davvero preoccupato, arrabbiato perché non lo avevo avvisato, perché non avevo portato il cellulare con me, perché aveva avuto paura. E aveva gli occhi lucidi. Poi aveva notato Carlos e si era meravigliato. Perché sei qui con lei? Questo significava il suo sguardo. E mi aveva circondato la vita, come per fargli capire che io ero… sua. Ero sua, questo voleva lui e questo volevo io.
«Heather? Heather!» la voce di Alejandro mi fece tornare alla realtà.
«Sì, scusa.» balbettai, continuando a distogliere lo sguardo dai due fratelli.
«Bene. Ora volete spiegarmi perché eravate insieme?» nel suo tono c’era rabbia e fastidio. Fastidio per averci trovati insieme e vicini, come se fossimo stati amici da sempre.
Carlos fece per parlare, ma lo interruppi. «Vorrei spiegargli tutto io.» Carlos annuì e mi sorrise, cosa che non passò inosservata ad Alejandro che, se avesse potuto, avrebbe incenerito il fratello con gli occhi. «Ero andata a fare la spesa. Ero distratta ed il carrello mi è scivolato dalle mani. Ha cominciato a correre per il corridoio ed ha sbattuto contro una persona. Quella persona era… tuo fratello, Josè.» Alejandro sbattette il bicchiere sul piano del tavolo causando una crepa al vetro. Per poco non sputò tutta l’acqua. «Già l’ho conosciuto, lo sai, e mi ha convinto ad andare a casa sua. Poi però siamo andati nel soggiorno e… ha cercato di violentarmi! Carlos è entrato all’improvviso nella camera e così non è successo niente, ma se non fosse stato per lui… oh, cavolo, Alejandro, voleva violentarmi!» Avevo gli occhi lucidi, ma in un modo o nell’altro riuscii a respingere le lacrime, anche se a fatica. Non volevo però che Carlos – ed anche lo stesso Alejandro – vedessero in che stato fossi, e allungai le mani verso il ragazzo che mi era affianco e le strinsi sulla sua camicia. Nascosi il volto nell’incavo tra il suo collo e la sua spalla. Probabilmente lui mi sentì singhiozzare, ma già mi aveva visto piangere una volta, alla festa. Non sarebbe cambiato poi molto se me l’avesse visto fare un’altra volta. In qualche modo, sapevo che non mi riteneva debole, che piangessi oppure no. Alejandro mi circondò con le sue braccia e poggiò il suo mento sul mio capo. «Alejandro, avevi ragione, non avrei dovuto fidarmi di Josè! Avevi ragione, avevi fottutamente ragione!»
«Bè, mi amor, adesso sai che se ti dico qualcosa è solo per avvertirti, perché non vorrei mai che ti succedesse qualcosa. Se ti succedesse qualcosa, non me lo perdonerei mai,» avvicinò le sue labbra al mio orecchio ed abbassò il volume della voce, in modo da non far udire le sue parole al fratello. «perché tu sei la cosa più importante che ho.» Sentii il volto diventarmi paonazzo e probabilmente Alejandro se ne accorse, perché sentii il suo petto vibrare, segno che aveva riso. «E anche quando dico che tu sei innamorata di me, ho perfettamente ragione.»

***

Le braccia di Duncan erano l’unico luogo in cui, in quel momento, avrei potuto trovare un po’ di conforto.
Dopo che mamma ci ebbe raccontato tutta la storia, in preda alla rabbia più totale, mi ero alzata sbattendo un pugno sul tavolo ed ero scappata fuori di casa. Duncan mi aveva seguita e prima che potessi andarmene in giro senza una meta precisa, mi aveva afferrata per il polso e mi aveva abbracciata prendendomi per la vita. «Ti porto a casa mia, va bene, principessa?» Il suo respiro caldo mi solleticava il collo, le gote rosse sia per la rabbia che per l’imbarazzo, e la sua voce sensuale… sarei voluta rimanere in quella posizione per sempre, ma il ragazzo mi fece fare un altro paio di passi fino alla sua macchina.
E poi ci trovammo seduti sul suo letto, le mie braccia avviluppate attorno al collo di lui, le sue invece che mi circondavano la vita, il mio viso posato sul suo petto. E piangevo. Piangevo come non avevo mai fatto, nemmeno quando in prima media quel coglione mi aveva presa in giro davanti a tutte, nemmeno quando da piccola avevo scoperto che Babbo Natale non esiste, nemmeno quando ero rotolata giù per le scale all’età di sette anni e mi ero ritrovata con le ginocchia sbucciate, nemmeno quando per l’ennesima volta avevo visto Titanic insieme ad Heather. Piangevo per tutto ciò che in quel periodo mi era successo, per il quale non avevo versato nemmeno una lacrima. Piangevo per quando, al Pandemonium, Duncan aveva invitato Gwen a ballare invece di me; per quando avevo scoperto che Duncan era mio fratello e pochi giorni prima ci eravamo baciati, e nonostante fossi distrutta perché ormai sapevo che me ne ero innamorata non avevo fatto niente, non ne avevo parlato nemmeno con Heather né mi ero sfogata con la musica, e piangevo soprattutto per le continue menzogne che mia madre mi aveva raccontato durante quegli anni, iniziando dalla mia parentela con Heather – insomma, per me era come una sorella, perché non raccontarmi che eravamo cugine?! – e finendo con il fatto che mi avesse mentito anche quando mi aveva vista infuriata e triste per aver scoperto che il punk era mio fratello. E in quel momento l’unica cosa che volevo era Duncan, l’unica persona di cui mi fidassi era Duncan. In quel momento mi dissi che se mi avessero privato di lui, sarebbe stato peggio della mancanza d’ossigeno. Duncan era tutto ciò di cui avevo bisogno.
«Principessa, c’è qualcosa che posso fare per te?» mi chiese Duncan con un tono calmo e sinceramente gentile. No, non c’era nulla che potesse fare per me se non starmi vicino per sempre. Era solo questo ciò che volevo, ma ovviamente non potevo dirglielo. Stava già facendo abbastanza per me.
«No, Duncan, grazie. Sto bene così.» risposi tra un singhiozzo e l’altro, con la voce attutita dalla sua pelle. Mi abbracciò ancora più forte, cosa che mi fece sorridere. Le lacrime si placarono ad un certo punto. Mi allontanai di qualche centimetro dal petto del punk e finalmente riaprii gli occhi e lo guardai. Fissai i suoi occhi color acquamarina, chissà quante volte avevo rischiato di affogare lì dentro e restare in balia delle sue onde. Misi una mano tra i suoi capelli completamente corvini adesso, ancora ricordavo la sua figura con la cresta verde, e glieli accarezzai dolcemente. Sorridemmo insieme e Duncan avvicinò il suo viso al mio.
«Raggio di sole, finalmente sappiamo di non essere fratelli. Cosa hai intenzione di fare?» sussurrò e un brivido mi percorse la schiena. Dannata voce maledettamente eccitante, dannate labbra fottutamente invitanti!
«Per il momento potremmo spendere il nostro tempo così…» bisbigliai.
Maledetto Duncan! Sapeva benissimo che in quello stato debole ero facile da persuadere, vero? E infatti mi fiondai sulle sue labbra e ci ritrovammo entrambi stesi sul suo letto, io sopra di lui. E non fu affatto un bacio casto come quelli precedenti. All’improvviso avevo caldo e i miei capelli mi si appiccicarono alla fronte. Duncan fece spazio alla sua lingua tra le mie labbra. Io mi tenevo ferma stringendo i suoi capelli, sarei potuta cadere in qualsiasi momento.
Non so descrivere il nostro bacio. Un bacio non può essere descritto, deve essere vissuto e basta per sapere quanto è bello baciare ed essere baciati. Specialmente se quella persona con cui lo si scambia è colui o colei che si ama. Lui mise le sue mani sul mio fondoschiena – se non fosse stato per la situazione gli avrei tirato uno schiaffo, ovviamente – e mi tirò più su, più vicino a lui. Odiavo essere bassa. Sentii qualcosa solleticarmi la pancia, qualcosa di caldo e duro, e capii che i pantaloni di Duncan stavano diventando un po’ troppo stretti per lui. Sfilarglieli? Certo, avrei voluto, ma…
Mi staccai da lui. Lo guardai, cavolo se era bello! Anche lui era sudato, i capelli attaccati alla pelle, gli occhi che gli luccicavano e sorridente. Ricambiai il suo sorriso e poi mi tirai a sedere, spostando lo sguardo dalla sua erezione.
«Pensavo che fossimo soli, e invece…» dissi lentamente e a bassa voce, quasi cercando di non farmi sentire, ma Duncan udì e rise. Aveva ghignato, lo sapevo anche se non lo stavo guardando.
«Perché ti sei allontanata?» mi chiese, sinceramente turbato e… dispiaciuto?
«Non voglio andare fino in fondo. Non ancora, non mi sento pronta…»
«E chi ti dice che io voglia farlo?» lo guardai. Guardai Duncan, anche se il suo… la sua… quella cosa mi distraeva. Ero delusa? «Cioè, è ovvio che io voglia farlo, non sai quante volte mi sono masturbato su di te… mai! Assolutamente mai! Però se non te la senti, non posso costringerti.»
Strabuzzai gli occhi. Duncan che non voleva costringermi? Lo stesso ragazzo che all’inizio aveva cercato di violentarmi? Anche se non sapevo se fosse davvero lo stesso ragazzo di prima. Sorrisi e mi lanciai addosso a lui, di nuovo. Lo abbracciai e inspirai il suo profumo. «Grazie, Duncan.» dissi, ma chissà se mi sentì. Mi allontanai e lo guardai negli occhi. «Però, se vuoi, possiamo riprendere ciò che abbiamo interrotto senza andare oltre e…» e non seppe mai cosa volli aggiungere, perché mi si avvicinò e riprese a baciarmi, se possibile più appassionatamente di prima.















Saalve! Sono tornata molto presto.
In questo capitolo non accade nulla di molto importante, ma finalmente i nostri protagonisti si sono chiariti, o almeno Duncan e Courtney.
Devo dire che questo capitolo mi convince (modesta l'autrice eh?), odio solo il fatto che non ci sia nulla di eccitante.
Qui Courtney ed Heather potrebbero essere OOC, ma forse anche i due ragazzi, ma a me piace immaginarle così solo con Duncan ed Alejandro. Dai non sono la perfezione questi quattro insieme?
Ringrazio ancora i recensori e i lettori silenziosi. Mi fa piacere che piaccia anche gli altri dai!
Un'altra cosa molto importante: è ricominciato Total Drama su K2! Siamo ancora alla prima serie, non vedo l'ora che arrivi la terza ma ovviamente solo per i momenti AleHeather.
E ultima cosa: se qualcuno di voi è iscritto a facebook, perchè non mi aggiunge? (perchè nessuno vuole aggiungerti, inutile autrice del corno!) Ecco qui il mio profilo!
Ora vi saluto, ci sentiamo al prossimo capitolo pieno di brutte novità che vi indurranno ad avere atti omicidi verso l'autrice pieno di belle ed elettrizzanti curiosità(???)!
Au revoir! :3

   
 
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