Nameless
Prologue


 

Hebe ha solo diciassette anni, quasi diciotto, e odia già un bel po’ di cose.
Odia svegliarsi al mattino e non riuscire a riaddormentarsi, il latte senza cioccolato, i nodi nei capelli, le pareti color pesca della sua camera e l’ascensore rotto.
Odia la metro affollata, l’insegnante di chimica, i voti assegnati ingiustamente, il barista scorbutico del cafè sotto casa sua e i ragazzi che indossavano il trench.
Le unghie dipinte, l’ipod scarico, la memoria piena del cellulare, dover cercare una parola sul dizionario e scrivere temi d’attualità.
Per non parlare di come detesta i giubbini lunghi, il colore rosa, i brillantini o tutto ciò che luccica fin troppo. Non trovare un libro interessante da leggere, il sole che scotta e il giorno. Preferisce di gran lunga la notte.
Odia essere giudicata, sottovalutata, presa in giro ed essere guardata per troppo tempo. Essere in ritardo agli appuntamenti, sentirsi in disagio, parlare troppo, piangere e vedere le persone fingere. Odia essere dolce, prevedibile, uguale agli altri, avere una voce stridula, piangere, ballare, non riuscire a ricordare i suoi sogni dopo la notte trascorsa e ancora una volta piangere.
Odia il fatto che le importi di ciò che pensano gli altri, essere sgridata, assumersi delle responsabilità troppo grandi per lei e i sogni irrealizzabili.
E ciò che odia più di tutto è il suo carattere.
Non riuscire a farsi degli amici, non riuscire a fidarsi, non riuscire a voler bene, non riuscire a guardare una persona negli occhi, non voler stare in compagnia. Non le piace essere considerata apatica, depressa o asociale. Non si piace e basta. 
Odia se stessa e tante altre cose.
Fin troppe.
E il problema è che non riesce a farne a meno.
Perché si comporta cosi? La domanda è sempre quella: cosí...come?
E il problema rimane sempre lo stesso: nessuno lo sa, neanche lei. 
Dopo un pò ti ci abitui, a quel senso di inadeguatezza, al sentirsi fuori posto, strana, diversa, quasi come se non appartenessi a tutti gli altri. Puoi desiderare una via di fuga, cercarla ovunque, ma se continui a non trovarla che senso ha questa caccia al tesoro ? 
Hebe ha smesso di cercare da un bel pò di tempo. Da quando una sera il padre, con una grande valigia nera nella mano destra e poca consapevolezza nel petto, l'ha salutata per sempre dandole un bacio sulla tempia ed è uscito dalla sua vita. Hebe ha smesso di cercare da quando sua madre è diventata assente, impassibile, inesistente.
In fondo lei ha bisogno solo di sentirsi una normale adolescente: desidera avere la ramanzina se torna tardi la sera o se prende un brutto voto, avere una cotta per un ragazzo del suo stesso corso, chiedere il permesso di andare al concerto del suo cantante preferito o semplicemente mangiare in famiglia. E invece, quando la sera torna a casa la madre non c'è quasi mai, lei è troppo impegnata a pensare a nascondersi per scoprire il mondo che la circonda, i suoi cantanti preferiti non vengono nella sua città e mangia ormai sempre in camera sua, sola e con i cd degli Smiths in ripetizione.



Holaaaaa!
Nuova fanfiction nata da un'idea improvvisa un paio di mesi fa e finalmente pubblicata dopo aver scritto i primi capitoli, creato il trailer e il banner, mi sento muy potente, yo! :')
Ho già una storia in sospeso,little secrets, ma ora che la scuola è finalmente terminata- party hard!- posso dedicarmi di più ai miei personaggi.
Ho molto a cuore questa ff, perchè in un certo senso la protagonista ha qualcosa in comune con la sottoscritta; il nome è nato dal caso: dovevo salvare il prologo in una cartella che era 'senza nome' e da qui 'nameless' che si ricollegherà poi ad uno dei capitoli. Il prologo è abbastanza corto, ma spero che vi abbia incuriosito almeno un pò da continuare a seguirla!
Qui accanto vi lascio il link del trailer, così che possiate farvi un'idea! --> Trailer
Prometto di postare al più presto!
A presto,
sab