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Autore: Mon    11/06/2013    2 recensioni
Una delle cose che, invece, Laura adorava del suo lavoro, era quella di poter andare ai concerti e poterli vedere da una posizione assolutamente privilegiata. Stare al fianco del palco e vedere allo stesso tempo la band che si esibiva e il pubblico che cantava tutte le canzoni a memoria era una delle cose che la emozionava maggiormente.
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Gambler'
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Laura si svegliò con il suono del suo cellulare, la sveglia le stava dicendo che era ora di alzarsi e cominciare la giornata. Si stiracchiò, allungandosi sul divano, aprì la sua borsa che era in fondo ai piedi e cercò il telefono. Quando finalmente lo trovò nel mezzo della confusione, spense la sveglia e si accorse di avere una chiamata senza risposta. Aggrottò la fronte, aprì la chiamata e vide il nome di Nate. Il suo cuore mancò un battito; lesse l’orario della chiamata persa e si accorse che era della sera precedente, mentre lei era fuori a cena con Thomas. Imprecò. 
Mise i piedi giù dal divano e andò in cucina per prepararsi la colazione, sempre fissando lo schermo del suo telefono, quel nome e l’orario della telefonata. Non poteva crederci, una volta che decideva di uscire insieme a Thomas, Nate le telefonava e lei non se ne accorgeva. Si rendeva conto che le 7 del mattino era un orario assurdo, non poteva chiamare adesso il ragazzo, non le avrebbe sicuramente risposto. Decise di aspettare, l’avrebbe fatto durante la pausa pranzo.
Fece una colazione veloce con un sacco di pensieri che le frullavano in testa, in più non aveva dormito molto ed era stanca. La sua giornata non era certamente iniziata nel migliore dei modi. Uscì di casa, prese la macchina e si diresse verso il centro di San Francisco; era già preparata psicologicamente a circa quaranta minuti di auto in mezzo al traffico, quella mattina però non riusciva a sopportare nemmeno quello. Arrivò in ufficio già arrabbiata; Thomas era seduto alla sua scrivania. Il suo sorriso radioso la infastidì ancora di più. Non voleva parlare con nessuno. Si sedette alla sua scrivania, salutando distrattamente il ragazzo; era persino arrabbiata con lui. Se non fosse stato per il suo invito, lei in quel momento avrebbe saputo cosa voleva Nate con quella telefonata.
Thomas si accorse che qualcosa non andava. «Laura, cosa c’è?»
«Niente! Non è successo assolutamente niente!»
«Posso dire che non ci credo. Ti posso aiutare?»
«No! Hai già fatto troppo. Grazie, ma me la cavo da sola!»
Thomas ci rimase male; Laura lo guardò con la coda dell’occhio, capendo immediatamente di aver esagerato. Non aveva, però, voglia di scusarsi, non in quel momento. Accese il suo computer e si mise a lavorare; era l’unica cosa che riusciva a tenerle la testa occupata, senza che questa vagasse per conto suo e la riportasse all’origine di tutti i suoi problemi: Nate, la prima sera che avevano passato insieme e che aveva dato il via a tutto, a quel patto che avevano deciso di stringere e che si stava rivelando sempre più un problema, almeno per lei.
Si alzò dalla sua scrivania solamente per uscire e andare verso la sua caffetteria preferita; era ora di pranzo e lei, seduta al suo tavolino, mentre mangiava il suo panino al bacon e beveva il caffé latte, aveva intenzione di chiamare Nate. Entrò e salutò i baristi che ormai la conoscevano, era lì praticamente tutti i giorni e questo succedeva ormai da due anni, ordinò il suo pranzo, attese che lo preparassero e poi si andò a sedere. Cercò il cellulare nella sua borsa e quando lo trovò, rimase a fissarlo per qualche istante.
Quando finalmente si fu decisa, cercò il numero di Nate e spinse il tasto verde, portò il cellulare vicino all’orecchio e attese. Ci fu bisogno di quattro squilli perché dall’altra parte Laura riuscisse a sentire finalmente la voce del ragazzo. Le era mancata.
«Laura?»
«Ciao Nate...»
«Mi fa piacere sentirti...»
«Anche a me. Ho trovato una tua chiamata stamattina, avevi bisogno di qualcosa ieri?»
«No, avevo solo voglia di parlare con te. Però non mi hai risposto...»
«Scusami, ero fuori con un amico. Non ho sentito il telefono...»
Dall’altra parte della cornetta ci fu un attimo di silenzio. «Con un amico?»
«Si, un collega di lavoro...»
Ancora un attimo di silenzio dall’altra parte della cornetta.
«Dove siete andati?»
«Abbiamo mangiato il pesce in un ristorante, tutto qui...»
«Ah, quindi siete usciti a cena. Era proprio un appuntamento!»
«No Nate, non era un appuntamento. Poi scusa, se anche lo fosse stato, dove sarebbe il problema?» chiese Laura, spazientita.
«Non ci sarebbe nessun problema, tu puoi fare quello che vuoi, così come io posso fare quello che voglio!»
Laura sentì una fitta allo stomaco; quelle parole le fecero male. Cercò però di sostenere la conversazione, non voleva essere la prima che rompeva il loro patto. «Esatto! Possiamo fare quello che vogliamo, allora perché mi hai riempito di domande, come se fosse un problema il fatto che io sia uscita a cena con Thomas?»
«Perché? Perché ho bisogno di parlarti Laura...»
«Dimmi...»
«No, ho bisogno di farlo a quattrocchi!»



Buonasera a tutti! Ho finito il capitolo adesso quindi ho deciso di pubblicarlo e di non farvi aspettare troppo. Allora, vi dico che manca ancora un solo altro capitolo più l'epilogo. Però volevo sapere una cosa; siccome sono troppo affezionata a Laura e Nate, da qualche giorno mi gironzolava per la testa una strana idea e cioè quella di fare un seguito di questa storia. Se io la pubblicassi, voi la leggereste? Avete ancora voglia di stare dietro ai deliri di una psicopatica (che ovviamente sarei io!)?
Fatemi sapere. Intanto godetevi il capitolo.
Alla prossima. 
Mon. 

  
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