Salve a tutti! Finalmente sono riuscita a trovare il tempo per pubblicare anche questa one shot, altro che estate e vacanze! Sono, se possibile, più impegnata di prima :S ma il tempo per le fan fiction lo si trova sempre v.v
Un
ringraziamento particolare va alla mia preziosissima beta
nonché amica Miss BloodyFangs. Ti
voglio bene, cara!
Di
tutte le cose sbagliate che aveva fatto nella vita quella le era
sembrata
davvero la peggiore e come aveva sempre fatto le sembrò
più che giusto al
momento trovare il colpevole, perché non poteva che essere
colpa di qualcun
altro, magari delle circostanze, sicuramente non sua, non lo era mai
stata.
Ma
aspettate, non sarebbe interessante raccontarvi di una
delle tante volte in cui Ellie ha abilmente cambiato le carte in tavola
così da
non essere la responsabile per quell’ennesimo danno. Sarebbe
invece di gran
lunga più appassionante raccontare di quando qualche
responsabilità se l’è
presa. Vi piacerebbe leggerlo, ne sono sicura, peccato che non sia mai
successa
una cosa simile... Beh, in realtà si era presa la colpa per
qualcosa una volta,
per la prima e l’ultima volta in vita sua. In
quell’occasione aveva pensato che
un ruolo in tutto quel casino lei l’aveva avuto, ma era
durato solo qualche
secondo.
Era una
mattina fresca ed Ellie era distesa sul suo letto,
con la luce del sole estivo a illuminare tutta la stanza ed il suo
viso,
assorta nei suoi pensieri. Non aveva mai avuto grandi problemi in vita
sua, ora
che ci pensava e probabilmente la maggior parte della
umanità avrebbe definito
questo suo ennesimo cruccio un pensiero inutile senza capo
né coda. Per Ellie
però quel pensiero da due soldi rappresentava una piccola
battaglia da vincere
senza troppe perdite e quindi una fonte di stress.
Dopo
qualche minuto di profonda riflessione aveva già deciso:
avrebbe dato la colpa a lui e poco importava se a ben vedere la
realtà dei
fatti era tutt’altra, dopo tutto non è che lui
fosse proprio estraneo ai
fatti...
Ora si
trattava di diventare la vittima e di fare di lui un
perfetto carnefice.
Dunque, ubriacone e drogato? Troppo usato.
Infedele ed egoista? E chi non si sarebbe riconosciuto in questa
figura? No, ci
sarebbe il rischio certo di ritrovarsi la metà delle persone
dalla parte del
colpevole.
Beh, era
rimasta solo un’accusa che si sentiva di usare per
riuscire a lasciarlo senza sembrare la stronza di turno, niente di
troppo
elaborato.
Bugiardo,
quindi? Ah,
un po’ di ironia, nella vita ci vuole sempre.
E fu
così che venne messo in scena il fatto. Contava di
finire tutto entro la fine della giornata.
Lei nella
parte della fanciulla pura, indifesa e anche un po’
ingenua e lui bugiardo incallito tradito da delle prove così
stranamente
evidenti - piacevole semplificazione del lavoro per tutti - e da un
testimone
anonimo, si vocifera sia una ragazza dall’aria innocente, che
lo incrimina.
Accorda per telefono un appuntamento, si prepara meticolosamente, si
prende una
decina di minuti per mangiare un veloce spuntino ed esce di casa.
Non deve
aspettare molto stranamente. Sta ascoltando Criminal
di Britney Spears - cosa non ti scova il casuale dell’Ipod!
probabilmente ha
più senso dell’umorismo lui di molte persone - quando
lo vede arrivare, col suo passo veloce,
lo sguardo perso chissà dove e un sorriso stupido e senza
senso stampato in
faccia. Subito pensa che sarà divertente sostituirlo con un
espressione quanto
meno stupita.
Si
sorridono, si salutano ed Ellie inizia a chiedersi quale
sia il modo migliore per iniziare il discorso.
“Dobbiamo parlare”
Seriamente,
come diavolo t’è uscita questa?! È
banale e tu
potrai essere molte cose, ma di certo non banale!
Banale o
no lui non ha un’espressione stupita, sorride come
se avesse sempre saputo che quel giorno, esattamente in quella piazza e
con un
inizio tra i più banali che la fantasia metta a
disposizione, sarebbe finita e
questo non è decisamente convenzionale.
“Un
ultimo abbraccio... solo... concedimi solo questo”
Ellie
soppesa per un attimo la sua richiesta, un po’
contrariata per la sua reazione così inaspettata, ma si
trova a concludere che ormai
così è andata quindi che motivo ci sarebbe di
negargli una simile inezia?
Ovviamente l’avrebbe usata poi a suo vantaggio, raccontando
di come fosse stata
lei quella amorevole. Oh, sì... lei sarebbe stata quella che
nonostante lui si
fosse comportato come il più vile tra gli uomini, era stata
capace di
donargli un ultimo abbraccio.
Così toccante.
L’espressione
stupita
appare in compenso sul volto della ragazza quando sente un dolore
lancinante al
ventre e la sensazione che qualcosa di acuminato le stia squarciando la
pancia
ed effettivamente è quello che sta succedendo. Ellie urla,
forse più per lo
stupore che per il dolore. La
mano corre
a tastare il ventre, ciò che sente non è una
voragine, ma una lama affilata che
la tiene legata a lui. Alza gli occhi e guarda il viso di quello che
sarebbe
dovuto essere un innocente incriminato per la stupidità di
altri e per la sua
furbizia.
Sente le
ginocchia cederle, ma la braccia di lui la tengono
stretta impedendo al suo corpo di cadere a terra e più il
corpo si fa pesante
più lui dimostra una forza che mai avrebbe pensato di
trovare in un simile
insulso individuo. Era sempre stata lei quella forte tra i due eppure
ora si
ritrovava ad essere poco più che carne tremante e
insanguinata tra le braccia
del suo carnefice.
Con le forze che le rimangono alza il volto verso di lui sperando di
vedere
quel suo orribile sorriso mutato in una qualsiasi altra espressione,
rabbia o
magari una malata eccitazione.
La luce del sole pomeridiano le provoca una fitta dolorosa alla testa,
la vista
le si appanna ancora di più ed un conato di vomito dal
sapore ferroso si fa
sentire prepotente.
Il
sorriso è
ancora
lì, come se lui la stesse solo abbracciando, come se nulla
fosse successo.
In pochi
minuti una folla si raduna attorno a loro, qualcuno
chiama aiuto, la piazza è riempita di voci allarmate, ma
ciò che Ellie riesce a
sentire è solo il sussurro del suo carnefice.
“Oh,
dolce Ellie... questo sarà il nostro ultimo abbraccio
perciò stringimi forte.”
Se
l’avesse letto in un libro probabilmente l’avrebbe
anche
trovato divertente, d’altra parte era stata criticata
più volte per il suo
senso dello humor che a volte tendeva al black.
Ma ora, con la vista che si annebbiava sempre di più e il
sangue che fin troppo
copioso imbrattava i suoi vestiti, non riusciva proprio a ridere. Tutto
ciò che
ottiene è un rumore soffocato ed altro sangue che prepotente
le esce dalla
bocca.
Riesce
solamente a pensare che ora sarà veramente la vittima,
eppure ha come la sensazione che la colpa sia
sua.
È davvero la
fine e a conti fatti quella sarebbe stata la
prima e ultima volta che si sarebbe sentita in colpa, fortunatamente
durò solo
per pochi secondi.