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Autore: MasamiRose    11/06/2013    1 recensioni
Un college che è ancora un esperimento. Rampolli dalle famiglie più prestigiosi della Gran Bretagna.
Un trasferimento improvviso, un incontro. Un conte e un professore. Un conte e il suo maggiordomo. E non solo.
-Già, noi. Non potevano chiedere anche a noi se volevamo?-
-E poi? No, diventava tutto più incasinato. Però… riusciremo a stare senza nessuno?-
-In fondo, non erano i nostri veri genitori…-
-Però, abbiamo vissuto con loro da sempre! E adesso si presentano questi due persone a caso e ci stravolgono la vita. Con quale autorità?-"
Genere: Avventura, Introspettivo, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alois Trancy, Ciel Phantomhive, Nuovo personaggio, Sebastian Michaelis, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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College

Capitolo 3 


I due giorni a seguire videro le ragazze impegnate in uno shopping selvaggio (dopo aver scoperto che il cambio favorevole permetteva loro di avere un budget che consentiva di superare egregiamente gli anni di scuola) alla ricerca dei capi di abbigliamento cui non avevano mai potuto accedere:  gonne vistose, calze velate,  giacconi di pelliccia, camicette leggere, scarpe basse… In fondo, dovevano rifarsi il guardaroba, visto che avevano lasciato i propri averi nella loro ex-casa.
E avevano anche trovato dei trucchi, dei blocchi da disegno e tutto ciò che serviva a due adolescenti per trascorrere al meglio i loro anni d’oro; naturalmente risarcirono anche Ciel per il materiale scolastico.
Tra un vestito e l’altro, un orribile pensiero si era fatto strada nella mente di Cindy:
-Adelle, ci siamo dimenticate di andare a ritirare le spade!- gridò ad un tratto la ragazza mentre si stava infilando un paio di scarpette piene di brillanti.
Ciel guardò l’orologio: le diciotto e quarantacinque! Avevano esattamente quindici minuti per arrivare in tempo al negozio prima che chiudesse!
-Dobbiamo correre!- precisò Adelle -… se vogliamo arrivare in tempo!-
Fu così che fecero e arrivarono cinque minuti prima della chiusura dei battenti:
-Ci scusi per l’orario… uff!- ansimò Ciel, frenando coi talloni delle scarpe.
-Siamo delle studentesse e…- continuò Cindy, frenando e capitando addosso al ragazzo.
-…ci servirebbero le nostre spade!- completò Adelle, urtando Cindy.
Il negoziante, uomo basso, tarchiato, dai movimenti assai goffi e col viso incorniciato da lunghi capelli bianchi, che stava chiudendo le porte del negozio, divertito dalla situazione e dai visi angelici delle due studentesse, sorrise loro e le invitò ad entrare.
-Venite pure… questo è l’Emporio di Salomè e io sono Salomè. Allora, avete detto le vostre spade? Pronte ne abbiamo con intarsio a Fenice, con il segno zodiacale della Vergine, con fiamme e draghi, una con ragni e ragnatele, una con un unicorno …-
-Sì, sì, ma possiamo vederle? Sa, non ricordiamo esattamente quale avevamo scelto, come disegno…- lo interruppe Cindy, che iniziava a spazientirsi per non essere stata avvisata di doversi ricordare l’intaglio.
-Ma sicuro! Eccovi la prima!- le rispose, noncurante del tono della ragazza.
La prima che videro fu quella con fiamme e un drago: Adelle scosse la testa decisa e Cindy sbuffò…
- Evidentemente no! Guardate questa: L’unicorno…-
Il risultato non fu migliore: Cindy negò un po’ triste per la bella decorazione che non sarebbe stata sua, mentre Adelle le diede ragione con più sicurezza.
-Non ci siamo, quindi. Però voi provate a concentrarvi e a ricordare quali avevate visto, mi raccomando! Ecco qua, la Vergine!-
Cindy non era per niente convinta, mentre l’amica disse che non era così lontana da quello che avevano scelto.
-Per lei , signorina, potremmo tenerla in considerazione, potrebbe essere questa, ma a quanto pare per lei proprio non se ne parla! Se attendete qua un momento, vado a vedere i due nuovi arrivi. Chissà?-
E sparì nel retrobottega… Lo si sentiva distintamente frugare in mezzo alla carta, si udivano fruscii e scricchiolii, poi finalmente: -Ecco qua, sono identiche! Due belle rappresentazioni della Bilancia!-
Nemmeno quelle erano le spade ordinate.
-Non preoccupatevi!- disse Salomè, contemplando l’espressione di scusa delle ragazze – Per i vostri due visi starei qui fino a notte fonda! Vedete, ho già la scorta!- finì poggiando sul bancone altri due rimpiazzi, ma non disse nulla sulla decorazione.
Proprio quelle erano le giuste. Le ragazze sorrisero e annuirono soddisfatte.
-Ah, bene! Bene, molto bene! Perfetto! Sono…- stava già informandole l’uomo, con notevole fretta di chiudere l’incontro, ma Ciel gli chiese che cosa rappresentasse l’intarsio.
-Oh, sì… eh… Sono due figure mitologiche! Due demoni, tutto ciò è assai strano, ma non porta male, lo giuro!-
-No, no, stia tranquillo. Volevo solo sapere, per curiosità mia. Perfetto. Pagate, ragazze… ecco. Allora arrivederci! E grazie del tempo che le abbiamo rubato!-
Non appena fuori dal negozio, e Salomè si era affrettato a chiuderlo, Adelle  lo tempestò di domande: -Che cosa intendeva  con “demoni”?-
-Diciamo che si tratta di un “essere” a metà strada tra divino e umano, con particolari poteri… poi naturalmente si trovano nella mitologia e si dice che ci siano varie cose capaci di fermarli… magari proprio le pietre che avete incastonate, la tua è… uhm… ametista?-
-E la mia?-
-Lapislazzuli! E anche molto belli… si tratta di superstizione, comunque… su per giù...-
-E tu credi nei demoni?-
Qui Ciel, oltre a spiegare loro che generalmente le favole restano tali, raccontò loro di alcuni racconti magici famosi in Inghilterra.
-Ma i fantasmi esistono?-
-Così dicono!- e qui parlò dei famosi castelli scozzesi.
-Egli angeli?-
-Spero vogliate crederlo! Ma non ne ho mai incontrato uno, per mia fortuna…-
Quella sera le sorelle si fecero un po’ di cultura generale sul mondo parallelo del miti e delle leggende inglesi e italiane, passarono dalle creature magiche ai fantasmi delle dame, e arrivarono fino a parlar delle gare a cavallo che subito piacque loro molto, e poi degli orari delle lezioni, degli allenamenti in orario scolastico e cose di questo tipo. Consumarono la cena nella camera delle ragazze (Ciel aveva quella accanto) e continuarono a parlare fino a che non fu ora di coricarsi.
Ciel salutò e diede loro un augurio di buona notte e, ricambiato, uscì dalla loro stanza.
-Sai Cindy, che ti dico? In questi giorni ce la siamo spassata di brutto!-
-Già! Sembrava quasi di essere in famiglia. E quella Nail, una tipa in gamba!-
-E simpatica! Gradisco molto la sua compagnia. E il professor Michaelis?-
-Che tipo! Fa tutto il tenebroso, poi si scioglie come un ghiacciolo d’estate! Ma secondo te si fidanzano?-
-Non saprei… dovremo tenerci informate!-
-Giusto, ma adesso dormiamo, domani dobbiamo alzarci presto!-
-Solo, tutte queste belle esperienze avrei voluto viverle con i miei genitori…-
-Lascia perdere, è meglio. Dormi. -

*****
-Sveglia, le carrozze partono tra un’ora!- gridò Ciel, entrando nella stanza nel caso le parole fossero state inefficaci, ma le ragazze già stavano facendo colazione.
-Buongiorno! Sai, siamo un po’ eccitate ma… hai detto carrozze?-
-Sì, Adelle, perché?-
-Beh, la scuola non è a Firenze? E noi non ci siamo già?-
-Sì, ma è il primo giorno dell’anno scolastico… c’è la sfilata nelle campagne qui vicino e poi per il centro. Questa è una cosa che in Italia i nobili fanno. Si fanno vedere dalla plebe per far vedere che gli sono vicini! Forza, finite in fretta e preparate un completo vistoso! L’abbiamo comprato, se non erro. -
Ubbidirono e, dopo aver finito di godersi il the e biscotti, prepararono i vestiti, si fecero pettinare, misero il cappello e le scarpe più carine.
-Io il mio gatto lo chiamo Ash, come la cenere! È così grigio! In questi giorni li abbiamo trascurati moltissimo, non è vero?- disse Adelle grattando il mento del gatto che, contento, si mise a fare le sue rumorose fusa indicando una piena approvazione.
-Io… boh… non lo so… Plume! Sì, Plume ti calza a pennello!- e di tutta risposta il gufo stridette eccitato volteggiando per la gabbia, un po’ grande per lui.
Intanto Ciel era entrato, dopo aver bussato.
-Allora, andiamo?- disse.
Fortunatamente le carrozze erano pronte, visto che camminare con le scarpe nuove era parecchio scomodo.
Naturalmente, quando si videro davanti agli occhi una banalissima carrozza nella norma, Adelle e Cindy si meravigliarono, ma Cindy le informò dell’esistenza delle carrozze speciali, che le aspettavano poco più lontane, per non dare troppo nell’occhio prima della parata.
Disorientate, le ragazze si guardarono attorno alla ricerca di “compagni”, ma con scarsi risultati, finché Ciel non indicò loro di salire sulla carrozza.
-Ma, Ciel, questa è una carrozza normalissima!- protestò Adelle.
-Qui ti sbagli! Ricordi cosa ti ho detto?Devi solo aspettare qualche minuto. –
Adelle e Cindy si guardarono in silenzio per un po’ di tempo, poi Ciel fece loro segno di scendere. senza accorgersene si erano spostate decisamente verso la campagna.
Lo scenario agli occhi dei nuovi arrivati era veramente… sontuoso!
Una lunga fila di carrozze si slanciava lungo la verdissima pianura a perdita d’occhio; ogni carrozza, nera e dorata, attendeva pazientemente la partenza, pronta ad essere guidata da una ventina di uomini in divisa scura. Tutt’attorno, lungo la via sterrata, c’era un via vai di persone eccitate: studenti, professori, facchini in uniforme…
-Beh, tutto sommato non c’è molta gente!- constatò Ciel.
-Saliamo?- chiese impaziente Cindy strattonando il sognante Ciel, abbandonato ai ricordi del primo giorno di scuola in Inghilterra.        
-Giusto!-
Trovarono posto in una carrozza vuota; vi erano sei posti, tre per ogni lato, ricoperti di stoffa rossa che sembrava velluto morbidissimo… la luce del giorno penetrava dai finestrini accompagnati dalle immancabili tendine bianche ricamate d’oro!
-Certo che hanno proprio fantasia, riguardo ai colori!- osservò Cindy, guardando poco convinta le divise dei dipendenti della scuola.
Proprio in quel momento entrò nello scomparto un ragazzo che sembrava della loro età: era alto circa come Adelle, aveva i capelli non troppo corti e biondi e la carnagione chiara; aveva fattezze quasi femminili ed era anche simpatico, come scoprirono di lì a poco le ragazze.
-Ciao! C’è posto?- chiese timidamente, indugiando lo sguardo su Ciel, il quale lo invitò a sedersi in loro compagnia.
-Grazie. Io mi chiamo Alois, voi chi siete?-
-Noi siamo Adelle e Cindy! Piacere, io sono Adelle!- disse Adelle tendendo la mano.
-Io invece sono Cindy! Lui, invece, è Ciel… ci ha aiutate molto qui!- aggiunse Cindy, accennando a Ciel.
I due si strinsero la mano sorridendosi; per adesso, non era il caso di accennare al fatto che si conoscessero già.
Parlarono un po’ del più e del meno, delle gare a cavallo, degli orari delle lezioni (che purtroppo ignoravano), della famiglia di Alois (anche lui conte) e di quelle delle amiche, di Ciel (che evitò di accennare al lavoro per la regina) eccetera…
Intanto le carrozze procedevano per i paesi vicini, passando la verde pianura, le campagne, l’inizio della città… dal finestrino sembrava di assistere ad una mostra di quadri.
Verso mezzogiorno tornarono a scuola.
Una voce risuonò lungo tutto lo spazio dedicato alle carrozze, interrompendo la conversazione
-Tra cinque minuti inizierà ufficialmente l’anno scolastico. Fatevi trovare riuniti e pronti. -
-Meglio se vi sistemate al meglio, ragazze! Io andrò a fare un giro …- ricordò Ciel, ma aggiunse: -…anche se la tentazione di sbirciare è forte!- cosicché Adelle  lo fece uscire a forza di calci e strattoni, tra le risa dei presenti.
Mentre Alois, girato di spalle, sistemava semplicemente il nastro e la camicia, Adelle e Cindy si stavano sistemando ogni particolare dei vestiti, e si scusarono dicendo:
-Suvvia, è il primo giorno di scuola, dobbiamo fare buona impressione!-
Così Cindy sistemò la gonna per renderla più gonfia e la camicetta per paura che avesse pieghe e Adelle mise a posto ogni balzo della gonna con una moltitudine di decorazioni realizzate con le perline e il cappellino realizzato da lei stessa con fiori e piume.
-Okay, perfette!- approvò Alois.     
Dopo i cinque minuti annunciati, le ragazze scesero a fatica dalla carrozza, tra spintoni che Adelle ripagò con frasi che non ebbe la decenza di tenere per sé.
Finalmente riuscirono nell’impresa, uscendo e assaporando l’aria viva, ma non fresca, del giorno; proprio mentre si stavano chiedendo dove fosse finito Ciel, sentirono qualcuno vicino a lui gridare:
-Studenti! studenti, forza, radunatevi tutti qui!- stava urlando a squarciagola, tenendo ben alzato il pugno. Quando finalmente il gruppo si fu ricompattato attorno alla figura, le ragazze poterono notare che i futuri studenti erano una cinquantina.
-Bene, ragazzi, ci siete tutti? Molto bene, ora seguitemi, per favore. Attraverseremo il cortile antistante la scuola e, per favore, niente baccano!-
Faceva presto a dirlo! Gli studenti erano talmente eccitati, che quelli che già avevano stretto amicizia non facevano che parlottare, confabulare, progettare e qualsiasi cosa potesse fare un ragazzo alla vista della sua scuola.
A mano a mano che si avvicinavano all’edificio esso diveniva sempre più grande e sorprendente: era una struttura molto alta, slanciata verso l’alto, in stile quasi gotico con i classici archi e la tipica fisionomia snella; era fornito di svariate ali e munito di tantissime finestre alte e strette.
Davanti ad esso, come inchinato ai piedi del suo re, stava il cortile, che era liscio e infinitamente grande; era delimitato da una cornice di abeti alti e belli, veramente maestosi, e accoglieva molti tavolinetti con sedile incorporato.
Ancora pochi minuti e sarebbero giunti esattamente davanti all’immenso portone che consentiva l’accesso alla scuola.
Ecco, siamo fregate! Da qui in poi inizia la prigione… fu il pensiero di Adelle di fronte all’immenso portone di legno.
Però… è talmente strano! Se noi siamo del primo anno in assoluto, la scuola prima in teoria non doveva esserci, eppure questo edificio ha l’aria talmente antica… notò, osservando la porta di quercia.
Le sorelle sospirarono e buttarono gli occhi in alto, per assaporare ancora una volta il cielo prima di rinchiudersi nel “monastero”.
La porta si spalancò all’improvviso, facendo sussultare Ciel e tutti gli studenti che stavano immediatamente vicino di lui; comparve una donna, slanciata ma dall’aria austera, non sembrava anziana e i suoi occhi scrutavano ad uno ad uno i volti degli studenti; aveva i capelli bianchi e corti, cosa che dispiacque molto ad Adelle, che era molto sensibile alla cura dei capelli e riteneva che essi andassero sempre lunghi e raccolti (non davano mica fastidio!).
Da adesso niente più cavolate, questa qua sembra vedere tutto, ma proprio tutto, anche nella tua testa… pensò Adelle alla sua vista.
In effetti non sbagliava di molto…
-Buongiorno, professoressa Blanc. Ecco qua gli allievi del primo anno e speriamo che ci facciano compagnia per un bel po’ di tempo!- disse l’uomo anziano che li aveva raccolti.
-Grazie, Midford. Prego, seguitemi!-
Ciel si mise diligentemente dietro i professori, e con lui la folla di studenti che si guardavano intorno meravigliati, estasiati, stupiti, e anche un po’ impauriti: la sala d’ingresso era veramente grande e sulle pareti di pietra erano fissate delle torce che in quel momento erano spente. Di fronte alla moltitudine si aprivano maestose le scale che conducevano ai piani superiori: erano a dir poco maestose, degne di un sovrano.
Si fermarono davanti ad una porta uguale a quella da cui erano entrati, ma posta alla loro destra.
-Benvenuti alla sezione italiana del Weston College, ragazzi. - esordì la Blanc. –Questa scuola reca l’impronta non indifferente dell’autentico Weston, a Londra, quindi, come consuetudine, a breve avrà luogo il banchetto per l’inizio dell’anno scolastico, ma prima di prendere posto nella sala da pranzo vi verranno consegnate le divise delle vostre case. Badate bene, la vostra casa sarà come la vostra famiglia, per il tempo che trascorrerete qui. Le quattro case si chiamano Volpe Rubino, Leone Smeraldo, Lupo Ametista e Gufo Zaffiro.  Datevi da fare per recare onore alla vostra nuova casa!-
Detto ciò, la donna spalancò la porta e… meraviglia!
La sala da pranzo era un luogo veramente fiabesco, sproporzionato: tutto quel posto era occupato da grandi lunghi tavoli disposti verticalmente rispetto all’entrata.
Prima di entrare, Alexis Midford chiese ai ragazzi di disporsi in fila indiana, in modo da riuscire a passare attraverso il sentiero che separava i primi tavoli a destra e a sinistra; quando giunsero di fronte alle sedie in fondo alla sala, già occupate dagli insegnanti, la professoressa Blanc si fece portare un grande carrello dorato e intarsiato di pietre preziose, su cui erano disposte parecchie divise dei quattro colori.
Alle sorelle parve molto stupida quella divisione per case, ma capirono presto il perchè; la donna enunciò di nuovo i nomi delle quattro case e le rispettive qualità: c’era la Volpe Rubino, la casa dei ricchi e belli, il Gufo Zaffiro, quella dei portati allo studio, il Lupo Ametista, patria degli artisti e infine il Leone Smeraldo, Casa degli sportivi.
Ecco il quadro che si erano più o meno fatte le ragazze (esasperando i concetti, è ovvio) senza però sbagliare di molto.
Infine la Blanc diede le istruzioni per sapere la propria casa: bisognava semplicemente avvicinarsi a prendere la divisa. Facile.
-Quando vi chiamerò, siete pregati di non indugiare venire a prendere la vostra divisa. – annunciò la professoressa per i meno svegli aprendo un grande libro e iniziando a leggere i nomi.
Mentre i ragazzi prendevano le divise e  posto ai diversi tavoli, Adelle e Cindy iniziarono ad essere preoccupate:
-Io sono secchiona, bella, artistica o sportiva?- chiese Adelle  all’amica.
-Tutti e quattro. E io?-
-Beh… direi secchiona!-
-Cooosa?-
-No, no, scherzavo! Non saprei proprio… forse bella!-
Ma furono bruscamente interrotte quando Adelle fu chiamata: -Contessa Adelle Taylor!- chiamò la Blanc scandendo bene il cognome.
La ragazza decise di mostrarsi coraggiosa e spavaldamente lasciò il gruppo e con un gesto veloce si avvicinò alla professoressa..
-La scelta per te è stata molto difficile…ci è stato detto che hai un gran cervello e sei molto artistica…lo sai di essere speciale, vero?-
Hai finito di farmi i complimenti? Guarda che non arrossisco! E certo che sono speciale, se no qui non c’ero!  pensò scocciata la ragazza.
-E vieni anche da una famiglia molto nobile. Però il nome non è tutto, vero? -
Se non lo sai tu!
-Bene, alla luce di questi fatti, abbiamo deciso per il Lupo Ametista!-
Così Adelle sorrise e attese che Blanc le consegnasse la divisa.
-Buona fortuna!- sussurrò all’amica.
-Bene! Cindy Philipps. Amiche inseparabili, si mormora. Entrambe speciali, molto speciali. Ma siete proprio sicure di esserlo?-
Certo che lo siamo! Hai dei dubbi?
- Non molto interessata allo studio, mi è stato detto, ma grazie al cielo hai altri svaghi… grande atleta, a cavallo… e musicista… ti vedrei bene a nel Leone Smeraldo, ma mettere te e la tua amica in due case tanto…-

Finiscila! E mettimi con lei!

-…rivali. Molto bene: La Volpe Rubino!-
Cindy, non così felice, raccolse la divisa e andò volando a sedersi accanto all’amica.
Al loro tavolo c’era anche Alois, e furono veramente felici di trovare un viso familiare tra tutte quelle persone; Adelle, comunque, non perse tempo e si diede subito da fare per conoscere più gente possibile. Ben presto conobbe tutto il tavolo, che contava una decina di persone, come gli altri tavoli.
Elizabeth, una ragazza bionda molto simpatica e anche sveglia, alta e magrolina, con i capelli mossi e gli occhi verdi propose, siccome il tavolo era infinitamente lungo rispetto agli occupanti, di alternare ad ogni occupante un posto vuoto; Joanne aggiunse che se qualcuno si fidanzava, doveva sedersi obbligatoriamente accanto al partner, senza saltare un posto, pena una penitenza.
I ragazzi, entusiasti, si disposero come stabilito.
Fu in quel momento che una donna non così vecchia e veramente singolare iniziò a parlare; era alto e slanciata, nonostante l’età, e portava i capelli biondi raccolti. Indossava un lungo vestito in tinta unita (lilla) fermato in vita da una sottile cintura in pelle scura, le maniche erano a campana con un risvolto e sul petto, spostata a sinistra, c’era una sottile striscia decorativa con i bordi dorati.
-Cari studenti, benvenuti al Weston College!- esordì mentre sul suo volto si allungava un sorriso.
-Io sono Frances Midford, e farò le veci del direttore e del suo vice che sono in Gran Bretagna. Purtroppo però non avrò il piacere di vedervi così spesso, in quanto la mia casa e resta in Gran Bretagna…-
A quelle parole molti visi, prima bui, si illuminarono.
-… cosa che vale anche per la mia collega, Angela Blanc. Ma ritengo sia prematuro parlare di queste cose, piuttosto pensiamo a consumare il pasto, che a quanto so, è a base di specialità italiane!- e dopo aver battuto un paio di volte le mani, le pietanze entrarono portate da centinaia di valletti.
Un coro di –Oh!- si alzò, ma sparì in fretta, perché gli studenti iniziarono a mangiare beatamente.
Era proprio vero: le pietanze erano tutte italiane! Su tutti i tavoli stavano fettine di pizza, cestini di piadina, vassoi di tortellini in brodo, gnocco, crescente…
-Ehi Cindy… che ne dici? Buona ‘sta roba! E guarda le posate: sembrano d’oro, come i piatti!-
-Davvero! E i tovaglioli neri! Però non mi dispiace che Midford  non stia con noi: non ha l’aria simpatica. -
-Già, ma la tizia in bianco ha un’aria angelica! Hai visto?-
-Sono perfettamente d’accordo!-
Le ragazze finirono prima degli altri, così poterono iniziare a confabulare riguardo i loro professori.
Guardando la tavola degli insegnanti (partendo da sinistra) il primo era il professor Midford, che si stava gustando la sua fetta di pizza alla salsiccia; poi c’era la Nail, che vestiva un abito verde: le maniche che terminavano a punta giungendo fino al medio, la scollatura appena sopra al seno, nastri dorati infilati negli appositi anellini per fermare l’abito...
Proseguendo sempre verso sinistra c’era il professor Michaelis, che sembrava abbastanza preso dal vino e stava in assoluto silenzio; naturalmente vestiva di nero e risaltava molto in mezzo alla girandola di colori degli abiti dei colleghi. Di fianco a lui stava un uomo che le ragazze non conoscevano, ma che assomigliarono subito al professor Michaelis, che gli sedeva accanto: alto, snello, e circa della stessa età ma con un’espressione più severa, vestiva un completo simile a quello di Sebastian, ma aveva gli occhiali.
Mentre le due chiacchieravano tra loro come ragazzine, Frances Midford, seduta su di una specie di poltrona alta e ben lavorata, coi manici dorati, discuteva animatamente con l’occupante del posto successivo probabilmente riguardo la qualità dei vini, che doveva trovare eccellente, visto che reggeva la coppa contenente il liquido sorridendo e indicandola spesso con l’indice della mano libera.
La donna seduta di fianco a lei era meno alta, ma era più giovane e aveva i capelli sciolti e la pelle più scura; si vedeva subito che era una tipa particolare: tanto per iniziare non vestiva come le altre, ma una vestito azzurro più scollato del normale e un paio di scarpe con il tacco molto fine, sembrava molto allegra e vivace, rideva spesso e non aveva molto di austero…
Mentre le due stavano parlando, una donna cercava disperatamente di attirare l’attenzione dell’amica di Frances; era alta e con le curve al posto giusto, aveva folti capelli corti e rossi e uno stupendo paio di occhi dello stesso colore e vestiva il solito abito pomposo, stavolta rosso acceso.
La donna aveva appena finito di parlare con il vicino, un uomo molto esile e giovane dall’aria orientale, con i capelli corti e neri che vestita di blu.
Proseguendo, c’era un uomo con la pelle scura, di corporatura media, coi capelli bianchi cortissimi e gli occhi truccati, che vestiva di verde; poi, un uomo esile col viso proporzionato, i capelli biondi lunghi e gli occhi chiari dall’aria gioviale che indossava un completo bianco. A chiudere la tavolata c’era un uomo sulla trentina, altezza media, capelli bianchi e lunghissimi che non lasciavano vedere gli occhi e un uomo giovane, alto, di carnagione molto chiara con gli occhi chiari, le labbra rosee e i capelli bianchissimi.
Dopo aver ben considerato ognuno dei docenti, le ragazze trassero le loro conclusioni, ma non fecero in tempo a comunicarsele, perché arrivarono i dessert, quasi tutti provenienti dal meridione d’Italia.




COME AL SOLITO SPERO VI PIACCIA!
FINALMENTE HO PRESENTATO UN SACCO DI PERSONAGGI PRINCIPALI!
SAPETE INDOVINARE CHI SONO I PROFESSORI DI CUI NON HO DETTO IL NOME?
SE VI E' PIACIUTO QUESTO CAPITOLO RECENSITE IN TANTI!!
LOVE,
MASAMI


  
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