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Autore: cartacciabianca    12/06/2013    1 recensioni
Aveva promesso a se stesso che sarebbero stati via solo poche ore, ma scendendo una prima rampa di scale Charles capì che la loro escursione nei sotterranei di Boston avrebbe potuto protrarsi per giorni. A loro disposizione avevano un cambio d'olio per entrambe le lampade; armi e munizioni necessarie, ma non la certezza di trovare quello per cui erano venuti. Avrebbero potuto vagare intere settimane senza incontrare ombra di anima viva e per cosa? Per sfatare una leggenda? No, Haytham non era il tipo. C'era sotto qualcos'altro.
Genere: Azione, Introspettivo, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Charles Lee, Haytham Kenway
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Violenza
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- Questa storia fa parte della serie 'Hunting Cats'
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So che forse non è necessario, ma: ATTENZIONE, CONTENUTI FORTI (linguaggio-violenza)

IL FANTASMA DI BOSTON

II parte

.: * :.

Lady flintlock e il Fantasma di Boston

 

 

 

 

 

 

In una taverna del North End,

pomeriggio

 

 

— C-c-c'è una porta… — balbettò Arnold; la faccia un ammasso di carne tumefatta, il labbro spaccato, i baffi più rossi che bianchi ed entrambi gli occhi gonfi come bocce. Sangue ovunque sul pavimento e sulle nocche di Thomas che, nudo fino alla cintola, nella pausa tra una percossa e l'altra girava attorno al vecchio esploratore, legato mani e piedi ad una trave della cantina, come un avvoltoio sulla preda.

— Le case sono piene di porte. — Haytham, inghiottito dalla penombra, fece un cenno con la mano e Thomas si avventò di nuovo sull'uomo.

— C'E' UNA PORTA, UNA FOTTUTA PORTA! — gridò con voce strozzata dopo aver incassato il pugno nello stomaco. — NELLA CANTINA, DIO, NELLA CANTINA! UNA FOTTUTA PORTA CON UN FOTTUTO CARTELLO, — aveva cominciato a singhiozzare. — Una porta del cazzo con un cartello del cazzo… —

Una lunga pausa, durante la quale Hickey guardò verso di lui con quel suo ghigno dissennato, ma Haytham gli intimò di attendere ancora.

— Ho provato a sfondarla, — riprese Arnold poco dopo, sputando a terra il sangue che gli solleticava il palato, — ma non ne vuole sapere. —

— Allora come sei entrato? — intervenne Charles.

Un'altra pausa, ma questa volta Haytham lo autorizzò e Thomas non si risparmiò il suo colpo migliore.

— Che schifo... — Il molare era finito ai piedi di Charles, che lo aveva allontanato con il lato della scarpa.

— Te lo richiedo: come sei entrato? —

Il silenzio fu la risposta.

— E il Fantasma? Allora non l'hai visto, era tutta una montatura per farti bello coi tuoi compagni! — ruggì Haytham.

— No signore… — cominciò Arnold prima che Hickey, e questa volta senz'ordine, lo colpisse ancora. — Mi è comparso alle spalle… stavo già per andarmene… è sbucato Dio solo sa da dove… ma dopotutto è un fantasma, no? — ridacchiò, alzando la testa lentamente. — Deve essere una cosa normale… — e la riabbassò di colpo, come se fosse pesata il doppio, lasciandola ciondolare contro il petto. Non si mosse più.

— E' tutto, puoi andare, — disse Haytham rivolto ad Hickey.

Charles gli lanciò la sua camicia e Thomas si avviò sulle scale, fischiettando il motivetto della canzone che stavano eseguendo flauto e violino al piano di sopra e il cui ronzio arrivava fin lì attraverso il soffitto. Nel frattempo Charles aveva liberato quel povero Diavolo, che era cascato in ginocchio battendo pure la testa per quanto la forza gli mancava anche solo nelle braccia.

Haytham avanzò e si chinò su di lui per mettergli in mano un sacchetto tintinnante e quel suono parve rinvigorirlo.

— Lascia la città, — gli mormorò. — O lo stesso bastardo che ti ha fatto questo, — disse porgendogli il suo dente, — ti farà ben altro... Dopodiché mi assicurerò personalmente che tu non vada in giro a raccontarlo. —

Quando il Templare si sollevò, sotto di lui Arnold si era fatto ancora più piccolo, misero e strisciante, e sguazzando nel suo stesso sangue, sudore e piscio aveva cominciato a piangere, prima piano, poi sempre più forte e poi di nuovo piano, finché non trovò la forza per alzarsi, ma a quel punto nella cantina non c'era più nessuno.

 

.: * :.

 

North Port,

quella notte

 

"KEEP AWAY OR DIE"

Charles allontanò la lanterna con un risolino, ma quando lo toccò appena il cartello gli rimase letteralmente in mano.

— Chiunque lo abbia inchiodato, o lo ha inchiodato più di cent'anni fa o è un pessimo falegname, — commentò il ragazzo gettandolo da parte.

Haytham, dietro di lui, stava ispezionando la cantina per conto suo quando lo sentì lamentarsi del fatto che la porta per i sotterranei sembrava sbarrata dall'interno, anche quella.

— Non è sbarrata. Semplicemente non è una porta, Charles. —

— Ma ha la maniglia, — obbiettò l'altro indicando il pomello arrugginito.

— Questo non fa di lei la porta che stiamo cercando, — rispose Haytham, alzando la sua lanterna in direzione di una vecchia libreria coperta parzialmente da un telo consunto. Affogati dalla polvere c'erano volumi di letteratura, scienze, geometria, astronomia; trattati di filosofia, di storia, di politica ed anche una Bibbia, ed erano tutti in francese.

— Come fate a dirlo? — domandò Lee calciando un pezzo di intonaco caduto dal soffitto.

— Gira voce che i fantasmi preferiscano attraversare i muri, — disse il Maestro Templare poggiando la lanterna su un ripiano della libreria. Afferrò un lembo del telo e con un gesto fluido lo tirò via, liberando un polverone nell'aria, e quando Haytham li riaprì, sotto ai suoi occhi, intagliata negli scaffali, era comparsa un'apertura grande a sufficienza per far passare un uomo.

— Ma dipende dai punti di vista, — disse Haytham, soddisfatto, spolverandosi i vestiti.

— Bel colpo, Mastro Kenway! — esultò Charles correndo ad affacciarsi sulla galleria oltre il passaggio. — Ma allora quella porta…? —

— È murata, Charles. Non avremmo trovato che mattoni provando a sfondarla e qualcuno si sarebbe slogato una spalla o anche due. —

— Ingegnoso, — commentò il giovane.

— Chiunque si sia messo a protezione di questo Tesoro, Charles, sa bene come scoraggiare i più, — affermò Haytham e l'altro non poté che essere d'accordo.

— Proseguiamo. —

Detto questo Haytham lo precedette, portando avanti la lanterna e infilandosi di traverso nella libreria.

 

.: * :.

 

Aveva promesso a se stesso che sarebbero stati via solo poche ore, ma scendendo una prima rampa di scale Charles capì che la loro escursione nei sotterranei di Boston avrebbe potuto protrarsi per giorni. A loro disposizione avevano un cambio d'olio per entrambe le lampade; armi e munizioni necessarie, ma non la certezza di trovare quello per cui erano venuti. Avrebbero potuto vagare intere settimane senza incontrare ombra di anima viva e per cosa? Per sfatare una leggenda? No, Haytham non era il tipo. C'era sotto qualcos'altro.

Dopo la loro partita serale a Filetto, Mastro Kenway lo aveva mandato a prelevare il povero Arnold dal bordello Rouge Monique sulla Middle Street, gestito da una donna fidata dell'Ordine e che perciò non aveva fatto troppe storie vedendosi sottrarre un buon cliente. Dopo l'interrogatorio alla Green Dragon Mentore e Apprendista si erano messi sulla via per North Port, alla ricerca di un vecchio edificio diroccato all'incrocio con Lyn Street che il vecchio esploratore aveva indicato loro. Erano entrati da una finestra sul retro dai vetri spaccati e da lì era stato facile trovare le scale per la cantina, come gli era stato così faticosamente indicato...

Discesero una scaletta malmessa e si ritrovarono all'imbocco di una galleria, dove un alone di fetore li investì con una tale prepotenza da sembrare quasi che fosse riuscito a spostarli indietro.

— Le fogne, signore. L'imboccatura è qui, — disse Charles illuminando con la torcia una grata a forma circolare sulla loro destra, incastonata nel muro di mattoni.

— Stiamo cercando un fantasma, non un nido di topi, Charles, — fu la risposta, poi Haytham s'incamminò dritto a passo naturale, senza fretta, e l'altro lo seguì.

Man a mano che procedevano e nonostante i loro occhi si stessero abituando, il buio si faceva sempre più fitto. L'umidità sempre più penetrante, il silenzio sempre più assordante. A far loro compagnia solo lugubri gocciolii, il tintinnio delle loro armi e il suono dei loro passi sul selciato madido, che si alternava a pozze d'acqua stantia e veri e propri castelli di muffa. Ad un tratto raggiunsero un bivio e guardarono uno da una parte uno dall'altra e viceversa, ma poi rimasero in silenzio, in ascolto, come se la più completa oscurità avesse potuto parlare e suggerir loro una direzione.

— Accendiamo quella torcia, Charles, — disse Haytham.

— Sì signore, — rispose lui con evidente eccitazione. Tutta quella faccenda gli ricordava le loro trascorse battute di caccia e l'adrenalina aveva preso a circolargli in corpo proprio come allora.

Quando la torcia fu accesa una coppia di topi si diede squittendo alla fuga, imboccando lo svincolo sulla destra, ed Haytham e Charles fecero altrettanto.

— Devo dire che sono sorpreso, signore, — disse l'Apprendista mentre proseguivano. — C'è un'intera città sotto la città. —

— Queste gallerie devono avergli fatto comodo finché hanno avuto le gambe per attraversarle, — affermò Haytham serio, ma poco dopo scoppiò a ridacchiare nel buio. — Quel cane di Dumas*… Ecco come ha fatto a sfuggirci senza che ce ne accorgessimo. Chissà quanti ne avremmo braccati qua sotto, se solo l'avessimo saputo prima… —

Charles aggrottò le sopracciglia. — Quindi è per questo che siamo qui. Voi credete che il Fantasma in realtà sia… —

— No, è alquanto improbabile. —

Charles tacque e per un po' rimasero in silenzio.

— Adesso che sono tutti morti, signore, credete che potremmo utilizzarle noi queste gallerie? — chiese ad un tratto. — Sembrerebbe che attraversino Boston in lungo e in largo e… —

D'un tratto un suono molto vicino richiamò la loro attenzione e si fermarono ad ascoltare. Era come lo scorrere della sabbia in una clessidra e durò giusto una manciata di secondi. Haytham andò avanti per primo; la lanterna in una mano e la flintlock nell'altra. Svoltò un angolo tendendo la canna nell'oscurità e sorprese il responsabile: un grosso ratto affamato, che nella foga di rosicchiare un vecchio sacco di juta era riuscito romperlo rovesciandone a terra il contenuto.

Ripresero il cammino e per un bel pezzo non ebbero altre scocciature o sorprese, ma poi furono costretti a fermarsi di nuovo.

— È uno scherzo, — ridacchiò Charles, guardando a terra. 

Il Maestro avvicinò la propria lanterna a quella del suo Apprendista, sommandovi la fonte luminosa, e così la squadra e il compasso pregevolmente scolpiti in un disco di pietra, incastonato a sua volta nel terreno, furono ben visibili.

Haytham sorrise.

Erano sulla buona strada.

— Allora l'esploratore non mentiva, — sghignazzò Charles. — C'è davvero un tesoro, qua sotto. —

— Come galoppa la tua fantasia, Charles, — mormorò Haytham piegando un ginocchio a terra per esaminare il simbolo più da vicino. — I nostri amici Massoni non erano i tipi da seppellire ricchezze, almeno non quel genere di ricchezze che attraggono i frequentatori di bordelli. Siamo di fronte ad un indizio, — disse il Maestro Templare passando le dita su alcune curiose insenature concentriche scolpite ai bordi della pietra, e fu molto sorpreso di ritrovarsi i polpastrelli unti d'olio.

Charles non riuscì a trattenere uno sbuffo. — E che genere d'inizio sarebbe? —

— Quel genere d'inizio che non si vuole condividere con chiunque, — rispose Haytham rialzandosi. — Accendi quella lampada a parete. —

Aye, sir. —

Come Charles ebbe acceso la lampada, con uno schiocco di frusta il simbolo sul terreno si incendiò per intero e poi le fiamme si concentrarono unicamente in un punto, formando una freccia luminosa che indicava a sinistra.

— Per tutti i… — fremé Charles, strabiliato, con le lingue di fuoco che gli danzavano negli occhi chiari. — Avete vis…! — ma quando si voltò in direzione del suo Maestro vide che questi era già lontano, così indugiò ancora un attimo a contemplare quella stregoneria e poi raggiunse Haytham di corsa di corsa.

Dietro di lui un'ombra spense la lampada a parete, soffocando lo stoppino, e poco dopo il bivio tornò inghiottito dalle tenebre.

 

.: * :.

 

Il loro vagare, divenuto un po' errante per via della fiducia cieca che Charles aveva rimesso nelle sola intuizione del suo Maestro, li condusse in un androne avvolto dalla penombra, sotto una volta a crociera su cui era stato improvvisato un soppalco con delle vecchie assi, e dove un ritmico gocciolio veniva amplificato da un raccapricciante gioco di eco. La temperatura era singolarmente mite e tendendo un po' le orecchie si potevano cogliere le note stonate di un violino da taverna.

— Siamo sotto la caldaia della Bob's and sons, — osservò Charles sollevando la lanterna. — Riconoscerei quell'incapace di William Thacker e il suo archetto di piombo anche in mezzo a una tempesta. —

Haytham scoppiò in una sommessa risata. — Complimenti per l'ottimo udito. —

Stava passando in rassegna i cartelli inchiodati sopra le bocche delle gallerie che partivano da quella stanza e scoprì che erano venuti da "North Port", mentre le altre uscite erano "King's Chapel" e "Beacon Hill."

Avevano un cambio d'olio sufficiente per qualche altra ora di vagabondaggio, ma Haytham non volle escludere la possibilità che non a tutti i bivi gli fosse dato un indizio da seguire, e perciò il rischio di perdersi non andava sottovalutato. Se anche fossero stati in possesso di una mappa, in ogni caso setacciare i sotterranei per intero avrebbe richiesto più spedizioni.

— Ci fermiamo qui per un po' e poi torniamo indietro, — annunciò Haytham andando verso una pila di casse che si assicurò di spolverare a dovere, prima di accomodarvisi. — Riprenderemo le ricerche da questo punto domattina, — disse una volta seduto, appendendo la lanterna ad un grosso chiodo che spuntava da una trave. Trasse un foglio di carta dalla tasca e accavallò le gambe per appoggiarvisi mentre tracciava con un moncherino di fusaggine il percorso che avevano fatto per arrivare fin lì.

Nel frattempo Charles curiosò qua e là dietro ai teloni, rinvenendo vecchi strumenti per l'artigianato appestati dalla ruggine, armi da taglio ricoperte di polvere a tal punto che una spazzola avrebbe fatto scorrere più sangue, interi volumi impacchettati di ragnale e capi d'abbigliamento, divorati dai parassiti e troppo merlettati per appartenere al loro secolo. Una cassa impolverata e ben sigillata attirò la sua attenzione. Su un lato i caratteri stampati erano sbiaditi col tempo, ma si leggeva ancora un nome e una data: Christopher Bennett/1658. Dopo svariati tentativi di strapparlo, Charles sfondò le assi del coperchio con il calcio della pistola che poi riassicurò nella fondina, ma non fece in tempo a guardarvi all'interno.

Un frastuono assordante rimbombò fin lì dalla galleria per la King's Chapel, avvolta dalla più fitta oscurità, e Maestro e Apprendista si scambiarono un'occhiata.

— Un po' troppo per un topo, non credete? — sussurrò Charles, allarmato.

— Anche per un fantasma, se è per questo, — commentò Haytham con una scrollata di spalle tornando al suo lavoro di cartografo. — Avrà ceduto un vecchio muro. —

— Permettetemi di andare a controllare, — disse l'Apprendista liberando di nuovo la pistola dalla fondina.

— Ma non allontanarti troppo, — si raccomandò il Maestro. — Tra poco ce ne andiamo. —

Aye Aye… — promise Charles chinandosi fino al livello delle ginocchia per passare sotto ad un fascio di assi.

 

.: * :.

 

 

Il carboncino si spezzò.

Con un sospiro di stanchezza Haytham lo gettò da una parte e si massaggiò la fronte, lasciandosi sulla pelle i segni di fusaggine.

Cominciava a pensare che era stata solo un'inutile perdita di tempo. Aveva preso in giro se stesso e la sua causa credendo davvero di poter incontrare anima viva, là sotto. Quell'esploratore gli aveva raccontato un mucchio di scemenze, non c'era nessun Fantasma di Boston e tantomeno più nessun…

Fu il classico scricchiolio delle assi a tradirlo.

Qualcosa di bianco e imponente calò dal soppalco in un fruscio di vesti, ma Haytham rotolò prontamente in avanti, e la lama celata si conficcò nel legno della cassa esattamente dove era stato seduto fino ad allora, ferendo nient'altro che la sua ombra. Per liberarla il suo aggressore fu costretto a fare leva col piede sul bordo della cassa, ma si sorprese ben presto in uno sconveniente svantaggio e così, per guadagnare tempo gettò a terra la lanterna che Haytham aveva appeso alla trave. La griglia di metallo si aprì, cozzando al suolo, e il vetro esplose in pezzi, la fiamma si spense all'istante e l'androne fu avvolto dalle tenebre.

 

.: * :.

 

Una mandria di topi uscì dall'oscurità, passandogli in mezzo agli stivali come un torrente, un torrente nero e alto fino alle caviglie. Charles imprecò e cercò di calpestarne qualcuno o di colpirne qualcun altro con la lanterna, finché non si ritrovò da accanirsi sull'ultimo sorcio della fila, un ritardatario che sembrava beffarsi di lui facendo una rapida serie di otto tra i suoi piedi, ma ben presto se ne andò anche quello. Quando finalmente alzò lo sguardo da terra, il Templare portò avanti la lanterna e si rimise in cammino nella direzione da cui erano venuti i topi, ma quattro passi più tardi scoprì con grande rammarico di essere finito in un vicolo cieco. Gettato in un angolo un grosso barile di legno da cui, come sangue, fuoriusciva ancora della…

Charles allontanò la torcia, all'istante, e la poggiò a terra dietro di sé. Quindi si avvicinò al barile e tastando il foro di uscita della polvere da sparo capì che era stato fatto intenzionalmente, con una lama di cui avrebbe riconosciuto i segni a vita**...

L'eco di un vetro che andava in frantumi lo raggiunse fin lì e Charles scattò in piedi.

— Mastro Kenway… — mormorò con le pupille dilatate dalla paura e tornò indietro come un razzo, afferrando in corsa l'anello della lanterna, assordato dal battito del suo stesso cuore.

 

.: * :.

 

Haytham puntò la pistola a pietra focaia dritto davanti a sé fendendo l'oscurità, ma prima che riuscisse a premere il grilletto fu disarmato, nell'attimo di un respiro e con la precisione di un maestro, come avrebbe potuto fare solo qualcuno addestrato all'arte del combattimento fin da tenera età.

Il Templare indietreggiò, ma quella volta sguainando la spada, e si concentrò per fare appello alla vista dell'Aquila, un dono congenito dei suoi antenati che dipingendo di rosso le anime dei suoi nemici gli permetteva di orientarsi anche nell'oscurità.

Lo vide.

Era grosso, forse un metro e ottanta. I lembi del lungo cappotto bianco erano rovinati, le vesti strappate in più punti. Al cinturone in cuoio portava legate due daghe e una pistola a pietra focaia dalle linee sinuose, forse di stampo francese... Metà volto era nascosto da un bavero alzato fino alla radice del naso e l'altra metà inghiottita dall'ombra di un cappuccio, anch'esso bianco, che terminava con un becco.

— Lascia questo luogo e non ti farò del male! — intonò il Fantasma di Boston a gran voce.

Haytham sorrise nel buio.

Sì, era francese.

Il boato di uno sparo scosse i sotterranei e per una frazione di secondo l'androne fu illuminato come da un lampo. Charles sparò anche un secondo colpo, con la sua coloniale a doppia canna, ma mancò il bersaglio di un pelo. Il Fantasma di Boston indietreggiò, fuggendo dalla luce della lanterna di Charles come un'ombra, e scomparve in uno sbattere di mantello nella galleria per Beacon Hill. Prima che il suo Apprendista potesse premurarsi delle sue condizioni, Haytham era scattato all'inseguimento, rinfoderando la spada e recuperando in corsa la sua pistola da terra.

L'aria dei sotterranei era irrespirabile e mantenere quel tenore di corsa significava sfidare la sorte, con pozze, casse e travi pronte a fare lo sgambetto dietro ogni svolta. Era solo grazie alla vista dell'Aquila se riusciva ad orientarsi, perché il fuggiasco gli appariva come una fiammella galleggiante nell'oscurità ed Haytham poteva imitare i suoi spostamenti; ma si allontanava velocemente, quella fiammella, e una volta che fosse stata troppo distante si sarebbe spenta del tutto ed Haytham avrebbe rischiato di sbattere contro un muro.

Ma alla fine non un muro, bensì un altro grande androne con tre possibili direzioni arrestò la sua corsa, e mentre si guardava attorno senza sapere che strada prendere, il tempo sembrò dilatarsi e in quel silenzio innaturale e improvviso persino il suo cuore preferì battergli nel petto senza farsi sentire, quasi se ne vergognasse.

L'esitazione lo aveva condotto alla rovina: la fiammella si era spenta.

Haytham si sfilò il cappello e lo gettò a terra con un ringhio.

L'aveva perso.

 

.: * :.

 

 

* Cedric Dumas, Assassino a cui Haytham dà la caccia nel ciclo de "Il libraio di Charter Street", sparito misteriosamente durante un agguato dei Templari.

** In un ciclo ancora da scriversi Charles Lee viene gravemente ferito da una lama celata n.d.r

   
 
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