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Autore: ScleratissimaGiu    12/06/2013    1 recensioni
Stonehenge, agosto 2000.
Quattro campeggiatori irlandesi decidono di fare una gita con pic-nic alla misteriosa costruzione.
Pessima idea.
Genere: Mistero, Sovrannaturale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L’Irlanda non è poi così vicina all’Inghilterra” pensava Hannah, mentre il taxi portava lei e suo marito in albergo.
- Qualcosa non va, cara?
Voltandosi per guardare Sheamus anziché fuori dal finestrino, gli regalò uno stanco seppur sincero sorriso.
- No, è solo il volo – lo tranquillizzò.
- Eccoci qui, - intervenne il tassista, un ometto basso e tarchiato, quasi completamente calvo.
Si chiamava Dario, ma benché il suo nome richiamasse a gran voce l’Italia, aveva un marcato accento inglese.
- Grazie… può tenere il resto, se ci aiuta a portare dentro i bagagli – gli disse Sheamus, sventolando una banconota da venti sterline.
- Certo! – esclamò Dario, che si caricò i due borsoni sulle spalle portandoli fino alla reception.
- A lei, - concesse il signor ‘O Shaunnesy, dandogli i soldi.
- Buongiorno, - li salutò il giovane receptionist che, da quanto riportava il cartellino, si chiamava Marcus – avete già una stanza prenotata?
- Sì, Sheamus ‘O Shaunnesy.
Il ragazzo controllò e, dopo aver trovato la prenotazione, consegnò loro le chiavi.
- Passate un buon soggiorno, qui – augurò, sorridendo.
Accento inglese…” pensò sconsolata Hannah, avviandosi verso l’ascensore.
A lei non piaceva viaggiare.
Non è che lo odiasse propriamente, ma l’idea di cambiare paese anche solo per pochi giorni era quasi insopportabile, per lei.
Quella volta, però, la sua avversione si era trasformata in qualcos’altro: una “brutta sensazione”, potremmo definirla.
- Non me la sento, Sheamus – aveva detto pochi giorni prima, guardando suo marito fare le valigie.
- Sciocchezze, - rispose lui – ti farà bene, un po’ di distrazione.
- Ma non ne ho bisogno! – replicò Hannah – preferisco stare qui, davvero.
- So che, in fondo, Dublino ti ha stancata – rispose l’uomo, chiudendo il borsone – staremo via solo una settimana. Poi torneremo a casa e non partiremo più fino alla prossima estate, te lo prometto.
 
Ripensandoci ora, mentre l’ascensore saliva al terzo piano, si chiedeva perché fosse stata così ingenua da lasciarsi convincere con questa promessa.
Le porte dell’ascensore si aprirono su un lungo corridoio dalla moquette beige; la loro camera, provvista di un letto matrimoniale, finestra panoramica e bagno, era la quarta a sinistra.
Inutile dire che Hannah ci stava stretta, lì dentro.
La sua “brutta sensazione”, lentamente, si stava impossessando anche delle pareti della stanza, facendole restringere in una morsa intorno a lei.
- Perché non chiami Clara e senti se lei e Mike sono già arrivati? – domandò Sheamus, prendendo dei vestiti dalla valigia.
L’unica cosa che aveva avuto il potere di convincere Hannah a partire era stata la presenza di Clara e Michael Clears, i loro amici storici.
Hannah, più sollevata da quella prospettiva, chiamò l’amica al cellulare e apprese che il loro albergo, a pochi isolati da quello in cui si trovava in quel momento, era molto lussuoso.
Con la promessa di vedersi la mattina dopo, le amiche attaccarono il telefono e la signora ‘O Shaunnesy ritrovò il buonumore che aveva sempre a Dublino, a casa.
Quella sera, lei e suo marito mangiarono al ristorante dell’albergo e poi uscirono per fare una passeggiata.
Salisbury, come tutte le altre città inglesi, era coperta da una fine coltre nebbiosa, e (come c’era da aspettarsi, trovandosi in Inghilterra) i suoi cieli erano grigi e minacciavano pioggia, se non un temporale coi fiocchi.
È la tipica cittadina inglese” osservò mentalmente Hannah, passeggiando davanti alla Cattedrale e guardando tutti quegli inglesi che si comportavano… beh, da inglesi.
I pub erano pieni, e qualcuno si era anche azzardato a bere all’aperto, anche con la minaccia del brutto tempo.
I soliti bifolchi” pensò nuovamente Hannah, ripensando al suo bel appartamento a Dublino, ormai buio e vuoto senza di loro.
- Su, su, sorridi un po’ – le disse Sheamus, mostrando soddisfazione per quella loro piccola scampagnata.
Per tutta risposta, lei lo guardò in cagnesco e riprese a camminare, senza più dargli peso.
Quella notte in albergo fu dura per lei: non riusciva a prendere sonno e, quando entrava in dormi-veglia, veniva svegliata da qualche rumore in corridoio.
- I soliti ubriaconi tiratardi… - mormorava, ricadendo pesantemente sul suo cuscino – non sarei mai dovuta venire… qui.
 
La mattina seguente, intorno alle undici, i coniugi si alzarono dal letto e, con buona lena, prepararono gli zaini.
- Stonehenge ti piacerà – le promise Sheamus, anche se Hannah non ne sembrava granché convinta.
- Vedremo… - si limitava a rispondere, controllando ancora una volta di aver preso tutto quel che le occorreva.
Michael e Clara li stavano aspettando nella hall, e tutti insieme si avviarono all’utilitaria che i Clears avevano noleggiato all’aeroporto.
- È un po’ lenta, - ammise Michael, mentre montavano – ma sono solo tredici chilometri.
Sheamus, anche se Hannah non l’avrebbe mai ammesso, aveva ragione: quel posto la attirava in una maniera travolgente.
C’era qualcosa, in quelle pietre, qualcosa che non riusciva a capire.
Non il semplice “fattore mistico” o qualche storia così, ma qualcosa…
(una brutta sensazione)
… che non si spiegava.
La loro guida si era rivelato un vecchio agricoltore che viveva a meno di novecento metri dalle pietre, che si chiamava Drew McIntyre.
Spiegò loro molte cose sulla zona e sulle pietre, e si disse disponibile se avessero avuto bisogno di qualcosa durante la loro permanenza.
- Casa mia è quella laggiù, - spiegò, indicando un piccolo cottage di legno – se avete bisogno, sapete dove trovarmi.
- Grazie, signor McIntyre. Lo terremo presente.
 
Hannah si era rilassata un po’, e anche la presenza dei suoi amici l’aveva aiutata.
Con sua grande sorpresa, si ritrovò a constatare che, benché si trovasse ancora in territorio inglese, quel posto non era niente male.
In quel momento, il sole stava tramontando dietro alla collina vicina, e deboli aliti di vento muovevano le fronde degli alberi, mentre loro iniziavano il loro tanto sospirato pic-nic.
E poi accadde.
Un lampo di luce, le loro grida… è questo che sentì e vide il signor McIntyre dalla sua cucina.
Quando corse fuori e arrivò alle pietre, erano tutti spariti.
Erano rimasti solo i vestiti e il pic-nic.



  
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