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Autore: Lady Kaos    12/06/2013    0 recensioni
Era una creatura bellissima, su di lei splendeva un solo argenteo raggio proveniente da una luna inesistente.
Una cerva dal manto nero come l'inchiostro lo stava fissando da lontano con occhi grandi e profondi come laghi oscuri e misteriosi.
La luce argentea coglieva ogni singola sinuosità di quel corpo esile ed agile creando sul manto nero e lucido una serie di bagliori lattei.
Era splendida, l'incarnazione della bellezza naturale, nessun altro animale avrebbe potuto pareggiare tale innata perfezione.
Pareva una creatura nata dalla notte stessa e benedetta dalla luna e dalle stelle così rara da poter esistere solo nel sogno di Harry.
Harry rimase incantato a fissare la cerva nera che ricambiava il suo sguardo con un'insistenza minacciosa.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter | Coppie: Lily/Severus
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova generazione
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La cerva nera La neve scendeva lenta e silenziosa come una pioggia di piume gelide rivestendo i tetti spioventi e le vie tortuose di Godric's Hollow. La neve donava alla piccola comunità un'aspetto particolarmente delizioso ed irreale, tutto quel soffice bianco pareva fermare lo scorrere del tempo. Sotto quei fiocchi scintillanti che cadevano dal cielo i bambini si rincorrevano e giocavano, la gente passeggiava tra le case o sedeva in veranda a gustarsi l'avvicinarsi del natale. Un'anima solitaria, invece, avanzava pensierosa verso il grande cancello di ferro del cimitero. Con una mano stringeva un bastone di ciliegio col quale si aiutava nel suo incedere zoppicante, con l'altra un delicato mazzo di fiori dal profumo gentile. Giunto dinanzi all'ingresso del cimitero, l'anziano, avvolto in uno spesso mantello grigio, si soffermo' solo un attimo, solo il tempo di riprendere fiato, poi, con zoppicante decisione, spinse il pesante cancello che cigolo'. Gli stivali affondavano nel tappeto di neve,ma nulla lo avrebbe fermato. Attraverso' tutto il piccolo cimitero seguendo la via principale che si diramava in altre, svolto' a destra e dopo pochi altri passi si fermò. La lapide candida, di pietra levigata, liscia e perfetta, pareva splendere di luce propria, come se riflettesse il flebile sbrilluccichio della neve. Una scritta incisa con eleganza riportava la scritta: Ginevra Molly Weasly Potter 11/08/1981-09/03/2070. Harry rimase immobile a fissare la scritta sulla lapide, lo faceva sempre, era come un rituale ormai da due anni, come se in quel momento di assoluto silenzio ci fossero solo lui e la sua amata Jinny. Sospirando tristemente adagio' con cura i fiori sopra la lapide senza coprire l'incisione che accarezzo' con mano tremante. "Buongiorno mia cara" bisbiglio' " visto quanta neve? Ti piaceva tanto, ricordi?" Jinny era venuta a mancare due anni prima per una grave complicanza riportata al cuore ed Harry, il grande e famoso Harry Potter, era rimasto da solo nella casa in cui avevano cresciuto i loro figli, ormai grandi e con famiglie proprie, in cui avevano vissuto gioie e dolori e in cui, prima di loro, avevano vissuto i suoi genitori, James e Lily. Da tutti era stata considerata una follia tornare a vivere nella casa in cui i suoi genitori erano stati uccisi da Lord Voldemort, ma Harry invece aveva sempre creduto che tornare in quella cittadina, in quella casa, avrebbe portato onore ai suoi genitori. Ma da quando i suoi figli se ne erano andati inseguendo le proprie vite e i propri sogni e da quando Jinny era venuta a mancare Harry si sentiva solo, abbandonato e immerso in una tristezza così crudele e amara che spesso preferiva rimanere steso nel letto piuttosto che alzarsi ed affrontare un'altra cupa giornata solo come un cane. Dalla fine di Hogwarts, Harry, era rinato, aveva sposato Jinny, era divenuto padre, aveva avuto una brillante carriera di grande auror acclamato e lodato da tutti,ma adesso che la vecchiaia gli solcava il viso con rughe profonde e gli imbiancava i capelli, tutto ciò che era stato e aveva avuto non aveva più senso se non c'era nessuno a condividerlo con lui. Una lacrima gli imperlo' le ciglia ma lui non se ne curò. Offrì un ultimo saluto alla lucente lapide, poi, lentamente si avviò dall'altro lato del cimitero dove si trovavano le tombe dei suoi genitori. Gli piaceva immaginare che in chissà quale luogo oltre la vita terrena James e Lily avevano finalmente conosciuto la donna della sua vita e che certamente sarebbe loro piaciuta subito. Come non amare quei lunghi capelli rossi, il sorriso lucente e gli occhi così dolci da far sciogliere l'anima più nera? Stava onorando le tombe dei suoi genitori quando, alle sue spalle, avvertì un fruscio. Si volto' di scatto mosso da un sesto senso che, anche con la vecchiaia, non lo abbandonava mai. Non era stato il vento, neanche un animale, c'era qualcuno li nel cimitero e lo stava osservando,ma Harry non vide nessuno. Gli anni passati nei panni di autorevole auror gli avevano impresso nelle membra una certa accortezza per i pericoli sinistri e quei brividi gelidi che gli percorrevano la schiena erano un chiaro segnale che c'era qualcuno. Col respiro sospeso scrutò da dietro gli occhiali rotondi ogni singolo angolo del cimitero,ma non scorse nulla, tranne un uccellino infreddolito che frusciò via da un cespuglio. Harry sopirò credendosi pazzo, forse la vecchiaia lo stava facendo confondere. Decide che era l'ora di tornare a casa così, zoppicando, si avviò fuori da quel triste luogo asciugando lacrime silenziose che gli scivolarono lungo le rughe del viso adombrato. Mentre percorreva le vie di Godric's Hollow verso la sua casa chiunque incrociasse lo salutava con allegria e tutt'ora i bambini e i ragazzi lo additavano e lo fissavano con ammirazione esclamando: " quello è Harry, Harry Potter" oppure " buongiorno signor Potter", " buona giornata signor Harry". Harry non si faceva vedere spesso in giro, era divenuto solitario e silenzioso, amava ancora però tenersi in contatto con i suoi vecchi e cari amici Ron ed Ermione, ma anche con Neville, Luna e qualche altro compagno d'avventura. Quando entrò in casa una candida civetta lanciò un grido di saluto dalla gabbia in cui se ne stava, sopra una mensola in soggiorno. " Ciao Edwige" ricambiò Harry. Gliel'aveva regalata Jinny anni orsono per un compleanno. Era identica alla sua vecchia e cara civetta che Hagrid gli regalò al primo anno ad Hogwarts e che era morta durante l'imboscata dei mangiamorte mentre sulla moto volante con Hagrid stesso stavano raggiungendo la Tana. L'aveva chiamata come la sua vecchia amica e vederla ogni giorno alleviava la sua solitudine e poi era bravissima a consegnare lettere. Harry si recò in cucina e mise sul fuoco un bollitore con del latte, con tutto quel freddo aveva bisogno di una buona cioccolata calda. Nell'attesa che il latte si scaldasse osservò le foto incorniciate sopra la mensola del camino. Si soffermò sui volti sorridenti dei suoi figli, ritratti da piccoli. C'era James Sirius durante il suo primo giorno di scuola ad Hogwarts, con un sorriso radioso stampato sul faccino felice, la tonaca nera forse un po' lunga. Albus Severus invece sfrecciava veloce sulla sua prima firebolt, ovviamente col ruolo di cercatore, se ne stava inarcato sulla scopa, i capelli smossi dal vento e la concentrazione dipinta nel volto. Lily Luna invece, nella cornice accanto, era seduta in giardino, era veramente piccola, stava intrecciando una ghirlanda di fiori. Harry sorrise orgoglioso. Adesso James Sirius era un auror, uno dei migliori, e lavorava al Ministero della Magia, era sposato con una donna babbana, dolce e gentile, che sapeva tutto di lui e del mondo dei maghi. All'inizio era rimasta basita,ma poi aveva accettato la realtà con entusiasmo. Avevano una bellissima bambina, Emily, una giovane e bella grifondoro. Albus Severus aveva ottenuto la cattedra di difesa contro le arti oscure ad Hogwarts, non si era sposato, si dedicava da anni solo al suo lavoro e durante le vacanze viaggiava per il mondo. Lily Luna si era sposata con Hugo Weasly. Avere Ron ed Ermione come consuoceri era strano, ma anche buffo, in effetti fin da piccoli erano stati fin da subito una grande famiglia e quindi avere Hugo come genero, così identico a tutto e per tutto a Ron, per Harry non era altro che un onore ed un piacere. Ermione e Ron vivevano alla Tana, di tanto in tanto si rivedevano, sopratutto per le vacanze di natale. Con loro si lasciava andare, parlavano dei vecchi tempi, di quando erano ragazzini, della pietra filosofale, della camera dei segreti e di quel dannato basilisco, di Fierobecco, di Sirius, della Mappa del malandrino, del torneo tre maghi e del povero Cedric, dell'ordine della fenice, del ritorno di Voldemort e della guerra, ma parlavano anche degli Horcrux e di tutto ciò che aveva causato loro la ricerca di essi. Al solo pensiero di ciò Harry rabbrividiva sempre. La foto più bella, a parer suo, era però quella del suo matrimonio con Jinny. Si erano sposati con una splendida cerimonia sul lago nero ad Hogwarts. Nella foto Harry teneva Jinny in braccio, i lunghi capelli rossi sciolti cascavano come seta sul candido abito bianco che le donava d'incanto. Harry, vestito di blu notte, rideva e la teneva stretta. Alle loro spalle l'acqua del lago splendeva lucente come costellata da una miriade di piccoli frammenti di cristallo. Harry ricambiò lo sguardo della Jinny nella foto e un doloroso nodo gli si formò In gola. Cercò di trattenersi ma il dolore prese il sopravvento e crollò. Copiose lacrime acide gli sgorgarono dagli occhi, si accasciò su una poltrona, le vecchie membra scosse dai singhiozzi. Era solo, abbandonato in quella città così ricca di ricordi e dolore. Voleva scappare ma non aveva le forze, voleva solo sparire. Lui: il grande Harry Potter era divenuto solo un vecchio grinzoso, con i capelli bianchi, un piede zoppo e i soliti occhiali rotondi inforcati sul naso. La cicatrice saettante neanche si vedeva più, nascosta tra le pieghe della rugosa fronte e se distendeva la pelle con le dita riusciva a vedere solo una vaga saetta sbiadita, simbolo del ricordo di tutto ciò che aveva vissuto. Il pianto violento gli tolse il respiro, dovette costringersi a riprendere la calma,ma in quell'istante un alito di vento più gelido della neve ammassata fuori sul vialetto gli strisciò lungo il collo. Harry rabbrividì quando una voce sconosciuta gli risuonò nella testa con un sussurro raccapricciante. " Harry Potter" Harry si paralizzò. Ancora quella sensazione di essere osservato, ora una voce lo chiamava. Stava impazzendo o c'era qualcosa di sinistro nascosto nell'ombra pronto a saltargli alla gola alla prima distrazione? Harry balzò in piedi, il corpo rigido, in tensione, pronto a scattare, sicuramente era vecchio,ma non stupido, negli anni aveva imparato a non sottovalutare le brutte sensazioni. Con un gesto tremante ma deciso impugnò la bacchetta nascosta nella cintura, si mise ben dritto e zoppicando senza bastone andò verso la finestra. Il sole stava tramontando oltre le montagne ad ovest e tingeva il bianco delle nuvole e il candore della neve di svariate tonalità di rosso e arancio allungando le ombre degli alberi e delle case. Harry scrutò il vialetto di casa, oltre il cancello. Osservò le case adiacenti alle sua, le vie vicine, i passanti sempre più radi. Tutto pareva tranquillo, normale. La neve scendeva più fitta e il vento si era alzato. Ululava contro le imposte come un lupo solitario. Harry 'sentiva' qualcosa. Un prurito snervante gli invase la fronte e solo dopo qualche secondo si accorse che a prudergli era la cicatrice. Un senso di agitazione gli pervase lo stomaco come se uno stormo impazzito di falene avesse preso a svolazzargli freneticamente nelle viscere. Che significato aveva quel prurito sulla fronte? Perché dopo anni la cicatrice tornava ad infastidirlo? Voldemort era stato sconfitto da anni, così come i suoi subdoli seguaci, perché allora quella maledetta cicatrice aveva ricominciato a prudere? Immobilizzato da quel senso di allerta rimase in piedi alla finestra per parecchi minuti, poi il piede zoppo iniziò a duolere più insistentemente e il sole ormai era tramontato. Harry non aveva nessuna voglia di cenare, aveva lo stomaco in subbuglio e tutta quella tensione lo aveva affaticato parecchio. Lasciò perdere la cioccolata calda e decise che dormendo un po' forse si sarebbe schiarito al mente. Così arrancò su per le scale fino alla camera da letto che aveva condiviso con Jinny. Tutte le sue cose, i suoi abiti, i suoi accessori erano ancora tutti al loro posto e ciò non fece altro che intristirlo ulteriormente. S'infilo' la camicia da notte e si corico', tenendo la bacchetta magica sotto il cuscino. " Forse sono solo stanco" si disse. Chiuse gli occhi e si addormentò quai subito. Un turbinio di sogni nostalgici lo travolsero come un fiume in piena, iniziò ad agitarsi tra le lenzuola. Poi nel bel mezzo di un sogno in cui lui, Ron ed Ermione erano di nuovo ragazzini e correvano verso la capanna di Hagrid tutto divenne buio e silenzioso. Harry tentò con tutto se stesso di svegliarsi,ma era come se un incantesimo lo stesse tenendo bloccato in quell'incubo. Si ritrovò a vagare nel buio più completo, sulla pelle poteva sentire lo sferzare di un vento gelido proveniente da chissà dove. L'angoscia e l'ansia gli attanagliavano il cuore come una morsa di ferro. Poi la vide. Era una creatura bellissima, su di lei splendeva un solo argenteo raggio proveniente da una luna inesistente. Una cerva dal manto nero come l'inchiostro lo stava fissando da lontano con occhi grandi e profondi come laghi oscuri e misteriosi. La luce argentea coglieva ogni singola sinuosità di quel corpo esile ed agile creando sul manto nero e lucido una serie di bagliori lattei. Era splendida, l'incarnazione della bellezza naturale, nessun altro animale avrebbe potuto pareggiare tale innata perfezione. Pareva una creatura nata dalla notte stessa e benedetta dalla luna e dalle stelle così rara da poter esistere solo nel sogno di Harry. Harry rimase incantato a fissare la cerva nera che ricambiava il suo sguardo con un'insistenza minacciosa. Sibilla Cooman avrebbe sicuramente saputo interpretare la figura di una cerva nera in un sogno, sicuramente qualcosa di drasticamente drammatico, ma Harry più la fissava più sentiva che quella cerva era li per lui. Provò a chiamarla,ma dalla sua bocca non uscì nessun suono. La cerva nera si guardò attorno poi con passo deciso gli si avvicinò. Harry ebbe come la sensazione di essere immobilizzato, come se radici invisibili sbucate dal terreno lo tenessero fermo al suo posto. Quando gli fu davanti la cerva nera si fermò e in quel momento la cicatrice di Harry iniziò a bruciare forte, come non accadeva da tanto, tantissimo tempo. " Cosa vuoi da me?" Provo' a chiederle,ma la voce gli morì in gola ancor prima di essere udibile. La cerva fece vibrare le orecchie e si abbassò verso di lui. Il dolore si fece più vivo, Harry voleva urlare ma non ci riusciva, il panico lo travolse. " Harry" Si svegliò di soprassalto in un bagno di sudore col respiro affannato e il cuore impazzito nel petto. Inconsciamente si era seduto sul letto con la bacchetta sguainata contro un avversario invisibile. Tremava. Che stava succedendo? La cicatrice era in fiamme dovette andare a sciacquarsi la faccia con acqua gelida per riprendersi. Si guardò nello specchio. Era pallido come un lenzuolo e grinzoso come un lenzuolo, gli occhi arrossati e i capelli spettinati. Possibile che LUI fosse ritornato? Come? Perché? Una remota paura si insinuò nella sua anima rosicandogli le viscere. Non era possibile! All'improvviso, riflessa nello specchio alle sue spalle, vide un'ombra. Harry cacciò un urlo terrorizzato e si volto' gridando: " stupeficium!" Il lampo rosso dell'incantesimo andò a sfondare la porta del bagno in un fragoroso boato. Schegge di legno esplosero ovunque. Harry ormai ne era certo, qualcuno lo stava perseguitando, dove agire in fretta. Si vestì veloce, impugnò bastone e bacchetta e si precipitò fuori casa zoppicando rapido. Il vento soffiava forte la neve addosso ad Harry che dovette rallentare per non scivolare a terra. Con gli occhi socchiusi avanzò stringendo forte la bacchetta, il cuore gli batteva veloce, ma era pur sempre un auror e colui che aveva ucciso il Signore Oscuro, chiunque fosse questo individuo misterioso che lo perseguitava avrebbe assaggiato la sua ira. Spinto da chissà quale sensazione si ritrovò nel bosco vicino a Godric's Hollow. Il vento ululava forte fra gli alberi scuotendo i rami e i cespugli e sollevando turbini di neve e terra. " Fatti vedere vigliacco" Urlo' Harry " cosa vuoi da me?" La cicatrice continuava a bruciare e in quel momento non poté credere ai suoi occhi. La cerva nera che gli era apparsa poco prima in sogno era li, davanti a lui e lo fissava minacciosa. Harry gli puntò contro la bacchetta ed esclamò con tono fermo e deciso: "mostrati a me per quello che sei realmente. Ho avuto già a che fare con degli animagus non ti conviene prendermi in giro. Fatti vedere in volto o ti assicuro che non la passerai liscia". Harry era quasi sicuro del tutto che quella cerva fosse un animagus, lo aveva capito guardando quegli occhi così profondi ed espressivi. La cerva scattò all'improvviso verso di lui puntandolo, Harry era pronto a lanciare un incantesimo difensivo quando in un vortice di colori la cerva si tramuto' nel suo vero aspetto. Una giovane strega dai lunghi capelli neri come piume di corvo apparve davanti ad Harry tra il vento e la neve. Era alta e snella, la sua pelle era candida, come se fosse stata fatta di porcellana, i lunghi capelli gli scendevano sulle spalle lungo la schiena fin sotto alla vita. Sul volto affilato dai lucenti occhi neri come perle della notte era dipinta un'espressione d' innaturale tranquillità, sicuramente usata come scudo a chissà quali oscure sensazioni. Indossava un mantello scuro che le fasciava le membra esili. Se ne stava piantata davanti ad Harry e con quel suo sguardo pareva trapassarlo. Harry rimase spiazzato. Non si aspettava di ritrovarsi davanti ad una così giovane strega. Cosa voleva da lui? Perché lo stava tormentando? Stava per chiederle chi fosse,ma lei lo precedette. " Buonasera signor Potter, mi chiamo Elizabeth e le vorrei dire che sono immensamente onorata di fare la vostra conoscenza". La sua voce risuonava nell'aria invernale come un canto e come era risuonata nella testa di Harry. Con un elegante inchino si presentò a lui con raffinata gentilezza. " Perdonate il modo in cui vi ho condotto qui, lontano da occhi ed orecchie indiscreti." Harry rimase immobile, la bacchetta ancora puntata contro di lei, forse era solo un trucco per fargli abbassare la guardia. La giovane strega non pareva turbata dall'aria guardinga di Harry e dalla bacchetta che le puntava contro. " Chi sei?" Le domandò ancora. Elizabeth continuava a fissarlo e in quegli occhi Harry lesse qualcosa, fu come specchiarsi in acque profonde e buie colme di tristezza ed afflizione, ciò convinse Harry ad abbassare la bacchetta anche se la cicatrice gli bruciava ancora forte. La giovane strega sospirò profondamente inspirando l'aria fredda come se cercasse di alleviare il peso di chissà quale fardello. " Quello che ho da dire signor Potter non è una questione semplice" fece una pausa nella quale sul suo viso passò un'ombra malinconica " potrebbe sconvolgerle la vita". Harry assaporò una ad una quelle parole senza riuscire a trovare un nesso logico che lo portasse a collegare l'arrivo di quella ragazza nella sua vita in quel modo insolito. " Dimmi quello che hai da dire e finiamola qui". La sua voce suonò brusca, ma la strega non parve rimanerci male, anzi, pareva sollevata di essere in sua compagnia, ma qualcosa in lei lo tornava nel profondo e forse era la solita cosa che gli provocava dolore alla cicatrice. Elizabeth si sistemò una ciocca di capelli dietro l'orecchio e parve esitare, era spaventata, ma non lo dava a vedere, in lei tuonavano una serie di emozioni violente, ma mascherava tutto dietro quel bel viso di porcellana, impassibile e severo. Parve prendere coraggio e con voce sottile riversò su di Harry una cascata di parole pesanti come macigni. " Il mio nome completo e' Elizabeth Lily Piton, sono nata nel lontano 1978 in un giorno d'inverno, mia madre era Lily Evans e mio padre Severus Piton. Signor Harry Potter, sono sua sorella da parte di Lily e sono venuta al suo cospetto per chiederle umilmente di porre fine alla mia vita". Harry lasciò che quei macigni di parole lo travolsero e gli ci vollero parecchi minuti per capire veramente cosa gli aveva appena detto. Stava mentendo, quella strega era una bugiarda, quello che diceva non era vero. Spiazzato Harry indietreggio' e dovette sorreggerai al suo bastone per non cadere a terra, le gambe gli tremavano come arbusti al vento. Elizabeth rimase paziente in attesa che il mago assorbisse quella verità terribile. " N-non è vero, s-stai mentendo" balbettò angosciato. Non era possibile che lei fosse la sua sorellastra, addirittura più grande, dimostrava massimo vent'anni, non poteva essere più vecchia di lui di due anni. Che avesse usato una pozione ringiovanente? Per quale scopo? Era tutto così assurdo che stesse ancora sognando? Come se Elizabeth gli avesse appena letto nel pensiero chiari' subito i suoi dubbi. " Sono più vecchia di lei signor Potter a causa di quello che mi porto dentro da sempre" Fece un passo verso di lui come per cercare conforto. " Lei certamente sarà a conoscenza della profonda amicizia che legava sua madre a mio padre Severus. Poco prima di legarsi a suo padre James, nostra madre Lily ebbe una breve e tormentata storia d'amore con mio padre Severus dalla quale nacqui io. All'epoca il Signore Oscuro stava affinando tutti i suoi Horcrux ed ebbe la folle idea di depositare nel mio corpo una parte della sua buia anima creando un altro Horcrux. Quando mio padre lo scoprì e decise di allontanarsi da lui e di unirsi segretamente a Silente. Per il bene di Lily Severus le cancellò parte della memoria legata alla loro relazione e alla mia nascita e la spinse verso orizzonti sicuri con James al quale confessò tutto e lo pregò di non rivelare mai a nessuno quello che era successo. Per quanto James e Severus fossero in contrasto fin da piccoli, James accettò di rispettare il segreto di mio padre. Ma Voldemort aveva in pugno Severus che di certo non mi avrebbe mai fatto del male anche se una parte dell'anima del signore oscuro era stata radicata in me. Chiese aiuto anche a Silente che gli consiglio' di tenermi al sicuro e che quando sarebbe arrivato il momento il Prescelto avrebbe aggiustato tutto. Così Severus mi allevò in segreto istruendomi a dovere, si prese cura di me come un padre esemplare anche se un po' distante. Mi ha protetta e tenuta al sicuro per anni. Quando Voldemort l'ha ucciso mi sono ritrovata sola e per anni lunghissimi ho vissuto come cerva girovagando per boschi e foreste incapace di accattare quello che ero: uno scrigno di un frammento di anima nera. Tu è tutto il mondo dei maghi siete sempre stati sicuri che Voldemort morì quel giorno lontano nelle mura di Hogwarts e questo in parte e' vero, ma il signore oscuro era anche furbo. Aveva già previsto come sarebbe andata e in gran segreto ha creato me, ultimissima ancora di salvezza. In me risiede un frammento di anima troppo piccolo e per rinascere da esso Lord Voldemort necessita di anni, tanti anni, ma prima o poi accadrà e saremo punto e a capo. A causa di questo pezzo di anima putrida ho ricevuto il dono della giovinezza eterna e spesso riesco ad entrare in contatto con la sua mente, anche involontariamente e per questo vi chiedo perdono, ma vi prego di tentare di comprendermi. Non riesco più a vivere, l'anima che mi porto dentro mi tormenta, sono sola, discriminata da tutti, vivo come bestia ormai da tanto tempo e neanche gli animali osano avvicinarmi. Signor Potter lei è l'unico che può aiutarmi, l'unico che può liberarmi, non ce la faccio più ad andare avanti, sono stanca ed afflitta". Una lacrima scese lungo la guancia di Elizabeth segnando una scia umida sulla pelle liscia. Harry avanzò verso di lei e posandole una mano sul viso gliela asciugò col pollice. Era gelida, sembrava una statua di ghiaccio e sotto il suo tocco parve così fragile da fargli vibrare il cuore di tristezza. Bastò solo un tocco e la cicatrice gli provocò una fitta lancinante, ma Harry non si mosse. Sentiva che quella strega stava dicendo la verità, non sapeva come ma lo percepiva, tra loro vi era un legame di sangue. Ora che la guardava coglieva la somiglianza che gli ricordava Severus Piton il suo insegnante di pozioni a Hogwarts, i lineamenti affilati, i capelli lisci e neri, ma somigliava tanto anche alla loro madre Lily, il flebile sorriso, la bellezza del viso. Toccandola avvertì con terrore la presenza dell'anima di Voldemort in lei. Elizabeth aveva ragione era un piccolissimo frammento che fremeva remoto di ritornare. Doveva aiutarla, ma come? Togliendole la vita? Non avrebbe mai potuto, quindi? " Non posso ucciderti Elizabeth, se sei mia sorella come posso toglierti la vita?" Elizabeth sorrise tristemente " la mia vita non ha senso, sola, non ho famiglia, ne amici, Lord Voldemort mi sta consumando da dentro... Non posso permetterglielo, dobbiamo annientarlo anche se ciò significa offrirmi come sacrificio". Ad Harry pianse il cuore. In un gesto improvviso la strinse a se. Quella fragile ma dura fanciulla era parte di se', era una sconosciuta il cui sangue era simile al suo e che stava subendo ciò che aveva sempre subito lui! Non poteva abbandonarla a se stessa. " Ti aiuterò io Elizabeth, dammi solo del tempo e insieme capiremo come risolvere questa cosa" La giovane strega si scostò da lui, pareva aver recuperato la fermezza. Con un gesto rapido gli afferrò la mano che reggeva ancora la bacchetta e se la puntò alla gola con decisione. Harry fece per ritirarsi, ma la presa di Elizabeth era innaturalmente forte e salda. Osservò la piccola e liscia mano di lei stretta al suo polso rugoso, Elizabeth lo fissava con occhi colmi di malinconia. " Ti prego fratello, liberami e salvaci tutti ancora una volta". Harry provò con tutte le sue forse a ritrarsi da quella presa, ma Elizabeth era fortissima. " Non posso, come puoi chiedermi questo?" " ti prego fallo" " no! Mai" urlo' Harry. In quel momento una nebbia nera si materializzò attorno a loro ed una voce fin troppo familiare ad Harry parlò. " Ciao Harry, quanto tempo, ti vedo cresciuto" commento' sarcastico Voldemort " visto? Sono eterno, non puoi nulla contro di me, credevi di avermi sconfitto, lo credevate tutti, ma sono ancora qui e mi riprenderò tutto ciò che era mio!" In una valanga di rabbia e odio Harry si ritrasse dalla stretta di Elizabeth e impugnando saldamente la bacchetta la punto' contro la nebbia nera ed urlò con furia: " avada kedavra!" Il fulmine verde trapassò la nebbia e colpì Elizabeth in pieno petto che, senza un lamento, si accasciò a terra all'istante. Harry non fece in tempo a rendersi conto di ciò che era successo che si svegliò nel suo letto con la stanza che gli vorticava attorno e il fiatone. Che era successo? Era stato tutto un sogno? Aveva la mente confusa, le membra distrutte. Ancora sdraiato sotto le lenzuola si rese conto d'impugnare la bacchetta. Che fosse successo tutto realmente? Davanti a lui, ai piedi del letto, brillò qualcosa, poi un fumo denso e argenteo vorticò sinuoso su se stesso fino a creare la sagoma di una splendida cerva. Harry la fissò a bocca aperta. " Grazie fratello, il mio sacrifico e il tuo aiuto hanno salvato per sempre il mondo. Ti auguro giorni felici e questo e' il mio regalo per te, addio Harry". Lo spirito della cerva scomparve nel nulla così come era arrivato e qualcosa volò tra le mani di Harry. Sembrava una nebbiolina filamentosa ed Harry capì subito di cosa di trattava. Corse verso l'armadio, lo aprì e prese il pensatoio, ci versò dentro il ricordo e immerse il volto dentro. Comparvero un Severus Piton giovane e sorridente che teneva in braccio una neonata dalla pelle di porcellana e gli occhi neri. Accanto a lui c'era Lily, radiosa. Harry sorrise, sorrise e basta.
  
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