Rushwood’s Secrets
Catherine
camminò
con passo deciso fino alla porta dell’enorme palestra, si
gettò i capelli all’indietro
ed entrò. Non era stato facile decidere di presentarsi
quella sera, non dopo
tutto quello che era successo, ma non aveva scelta. Cosa avrebbe
pensato la
gente? Che cosa si sarebbe detto di lei?
Se fosse vissuta
in un’altra città, se avesse avuto un altro nome e
un passato completamente
diverso, probabilmente, la sua assenza non sarebbe stata neppure
notata. Ma lei
era Catherine Hudson, la piccola stella di Rushwood, la perla rara,
l’unica ed
insostituibile.
Da piccola era
stata soprannominata “la principessa Barbie” per
sottolineare quanto fosse snob
ed altezzosa, ma nessuno aveva mai avuto il coraggio di chiamarla
così in sua presenza.
Eppure lei lo sapeva, aveva sempre saputo quello che la gente diceva di
lei
alle sue spalle, ma non doveva preoccuparsene, almeno fino a quando
avessero
continuato a temerla.
Perché, in
fondo,
Catherine Hudson era davvero una principessa, la principessa bionda del
suo
amato regno di Rushwood.
Regno che, a sua
insaputa, stava cominciando a crollare.
Capitolo I.
-Catherine!-
La ragazza dalla
chioma dorata si voltò a guardare chi l’avesse
chiamata.
-Rachel!-
Rachel Montgomery,
la sempre fedele spalla destra della principessa,
l’inseparabile compagna di
una vita, la versione mora della piccola stella, ma che nessuno osava
chiamare
“principessa”. Forse perché di
principessa ce ne era una sola, o forse perché
di principesco non aveva quasi niente se non il portafoglio, la gente
di
Rushwood soleva parlare di Rachel come della “giovane
ereditiera”, il che era
abbastanza per poterla inquadrare.
-Allora?- chiese
Rachel con una certa apprensione. -Hai sistemato la questione con
Meredith?-
-Sì, non
preoccuparti.-
le rispose Catherine.
-Cioè?- la
sollecitò l’amica.
-Rachel, ti ho
detto che ho sistemato tutto, non mi sembra che tu abbia mai avuto
motivo di
dubitare delle mie capacità.-
Le parole della
principessa non ammettevano repliche e Rachel lo sapeva, per cui
tentò di
cambiare discorso. –Dov’è Jason?-
Catherine non si
scompose e le rispose con tono neutro, quasi annoiato: -Ci siamo
lasciati, non
è più affar mio.-
Rachel avrebbe
voluto saperne di più, ma l’arrivo di una terza
persona le impedì di continuare
il discorso.
-Buonasera, mie
care! Quale dolorosa questione vi tiene in disparte questa sera? La
popolazione
di Rushwood non è abituata a non avere le sue eroine esposte
al centro della
sala.-
Lana Grant, figlia
del magistrato della città, non mancava mai di sfoggiare il
carattere poco
amabile che Madre Natura le aveva regalato. Nonostante fosse bella,
ricca e
potente, non aveva mai raggiunto la vetta o, in altri termini, non
aveva mai
raggiunto Catherine Hudson. Il perché sfuggiva ai
più, ma le congetture su tale
questione erano davvero tante: c’era chi sosteneva che Lana
avesse tentato di
rubare il principe azzurro alla bionda sovrana; chi, invece, riteneva
che
Catherine fosse superiore socialmente superiore a Lana e, si sa, tutti
a
Rushwood rispettano la gerarchia sociale; un’altra corrente
di pensiero, che
però era minoritaria, era a favore della tesi secondo la
quale Lana fosse in
possesso di materiale che avrebbe potuto far crollare la giovane
principessa.
In realtà nessuna di queste ipotesi poteva essere
verificata, così la gente si
divertiva a costruire storie di fantasia sul loro conto.
-Lana, stavo quasi
sentendo la tua mancanza!- la schernì Catherine sorridendo.
-Non trattarmi
come se fossi il tuo problema, Hudson. Sai benissimo che in questo
momento sono
la tua ultima nemica.-
-Cosa significa?-
chiese Rachel non riuscendo a comprendere il discorso della ragazza.
-Ma come
Catherine, non hai ancora detto alla tua amica del cuore
perché Jason ti ha
lasciata? Eppure mi sorprende che non lo sappia, a Rushwood se ne
è parlato
tutto il giorno!- concluse Lana sorridendo malignamente.
-Cath? Parla,
perfavore!-
-Ha
un’altra.-
disse Catherine freddamente.
Rachel
spalancò
gli occhi per la sorpresa: nessuno si sarebbe mai aspettato una cosa
del genere
da parte di Jason Ford, leggendario fidanzato della principessina. Non
poteva
essere, cose del genere non capitavano alle persone come Catherine
Hudson; cose
del genere, soprattutto, non capitavano a Catherine Hudson.
-Rachel, non
fissarmi così. Non ho bisogno della tua pietà,
né di quella di qualcun altro.-
sputò Catherine con un pizzico di cattiveria.
-Forse è
arrivato
il momento che me ne vada.- sentenziò Lana con un sorriso
derisorio.
–Ci vediamo
in
pista, ragazze!-
Le due ragazze non
si guardarono neppure negli occhi: Rachel, ferita per le parole
dell’amica, si
diresse verso il bar per bere un cocktail; Catherine, invece, si
voltò ed uscì
velocemente dalla palestra che ospitava il ricevimento.
Sapeva fin
dall’inizio che sarebbe stata una lunga serata, ma non
immaginava di dover
sopportare così tanta tensione: sentiva la gente parlare,
aveva tutti gli occhi
puntati addosso, ogni singola persona presente a quella stupida festa
di
beneficenza aveva commentato almeno una volta la notizia.
È il prezzo
da pagare quando si è
importanti, le ripeteva
sempre sua madre; eppure lei non aveva mai chiesto di essere al centro
dei
pettegolezzi di Rushwood. Certo, in tutti quegli anni la
popolarità di cui
aveva goduto non l’aveva mai disgustata, anzi, non avrebbe
saputo immaginare la
sua vita diversamente; alcune volte, però, credeva di odiare
suo padre e la sua
ricchezza per tutto quello che comportava: Catherine Hudson, figlia del
famoso
imprenditore Henry Hudson e nipote del celebre avvocato Nicholas
Hudson, doveva
presentarsi sempre al meglio, portare alto il nome della famiglia ed
essere
perfetta sempre, in ogni situazione. Catherine Hudson doveva essere un
simbolo
per la cittadina di Rushwood, il
simbolo.
Non aveva voglia
di farsi trovare da sola per corridoi, soprattutto quella sera,
perciò si
diresse verso il bagno delle ragazze per aggiustare il trucco. Non
appena
svoltò l’angolo, però, andò
a sbattere contro una figura alta e scura.
-Guarda dove vai,
imbecille!- sbottò Catherine malamente.
-L’unica ed
inconfondibile Catherine Hudson, non mi posso sbagliare.-
sentenziò la figura
davanti a lei.
La voce gli era
subito sembrata familiare, ma dovette alzare la testa per riconoscere
di chi si
trattava.
-Mike van Tory!-
sussurrò la ragazza.
-Esatto!-
confermò
lui sorridendo. –Ti ricordi di me, allora.-
-Che ci fai qui?-
chiese lei mantenendo un tono di voce basso, ma mostrando la sua
insicurezza.
-Sono tornato.-
rispose il ragazzo. –Sono tornato per restare.-
-No!- disse
Catherine alzando per la prima volta la voce.
Mike rise.
–Principessina, il mio ritorno ti ha sconvolta? Non pensavo
di farti ancora
questo effetto. Se non ricordo male l’ultima volta che ci
siamo visti mi hai
detto che ti disgustavo.-
-Sì,
è ancora
così!- asserì lei convinta. –Per quello
che mi riguarda, sei scomparso per
sempre dalla mia vita più di un anno fa.-
-Dici davvero?
È
un peccato, ma non me ne preoccupo troppo.- disse il ragazzo
avvicinandosi al
volto della giovane. –Cambierai presto idea.- le
sussurrò vicino all’orecchio.
Catherine
trattenne il respiro, aspettò che Mike si allontanasse e poi
rispose: -Non
credo proprio. Vattene finché sei in tempo, tornatene alla
tua vita e lasciami
in pace.-
Il ragazzo rise e
si diresse verso la palestra. –Vedremo Catherine, vedremo.-
Non poteva essere!
Era tornato!
Era più di
un anno
che non lo vedeva e, sinceramente, si aspettava di non vederlo
più, ma, per
chissà quale motivo, lui era lì, a Rushwood e
aveva intenzione di restare.
Se non
l’avesse
conosciuto bene, avrebbe detto che il suo ritorno fosse dovuto
all’affetto per
la famiglia, per la città natale, ma non era possibile: Mike
van Tory aveva
qualcosa in mente, ne era sicura. Per un attimo pensò di
essere lei stessa il
suo obiettivo, ma scartò subito l’opzione, non era
mai stata così importante
per Mike e, sicuramente, non sarebbe mai tornato per una simile
futilità.
Fece un respiro
profondo e, per la seconda volta nel giro di poche ore, fece il suo
ingresso
all’interno della palestra. Cercò Rachel con lo
sguardo e la trovò seduta ad un
tavolino insieme ad alcune ragazze. Si diresse verso l’amica
e quando le fu
vicina, le fece segno di raggiungerla.
-Cosa vuoi,
Catherine? Se ti aspetti che finga che vada tutto bene..-
Ma la principessa
non la lasciò finire: -Rachel, hai tutte le ragioni del
mondo, ma devo dirti
una cosa importante, ti prometto che poi ne parliamo.-
Probabilmente fu
il tono quasi supplichevole dell’amica a convincere Rachel.
-Parla!- le disse.
-Mike è
tornato.-
-Mike van Tory?
Stai scherzando?- le chiese Rachel allibita.
-No, sto parlando
sul serio. Ci siamo scontrati nel corridoio e..-
Ma Catherine non
riuscì a finire il suo racconto, perché una
ragazza entrò nella sala correndo e
urlando disperata. Nessuno capì le sue parole, fino a quando
la musica cessò e
ogni singolo cittadino di Rushwood sentì chiaramente
ciò che stava dicendo:
-Meredith Carter
è
morta!-
Ci fu un attimo di
silenzio irreale, come se nessuno avesse davvero sentito le parole
della
ragazza, poi il caos: gente che piangeva, urlava, correva fuori,
chiedeva
informazioni.
Catherine
guardò
Rachel negli occhi. Non poteva essere vero.
Mike van Tory era
tornato.
Meredith Carter
era morta.
Tutto nella stessa
sera.
Le principessa
avvertì un brivido lungo la schiena e afferrò la
mano dell’amica per cercare
sostegno. Rachel non poté fare altro che ricambiare la
stretta, perché,
inconsciamente, anche lei aveva capito.
Catherine
sentì
squillare il suo cellulare. Lo prese dalla borsetta e vide che era un
messaggio. Non riconobbe il numero, ma lo aprì.
Rushwood’s
reign is
falling down,
Falling
down,
Rushwood’s
reign is
falling down, my fair princess.