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Autore: BeAWriter    13/06/2013    10 recensioni
L’amore non fa parte della mia vita, ne ero sicura. Nessuno si era interessato a me per la persona che ero, al massimo qualche ragazzo timido, quando ero alle medie, tutti cambiati ora come ora.
Cosa c’era d’aspettarsi, infondo? Uno di questi, Harry Styles. Oh, tranquilli, ricordo il nome solo perché è nei miei stessi corsi. Tranne quello di Pittura.
Un giorno ha urlato contro il professore d’Arte che non avrebbe mai fatto una cosa del genere; avrà paura dei pennelli.
Genere: Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Prologo



“Non sai cosa ho trovato oggi nella cassetta postale..Lee! Mi stai ascoltando, spero.”
Sbuffai.
“Si, Sofy, solo che sono in ansia per quell’interrogazione, te l’ho già detto.” ripetei per l’ennesima volta alla persona che davvero non ascoltava.
“Insomma, non sarà mica la fine del mondo, eh..”
Roteai gli occhi al cielo, rassegnata.
“Cos’hai trovato nella cassetta della posta, oggi?” chiesi poi, come per ripetere una filastrocca.
“Ben tre lettere, da..” 
Le tappai immediatamente la bocca con la mano “Lasciami indovinare..umh..sarà difficile, ma come dice Pink meglio provare, no? Intendi forse Louis?”
“Oh, andiamo, non puoi avercela così tanto con lui!” sbottò.
Bhè, certo, perché lei ne era innamorata. Sofy non era affatto la mia migliore amica. Non avrebbe mai potuto esserlo. Era solo una specie di amica/conoscente con cui stavo ogni tanto fuori la scuola o durante l’ora di pranzo, nulla di più. Non la sopportavo su davvero tanti aspetti e forse la cosa era reciproca. Se a me non piaceva che lei fosse una di quelle ochette che si innamorano di quegli smorfiosi dai jeans attillati, ad esempio, lei odiava il modo in cui potevano farmi irritare o scatenare in me l’istinto omicidio. Il ragazzo che cercavo non c’era mai stato e non ci sarebbe mai stato, l’avevo capito da solo fine anno scorso, quando dopo sin troppo tempo che ne ero in cerca, mi sono arresa. L’amore non fa parte della mia vita, ne ero sicura. Nessuno si era interessato a me per la persona che ero, al massimo qualche ragazzo timido, quando ero alle medie, tutti cambiati ora come ora. Cosa c’era d’aspettarsi, infondo? Uno di questi, Harry Styles. Oh, tranquilli, ricordo il nome solo perché è nei miei stessi corsi. Tranne quello di Pittura. Un giorno ha urlato contro il professore d’Arte che non avrebbe mai fatto una cosa del genere; avrà paura dei pennelli.
Un tempo lo ritenevo un ragazzo incredibile, amorevole ed, al contrario, amava disegnare.
Abbiamo avuto una mini-love story, era piuttosto tenera, ma come tutte le più piccole storielle, ci eravamo entrambi stufati del nostro rapporto a causa dei nostri cambiamenti, ed, a sua volta, della nostra crescita. Non ci parliamo più, ormai. Da almeno tre anni.
E’ molto strano pensare che ci siamo detti smancerie di tutti i tipi ed ora non riuscivamo nemmeno a salutarci. Bhè, se avreste conosciuto Styles, avreste capito perfettamente il motivo.
Quel giorno ero stanca: sono fatta così, vado a giorni. Giorno sì, giorno no.
Mi sveglio ed è la sorte a deciderlo. Quello era un giorno no.
Non ero realmente preoccupata per l’interrogazione di Storia dell’Arte, era solo una messa in scena per Sofy; in realtà ero un po’ dispiaciuta per il fatto che nessuno mi avesse invitata per il ballo di fine anno. Come ho già detto, l’amore non fa parte del mio vocabolario, non più.
Oh, eccolo, Mr. Styles, con la sua arietta da figo che si dirige verso la sua fidanzata fighetta, dai suoi tacchi da fighetta ed il suo iPhone 5 da fighetta. Più vedevo quella scena, più la nausea aumentava. Credevo che cose del genere esistessero solo in terza media o al massimo al primo anno, noi siamo: adesso avevamo diciassette anni.
“C’è Styles!” urlò in preda al panico facendo arrivare il messaggio fino in presidenza.
Sbuffai. “Grazie dell’informazione” risposi secca.
Che potevo farci se Styles era venuto a scuola? Effettivamente oggi stavo pensando troppo a lui e non mi andava affatto di perdere tempo prezioso della mia vita in questo modo.
Ho già i miei mille progetti di cui preoccuparmi e come se non bastasse, mi resta solo un anno in questa prigionia, poi potrò mandare finalmente a ‘fanculo  Mussolini, per il matrimonio con Johny Depp. Mussolini non si studiava in seconda media?
Fui “spintonata” dalla gomitata della mia presunta compagna alla mia destra.
“Ed ecco Louis!” sussurrò ora intimorita.
“Ecco, vai da lui e non rompere i maroni a me.” Risposi con finta eccitazione, più o meno sarcastica.
Mi incamminai sollevata verso l’aula ripetendo tra me e me le frasi che tecnicamente avrei dovuto imparare il giorno prima. Archi, travi, colonne, cosa cavolo era l’altro? Aprii istintivamente il libro.

La casa deve piacere a tutti. A differenza dell'opera d'arte che non ha bisogno di piacere a nessuno, dunque la casa non avrebbe niente a che vedere con l'arte e l'architettura non sarebbe da annoverare tra le arti: proprio così.
Ma scherziamo? Prima di tutto vorrei sapere chi è il bacucco che scrive queste lettere d’amore e di poesia ad una casa o all’opera d’arte (lo sa solo lui) in modo così arretrato. Ti prego, siamo nel 2013.
E poi che cazzo s’inventa le cose? Mia madre ha una casa simile alla catapecchia di Banana e non si è mai lamentata. Ah, Banana è un barbone con problemi mentali che gira per le strade di Londra e se lo becchi ti urla in faccia così forte che quando torni a casa ti chiedono se sei salito sulla sedia elettrica a causa dei capelli rizzati alla Baz 2.0
Aggrottai la fronte confusa da tutte quelle parole strabiche, cercando di concentrarmi e memorizzarle prima che la mia ora sia venuta, quando qualcuno da dietro urla un:

“A’ bella, la tua amica ti cerca!”

Mi girai di scatto infastidita e notai gli occhi di tutto il mondo su di me. Rimasi scioccata ed in lontananza avvistai Styles sorridente che indicava Sofy.
ISTINTO OMICIDA, VATTENE, PRIMA CHE DIVENTINO TUTTI MESTRUATI, TI PREGO.
Sofy velocemente si avvicinò a me, impacciata con i libri in mano e mordendo il suo solito cornetto doppio strato cioccolato. Oggi avrei vomitato; prima la foca (sì, vedete la sua risata e poi ne riparliamo), ora questo.
Tutti continuarono per la propria vita senza cagarci minimamente, a parte qualche risata qua e là.
La decisione ormai era diventata piuttosto difficile: chi avrei squartato per primo?
Senza neanche pensarci, pestai un piede a Sofy che urlò dolorante. Soffri, amore, soffri.
“Ma sei impazzita?” urla lei.
“Ah, certo, sono io quella pazza. Sono io che ha permesso che mezza scuola conoscesse il mio nome come: “a’ bella”, giusto Sofy?” mostrai un sorriso forzato a denti stretti.
“Tu non sentivi, cosa vuoi da me?” si giustificò.
Feci per girare i tacchi e ricominciai a camminare verso la classe.
“Aspetta!” urla la voce alle mie spalle, raggiungendomi facendo rumore con i suoi tacchetti da scozzese. O erano norvegesi? Intendo quei tipi che inventarono il “tip tap”. Italiani?
“Non vuoi sapere cos’ho da dirti?” chiese seguendomi come un barboncino cretino. (era per la rima, ma si addice comunque)
“No.” Risposi fredda.
“Ma..”
Svoltai appena in tempo ed entrai in classe chiudendomi la porta alle spalle.
Magari quel giorno madre natura ce l’aveva con me, o forse mi doveva venire il ciclo, perché non’appena finii di parlare da sola istericamente di ciò che mi era appena accaduto, mi girai e ritrovai i miei compagni con tanto di prof a fissarmi. Merda.
Cos’ho fatto di male? Cioè, so’ di non essermi comportata molto bene ultimamente, soprattutto quando al matrimonio di mia sorella le ho sfasciato la Limousine mentre la raggiungevo in Chiesa, ma è stato un incidente. Dio, non puoi avercela così a morte con me, dopo così tanto tempo che è successo: insomma, sono passati ben due mesi, perdonami.
Cosa sto dicendo?
“Signorina Evans, faccia con calma, la prego.” mi invitò cortesemente quel gran e buon pezzo di pane del professor Jones.
Feci un sorriso d’ebete, che cancellai immediatamente dal volto rendendomi conto della figura di merda che avevo appena fatto.
“Buongiorno, mi scusi professore.” Dissi solamente, in mia difesa. Dov’erano i miei avvocati, quando ne avevo bisogno?
“Stia tranquilla, per premiarle la sua umiltà, oggi può restare fuori tutta l’ora, prego.”
Con voce serenissima ed un sorriso che per un attimo mi sembrò rassicurante, mi indicò la porta.
Sbuffai ed uscii. Forse Styles aveva proprio ragione a non fare quel corso, quanto lo invidiavo.



Boom, boom, i've arrived.

Salve miei nuovissimi e sicuramente pochissimi lettori.
Parto dal fatto che l'ispirazione per questa fan fiction è venuta dal nulla, ho scritto ed è uscito tutto da solo.
Ringraziamenti speciali alla mia Jessica Cornish Ellen, che ha collaborato personalmente con me per il titolo.
Okay, ammetto che tengo moltissimo a questa long, perchè è tipo la storia che ho sempre sognato di scrivere (poi voi non la conoscete, ciò shut up).
Oggi Louis ha dato vita ad una peste bubbonica con una canna. Bhè, può fare ciò che vuole, ma ultimamente sembra proprio trascurato, solo a me mette paura?
In questo Prologo non c'è il mio carattere vero e proprio, e nemmeno nello spazio autrice siccome sto' scrivendo facendo il meno rumore possibile per non morire.
Spero che qualcuno lo gradisca e se ci sono errori, vi prego, avvertitemi, a volte ne faccio di certi orribili che mi spavento di me stessa.
Vado, ho troppo paura dei miei, come mi hanno messa al mondo, credo proprio che possano togliermi.

p.s.
Qualcuna di voi ha pietà di me e mi lascia almeno una minuscola recensione? Okay non proprio il genere di recensione del tipo: "bella", eh.

p.s. del p.s.
Scusate se vi rompo i coglioni, ma volevo dirvi che se mi darete i link di qualche vostra fan fiction, dovete avere tantissima pazienza, siccome ho gli esami e non ho mai tempo.
Detto questo,
HEYO!

 

   
 
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