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Autore: Akilendra    13/06/2013    5 recensioni
Gli Hunger Games sono giochi senza un vincitore, ventitrè ragazzi perdono la vita, l'ultimo che rimane perde sè stesso in quell'arena, non c'è nulla da vincere, solo da perdere. Nell'arena si è soli, soli col proprio destino, Jenna però non è sola...
Cosa sei disposto a fare per non perdere te stesso? E se fossi costretto a rinunciare alla tua vita prima ancora di entrare nell'arena?
Gli Hunger Games saranno solo l'inizio...
(dal Capitolo 1):
"Un solo rumore e so che lei è qui...l'altra faccia della medaglia, il mio pezzo mancante, la mia immagine riflessa allo specchio, una copia così perfetta che forse potrebbe ingannare anche me, se non fosse che io sono la copia originale dalla quale è stata creata. Dopotutto sono uscita per prima dalla pancia di nostra madre, quindi io sono l'originale e lei la copia."
(dal Capitolo 29):
"'Che fai Jenna?'
Mi libero della menzogna.
'Che fai Jenna?'
Abbraccio la verità.
'Che fai Jenna?'
Mostro l'altra faccia della medaglia."
Genere: Avventura, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Qui fuori è buio.
Un buio pesto, perché nel cielo di Capitol City non ci sono stelle. Soffia un sottile vento mentre aspetto, mi guardo intorno e mi chiedo se non ho sbagliato posto.
Poi lo vedo. Avanza a piccoli passi verso di me, ha abbandonato i vestiti della sfilata per indossare quelli di un semplice ragazzo, ma il viso ancora truccato e la pelle luccicante, lo tradiscono, non sarà mai un ragazzo come un altro: lui è Finnick Odair.
 
Si ferma davanti a me, per un lungo istante rimaniamo in silenzio, ognuno nella tacita contemplazione dell'altro.
Alla fine non ce la faccio più, mi sporgo in avanti e mi lancio letteralmente fra le sue braccia facendogli perdere l'equilibrio ed insieme cadiamo a terra.
- Oh Finnick... - sospiro sul pavimento freddo della terrazza, lo stringo ancora più forte nella vaga illusione di poterlo proteggere da tutto quello che accadrà, ho così tanta paura di perderlo...
Lui senza alzarsi dal pavimento, mi accarezza i capelli con fare protettivo, ancora una volta, nonostante tutto, è lui a consolare me.
Rimaniamo così, immobili e stretti in un abbraccio che è inutile ma che ci fa sentire meglio ed in questo silenzio che ci circonda, per un attimo i problemi che ci affliggono sembrano scomparsi.
Alla fine è Finnick a rompere la magia e a parlare per primo.
- Anna...- mi chiama piano, come se dovesse svegliarmi – Anna – ripete ancora ed io mi sveglio dal mio sogno ad occhi aperti in cui tutto andava come volevo.
Un po' fa male sentirlo chiamarmi con un nome che non è il mio, mi sembra di averlo sempre ingannato.
'Tu lo hai ingannato!'
No! Io gli ho detto la verità sulla storia del rapimento di mia sorella.
'Solo perché ti serviva il suo aiuto '
Non è vero, Finnick è mio amico, non l'ho usato, lui mi ha aiutata, è così che fanno gli amici, no?
'No, gli amici si dicono la verità, sempre!'
 
- Devo dirti una cosa – diciamo all'unisono alzandoci da terra – Anna, non abbiamo molto tempo... e quello che devo dirti io, è decisamente... importante! – dice.
Oh Finnick, se solo sapessi che è importante anche quello che devo dirti io, quanto importante … ‘Sai, non te l’ho mai detto, ma in realtà non sono quella che credi!’.
Si guarda attorno con aria seria, così seria che per un attimo mi fa preoccupare, dov'è finito il mio amico, quello che scherzava su tutto? Finnick Odair, l'ironia fatta persona.
Sospira con aria affranta, si passa una mano fra i capelli ramati e poi mi lancia uno sguardo pieno di tensione.
Ora sì che sono preoccupata, non lo avevo mai visto così, cos'è successo?
- Posso dirtelo? - domanda con un filo di voce, ma ho come l'impressione che, piuttosto che a me, questa domanda sia rivolta a se stesso.
Lo guardo, dicendogli con lo sguardo che può dirmi qualsiasi cosa, certo che può farlo, lui è mio amico, voglio condividere le preoccupazioni con lui, alleggerirgli il cuore.
Scuote impercettibilmente la testa e per un attimo temo che questo gesto sia la risposta alla domanda che si è posto pochi attimi prima.
Poi si gira verso di me, mi guarda negli occhi, le sue iridi verde mare si mescolano con le mie, nere come la notte che ci avvolge e in questo abbraccio di sguardi comincia a parlare.
 
È difficile stargli dietro, sputa le parole come se le avesse imparate a memoria, come se fossero anni che aspetta di farmi questo discorso ed io sono qua a cercare di capire.
Ogni sua parola mi colpisce come un pugno nello stomaco, ogni sua parola è una scossa elettrica, una scintilla.
 
Katniss Everdeen.
Ancora lei, è sempre lei.
Sembra che lei nel suo discorso sia il centro di tutto.
Lei che mi ha negato il suo aiuto.
 
- Ecco perché dobbiamo fare di tutto per farla rimanere in vita – dice alla fine Finnick prendendo fiato dopo il suo discorso, questo è davvero un boccone amaro da mandare giù.
Corrugo la fronte, non capisco, le parole di Finnick mi riempiono la testa, ma io non voglio ascoltarle, nella mente solo il ricordo di lei che mi nega il suo aiuto.
-Non capisco perché dovrei far di tutto per salvarla, quando in quell'arena ci sarai anche tu, Finnick– dico con sincerità, gli occhi del mio amico si riducono a due fessure.
- Ma non capisci? Non hai sentito quello che ti ho detto? Lei è la nostra ultima speranza, Anna, l'unica speranza! - risponde, la voce incrinata dall'esasperazione.
Si passa una mano tra i capelli ramati e cammina per un po' avanti ed indietro per la terrazza, poi si ferma di nuovo davanti a me – Noi dobbiamo fare qualsiasi cosa per farla sopravvive, lei deve arrivare fino alla fine... e alla fine di tutta questa pagliacciata lei sarà la nostra arma contro la capitale – cerca di spiegarmi con quanta pazienza ha in corpo, il mio sguardo è ancora duro, Finnick sbuffa sonoramente – Lo hai detto anche tu, ricordi? Lei è la nostra speranza... – dice cercando di convincermi, ma invano– Oh, si è visto infatti com'è stata d'aiuto! - rispondo sarcastica  - Ragiona, Anna! Era spaventata, infondo è solo una ragazzina, tutto questo è più grande di lei, tu volevi che risolvesse i tuoi problemi quando non sapeva neanche come risolvere i suoi! - dice, la voce sicura
 – Anch'io ero una ragazzina quando ho dovuto affrontare tutto questo e nessuno si è preso il riguardo di salvarmi la pelle! -  protesto alzando appena di un tono la voce.
Ma appena escono dalla mia bocca queste parole, so che non sono vere.
Non è vero che non c'era nessuno a proteggermi, il ricordo si insinua prepotente nella mia testa, chiudo gli occhi e stringo forte tra le dita il ciondolo che ho al collo...io avevo Ares.
 
- Cosa devo fare? - domando alla fine sospirando, completamente arresa al suo piano – Devi promettermi che metterai la sua vita al primo posto, lei è più importante di tutto, ci serve viva! - mi risponde Finnick con ritrovato entusiasmo.
Lo guardo negli occhi per un attimo.
Fa sul serio?
Come può pensare che io metta anche solo per un momento la vita di Katniss davanti alla sua?
 
Inaspettatamente la mia testa annuisce da sola, sul suo viso si apre un sorriso sincero – Ero sicuro che saresti stata dei nostri! - dice con aria trionfante, non capisco – Dei nostri chi? - chiedo perplessa, lui mi fissa come se avesse appena chiesto di che colore è il cielo  - Oh, andiamo Anna! Non avrai mica pensato che volessi mettere su una rivoluzione da solo? - mi canzona con aria divertita.
Allora è di questo che si parla, è ufficiale.
Rivoluzione.
È una parola così grande, meravigliosa e catastrofica allo stesso tempo; come può pronunciarla qui a Capitol City? Qualcuno potrebbe sentirci e allora... sarebbe la fine!
 
- Tranquilla, qui siamo al sicuro! non ci sono telecamere né cimici quassù, ho controllato personalmente – dice rispondendo alla mia domanda inespressa.
Avrei dovuto immaginarlo, Finnick non lascia mai nulla al caso!
Mi guardo un po’ intorno, anche se ci fossero state delle cimici o dei microfoni, non si sarebbero sentite comunque le nostre parole, il possente vento che tira, non lo avrebbe permesso.
-Ci credi davvero? – domando all’improvviso con un filo di voce, Finnick corruga la fronte, così mi affretto a spiegarmi meglio – Credi davvero che sia possibile una… rivoluzione? – mi è difficile persino pronunciarla questa parola, è tutto così strano!
- Devo… se anche ci fosse una possibilità su un milione, io devo crederci, per non impazzire – mi risponde di getto, le sue parole mi colpiscono come uno schiaffo e mi risvegliano dal torpore.
Certo che ci crede, certo che ci credo.
La prospettiva di una rivolta, avere il diritto di lottare per la propria libertà, avere una propria libertà, è elettrizzante.
 
-E lei è proprio necessaria vero? – gli chiedo con un filo di insofferenza, fa una smorfia e alza gli occhi al cielo – Si, se vogliamo che il nostro piano funzioni… - risponde evasivo, poi notando il mio sguardo curioso, avido di informazioni, la sua espressione si addolcisce – Lo so che ora può sembrare tutto assurdo, ma non lo è, può funzionare, ne sono convinto, ti spiegherò meglio in seguito, ma ho bisogno del tuo sostegno, Anna, ti fidi di me? – chiede, più che una domanda sembra una supplica.
Per primo risponde il mio cuore alla sua domanda, poi la testa traduce in parole la scarica di emozioni che mi pervadono  - Certo che mi fido di te, Finn -  sul suo viso si apre un sorriso, mi attira a sé e mi abbraccia stringendomi forte a lui, ci stacchiamo lentamente, con le dita mi blocca il mento, mentre le sue labbra si posano leggere sulla mia fronte, poi si volta, sta pere andarsene quando lo fermo – Abbi cura di te, amico mio – la voce mi trema, sembra quasi un addio, ma non lo è, non voglio che lo sia, non può esserlo, non deve.
Si gira, le sue labbra si piegano in quel suo sorriso sbilenco, poi si volta di nuovo e sparisce dietro
la porta della terrazza.
 
Rimango a lungo a fissare un punto indefinito nel cielo blu spento, fin quando il freddo vento che mi sferza la pelle, mi riscuote dai miei pensieri, infreddolita e confusa torno nella mia camera.
 
Per poco non sobbalzo dallo spavento quando vedo Sam seduto sul letto, ero così sovrappensiero che non avevo neanche notato che la porta era aperta.
-Ehi, mi hai fatto prendere un colpo! – dico col fiato corto, lui mi squadra col suo sguardo torvo, l’espressione severa di chi non si è divertito ad aspettarmi fino ad ora.
- Si può sapere dove sei stata? –  chiede, il suo tono accusatorio non mi piace per niente.
Ed ora che faccio? Potrei inventarmi qualsiasi scusa, dato che sospetto non gli faccia piacere sapere con chi sono stata, oppure potrei dirgli la verità… opto per la seconda, non mi piace dirgli bugie, faccio un respiro profondo e mi preparo alla sua sfuriata.
-Ero con Finnick – dico in un sussurro, il suo viso diventa paonazzo, l’espressione livida di chi sta trattenendo a stento la furia.
Mi preparo ad attutire il suono delle sue urla, ma stranamente dalle sue labbra esce solo un verso gutturale di frustrazione – Si può sapere chi è questo Finnick? – chiede stizzito, alzo un sopracciglio interpretando con umorismo la cosa.
Come sarebbe a dire ‘chi è’? Anche i muri conoscono Finnick Odair!
Lui, comprendendo i miei pensieri, si affretta a correggersi – Voglio sapere chi è per te, Finnick Odair! – dice, la mascella serrata, le guance arrossate, non c’è dubbio: è proprio arrabbiato.
Bella domanda… chi è per me Finnick? La mia testa cerca di elaborare l’infinito materiale che le fornisce il mio cuore, avrei mille parole per Finnick, mille aggettivi con cui descriverlo : amico, fratello, alleato, compagno, coinquilino, salvatore…
Scelgo il primo, il più semplice – Lui è mio amico – rispondo, la voce talmente bassa che è difficile udirla, Sam scuote piano la testa – A me non sembrava che si comportasse come un amico questa sera alla sfilata… - commenta acido, i denti stretti in una morsa di rabbia.
Lo guardo vagamente intontita e sorpresa per un attimo, è davvero questo il suo problema?
Non riesco a trattenere un sorriso al ricordo di un paio d’ore fa, Finnick che mi lancia una delle tante rose che ha ricevuto, Sam che lo guarda con sguardo truce.
Lui non capisce, Finnick è fatto così!
-Cos’è che ti diverte, Jenna? Dimmelo, ti prego, perché io non mi sto divertendo affatto! – il suo tono è duro, ma guardando la sua espressione buffa da ‘cane bastonato’ non riesco a non ridere ancora – Tu! – gli rispondo facendo un cenno con la testa - Io? – ora è confuso, o forse così livido di rabbia da non trovare le parole da urlare, non saprei.
Piega la testa di lato, la bocca schiusa dalla sorpresa, ora direi che l’espressione di poco fa era di confusione, strano ma vero direi che è addirittura curioso – E cosa ci sarebbe di così divertente in me? Sentiamo! – mi sfida.
Io sorrido debolmente mentre con passi di una straziante lentezza mi avvicino a lui, quando ci separa solo un soffio mi fermo, gli occhi di tenebra puntati nell’azzurro dei suoi.
Con un dito percorro la curva pronunciata della sua mascella, al mio tocco giurerei di sentire ogni suo muscolo contrarsi, è ancora arrabbiato.
Ma non demordo, il mio dito continua il suo percorso terapeutico fino alla sua bocca, sfioro col polpastrello il labbro inferiore che trema come sempre quando gli sono vicina, resiste all’impulso di buttare la testa all’indietro, chiude gli occhi cercando un minimo di concentrazione con cui continuare la sua resistenza.
Quando li riapre sono ancora più vicina di prima, gli occhi fissi nei suoi, sento il suo respiro sfiorarmi la pelle, alzo una mano e gliela poggio sul cuore senza interrompere il nostro discorso di sguardi.
Ascolto il suo battito veloce e irregolare pulsare sotto il mio palmo, raggiungo la sua mano e l’afferro, poi la porto sul mio di cuore.
-Lo senti? Questo batte per te, è tuo – sussurro, la voce graffiata, poi la guido alla mia bocca, lascio che giochi con le mie labbra – Sono tue – dico mentre gli bacio le dita, conduco la sua mano più giù verso il collo, poi le spalle, le braccia, la sua mano mi sfiora il seno – Anche questo è tuo –  scendo ancora verso la pancia, all’altezza dell’ombelico, che dicono sia il centro della vita – Tuo – sussurro, i miei occhi ancora nei suoi.
Poi allontano la sua mano dal mio corpo, intreccio le mie dita alle sue, lo guardo ancora negli occhi – Io sono tua – dico sicura, la mia voce è piena di promesse, scuse, sentimenti.
Come fa a non capirlo? Per me non ci sarà mai nessun’altro, lui è l’unico, il solo, lui è tutto…
 
-Stupido geloso testone che non sei altro! – dico scuotendo piano la testa – Pure?!? – incassa il colpo – Si, ma sei il mio, stupido geloso testone – dico accarezzandogli una guancia, per poi baciarlo dolcemente.
Lo sento sorridermi sulle labbra, ma non lo ammetterà mai, deve mantenere il suo onore e far finta di essere ancora arrabbiato, non ci riesce molto bene mentre mi abbassa la zip del vestito, addio onore, addio mantenere la propria posizione, vorrei farglielo notare, ma entrambi facciamo finta di niente.
 
La mattina seguente ci siamo già scordati tutto, litigi, baci, ora vestiti di tutto punto, abbiamo dipinte sul viso due facce serie, siamo o no due mentori?
-Smettila! – sibilo ridacchiando mentre Sam mi agguanta una manica del vestito per cercare di attirarmi più vicina a lui… si, siamo proprio due mentori professionali!
Per fortuna quando arriviamo nella sala comune del nostro piano, la smette di giocare e si concentra sul suo compito permettendomi di fare lo stesso.
Peccato che non ci sia nessuno su cui riversare tutta questa concentrazione.
-Dove sono Blight e Johanna? – chiedo all’irritante capitolina seduta al tavolo, lei solleva le lunghe ciglia finte dalla sua tazza di tè – Oh, loro sono già andati, cara, hanno detto… -neanche le faccio concludere la frase, mi precipito verso l’ascensore, Sam subito dopo di me.
Non è possibile, il primo giorno di addestramento e già siamo in ritardo!
Quando arriviamo troviamo subito Johanna ad aspettarci, sposta lo sguardo su di me e poi su Sam
 – Vi sembra questa l’ora di arrivare? No dico, capisco tutto, l’amore, gli ormoni… ma santo cielo non vi basta tutta la notte? Dovete fare anche il bis la mattina e arrivare tardi? – ci canzona agitandoci l’indice davanti in un gesto di rimprovero, alcuni nella sala ridacchiano al suo commento.
Santo cielo, è così imbarazzante! Sembriamo due bambini disubbidienti sgridati dalla maestra, con la sola eccezione che i ruoli dovrebbero essere capovolti… siamo o non siamo due mentori?
‘Siete o non siete arrivati in riardo?’
Siamo, siamo.
‘Ecco, appunto. Zitta e incassa.’
 
Uno per Johanna, zero per Jenna.
 
Con la coda fra le gambe ci dirigiamo vicino tutti gli altri mentori.
Fa un certo effetto stare in mezzo a loro, sono tutti grandi, adulti ed esperti, noi invece, o quantomeno io, non lo sono affatto.
Tra tutti noto subito gli occhi grigi di Haymitch, distretto 12, mentore di Peeta…e di Katniss.
Anche lui mi ha vista, i guardiamo per un attimo, poi mi fa un cenno della testa e torna a parlare con un tipo al quale manca una mano.
Più tardi scopro che il tipo in questione è Chaff, distretto 11, vincitore dei 45esimi Hunger Games, sembrano ottimi amici mentre discutono di qualcosa che evidentemente trovano simpatico.
Mi avvicino al gruppo di Sam e ascolto la discussione che si sta svolgendo, ma non posso non intercettare qualche parola del discorso dei due ‘ubriaconi’; parlano di Katniss, già non ho più voglia di ascoltare nulla, della sua ingenuità, oh sì come no, proprio ingenua, di un bacio, ridono.
Poi non li sento più, mi volto leggermente per guardare se si sono allontanati o semplicemente stanno continuando la loro conversazione a bassa voce, ma quando mi giro, trovo Haymitch davanti a me – Noi due dobbiamo parlare, ragazzina –dice prendendomi per un braccio, in un tono che non ammette repliche, quindi decido che è meglio non protestare.
 
Lo seguo in un angolo appartato della stanza, la musica è così alta che stento riuscirò a comprendere quello che ha da dirmi, ma forse è meglio così, vorrà dire che nessuno potrà sentire la nostra conversazione, mi domando se è proprio questo il suo intento.
Mi volto per un attimo per vedere se Sam si è accorto della mia assenza, ma per fortuna è troppo preso dalla discussione.
Haymitch ha la faccia un po’ arrossata, l’espressione indecifrabile, i due occhi grigi sono ridotti a due fessure, mi guarda per un po’, si guarda intorno e poi comincia il suo discorso  -Ascoltami, Finnick mi ha detto che tu sai… sappi che non permetterò che niente e nessuno mandi in fumo ….la questione… quindi non c’è spazio per i ripensamenti, se devi tirarti indietro fallo ora… è giusto che tu sappia che non ero d’accordo con metterti al corrente, meno siamo e meglio è, ma Finnick ha insistito così tanto, ha detto che senza te non ci stava e Finnick ci serve. Perciò sembra proprio che dovremo subirti come suo danno collaterale, spero che almeno tu sia un danno utile! – dice con una sincerità disarmante e prima che possa anche solo pensare a come ribattere, se n’è già andato.
 
E così dentro … la questione … c’è anche Haymitch, chi lo avrebbe mai detto? Forse in questi anni abbiamo tutti sbagliato a considerarlo solo un vecchio ubriacone.
 
Sono tre giorni pesanti quelli che seguono, mentre i tributi si allenano, noi mentori cerchiamo di elemosinare anche il più piccolo sponsor.
Sono così confusa, non so che fare, prima avevo un piano, uno scopo: salvare Finnick, e cosa impossibile, anche Johanna e Blight, ma almeno sapevo come muovermi, ora non più.
Certo, fosse per me non ci penserei due volte a continuare per la mia strada, ma Finnick è stato chiaro, la mia priorità deve essere Katniss Everdeen.
Ma come faccio? Cosa vuol dire? Ha detto che mi avrebbe spiegato meglio, non ci capisco niente.
Ho così tante domande da fargli, ho bisogno di parlare con Finnick, ma come?
 
Ci vuole un po’ per rintracciare la senza-voce che qualche giorno fa mi mandò il suo messaggio, ma alla fine la trovo, se Finnick si fida di lei, anch’io mi fido di lei, le do il mio messaggio e poi vado in terrazza ad aspettare il mio amico.
Puntuale arriva all’ora stabilita nel biglietto, non so bene come faccia, infondo è sempre un tributo.
‘Infondo è sempre Finnick Odair!’
 
Adesso che è qui, le mie domande aumentano a dismisura, ho paura di perderlo, ho bisogno di certezze, comincio a tartassarlo con i miei dubbi.
-Vedi Anna, questi Hunger Games saranno esattamente come gli altri, procederanno come al solito, soltanto che ad un certo punto scatterà il nostro piano e con questo la rivoluzione – mi spiega il tono calmo, come fa a parlare di queste cose con così tanta tranquillità?
- Quindi ci saranno dei morti? – la mia voce reagisce prima della mia testa, non ci voglio pensare, certo che non ci saranno morti.
- Si, purtroppo credo di si. Non so dirti quanti, non so dirti niente di tutto ciò, noi abbiamo un piano, ma non sappiamo quando scatterà, questo dipende solo da Katniss. Potrebbe essere all’inizio, così risparmieremo molte inutili morti, o potrebbe essere alla fine dei giochi, potrebbe far scattare il piano quando è rimasta solo lei nell’arena… non lo sappiamo – mi risponde, l’aria un po’ afflitta di chi non può darmi le certezze di cui ho bisogno.
- Ma lei farà scattare il piano il prima possibile, sono certa che non vuole altri morti sulla coscienza!–  dico sicura, Finnick sospira e un sorrisino che sa tanto di presa-in-giro, si fa strada sul suo viso – Oh Anna, lei non sa niente del nostro piano, lei non sospetta neanche minimamente di quello che sta per succedere  - le sue parole mi lasciano senza fiato – E allora come saprà cosa fare?–   domando, il tono leggermente più ingenuo di come avrei voluto – Questo spetta a noi, creeremo l’opportunità, aspetteremo il momento giusto e quando arriverà, inizierà il piano – risponde – Noi tributi-vincitori, noi che siamo nell’arena… - continua rispondendo alla mia domanda inespressa – Tutti voi sapete del piano? – domando – Tutti, tranne Peeta, Katniss e i due morfinomani, non vedo come ci potrebbero essere utili… è ovvio che salveremo anche loro una volta che tutto sarà andato come deve andare… - afferma convinto.
Annuisco con aria distratta, c’è ancora una domanda che mi ronza nella testa – Tu ti salverai,vero Finn? – chiedo in un sussurro, ho paura della risposta che potrebbe darmi.
-Non posso risponderti, Anna, non lo so neanch’io… ma del resto nessuno sa dove e quando morirà, io almeno saprò il perché. Se morirò, sarà perché avrò combattuto per i miei ideali, per la mia libertà e quella della persone che amo. Voglio morire così, non voglio arrivare a settant’anni con le rughe sul viso, seduto su un dondolo a guardare l’ennesima edizione degli Hunger Games, domandandomi cosa avrei potuto fare, a domandarmi cosa non ho fatto. Voglio morire sapendo che anche grazie a me, questo schifo è finito, voglio morire sapendo che un giorno i miei figli, se mai ne avrò, non dovranno convivere con la paura di essere estratti. Voglio morire lottando in quello in cui credo e non c’è niente in cui creda di più di questo… io ci credo. – dice, la voce spezzata, il fiato corto, ha ragione, ha dannatamente ragione.

- Anch’io ci credo, Finn! – le lacrime minacciano di bagnarmi gli occhi, mi rendo conto di aver quasi urlato, enfatizzata dal suo discorso perfetto, lui mi regala un sorriso luminoso, mi prende una mano e se la porta alle labbra a mo’ di saluto, poi si gira e se ne va, sta per varcare la porta quando si volta verso di me – Posso chiamarti Annie? – mi chiede con l’ombra di un sorriso sulle labbra, io piego la testa di lato, quando vorrei dirgli che in realtà il mio nome è Jenna, lo vorrei tanto ma non posso, non qui, non ora, non è ancora il momento.
Annuisco piano ridendo appena, il suo sorriso si allarga, mi lancia un bacio con la mano, poi si volta e scompare dietro la porta della terrazza.





Angoletto dell'autrice che esulta: 
Ehhhhhh! Finalmente è finito quel carcere penitenziario che chiamano scuola ed io vi comunico con grande piacere che avrò più tempo per scrivere! 
Detto ciò, sì, sono sempre in ritardo, ma un po' meno rispetto a l'altra volta, sto migliorando no? :D
Devo dire che speravo di riuscire ad infilare più 'fatti' in questo capitolo, invece le cose camminano a passo di lumaca, purtroppo mi inpongo dei temopi che non rispetto mai, spero che il capitolo o la storia in generale non vi sembri troppo lenta, altrimenti ditemelo!
Passando a quello che c'è nel capitolo, ho inserito Chaff, era irresistibile la tentazione di poter aggiungere scene e dialoghi tra i due amici ubriaconi; comunque per chi non lo avesse capito, il bacio di cui parlavano lui ed Haymitch è quello che lui ha dato a Katniss nel secondo libro subito dopo la sfilata dei carri, non lo so, mi andava di metterlo... XD
Finalmente anche Jenna sa della rivolta, ma Sam? Lei ancora non ci ha pensato, ma nel prossimo capitolo siporrà il problema...
E niente, non credo ci sia altro da dire... fatemi sapere cosa ne pensate!
Un grazie enorme va come sempre, a chi ha recensito lo scorso capitolo, siete davvero degli angeli! 
Grazie mille perchè non solo leggete i capitoli, ma sopportate anche questi angoletti... si spera! 
* E fu così che seppe che nessuno leggeva i suoi angoli d'autore!* 


  
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