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Autore: Marti Lestrange    13/06/2013    6 recensioni
— STORIA REVISIONATA IN DATA 05/08/2020 —
Dal testo:
❝ «Vieni ad Hogsmeade con me, Evans?»
Lily aveva alzato le spalle. «Va bene, Potter, ma non farti strane idee.»
James le aveva sorriso. «Non lo farei mai, Evans.»
Lily gli aveva sorriso. ❞
[ oneshot sulla coppia James/Lily e la loro inspiegabile attrazione ]
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James Potter, Lily Evans | Coppie: James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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[storia revisionata in data 18/07/2020]

 

 

QUELLO CHE 

LILY EVANS E JAMES POTTER 

NON RIUSCIVANO A SPIEGARSI

— di sguardi, labbra, partite e confessioni —

 

 

“Quei due, così come sono, sono reciprocamente necessari. 
Ecco, questo modo d’essere è l’amore.”
— Italo Calvino

 

 

Quello che Lily Evans non riusciva a spiegarsi di James Potter era la sua continua fortuna. Riusciva ad evitare situazioni spiacevoli e persone insopportabili, riusciva a svicolare conversazioni opprimenti e insensate e, quel che era peggio, riusciva ogni volta ad uscirne indenne. Certo, aveva ricevuto la sua bella dose di guai e magagne, che si traducevano in più punizioni di tutti gli altri studenti messi insieme, il più alto numero di infortuni che Hogwarts avesse mai registrato, e alcuni voti parecchio desolanti in Trasfigurazione e Pozioni. Ecco, non cadeva sempre in piedi, ma lo faceva comunque con stile. 

Lily a volte si ritrovava a studiarlo. Lo osservava, seduta al suo tavolo preferito accanto alla finestra della sala comune. Se ne stava insieme ai suoi soliti amici, quel branco di irresponsabili malandrini che erano Black, Lupin e Minus: facevano una cagnara insopportabile e rumorosa e sembrava che non esistessero studenti più brillanti di loro. Capitava che quella scriteriata di Marlene si unisse al gruppo, giusto per battibeccare con Sirius Black e fare casino, e Lily semplicemente non capiva. Che cosa ci trovava in quei quattro? 

Okay, Peter Minus era un essere umano piuttosto innocuo, che passava il suo tempo ad idolatrare James e Sirius e a ridere delle loro battute, oltre che ad essere difeso dagli amici di fronte ai Serpeverde. Oppure mangiava. Mangiava sempre. Qualsiasi cosa. 

Remus Lupin era piuttosto dolce, un alunno attento e studioso, che tirava fuori i suoi amici da parecchi guai. Durante le ronde parlava poco, e quando lo faceva parlava principalmente della scuola, e un sacco di volte gli era sembrato stanco. Stanco, sì, come se dormisse poco o male. O entrambi.

Sirius Black era... be’... era Sirius Black. Semplicemente, non c'era studente che potesse stargli alla pari, tranne James. Sirius era bello, alto, aveva un paio di occhi grigi magnetici e profondi, non studiava mai ma se la cavava sempre, sfoderando un sorriso sghembo e affascinante. Era uno scavezzacollo ozioso e improduttivo, ne combinava sempre qualcuna e faceva spezzare parecchi cuori. Lily non ricordava che Sirius avesse mai amato nessuno, tranne se stesso e i suoi amici, ovvio. Era stato con parecchie ragazze, ma nessuna era mai durata più di qualche settimana. 

Infine, James Potter. La persona più insopportabile e detestabile del mondo. D'accordo, sapeva essere dannatamente generoso e altruista, un vero eroe della squadra di Quidditch e davvero, davvero coraggioso, quando si trattava di sfidare Gazza o escogitare qualche scherzo ai danni di Madama Pince o di Rüf. A volte le si sedeva di fronte, i gomiti poggiati sul piano in legno, e sfoderava quella strana espressione che riservava solo a lei, un misto di sfrontatezza e sarcasmo, condito da una certa estasi profonda, che poteva benissimo essere attrazione, come le ricordava sempre Mary Macdonald. 

Cazzate. James Potter non era attratto da lei. 

Assolutamente no.

 

 

 

 

Quello che James Potter non riusciva a spiegarsi di Lily Evans era la sua continua, dannata mania del controllo. Solo lei era in grado di gestire un Lumacorno eccitato che lodava le sue doti di pozionista e, nello stesso momento, non mettersi a ridere perché il professore aveva un piccolo Vermicolo in testa, che lui e Sirius gli avevano ovviamente “regalato”. Inoltre, la sua amica Marlene rideva convulsamente proprio accanto a lei, e Lily, imperterrita, manteneva quel pacato sorriso che sfoderava sempre con il “grassone”, come l'aveva soprannominato Sirius.

Insomma, non era umanamente possibile e concepibile sulla faccia della terra che Lily Evans riuscisse a resistergli, nonostante tutti i suoi tentativi di approccio. Per Godric, un'altra gli sarebbe già caduta ai piedi. Questa cosa lo destabilizzava parecchio e lo colmava di malcelata angoscia. Stava perdendo il suo fascino? O, peggio ancora, aveva forse trovato una ragazza sulla quale qualche moina e uno sguardo profondo non avrebbero mai attecchito? Terrore. Terrore puro.

Un altro aspetto da considerare era il modo in cui i suoi amici vedevano la situazione. Peter semplicemente ridacchiava, asserendo – per altro con voce tremula – che James forse si stava innamorando, e presto sarebbe caduto come una pera cotta. Sì, Peter era solito usare similitudini culinarie. Ovviamente. E James tralasciava sempre l'imbarazzante parte dell'innamorarsi. Non era nemmeno nel suo vocabolario. Remus, invece – il buon, vecchio Remus – sorrideva, con una di quelle espressioni che significano solo “ho capito tutto, non mi freghi”. James gli avrebbe volentieri tirato un pugno su quel faccino pallido, giusto per scompigliargli un po' quei capelli castani sempre in ordine. Infine, Sirius faceva più casino di un branco di Erumpent – non che lui avesse la minima idea di che rumore facesse un Erumpent. Non faceva che prenderlo in giro, rideva e ululava il nome di Lily in una pallida imitazione di Lunastorta. In fondo, non prendeva mai niente sul serio, e a James andava bene così. Non aveva bisogno di un Sirius serio, soprattutto quando di mezzo c'era Lily Evans.

Pensando alla sua situazione in modo oggettivo – cosa che di solito non faceva mai – capiva bene di essere fregato. Tutto era cominciato alla fine dell'anno precedente, quando lui e i Malandrini si erano ritrovati a passare il pomeriggio dopo l'ultimo esame dei G.U.F.O. in compagnia di Lily e le sue amiche Marlene McKinnon e Mary Macdonald. Si erano seduti tutti insieme sotto il grande albero in riva al Lago Nero e James si era ritrovato ad osservare le lentiggini sul naso della Evans, per poi scendere pericolosamente alle sue belle labbra rosa. Ecco, tutto era iniziato proprio da lì, dalle labbra di Lily, che mai gli erano sembrate così belle e invitanti. Anzi, aveva sempre e solo considerato la sua bocca come un veicolo di parole dure e sprezzanti, e di rimproveri velati di irritazione e critica, e ovviamente di termini aulici e assolutamente incomprensibili che spolverava a lezione. Insomma, la sua bocca non aveva mai posseduto quell'attrattiva che invece aveva cominciato ad esercitare su di lui proprio quel pomeriggio.

Tornato dalle vacanze estive, la bocca di Lily era sempre lì, ad aspettarlo, invitante. Per Godric, era proprio messo male! Peccato che lei non sembrasse assolutamente disposta ad utilizzare quelle labbra per altri scopi, oltre a quelli pratici come mangiare, parlare, bere e talvolta respirare, visto che si può benissimo respirare con il naso. Merlino, aveva davvero concepito un pensiero simile? Si era davvero soffermato sulla respirazione umana? Stava male, non c'erano spiegazioni. 

È l'effetto che ti fa Lily, James, gli sussurrava una vocina nella sua testa, e quella vocina aveva la stessa, spiacevole inclinazione del suo amico Remus. Riusciva quasi ad immaginare la scena: Remus che se ne stava mollemente appoggiato ad un banco e lo osservava, un'insopportabile espressione di trionfo dipinta sul viso.

Te lo avevo detto, gli avrebbe detto Peter. Avevo ragione. Sei innamorato di lei, James.

No, Peter. Non sono innamorato di Lily Evans.

No.

No.

No.

O forse sì?

 

 

 

 

Quello che Lily Evans non riusciva a spiegarsi di Lily Evans era quella strana, palpabile e magnetica attrazione che la portava a cercare gli occhi di James in mezzo alla folla della Sala Grande - ed eccolo lì, seduto al tavolo di Grifondoro, e guardava proprio lei. Non riusciva a spiegarsi perché andasse a guardare le partite di Quidditch solo per seguirlo con gli occhi, invece che limitarsi a fare il tifo come tutti gli altri. Non riusciva a staccare gli occhi da lui, mentre volteggiava sulla sua scopa nella sua divisa scarlatta.

Quella volta in cui, durante la finale contro Corvonero, era caduto da circa tre metri di altezza subito dopo la fine della partita - solo perché aveva preso bellamente in giro uno dei Battitori avversari e questo gli aveva spedito contro un Bolide a tutta velocità - Lily non era riuscita ad andare a trovarlo in infermeria. Era rimasta rannicchiata nel suo letto per tutta la notte, pensando alla sua allampanata figura che precipitava dal cielo. Solo il tempestivo intervento del Preside – che si trovava sugli spalti a seguire la finale – aveva impedito che si schiantasse pesantemente al suolo. Mary ovviamente l'aveva sgridata: James ci era rimasto molto male, nel non vederla al suo capezzale. Molto probabilmente nemmeno aveva notato la sua assenza, circondato com'era di ammiratrici e ragazze sospiranti.

 

Come scoprì in seguito, James si era accorto eccome della sua assenza. 
Aveva sperato che lei venisse a trovarlo per tutto il giorno successivo. 
Aveva sperato che lei venisse a trovarlo fino alla mattina dopo, 
quando era stato dimesso con tanti cari saluti da parte di madama Chips e un bell'addio. 
Così sperava.

 

James Potter le faceva un effetto strano. Non capiva come riuscisse effettivamente a mantenere il controllo, mentre lui ci provava bellamente con lei davanti a tutti. La verità è che provava una sorta di potente sentimento di amore/odio nei suoi confronti, sentimento che avrebbe continuato a provare anche dopo, nonostante tutto.

James Potter le faceva provare emozioni diverse, brividi lungo la schiena, irritazione mista ad attrazione, confusione alternata a momenti di disarmante lucidità. Rappresentava ai suoi occhi tutto ciò che di più sbagliato ci potesse essere, incarnava i difetti maschili e l'insensatezza degli uomini in generale, la loro continua voglia di conquista, da uno stupido trofeo di Quidditch all'ennesima ragazza carina passata per caso accanto a loro. Sapeva essere stupido e ottuso, arrogante e superficiale, chiassoso e ozioso. Era anche vanitoso e vanesio, un vero pallone gonfiato che non faceva che pavoneggiarsi, ma diamine, tutto questo passava in secondo piano ogni volta che le sorrideva sinceramente, senza filtri e senza maschere, senza quella finta patina da ragazzo brillante e noncurante che era solito circondarlo. E con la quale amava circondarsi lui stesso.

Il fatto è che Lily non capiva. Non era convinta che James la volesse veramente, che la volesse per ragioni differenti dal mero interesse fisico, pensava di essere solo l’ennesima conquista. Un altro nome sulla lista. Quello che diceva Mary avrebbe potuto anche essere vero, okay. James la desiderava. James era attratto da lei. Ottimo. E poi? Cosa sarebbe successo?

Negli ultimi tempi, Lily dovette riconoscere l’ennesima verità imbarazzante e tremendamente comica, cioè che lei stessa desiderava James, e prepotentemente, anche. Vederlo parlare con altre ragazze la mandava in bestia, e le sembrava che un drago assopito nel suo petto si stesse risvegliando, facendole esplodere il cuore e sputando fuoco. Vederlo flirtare con altre era anche peggio. Vederlo uscire con quella scema senza speranza di Nancy O’Brien, di Corvonero, era stata la goccia che aveva fatto traboccare il vaso. Okay, poteva ammetterlo benissimo con se stessa, tanto nessuno l’avrebbe sentita: le piaceva James Potter. Tremenda verità. Le piaceva proprio il tipo di ragazzo che lei aveva sempre rifuggito. Le piaceva quella canaglia senza remore e senza freni di Potter, quell’essere che sapeva farle venire i nervi un giorno sì e l’altro pure, insomma, il peggio del peggio. Nonostante tutto, però, James le piaceva. Sì, le piaceva.

 

 

 

 

Quello che James Potter non riusciva a spiegarsi di James Potter era la sua cronica incapacità di ammettere di provare qualcosa. Per capirci, James non aveva mai amato nessuna ragazza, prima. Mai e poi mai avrebbe voluto innamorarsi a diciassette anni, e proprio di Lily Evans, per giunta, che non l’avrebbe mai guardato e considerato, figurarsi se sarebbe mai uscita con lui. Proprio no.

Okay, forse “innamorato” era una parola grossa, ma Lily faceva risvegliare in lui quella parte sopita e nascosta che aveva deciso di sotterrare, e di tenere segreta: l’amore. Non che James non amasse. Amava la sua famiglia, amava i suoi amici. Tutto finiva lì. E per la sua famiglia nutriva anche un’irritazione viscerale, quindi considerava i suoi amici i soli e unici depositari del suo affetto. Il suo rapporto con i genitori non era di certo all’altezza di quello di Sirius con mamma Walburga Black – la temibile Walburga – e l’uomo invisibile Orion Black, la persona meno determinante del mondo. In ogni caso, i suoi non erano stati i genitori perfetti, quelli dei romanzetti che leggeva sua nonna, tutti coccole e case col mulino e sorrisi perfetti. Più che altro, erano stati severi, attenti e presenti - fin troppo presenti, ai limiti dell’asfissia, quasi.

Tornando alla questione “amore” e Lily Evans… be’, era proprio messo male. Ma male davvero. Remus, forse captando un suo sguardo un po’ troppo prolungato rivolto alla Evans, gli si era avvicinato e gli aveva sussurrato di parlare chiaro, con lei, di dirle sinceramente quello che sentiva, perché sarebbe stato meglio, perché era giusto così e perché, «chi lo sa», magari anche Lily si sarebbe scoperta a provare qualcosa per lui. James era rimasto zitto, soppesando le parole di Remus. Sarebbe stata una cosa troppo grande, per lui, confessare tutto a Lily. Non ce l’avrebbe mai fatta, sarebbe scoppiato a ridere e lei avrebbe pensato fosse tutto uno stupido scherzo dei suoi, organizzato solo per metterla in imbarazzo. Niente confessione, proprio no.

L’avrebbe invitata ad uscire, quello ce lo poteva fare. L’avrebbe buttata lì, con disinvoltura, e una prossima gita a Hogsmeade faceva proprio al caso suo. Sì, l’avrebbe invitata in quell’occasione.

Cavolo, le piaceva Lily Evans. Era arrivato il momento di dirlo ad alta voce.

 

 

 

 

Quello che Lily Evans e James Potter non riuscivano a spiegarsi era che… be’, era che, in fondo, era bastato poco per soddisfare i loro desideri. Davvero poco, il tempo di un respiro.

«Oh, c’è la gita a Hogsmeade la prossima settimana, me n’ero scordato!» aveva esclamato James, in piedi di fronte alla bacheca della sala comune di Grifondoro. Lily era seduta lì accanto, insieme a Mary e Marlene. Aveva alzato gli occhi su di lui.

«Anche io l’avevo dimenticato» aveva detto, riabbassando poi lo sguardo sul libro che stava leggendo.

«Vieni ad Hogsmeade con me, Evans?»

Lily aveva alzato le spalle. «Va bene, Potter, ma non farti strane idee.»

James le aveva sorriso. «Non lo farei mai, Evans.»

Lily gli aveva sorriso.

   
 
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