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Autore: Molly182    13/06/2013    0 recensioni
“Questo sarebbe il momento in cui io ti dovrei baciare”, aveva sussurrato a pochi centimetri dalle mie labbra.
“Questo sarebbe il momento in cui tu dovresti farlo”.
Nella penombra avevo visto comparire un sorriso sulle sue labbra e pochi secondi dopo le sentii appoggiate sulle mie.
“Mi piaci molto, Allyson”, mi aveva sussurrato. Mi stavo davvero convincendo che quel ragazzo non fosse solo un completo idiota, ma sapeva essere dolce e romantico. Eppure mi stavo facendo abbindolare da un ragazzo che probabilmente avrei rivisto chissà quando. “Non mi scappi, ora sei mia”, però mi piaceva e non potevo fare nulla.

“Ally ci sei?”, mi chiese Sally sventolando una mano davanti ai miei occhi cercando di portarmi alla realtà.
“Ehm…sì, scusa”
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alex Gaskarth, Jack Barakat, Nuovo personaggio
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Chap due.
Integrarsi in quel posto non era stato per nulla facile, infondo eravamo le nuove arrivate, ma nonostante ciò i colleghi erano stati piuttosto cordiali con noi e cercavano di metterci a nostro agio, ma per qualche strano gioco del destino le cose si stavano complicando.
Erano passate due settimane dal nostro trasferimento e andava tutto bene fino a quel momento. Fino a quando non me lo ero ritrovato davanti per una stupida intervista.
“Ally, sei sicura di potercela fare?”, mi chiese Sally che avrebbe dovuto fare le foto per la rivista.
“Sì, tranquilla”, la rassicurai. “Mi comporterò come una persona matura, ormai sarebbe inutile fare qualcosa, quindi non lo insulterò, tanto meno gli rinfaccerò le cose…”, dissi con tutta calma. “Io… lo prenderò solo a calci in culo!”
“Ehi… calma Terminator!”, mi bloccò lei. “Non puoi farlo!”
“Dammi un buon motivo”
“Primo devi fare l’intervista e secondo… beh… non voglio che le mie foto siano rovinate da qualche occhio nero e naso spaccato”.
“Va bene!”, dissi gettando fuori un lungo sospiro. “Lo faccio solo per le tue foto”
“Grazie”, pronunciò mettendomi un braccio attorno alle spalle e avviandoci verso la stanza dove si sarebbe tenuta l’intervista.
Lancia un sospiro di sollievo nel vedere che la band non era al completo, in effetti, mancava proprio il diretto interessato e la cosa mi rendeva più rilassata. Era uscita anche qualche battuta. Quei ragazzi erano capaci di mettere a proprio agio qualsiasi persona che trovavano di fronte.
L’intervista era andata piuttosto bene, fino a quando Sally non prese parola. Non avevo la minima idea di cosa avrebbe chiesto, era imprevedibile, ma la sua domanda mi lasciò sbalordita.
“Vedo che avete un ottimo rapporto con i fan, vi è mai capitato di affezionarvi a qualcuno di loro in particolare?”, chiese lasciando tutti di stucco. “Tipo innamorarvi o, che ne so? Passare del tempo extra con una di loro?”
“Abbiamo un ottimo rapporto con i fan, sono fantastici e non saremmo qui se non fosse per loro”, parlò il chitarrista. “Però non penso che sia mai capitato una cosa del genere, cioè, parlo per me, mi è capitato di flirtare con qualcuna di loro, qualche bacio per scherzo ma non è mai schioccata la scintilla com’è successo a Billie Joe Amstrong o a Chester Bennington…”.
“Invece sapete dirmi dov’è il cantante?”, chiese curiosa. “Come mai Alexander non è qui con voi?”
“Ce lo stiamo chiedendo tutti”, rispose il batterista.
“Alex ultimamente ha la testa tra le nuvole, si sarà dimenticato dell’intervista”.
“Vi chiediamo scusa da parte sua”, si sbrigò a dire il bassista.
“Sapete com’è, è un idiota!”, disse sorridendo il chitarrista. 
“Va bene, grazie per la collaborazione allora”, dissi alzandomi e stringendo la mano ad ognuno di loro. “Jack, Rian, Zack, è stato un piacere”
“Bene, quindi possiamo passare al photoshoot?”, mi chiese Sally prima di far alzare la band.
“Io esco un attimo a fare una chiamata”, avvisai la mia amica prendendo il cellulare dalla borsa.
“Ehi, Allyson”, mi chiamò Jack, il chitarrista, catturando tutta la mia attenzione.
“Dimmi!”
“Io ti ho già vista, il tuo viso mi è familiare e anche quello della tua amica…”.
“Vi abbiamo già intervistato l’anno scorso in Italia, a Milano”, dissi tranquillamente. Infondo avevo deciso di dimenticare tutto e quel ragazzo non stava facendo nulla di male. “Poi eravamo andati tutti insieme a bere qualcosa in un locale vicino a dove avevate fatto il concerto”.
“Ora mi ricordo!”, dichiarò sorpreso e sorridendomi.
“Come ho detto prima è stato un piacere intervistarvi di nuovo”.
“Ally…”, mi chiamò di nuovo. “Posso chiamarti così?”, disse passandosi nervosamente una mano sui capelli.
“Certo”, lo rassicurai sorridendogli. “Avevi bisogno ancora di qualcosa?”
“È un coglione!”, disse semplicemente lasciandomi di stucco. Non dissi niente. Non riuscivo a rispondere. “Alex è stato uno stupido. Avrebbe dovuto chiamarti ma non l’ha fatto, è un idiota! Però non devi prendertela con te stessa, ha fatto molti errori e questo è stato uno di quelli, cioè non fraintendermi, non ti conosco per giudicarti ma conosco lui e non doveva farlo…”, mi limitavo a stare zitta ad ascoltare il suo monologo. Non sapevo bene dove voleva arrivare ma penso che volesse darmi una giustificazione o almeno voleva scusarsi da parte sua. “È abbastanza complicata la situazione e non dovrei essere io a giustificarmi per le sue stupide azioni. Probabilmente oggi non è venuto qua perché di sicuro lo avresti preso a schiaffi e se fossi in te lo avrei fatto anch’io…”.
“Jack, ti muovi?”, lo chiamarono gli altri due membri della band che lo stavano aspettando per le foto.
“Shut the fuck up!”, gli urlò il ragazzo e sorrisi a quel suo atteggiamento così buffo, sembrava ancora un ragazzino di diciassette anni. “Forse dovrei andare, scusa il disturbo”
“Di nulla”, dissi semplicemente continuando a sorridere. “Eh Jack…”, lo chiamai facendolo voltare. “Ti ringrazio, ma non devi dare delle giustificazioni per il suo comportamento”.
“È un mio amico, cerco di rimediare alle sue cazzate”.
Forse quel ragazzo non era un completo idiota come voleva far apparire. Jack riusciva a essere una persona matura e seria nonostante i suoi strambi capelli e le sue espressioni da clown.
Mi aveva fatto riflettere e con le sue parole che mi rimbalzavano in testa uscii dalla stanza e composi il numero di Mark, volevo parlare con lui. “Ciao Mark!”
“Ehi tesoro, come stai?”, chiese. Parlammo del più e del meno. Mi sentivo più tranquilla se sentivo la sua voce. Mi mancavano i suoi rimproveri e i suoi scherzi. Per avere trent’anni a volte si comportava come un ragazzino di sedici, ma li volevo bene e mi dispiaceva averlo lasciato a Milano. “Sai che è maleducazione ascoltare le conversazioni altrui?”
“Ally, con chi stai parlando?”, chiese il ragazzo dall’altra parte della cornetta.
“Tranquillo, ora devo andare, ci sentiamo presto”, mi affrettai a salutarlo e a chiudere la chiamata.
“Il tuo ragazzo?”, disse una voce davanti a me. Una voce fin troppo famigliare.
“T’importa?”, risposi freddamente. Non volevo la sua compagnia, ma il suo sguardo m’imprigionava, bloccandomi in quella posizione, come se fossi incapace di fare qualche movimento.
“Non so cosa mi faccia stare peggio…”, disse lasciandomi sorpresa. “Vederti scherzare con i ragazzi della band o essere un coglione”.
“Era solo il mio ex capo”
“Mi dispiace…”
“Per non esserti presentato all’intervista o per essere un coglione?
“Per tutto!”
“Bene, hai qualcos’altro da dirmi o posso rientrare insieme con gli altri?”, gli chiesi quasi scocciata della sua presenza.
“Dobbiamo parlare, devo spiegarti perché mi sono comportato così…”.
“Jack ha già fatto il suo dovere, non penso che tu possa fare meglio di lui”.
“Jack?”, chiese confuso. “Cosa ti ha detto?”
“Non sei stato tu a dirgli di parlarmi?”
“No, cioè, non sapevo neanche che si ricordava di te”.
“A quanto pare lui si è ricordato!”
“Ok, touché”, rispose sconfitto. “Hai ragione, sono stato un’idiota…”
“Solo?”
“Ally…”
“Allyson”, dissi sovrastando la sua voce.
“Fammi spiegare ok?”, cercò di dire. “Mi dispiace, sul serio! Hai perfettamente ragione ad essere arrabbiata con me. Quella sera ho fatto quello che ho fatto perché il mio istinto mi diceva di farlo, mi sei piaciuta subito e mi è sembrato giusto baciarti”.
“Solo perché sei una rockstar non sei autorizzato a fare sempre quello che vuoi”.
“Non sono una rockstar, sono un perdente che ha avuto fortuna!”
“Bella frase ma Pierre Bouvier potrebbe citarti in causa per averla usata per pararti il culo!”
“Invece Pierre ne sarebbe orgoglioso!”
“Senti, non voglio restare qui ad ascoltarti su quanto tu sia figo perché conosci di persona molte band, ok?”, dissi stanca. “Se stai cercando di scusarti, beh, non m’importa, ormai quel che è fatto, è fatto. Sono stanca di tutto questo. Alex, mi sono davvero illusa che tu dicevi sul serio, che mi avresti chiamato, ma non è successo. Ho aspettato una tua chiamata o qualche tua notizia per un anno, ma non ho ricevuto niente, quindi fottiti!”, sbottai tutto di un colpo.
Sentii qualcosa dentro di me, come un click. Un suono simile a quello che fanno i lucchetti aperti. Mi ero appena liberata della prigione invisibile che avevano costruito i suoi occhi. Ero libera di andarmene o prenderlo a schiaffi, ma non ne sarebbe valsa la pena. Avevo finito di lottare.
Lo aveva lasciato lì, fermo e in piedi, non gli avevo dato il tempo di rispondermi. Ero immediatamente entrata nella stanza aprendo forse con troppo forza la porta.
“Sally, io vado a casa, non mi sento bene”.
“Cosa è successo?”, mi chiese in italiano capendo che la situazione non era delle migliori.
“Ne parliamo dopo a casa”, le dissi prendendo la mia borsa e per poi uscire dalla porta da cui ero entrata.
“Allyson…”, pronunciò Alex vedendomi comparire dalla porta aperta, ma decisi di lasciar correre, qualunque cosa mi avesse detto. “Comunque non ti ho dimenticato”, disse vedendomi uscire di nuovo. “Mi piaci ancora”
“Sei ancora in tempo per fare delle foto con il resto della band”, gli risposi ignorando volontariamente quello che mi aveva appena detto.
   
 
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