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Autore: Molly182    12/06/2013    1 recensioni
“Questo sarebbe il momento in cui io ti dovrei baciare”, aveva sussurrato a pochi centimetri dalle mie labbra.
“Questo sarebbe il momento in cui tu dovresti farlo”.
Nella penombra avevo visto comparire un sorriso sulle sue labbra e pochi secondi dopo le sentii appoggiate sulle mie.
“Mi piaci molto, Allyson”, mi aveva sussurrato. Mi stavo davvero convincendo che quel ragazzo non fosse solo un completo idiota, ma sapeva essere dolce e romantico. Eppure mi stavo facendo abbindolare da un ragazzo che probabilmente avrei rivisto chissà quando. “Non mi scappi, ora sei mia”, però mi piaceva e non potevo fare nulla.

“Ally ci sei?”, mi chiese Sally sventolando una mano davanti ai miei occhi cercando di portarmi alla realtà.
“Ehm…sì, scusa”
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alex Gaskarth, Jack Barakat, Nuovo personaggio
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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But have you seen this girl? She’s been running through my dreams

Chap uno.
Non è mai stato semplice vivere in una città dove si avevano tanti ricordi, forse fin troppi e tutti così stranamente nitidi. Ma uno continuava ad alleggiare nella mia mente. Rimaneva lì, bloccato ormai da più di un anno e sembrava non voler scomparire. Avrei pagato oro per dimenticarmene ed eppure restava fermo nella mia testa. Ogni giorno ripercorrevo quel ricordo chiedendomi cosa avessi fatto di sbagliato o quale cavolo di motivo c’era per far sì che lui scomparisse, facendo perdere le sue tracce - per quanto fosse possibile.
Ed io mi ero illusa, credendo che le sue parole fossero vere, ma come potevo fidarmi di uno sconosciuto? Come potevo dare ascolto alle sue parole se sapevo che sarebbe partito a distanza di poche ore?
Era riuscito a illudermi, a imprigionarmi in una bugia che era durata soltanto una settimana, ma era una bellissima bugia da cui non riuscivo a liberarmi.
E ora mi ritrovavo come a parecchi mesi fa, a pensare quasi ossessivamente a quei momenti, cercando con la forza di non prendermi a schiaffi da sola.
“Si avvisano i gentili passeggieri che ci stiamo preparando per l’atterraggio al BWI Marshall. Vi chiediamo di regolare i sedili e di allacciare le cinture”, annunciò l’hostess sull’aereo.
“Ci siamo…”, dissi più a me stessa che a Sally, che era seduta nel posto di fianco a me.
“Quindi è di questo che ti occupi? Vai ai concerti e scrivi di quanto siano sudati e sexy i musicisti di questi ultimi anni…”.
“Non esattamente. Vado ai concerti perché mi piace la musica e scrivo sulle band perché adoro scrivere, faccio una cosa che mi rende felice e che mi piace”.

“E non hai mai pensato di seguirne una in tour?”
“Sarebbe troppo monotono, quasi alienante… mi chiedo sempre come voi facciate a fare così  tanti spettacoli, uno dopo l’altro”.
“Penso per il tuo stesso motivo. Viviamo di musica e amiamo i nostri fan, nulla di più facile!”.
“Sono belle parole dette da uno che cerca di portarsi a letto metà pubblico”.
“Solo perché l’altra metà se la vorrebbe portare a letto il nuovo amichetto della tua amica”.
“Quindi potete dire che avete un ottimo rapporto ‘biblico’ con i fan”.
“Siamo coerenti… mi sembra giusto dividere in modo uguale le nostre conquiste, e a volte condividiamo pure”.
“Sei un pervertito!”
“So essere anche dolce quando mi ci metto”.
“Non lo metto in dubbio, ma…”
“Vieni”, aveva detto interrompendomi. Mi aveva preso la mano e mi stava portando chissà dove.
“Sei sicuro di dove stai andando?”
“Penso di sì, cioè ci sono passato stamattina per caso e ho pensato che era un posto carino”.
“Mi stai dicendo che conosci Milano meglio di me?”
“Sto solo dicendo di seguirmi”
“Va bene”, lo avevo lasciato fare.
Non conoscevo bene quel ragazzo eppure mi piaceva, mi trovavo bene con lui. Dalla prima volta che ci ho parlato, avevo subito capito che si trattava di un ragazzo imprevedibile. Mi chiedevo chissà quale stramba idea gli passava per la testa, ed ero curiosa di dove mi avrebbe portato, sarebbe potuto accadere di tutto.
Si era fatto tardi, non avevo la minima idea di dove stavamo andando e avevamo abbandonato il resto della band con Sally in un locale. Si era limitato improvvisamente ad afferrarmi per mano e ad andarsene senza che gli altri se ne accorgessero.
“Quindi questo è il bellissimo posto dove volevi venire?”, gli avevo chiesto alzando un sopracciglio. “Un parco?”
“Preferivi una stanza d’albergo?”
“Non intendevo quello… cioè pensavo che tu, essendo una rockstar, mi avresti portato, che ne so, in mezzo a qualche bordello”.
“Se vuoi ne stanno facendo uno qui vicino”, aveva detto ridendo.
“Forse è meglio di no”, gli avevo risposto sedendomi sullo scivolo.
Si era messo di fronte a me, teneva le braccia incrociate e mi fissava. Sembrava un ragazzo qualunque fuori dai riflettori e giù dal palco. Riusciva a essere serio come un normale ragazzo di venticinque anni.
“Quindi cosa ci facciamo qui?”
“Stiamo da soli”, aveva semplicemente risposto non perdendo il contatto con i miei occhi. Le sue scarpe si stavano avvicinando alle mie, così come il suo corpo che restava sospeso sopra il mio, sorretto dalle sue braccia. Mi sentivo imprigionata, ma era una sensazione bellissima.
“Questo sarebbe il momento in cui io ti dovrei baciare”, aveva sussurrato a pochi centimetri dalle mie labbra.
“Questo sarebbe il momento in cui tu dovresti farlo”.
Nella penombra avevo visto comparire un sorriso sulle sue labbra e pochi secondi dopo le sentii appoggiate sulle mie.
“Mi piaci molto, Allyson”, mi aveva sussurrato. Mi stavo davvero convincendo che quel ragazzo non fosse solo un completo idiota, ma sapeva essere dolce e romantico. Eppure mi stavo facendo abbindolare da un ragazzo che probabilmente avrei rivisto chissà quando. “Non mi scappi, ora sei mia”, però mi piaceva e non potevo fare nulla.
“Ally ci sei?”, mi chiese Sally sventolando una mano davanti ai miei occhi cercando di portarmi alla realtà.
“Ehm…sì, scusa”
“Ci stavi ripensando, vero?”, alzai le spalle. Non potevo farci nulla, ormai sapeva bene com’ero fatta.
“Si vede così tanto?”
“È il tuo sguardo che mente”, disse guardandomi. “Però ora non hai tempo di crogiolarti nei ricordi, dobbiamo incontrare David Hasselhoff e farmi salvare da lui”.
“Scherzi?”, le chiesi quasi scioccata. “È un ultra cinquantenne, sarà tutto flaccido”.
“Ma in Baywatch era così…”
“Non dirlo, ti prego”, la fermai. “Non dirlo”, scoppiammo a ridere.
Sally aveva perfettamente ragione, non dovevo perdere il mio tempo a pensare a uno stupido ragazzo che probabilmente non incontrerò più in vita mia.
Per consolarmi mi diceva che avrebbe chiamato alla fine, che essendo un musicista era sempre impegnato, che il fatto di piacergli doveva significare qualcosa così come i baci che c’eravamo scambiati perché un bacio non si da tanto per dare, ma che c’era dietro un motivo ben preciso e se è a darlo anche la persona più fredda del mondo, un minuscolo sentimento lo riesce a provare.
Il fatto che mi fossi fidata di lui, in qualche modo doveva significare qualcosa no? Era riuscito a incutermi qualcosa ed eppure io rimango dell’idea che gli uomini avevano la tendenza a essere stronzi e questa era la prova. Mi era piaciuto credere alle sue parole e mi ero illusa della loro sincerità, ma lui era una rockstar e sappiamo tutti come sono fatte le rockstar. Sono sempre impegnate, sono pagate per dire quello che i fan vogliono sentire, li coccolano, li apprezzano, scattano foto con loro e firmano autografi, li baciano e li seducono. Ma io non ero una fan, ero solo una ragazza che lavorava per una rivista e che ha fatto semplicemente il suo lavoro.
Ed ora ci trovavamo qui, a Baltimora, con le nostre valigie in una mano e l’indirizzo della nuova casa nell’altra. Dovevo lasciarmi davvero tutto alle spalle e fingere che non m’importava più nulla di quello sconosciuto. Il suo nome non significava più niente per me, doveva scomparire ed ero intenzionata a farlo.
La proposta che mi aveva fatto Mark era davvero assurda. Lasciare il mio incarico di reporter a Milano per trasferirmi nella sede di Baltimora e fare lo stesso lavoro. Mi avrebbe fatto bene staccare un po’ ma andare a Baltimora non mi avrebbe fatto smettere di pensare, anzi, non avrei fatto altro che rimuginare su quella notte.
   
 
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