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Autore: Reykon23    13/06/2013    2 recensioni
Qualcosa è successo nel presente di akane...qualcosa che ha fatto si che lei e ranma si dividessero...nulla potrà dire cosa accadrà in futuro, i segreti sono tutti da scoprire e contenuti nei petali....in quei petali che vagano dimenticati...
Genere: Introspettivo, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Akane Tendo, Ranma Saotome, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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 LA QUIETE PRIMA DELLA TEMPESTA
 

Se l’anima tua è un’onda tempestosa, non disperare che si franga nel buio per sempre.

Prima di rotolare agli scogli drizza la cresta possente, e più è furiosa, più è illuminata dai lampi dell’urgano.


Ambrogio Bazzero


Cammino imperterrito.
Il sudore mi lede ormai ogni centimetro del corpo per lo sforzo immane che faccio percorrendo ogni minimo sentiero, ogni nascosto anfratto, ogni centrimetro di questo intricato bosco da cui ormai non so più uscire.
Corro.
Corro spedito finchè il fiato riesce a permettermelo.
Le mie gambe hanno acquisito una loro volontà, sembrano sapere dove andare ma non dove cercare.
E questo perché non sono più io a controllarle. Non sono più io a governare la mia mente.
Io non sono più Mousse.
Non conosco il motivo di tutto quello che mi sta succedendo, sta di fatto che sono inerme di fronte a ciò che di lì a poco tempo accadrà.
E’ come se vedessi la mia vita dall’esterno in questo momento, vorrei poter fare qualcosa, cambiare gli eventi, ma non posso fare niente….non posso fare niente!!!!
Perché tutto questo?! Perché proprio a loro?
La pioggia che è cominciata a scendere blocca i miei movimenti e sono costretto a cercare una grotta in cui ripararmi, anche se non sono io a volerlo…già perché ormai qualcun altro mi sta controllando.
Quando ebbi quell’incontro sul tetto con Ryoga non mi sarei mai aspettato ciò che poi sarebbe accaduto.
Ero stato in grado di sconfiggermi in un secondo, e con altrettanta velocità mettermi K.O per poi risvegliarmi in un luogo oscuro.
Sembrava un posto fuori città che non faceva passare la luce del sole, solo pieno di celle buie che sembravano aver ospitato tanti prima di me.
Quando alzai lo sguardo verso la parete lo vidi, lui, occhi glaciali, sguardo oscuro come la notte tenebrosa prima di una battaglia, con il suo ghigno che non lasciava trasparire alcuna luce, alcun senso di bontà…
Non potei muovere alcun muscolo, non potei più controllare nessun pensiero e nessuna emozione perché mentre ero caduto nel sonno…si era impossessato di me.
Non so quale incantesimo o stratagemma aveva usato, sta di fatto che aveva annullato la mia volontà e la sua risata malefica testimoniava questa mia teoria.
Le domande che erano istintivamente nate dentro di me non poterono quindi avere nessuna risposta, ormai ero diventato una marionetta sotto il suo controllo, da utilizzare per chissà quali misteriosi obiettivi.
Ed ecco perché ora mi trovo qui a vagare per la montagna di Tokyo, mi aveva affidato un compito: trovare una casa in una radura che nessuno conosceva!
Lui non era il tipo perfetto per orientarsi nella foresta, ecco perché si era impossessato di me…aveva scaricato il barile sulle mie spalle.
In realtà il peso che avevo sul corpo ero un altro: una scatola.
Ne ignoravo il contenuto, ma dovevo consegnarla a Ranma.
Credevo che fosse scomparso da tempo ormai, invece vengo a scoprire che era sempre stato nei paraggi, protetto da un misterioso edificio che era sconosciuto a chiunque.
E allora Ryoga come sapeva tutto ciò?! Come era venuto a conoscenza di queste informazioni sprovviste però di molti dettagli?!
Troppe cose ormai non sapevo di tutta questa storia, ma poco importava….
Il mio corpo doveva seguire ciò che diceva il padrone, che non ero più io…
Adempiere al mio compito. Trovare la casa. Consegnare a Ranma.
E continuai a correre, correre, correre…..
 
 
La fitta coltre di nubi sembrò dare tregua dalla sua forza solo quando arrivamo proprio in vista della scuola nella radura.
Certo che anche se tiepidi e timidi raggi sembravano sgorgare dal cielo, nulla cambiava il fatto che io e Ranma eravamo bagnati dalla testa ai piedi, e avevamo bisogno al più presto di un cambio.
Appena fummo davanti la casa partì un coro di applausi e fischi dagli alberi che erano lì ai confini, e subito scoprimmo che non erano altro che tutti i compagni di Ranma che emergevano dalla coltre della foresta.
Vennero tutti in contro a noi come la prima volta che ci eravamo conosciuti, e tutti mi riservarono calorosi saluti e sorrisi che mi alleggerivano molto il cuore.
Sembravano tutti felici ogni volta che io e Ranma eravamo insieme…e questo mi provocava un certo imbarazzo.
< Non era meglio che stavate in un posto fresco e al chiuso per poter amoreggiare?! > disse uno di loro all’improvviso provocando una serie di risate collettive a cui io risposi con la mia solita faccia rossa, mentre Ranma gli tirò un tronco li vicino che il suo compagno, conscio delle sue capacità, schivò con non curanza all’ultimo secondo.
< Sta un po’ zitto tu! Sempre a farti gli affaracci degli altri! > dopo aver proferito una tale minaccia ( che non fece che rallegrare tutti i presenti ) ranma mi prese per mano e mi invitò ad entrare in casa.
Presto fummo in camera sua.
Una certa emozione mi salì al petto ripensando all’ultima volta in cui ero stata lì.
Ammettevo che quella camera e quel letto non facevano che mettermi ansia, paura….ma anche…desiderio.
Non so dire se Ranma pensava le stesse cose, comunque sia mi mise a sedere a forza guardandomi con una smorfia.
< Che c’è?! > esclamai all’improvviso.
< Ehm…i tuoi vestiti. Diciamo che la pioggia non aiuta a…beh, nasconderti..>
Non afferrai subito il senso della sua frase ma appena seguì il suo sguardo capì cosa voleva dire.
L’acqua che ci aveva praticamente immerso letteralmente aveva fatto si che la mia maglietta mi aderisse al corpo, mettendo in risalto le mie forme; istintivamente mi misi le mani al petto!
< Diamine!!! Dimmelo prima!> lo fulminai con tutto il disappunto che poteva esprimere il mio viso
< Non esagerare ora! Tranquilla non ci tenevo a vedere questo spettacolo…> disse con tanta tranquillità che non fece altro che farmi irritare ancora di più.
Ma dopo la sua affermazione non potei che constatare che la stessa cosa valeva anche per lui.
La canottiera che aveva addosso, essendo tutta bagnata, aderiva perfettamente anche sul suo corpo.
Ogni minimo muscolo era messo in risalto da quel tessuto che provocava un effetto quasi afrodisiaco sui miei sensi.
Ogni centimetro di pelle bagnata sembrava essere continuamente in tensione e in allerta tanto che ranma poteva benissimo essere paragonato a una di quelle statue greche che avevamo visto una volta al museo.
Ogni respiro spezzato che usciva dalla sua bocca faceva risalire e scendere il suo petto, così muscoloso e sviluppato. Se si considerava Ranma senza il suo cervello particolare, si poteva ben dire che fosse l’uomo perfetto.
Il mio sguardo fu tutto il tempo fisso su di lui mentre girava per la stanza in cerca di qualcosa.
Alla fine arrivò al casettone e tirò fuori due delle sue camicie, una la tirò verso me.
< Svelta cambiati, prima che ti prendi un malanno! >
< Cosa?!? Come pretendi che io mi cambi qua davan…> e mi  bloccai non appena lui si tolse la sua canottiera.
Lo avevo sempre visto finora con la sua riservatezza, e i suoi vestiti sempre puliti e profumati addosso.
Ma mai una delle mie fantasie poteva arrivare a quella che era la realtà.
Dopo anni vedevo di nuovo Ranma a petto nudo, ed era così cambiato, così diverso che un rossore dal viso si espanse ben presto in tutto il corpo mozzandomi ogni parola e respiro.
Come poteva essere così disinvolto davanti a me?!
Forse perché ormai pensava che eravamo una coppia…e solitamente due persone che si amano non si fanno problemi di questo genere…
O forse semplicemente perché era un zuccone e non aveva idea della sensibilità di una ragazza!
Nel momento in cui stava per indossare la camicia si fermò a guardarmi e notò lo stato di estasi in cui ero discesa quando si era spogliato.
< Qualcosa non va?! >
< No…ecco..vado un attimo al bagno.> e uscì dalla stanza senza neanche aspettare una sua possibile risposta.
Mi buttai letteralmente il viso nel lavandino bagnandolo completamente…il freddo che avevo prima aveva lasciato il posto a un calore particolare che invadeva ogni mia fibra e che non sembrava voler andarsene in alcun modo…
Cosa mi stava succedendo…?! Era solo l’inizio di qualcosa ben più grande.


Quando scesi all’ingresso lo trovai davanti alla porta.
Finalmente vestito, pensai nella mia testa….oppure preferivo guardarlo senza quei tessuti addosso!?
< Oggi inizia il torneo, finalmente! >
< Avevo intuito qualcosa…ma di cosa si tratta nello specifico?! >
< Beh praticamente ogni anno organizziamo un torneo che si dilunga per 3 giorni, nei quali vi sono 3 prove da fare per dimostrare i risultati appresi nel corso degli allenamenti >
Sembrava una cosa molto interessante, e anche importante perché lo leggevo negli occhi di Ranma, che avevano quel giorno una luce particolare.
Niente di lui ormai mi riusciva a sfuggire.
< E chi vince cosa riceve come premio? >
< In effetti non c’è un vero e proprio vincitore…c’è invece il “perdente”, quello che fa il punteggio più basso rispetto a tutti gli altri….e che sarà costretto a preparare la cena per tutti alla fine delle gare >
Rise di gusto dicendo quest ultima osservazione.
< E allora perché l’altra volta il tuo compagno l’ha detto a me di cucinare questa fantomatica cena? >
< Beh credo che appunto voleva togliersi il pensiero di cucinare cedendo il compito a te visto che è da 3 anni che continua a perdere! Ma io poi gliel’ho sconsigliato…solo io so come saresti in grado di avvelenare tutti qua con la tua arte culinaria! >
Stupito e Idiota come sempre.
Alzai subito una mano per tirargli un pugno diritto in faccia per fargli rimangiare quello che aveva detto, ma lui fu più veloce, e mi prese il polso a mezz’aria.
Mi guardò negli occhi e indossò quella maschera impenetrabile che non riusciva a trapelare nessuna emozione.
< Non sarai brava in cucina…ma sei brava a far qualcos altro…>
Quando lo disse la sua voce era ferma e seria come non lo era stata mai.
Il suo viso però non trasmetteva tristezza, rabbia o disappunto..anzi.
Un lieve sorriso contornò la sua bocca e la luce dei suoi occhi continuava ad essere più accecante, tanto da destabilizzarmi, che dovetti arretrare per appoggiarmi allo stipite. Lui seguì i miei movimenti e finì che solo pochi centimetri dividevano i nostri visi.
< In.. c-osa sar-ei brava allora…?> perché mi tremava la voce? Perché il cervello non riusciva ad agire adeguatamente alla situazione? Perché con lui non sapevo reagire, ma ero solo in suo potere?
Prese la mia mano d’impeto e se la portò al petto.
< A scaldare il mio cuore>
Spalancai gli occhi estasiata dalle sue parole.
Il Ranma del passato era stato sepolto da qualche parte nella foresta, perché non avrebbe mai detto una cosa del genere.
Il Ranma del presente era così diverso, maturo…e non faceva che stupirmi sempre di più.
Si era ricreata la situazione di quella volta della sua stanza.
Vidi di nuovo il suo viso avvicinarsi al mio lentamente.
E io cosa potevo fare?! Volente o nolente gli avrei dato qualsiasi cosa in quel momento…
Perché il corpo e tutto il mondo in questi attimi risponde sempre e solo all’irrazionalità.
Il cuore aveva preso il sopravvento sulla mia volontà.
E Ranma si era impadronito del mio di cuore…
E proprio quando il desiderio di rendere due in uno si stava per realizzare, come sempre qualcosa ci disturbò.
< Ranmaaaaa! Ma dove sei finito?? Sbrigatiii che la prima gara sta per cominciare! >
Dal folto del bosco venivano le voci concitate degli allievi della scuola che richiamavano Ranma nel vento, senza poter vedere in realtà cosa stava facendo lì davanti alla porta di casa.
L’atmosfera si era irrimediabilmente rotta, vidi la sua faccia allontanarsi da me, tirarmi una occhiata di delusione.
Il suo corpo si mosse per andare verso i suoi compagni.
< Andiamo, prima che tardiamo troppo >
Cominciò a incamminarsi verso la radura, lasciandomi me impalata davanti alla porta, senza forze per muovermi dato che tutte le energie erano state riservate per far correre il maledetto organo che mi batteva nel petto.
Perché doveva finire sempre così? Quando saremmo davvero andati oltre tutto questo?
Erano passati troppi pochi secondi affinchè la razionalità tornasse di nuovo padrona di me.
E quindi l’istinto fece la sua mossa.
Corsi velocemente verso di lui, afferrando il suo polso per farlo girare verso di me.
Il sole aveva creato un varco fra le nubi che illuminava solo il prato in cui eravamo.
Il vento soffiava pacato trasportando foglie e odori in tutta l’aria.
Gli animali correvano per i cespugli cercando un riparo per la pioggia che sarebbe ritornata.
Un fiore di ciliegio da qualche parte nel bosco era appena caduto a terra, terminando la sua piccola e bellissima esistenza.
Ed una coppia di innamorati finalmente per la prima volta provò l’ebbrezza di unire le proprie labbra,
le une con le altre.





  
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