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Autore: LeftEye    29/12/2007    17 recensioni
La bambina sconosciuta stava giocando con dei sassi, che aveva ammucchiato fino a creare una piccola costruzione.
Vegeta le si avvicinò sospettoso; lei sollevò lo sguardo verso di lui, gli sorrise e poi continuò a giocare indisturbata.
«Chi sei?» la interpellò il piccolo principe.
«Bulma» rispose lei senza smettere di maneggiare i sassi. «Tu sei un bambino?»
Vegeta si sentì profondamente offeso da quella domanda così sfacciata.
«No, io sono un principe» rispose con orgoglio.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bulma, Vegeta
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: Incompiuta
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Capitolo undici

 

 

 

 

 

Un distributore automatico di caffè con le gambe varcò la soglia del magazzino.

«Oh, grazie Napa, il caffè sarà la mia salvezza» sospirò Bulma.

«Questo è l’ultimo favore che ti faccio. Non voglio stare al servizio di nessuno, tanto meno di una Terrestre» sbottò seccato il Sayan.

«Su, non fare il capriccioso, se lo viene a sapere Vegeta si arrabbia» lo stuzzicò la ragazza, ottenendo un ringhio minaccioso da parte dell’omone.

«Attenta a parlare, anche tu corri dei rischi se fai arrabbiare Vegeta!» ribatté con cattiveria il Sayan.

«Ma io posso sempre tentare di sedurlo!» scherzò lei, giocando la carta del “sono una donna e nessuno mi può fare del male”.

«Non credo proprio. Vegeta è un pezzo di ghiaccio. Se ti dovesse scopare, lo farebbe una sola volta e poi ti ucciderebbe.»

Bulma rimase indignata dalla volgarità delle sue parole, ma la fecero riflettere.

Non voleva ancora credere che Vegeta fosse diventato una persona così diversa da quando l’aveva conosciuto.

Ogni giorno sentiva certe storie su di lui e sulle sue spietatezze, che le facevano venire i brividi. Dalla descrizione di quello che le veniva raccontato, Vegeta sembrava essersi trasformato in un mostro, una belva feroce e senza cuore.

Non che i Sayan fossero un popolo dolce e affettuoso, ma la ragazza non riusciva a togliersi dalla mente l’immagine di lui bambino, prepotente e un po’ viziato, ma che, quando passava i pomeriggi con insieme a lei, tirava fuori il lato tenero che ogni bambino, perfino quelli dei popoli più selvaggi, possedeva.

Ricordava che, dopo aver superato la prima fase di disprezzo reciproco, lui e Bulma avevano iniziato a giocare quasi pacificamente, e Vegeta si era anche rivelato un bambino educato e sincero.

Un giorno, correndo per il grande prato, lei era caduta e Vegeta era tornato indietro, l’aveva guardata sbuffando, ma poi le aveva teso la mano per aiutarla a rialzarsi.

«Che debole Terrestre» aveva borbottato il bambino, ma lei gli aveva sorriso e schioccato un bacio sulla guancia paffuta, facendolo arrossire violentemente.

Non aveva ribattuto. Un semplice bacio riusciva sempre a farlo zittire.

«Dai, mettiamoci al lavoro» disse Bulma ritornando seria.

«Io il mio lavoro l’ho finito» ribatté infastidito Napa. «Ora tocca a te rimboccarti le maniche e muovere il culo.»

“Questi Sayan” pensò Bulma sedendosi al tavolo da lavoro che le era stato portato. “Sono tutti degli insopportabili cafoni! E pensare che quando sono ritornare su Vegeta, vedendo tutti questi uomini muscolosi e virili, nella mia mente ho sentito suonare “It’s raining men”. Che delusione…”

Poi la scadenza datale dal Principe le ricordò un famoso film dell’orrore Terrestre.

“Fra sette giorni morirò! Lavora lavora lavora!”

Ma nonostante tutta la sua buona volontà di mettersi al lavoro, Bulma venne interrotta proprio in quel momento da C18.

«Disturbo?» chiese entrando nel magazzino.

«Certo che no!» si affrettò a rispondere Bulma. E in effetti, non era un disturbo.

«E’ meglio che ti racconti cos’ha fatto ieri sera Yamcha, prima che tu lo incontri di nuovo.»

«Qualcosa di brutto?» chiese preoccupatala Terrestre.

«Dipende da che rapporto c’è tra di voi. Immagino che non siate fratelli, vero?»

«No, decisamente no.»

«Allora non ti farà piacere sapere che, quando ti ha vista ubriaca fradicia, se n’è andato con un’altra ragazza, una ballerina che c’era lì.»

Gli occhi di Bulma si spalancarono a dismisura, come la sua bocca, dalla quale fuoriuscì un ruggito di rabbia disumano.

«Come ha osato?! Quel lurido verme, se lo prendo lo ammazzo! E pensare che gli ho permesso di mettermi le mani sotto la maglietta!»

C18 aggrottò le sopracciglia chiedendosi se Bulma non avesse ancora smaltito i residui della sbronza.

«Interessante…» mormorò ben poco interessata. «Che cosa hai intenzione di fare?»

«Te l’ho detto, lo ammazzo! Lo squarto, lo spolpo, lo strangolo, lo riduco in mille pezzettini! Vado subito a cercarlo, quel maledetto fedifrago!»

Si alzò di scatto dalla sedia, rovesciando anche alcuni oggetti presenti sulla scrivania, e abbandonò con passo veloce e deciso il grande magazzino, diretta… contro il petto possente e duro di Vegeta.

Ci sbatté proprio contro, e finì dritta per terra, senza che lui facesse nemmeno un tentativo di evitarle la caduta.

Lei quasi quasi sperò di vivere un déjà vu, che lui l’aiutasse a rialzarsi e le borbottasse seccato “Che debole Terrestre”, ma Vegeta non ebbe alcuna reazione.

«Ohi» si lamentò.

«Che ci fai fuori da quel magazzino?» le chiese lui, imperturbabile come sempre. «Mi sembrava di averti affidato un compito, o forse hai già finito? Forse è il caso che ti chiuda lì dentro a chiave» minacciò.

Lei si rialzò a fatica e, ancora carica della rabbia che aveva scatenato in lei Yamcha, non ebbe alcun timore nel rispondere:

«E tu, non hai niente da fare, o devi starmi intorno a criticarmi come una vecchia bisbetica?!»

Accorgendosi delle parole che si era lasciata sfuggire di bocca nei confronti Principe, se ne pentì subito e si portò le mani davanti alla bocca, spaventata.

Lui fece un sorrisetto difficile da interpretare, a metà tra lo schifato e… il divertito.

«Non sono io che devo rendere conto di quello che faccio, sei tu. E non hai risposto alla mia domanda.»

Bulma arrossì violentemente abbassando lo sguardo: si sentiva un’imbecille.

«Io… ecco… stavo andando a cercare una persona.»

«Chi?»

“Ma perché vuole sapere tutto?!” si chiese la ragazza, seccata.

«Yamcha… ho un conto in sospeso con lui.»

Vegeta la guardò con aria di rimprovero e le disse:

«Sistemerai i tuoi affari dopo. Lui è solo una distrazione. Quello a cui devi pensare ora sono i progetti.»

Si voltò sui tacchi dopo averle dato un’ultima occhiata indagatrice e se ne andò.

 

 

 

Lui è solo una distrazione… l’aveva detto con uno strano tono.

Quelle parole nascondevano forse un altro significato?

Certo, significavano che secondo Vegeta lei non avrebbe dovuto far altro che lavorare al suo progetto, per i prossimi sette giorni.

Imprecò, abitudine che aveva preso da quando era ritornata su Vegeta, e finalmente si mise al lavoro.

Realizzare la macchina che aveva promesso al Principe non sarebbe stato facile, e avere i minuti contati non l’aiutava di certo, ma gliel’avrebbe fatta vedere, a quel cafone!

 

 

 

Vegeta si diresse alla sua personale stanza degli allenamenti, chiedendosi perché mai fosse ritornato al magazzino; aveva già impartito gli ordini alla donna e ai soldati, non c’era alcun bisogno di andare di nuovo là in fondo… Semplicemente, le sue gambe avevano camminato in quella direzione e, se non si fosse scontrato direttamente con la Terrestre, si sarebbe fermato davanti alla porta, senza sapere cosa fare.

Forse si aspettava che succedesse qualcosa… ma che diavolo!

Scosse la testa, come per cercare di far funzionare di nuovo bene il cervello.

Se quella femmina non si fosse sbrigata a realizzare la macchina, l’avrebbe uccisa con le proprie mani.

Sì, doveva farlo, non aveva molto tempo a disposizione.

Doveva.

Ma era quasi certo che lei ci sarebbe riuscita.

 

*****

NdLefteye: morta e resuscitata! Scusate, questo capitolo era già stato pubblicato, ma vi ho apportato delle modifiche. Grazie a quelli che hanno ancora la pazienza di seguirmi!

 

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