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Autore: Queenofsockpuppets    13/06/2013    2 recensioni
Cristina ha da poco trovato un'amica molto speciale, che vive in un piccolo cimitero di campagna e custodisce un terribile segreto...
Genere: Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Cristina smontò dalla sua bicicletta entrò nel piccolo cimitero di campagna,spingendo il grosso cancello di ferro battuto laccato di nero.
Una cosa che le piaceva dei cimiteri di borgo era il fatto che fossero sempre aperti,non come quelli delle città,che erano ad apertura e chiusura automatizzata:aprivano solo ad una certa ora del mattino,ed alla sera,dopo il suono della sirena che avvisava la chiusura,i cancelli si chiudevano sigillando quel luogo di pace magica sino al giorno dopo.
Quel piccolo cimitero di campagna invece aveva il cancello privo di qualsiasi chiusura: nessun lucchetto,nessun chiavistello.
A Cristina piaceva frequentare quel luogo:si sentiva tranquilla,rilassata,in pace con se stessa.
E poi,aveva un altro buon motivo per andarci tutti i giorni.
Lì abitava la sua amica speciale:una ragazza dark tutta vestita di nero,con tanti tatuaggi e un piercing al naso(che Cristina giudicava mentalmente molto carino ogni qualvolta la vedeva)che era fuggita da casa sua,e da qualche settimana si era stabilita proprio lì,nel cimitero.
Aveva costruito il suo piccolo nido di fortuna tra due modeste tombe di famiglia,nascosto da una barriera di siepi in cui aveva praticato una piccola apertura: lì aveva sistemato il suo sacco a pelo,circondato da un arsenale di bottiglie di whiskey vuote e mozziconi di sigaretta.
Cristina prese dal suo zaino un sacchetto di nylon contenente due contenitori di plastica blu stracolmi di maccheroni al formaggio uno,e di prosciutto crudo e parmigiano l’altro.
Si avvicinò alla siepe che separava i due mausolei e sussurrò: “Amalia! Sono io!”.
Dall’apertura nelle piccole foglioline verdi spuntarono due occhi pesantemente truccati di nero.
“Era ora,vacca boia!” rispose una voce tutta contenta.
“Dai entra,prima che ti veda qualcuno.”
Cristina non se lo fece ripetere due volte, e si tuffò a capofitto in mezzo alle due siepi: “Sei in ritardo,oggi” le fece notare la sua amica, sedendosi sull’ormai quasi macilento sacco a pelo.
“Sì? Ho fatto così di fretta che oggi quasi mia mamma mi beccava. Ogni tanto mi chiede per chi è il cibo che porto via da casa.” disse Cristina,ridacchiando.
Amalia lanciò una risata alta,argentina,che aveva però un qualcosa che inquietò un poco la ragazza,ma forse era solo la sua bocca dipinta di nero.
Nel complesso il suo aspetto non era poi così trasandato: nonostante fosse scappata da casa,aveva avuto la freddezza di prepararsi uno zaino con poche cose importanti,tra cui la borsetta del trucco,così da avere sembianze se non proprio curate,almeno accettabili.
Anche se non aveva la possibilità di farsi la doccia come quando era a casa, non puzzava come chi vive all’adiaccio per molto tempo: la ragazza non si faceva problemi,e non appena vedeva una fontana pubblica raccoglieva l’acqua per poi lavarsi nel suo piccolo rifugio.
Non aveva ancora trovato una soluzione per i vestiti,però: i jeans che indossava,seppure li lavasse con lo stesso metodo che usava per lavare se stessa, erano ormai a pezzi,la t-shirt talmente sbiadita e rovinata da essere quasi trasparente, e le scarpe da ginnastica erano ormai talmente consunte che sembravano essere tenute insieme da uno sputo e qualche preghiera.
 “Cosa mi hai portato di buono?” domandò,guardando avidamente la busta di nylon.
“Maccheroni al formaggio e prosciutto crudo con parmigiano” rispose Cristina,estraendo i contenitori di plastica e porgendoglieli.
Amalia fece un’espressione leggermente rannuvolata: “niente whiskey?” chiese.
“No” rispose Cristina,decisa.
“Dovresti smetterla con quella robaccia.”
“Oh,ho smesso,infatti” disse Amalia con la bocca piena di maccheroni.
“Mi ci sono bruciata tutti i risparmi. E pensare che credevo che mi bastassero per prendere un aereo per il Giappone e iniziare una nuova vita! Bah! Se vuoi la mia,i sogni sono per le checche e per i bambini. Poi sbatti il muso contro la vita vera.”
“Come sei melodrammatica!” sospirò Cristina, sedendosi vicino alla ragazza.
Amalia fece spallucce,accendendosi una sigaretta.
 “C’est la vie,mon cherie.” disse sorridendo:“E poi,almeno il whiskey mi aiuterebbe a dimenticare uno strano incubo ricorrente che ho da quando mi sono “trasferita” qui”.
Cristina aggrottò le sopracciglia e domandò: “Quale incubo? Non me ne hai mai parlato”.
“Ah,non volevo spaventarti o sembrarti troppo inquietante” rispose la ragazza.
“Ma vedi,da quando sono qui sogno continuamente le liti che avevo in casa con i miei,io che scappo e che mi vengo a stabilire qui,nel cimitero.”.
“Beh,mi sembra normale che tu faccia di questi sogni,con quello che hai passato” osservò Cristina.
“Sì però,vedi” continuò Amalia “Nel sogno io bevo,proprio come faccio adesso qualche volta,solo che poi mi alzo,raggiungo la piccola stazione del treno che c’è poco lontano da qui,e corro incontro ad un espresso. E nel sogno il dolore è così reale, e poi tutto diventa buio,e io mi sveglio coperta di sudore.” Terminò,rabbrividendo un poco al pensiero del suo incubo.
“Strano,eh?” chiese all’amica.
“Strano forte” rispose Cristina,tranquilla.
“Come il fatto che tu sia qui da tre settimane e nessuno ti abbia ancora trovata.”.
“Già” disse Amalia,compiaciuta.
“Sono una volpe eh?Me li so scegliere bene i nascondigli,io!”.
“Sì ma quando prendi il treno per andare in città” insistette Cristina “Non noti i tuoi manifesti di persona scomparsa appesi dappertutto?”.
Amalia si mise il dito indice con lo smalto nero ormai ridotto a scaglie sotto il mento,in posa riflessiva: “Sì…però sono tutti troppo rincoglioniti per riconoscermi!” disse,infine.
Cristina si sporse verso di lei: “Amalia…non ti sembra un po’ strano che dopo cinque settimane i poliziotti non ti abbiano ancora trovata? Dopotutto casa tua è a soli dieci chilometri da qui…” mormorò.
Amalia la guardò con espressione interrogativa.
“Che vuoi dire?” chiese.
“I poliziotti sono troppo ritardati per…” “Te lo dico io” la interruppe Cristina.
“Nessuno ti cerca più perché tu sei morta,Amalia.”
Amalia la guardò muta e incredula per qualche istante,poi aggrottò le sopracciglia e disse: “Poco divertente…ma di sicuro effetto,comunque”.
Cristina la fissò,seria: “Non sto scherzando,Amalia. Tu sei morta e te ne devi andare.”.
“E sentiamo,come e quando sarei morta,secondo te? Perché morire senza accorgersene è un’impresa un pò ardua,non ti pare?” domandò Amalia.
Cristina estrasse dal suo zaino Cristina estrasse dal suo zaino un quadernone zeppo di ritagli di quotidiani e li mise sotto il naso di Amalia: la ragazza glieli strappò di mano,leggendoli avidamente,e ad ogni rigo la sua espressione somigliava sempre più a quella di uno che ha appena morso dentro un limone.
Il primo titolo recitava: “giovane ragazza si suicida gettandosi sotto un treno”.
L’articolo sottostante continuava,spietato: “Amalia S,diciannove anni,è stata trovata morta stamane lungo la linea ferroviaria che dalle campagne porta alla vicina città di B. La ragazza,fuggita da casa tre settimane prima,viveva ormai stabilmente nel cimitero di una piccola frazione non lontano da casa,come testimoniano gli abitanti del posto. La migliore amica di Amalia confessa che all’origine del’insano gesto ci sarebbero radicati problemi con la famiglia.”.
Il ritaglio seguente mostrava invece un necrologio su cui figurava una foto di Amalia in uno dei suoi giorni migliori, con i capelli ben pettinati e un vestito bianco.
Lo lesse con voce tremante: “dopo molte sofferenze ci lascia la cara Amalia S,di anni diciannove… I funerali avranno luogo…la cara salma verrà tumulata nel cimitero di…” scagliò il necrologio lontano, poi si alzò in piedi di scatto e balzò fuori dal suo nascondiglio.
“Amalia,fermati!” urlò Cristina,lanciandosi all’inseguimento della ragazza.
Amalia corse tutt’intorno al cimitero,cadendo in ginocchio davanti ad una lapide di marmo bianco poggiata sull’erba color verde intenso.
Cristina la raggiunse,fiaccata e ansimante per la corsa.
“Non e’ vero…non puo’ essere vero” singhiozzò Amalia.
La lapide recitava: “Amalia S. 1993/2013” e sotto un epitaffio: “nel pieno della vita camminiamo con la morte”.
“Ma come…” tentò di dire,ma Cristina la interruppe: “Il tuo sogno ricorrente in realtà non è affatto un sogno. E’ la tua morte che tu tenti di ricordare. Tu sei morta,Amalia,ma semplicemente non te ne sei resa conto del tutto,e hai rimosso il ricordo del tuo suicidio. Io ho visto tutto: quella sera avevi bevuto,come al solito, e ti sei messa a vociare per tutto il paese. Io ti ho seguita per cercare di calmarti,ma tu sei fuggita via. Ti ho vista scavalcare la rete della ferrovia, ti ho vista correre incontro a quel treno. Ti ho vista morire.”.
Amalia si coprì la bocca in un gesto disperata,quasi a voler soffocare un urlo.
Cristina continuò: “Poi,il giorno dopo,ti ho di nuovo vista gironzolare per il paese, e qualche volta anche in città. Non potevo credere che tu fossi sopravvissuta all’incidente, e infatti non era così: non dovetti fare due più due per scoprire che ti vedevo solo io. Gli altri abitanti del paese però continuano a sentire solo le tue urla e i tuoi schiamazzi provenire dal cimitero a tarda notte. Per questo sono venuta da te,Amalia. Stai terrorizzando tutti,te ne devi andare.”.
Amalia singhiozzò disperata: “Oh mio Dio, io…io non volevo morire…non sul serio…”.
Cristina si inginocchiò vicino alla ragazza: “Ma l’hai fatto e non puoi più tornare indietro. Te ne devi andare.”.
Amalia si alzò in piedi e si asciugò le lacrime,incredula:davanti a lei,a non più di dieci metri,si stava aprendo un varco luminoso,da cui poteva scorgere…era una città,quella? Le parve proprio di sì.
Si voltò verso l’amica: “Beh,pare che finalmente sia ora” sospirò.
Cristina annuì silenziosamente.
“Mi faresti un favore?” le chiese Amalia.
“Certamente” rispose Cristina.
“Dì ai miei genitori che gli voglio bene,vuoi?”.
Cristina sorrise tristemente,poi rispose: “Sì,certo.Buona fortuna,Amalia.Che tu possa trovare la pace che tanto desideravi in vita.”
Amalia sogghignò ed esclamò,prima di entrare nel varco: “E speriamo che dall’altra parte abbiano del whiskey!”

 
   
 
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