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Autore: ScratchThePage    13/06/2013    0 recensioni
Cosa accadrebbe se una ragazza che vive perennemente in discoteca e in compagnia delle sue amiche e il fratello ormai abbonato ai videogiochi raccontassero delle fiabe alla sorellina più piccola, sotto l'occhio vigile del nonno, vecchio tradizionalista? Ovviamente il risultato è tutto da sperimentare.
Genere: Commedia, Demenziale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: OOC, Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Esistono vari tipi di coraggio. C’è chi lo sperimenta in continuazione con prove estreme o chi lo utilizza solo quando serve. Altri scoprono di averlo solo in situazioni al limite della sopravvivenza e certi lo usano in imprese suicide.
Possiamo dire che chi appartiene all’ultima categoria abbia cercato di passare attraverso la marea di rovi che circondava il castello. Certo, l’idea di superare un ostacolo quasi titanico per salvare una principessa attirava molti... peccato che dei molti nessuno riuscì a superare quel groviglio di spine. Vi misero persino un cartello all’inizio:” Non tentare di passare, morte sicura”, ma questo stimolò i giovani a provare l’impresa.
In realtà uno ci riuscì ma, quando si accorse che i rovi avevano rovinato la sua perfetta acconciatura e il suo bel viso, decise di buttarsi giù dalla rupe dove sorgeva il castello. Meglio la morte che presentarsi in quelle condizioni, soprattutto davanti ad una principessa bellissima.
Eh già, come spesso accade, devono sempre nascere delle leggende attorno ad un evento misterioso.
Certi dicevano che la principessa fosse la ceratura più bella del mondo, altri che il castello ed il paese erano circondato da tutte quelle spine perché al suo interno era dilagata una pestilenza, altri ancora che quella fosse una base segreta dove facevano esperimenti sugli alieni. Quest’ultima, però, la sostenevano solo i più fanatici.
Tuttavia i cent’anni passarono senza che nessuno riuscisse a giungere all’interno del castello.
Un giorno, però, arrivò un giovane con la sua aereo-moto. Era da un bel po’che meditava di tentare l’impresa e alla fine si era deciso. I suoi amici avevano cercato di dissuaderlo, ma lui era stato irremovibile. Nemmeno le lacrime di sua madre l’avevano piegato.
Scese dal veicolo e si avvicinò ai rovi.
‹‹ Cosa volete fare giovanotto? ›› domandò una voce.
Lui si girò e vide che c’era un vecchietto con una bancarella fluttuante. Il fatto che vendeva souvenir del castello maledetto e magliette che riproducevano la scritta del cartello di avviso lo irritò, ma decise che era inutile arrabbiarsi.
‹‹ Voglio raggiungere la bella Rosaspina. ›› disse solennemente.
Il vecchietto batté le ciglia, perplesso.
‹‹ Mi scusi, ma lei che vende tutte queste cianfrusaglie non sa... ››
L’uomo batté di nuovo le ciglia.
‹‹ Ho capito, ho capito...››, concluse, agitando una mano, ‹‹ Rosaspina è il nome che le persone hanno dato alla principessa del castello. ››
Il vecchietto annuì, comprendendo le sue intenzioni.
‹‹ Io non tenterei l’impresa. ››
‹‹ Perché molti sono già morti? ››
‹‹ Esatto. E siccome lo sai, mi chiedo cosa stai facendo qua. ››
Il giovane estrasse la sua spada laser e la mostrò all’uomo.
‹‹ Nuove armi, maggiore possibilità di vincere.››
‹‹ Fai come credi. Io non piangerò sulla tua tomba. ››
Non gli badò e decise di proseguire. Non appena giunse davanti ai rovi trasse un grande respiro e alzò la sua arma. La abbassò ma, nel momento in cui doveva toccare gli arbusti, questi sparirono in una nuvola rosa.
Si guardò attorno perplesso, per poi fissare la spada laser, il prato davanti a sè, la spada laser e nuovamente il prato. Non era convinto che quell’arma fosse così potente: come poteva far sparire in un solo secondo una mare di rovi?
Scosse la testa e decise di proseguire: aveva la strada spianata, come poteva desiderare altro?
Risalì sulla sua aereo-moto e si diresse verso il castello, sotto gli occhi increduli del vecchietto. Smontò vicino alla cinta muraria ed entrò con cautela. Normalmente non credeva alle dicerie, ma se si parlava di pestilenza era sempre meglio stare attenti.
Sorpassò due individui sdraiati a terra e con delle corone in testa. Erano vestiti in modo alquanto strano ma, dopo che vide gli abiti sgargianti di un gruppo di ragazze poco lontano, decise che i loro erano alquanto normali.
All’inizio non capì il perché  tutti avevano delle vesti così retrò ma, quando si ricordò che l’incantesimo durava da circa cento anni, ebbe la risposta che cercava.
Proseguì ed entrò nella reggia. Dopo un paio di metri storse il naso: l’arredamento era un’accozzaglia di mobili pre-moderni e kitsch, per non parlare delle pareti.
Se questo era il gusto di un tempo, sono felice di essere nato in questa epoca. Pensò, continuando a camminare lungo il corridoio. Fu felice, però, di notare che le persone non sembravano affette da qualche strana malattia, se non solo da un sonno alquanto pesante.
Ora doveva trovare la principessa. Si avvicinò ad una donna che sembrava sul punto di svegliarsi e le chiese: ‹‹ Sa per caso dove si trova la principessa? ››
Questa sbadigliò e si stiracchiò.
‹‹ L’ho vista girare per il palazzo. Credo sia andata in quella direzione. ›› rispose, indicando una via laterale.
‹‹ Grazie mille. ››
‹‹ Di niente. ›› gli disse, mentre l’altro si allontanava.
La donna si stropicciò gli occhi, per poi accorgersi di non aver mai visto quel giovane con quella tuta aderente e nera. Si voltò , sperando di rivederlo, ma era sparito. Forse stavo ancora sognando.
 
Era stufo di girare per il castello a vuoto. Ogni persona che interrogava aveva solo informazioni vaghe su dove fosse la principessa.  Inoltre non riusciva più a sopportare il pessimo gusto dell’arredamento. 
Stava per abbandonare l’impresa quando notò delle scale che non aveva visto prima. Decise di salirle e fu sorpreso di trovare, in cima, una porta socchiusa. La spinse e vide a terra una fanciulla bellissima. Forse le voci riguardo la principessa erano vere o forse no, ma se quella era anche solo una semplice serva si accontentava. Non aveva mai visto una creatura più splendida e, soprattutto, senza alcun rintocco. Ancora non capiva perché certe ragazze si ricostruivano da cima a fondo, per poi sembrare dei cloni.
Si avvicinò con cautela e restò ad ammirarla per un po’. Era tentato di farle una foto e di mandarla ai suoi amici ma poi pensò che non era molto decoroso.
Si chinò per baciarla ma, proprio in quel preciso istante lei sbarrò gli occhi. Non appena lo vide urlò, terrorizzata.
‹‹ No, calma, calma... non è come sembra... ››
Quella, però, nella frazione di un secondo scattò in piedi e si rintanò lungo il muro.
‹‹ Chi sei? Cosa ci fai qua? Perché sei vestito in quel modo? ››
Il giovane perse un bel respiro e spiegò tutta la storia dell’incantesimo, dei pazzi che avevano tentato l’impresa e di come lui era là.
‹‹ Quindi hai spezzato l’incantesimo con la tua spada? ››
‹‹ Io non ne sono sicuro, anzi penso che... ››
‹‹ Allora sei il nostro salvatore! ›› urlò la principessa, per poi scattare verso di lui e abbracciarlo.
In quel preciso istante capì che, se figurava come un salvatore, poteva ottenere una certa ricompensa dal re.
‹‹ Sì, hai ragione. La tecnologia può fare miracoli. ››
‹‹ Oh, ti devo assolutamente presentare ai miei genitori! ›› gli disse, trascinandolo per la scale.
‹‹ I tuoi genitori? ››
‹‹ Sì, gli strani tizi con le corone che hai incontrato all’entrata. E non posso sicuramente fare un’eccezione per le mie amiche! ››
Si morse le labbra per quel commento.

‹‹ Scusa non volevo... ››
‹‹ Tranquillo. Sono passati cento anni: la moda sarà cambiata! ››
E fortunatamente in meglio. Pensò, dando un’altra occhiata a quell’orribile palazzo.
Alla fina trovarono i sovrani nelle cucine, davanti a due enormi tazze di caffè. Rosaspina iniziò a raccontare tutta la storia, mentre i suoi genitori annuivano più o meno consci di ciò che stava accadendo.
La discussione su cosa fare e che ricompensa dare al salvatore proseguì a lungo e fu chiamato in causa anche il consiglio reale, anche se non del tutto sveglio.
Così alla fine, tra una moka di caffè e l’altra, si decise di dare in sposa la principessa al suo salvatore.
Lui ne fu molto felice mentre lei, anche se non lo fosse stata, non avrebbe mai potuto dirlo. I doni delle fate le impedivano di dire qualsiasi cosa potesse ferire una persona.
 
‹‹ Nonostante non approvi la vostra versione, devo ammettere che avete seguito tutti gli eventi dell’originale. ›› disse, ancora incredulo che i suoi nipoti conoscessero così bene le fiaba. Altrimenti non avrebbero potuto creare quella parodia assurda.
Lucia e Michele si batterono il cinque, felici di non aver sbagliato nulla.
‹‹ Ora Francesca deve dare il suo giudizio. ›› annunciò il ragazzo.
La bambina iniziò a meditare, mentre lui sperava ardentemente che avesse un gusto migliore sei fratelli. Forse entrambi erano stati troppo influenzati dalla televisione: solo all’ interno dei suoi programmi si potevano vedere cose simili.
‹‹ Mmm... diciamo che non era male. ›› disse alla fine Francesca.
Sospirò: almeno non l’aveva esaltata.
‹‹ Non mi è piaciuto molto il finale. Volevo che il salvatore baciasse la principessa. ››
‹‹ Mia cara sorellina ››, le sussurrò Michele, cingendole le spalle con un braccio, ‹‹ Secondo te, come reagirebbe una persona se vedesse un perfetto sconosciuto che tenta di baciarla? ››
‹‹ Urlerebbe? ››
‹‹ Troppo gentile. Io gli avrei tirato un sonoro ceffone. ›› commentò Lucia, facendo scoppiare la gomma.
‹‹ Ecco la ciliegina che rovinò completamente la poesia della fiaba. ››
La ragazza sbuffò, seccata da quel commento.
‹‹ Suvvia no’! Ormai nessuno crede alla “poesia delle fiabe” ››
‹‹ Io sì! ›› esclamò Francesca entusiasta.
‹‹ Ma hai otto anni. ››
‹‹ Quindi? ››
Lucia agitò la mano, come se volesse farle capire che era un argomento di scarsa importanza.
‹‹ Quindi, che giudizio diamo a questa fiaba? ›› domandò Michele, cambiando argomento.
‹‹ Che potete fare di meglio? ››
Il sorriso che esibì suo nipote lo fece pentire amaramente di quella risposta.
 
 
Ringraziamenti:
Ringrazio  areon per aver inserito questa storia tra le sue seguite.
  
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