~ The arrow of Love ~
Socchiuse furtivamente la porta.
Fuori, nessuno. "E anche stavolta, Tem riesce a farla sotto il naso di tutti!!"
pensò allegra, sbucando nel corridoio e dirigendosi in punta di piedi verso il
portone d'ingresso. Era vestita come un perfetto cacciatore, e l'unica cosa che
la tradiva, oltre i capelli lunghi e lucenti, era l'accenno di seno che si
intravedeva dalla pettorina di cuoio.
Esercitò una leggera pressione sulla
maniglia, stando ben attenta a non far cigolare l'imponente porta di quercia,
che girò lentamente sui cardini. Un'ondata di luce invase il ciottolato esterno
al buio. Temari alzò il viso, ammirando le montagne che s'innalzavano in
lontananza, ai margini della foresta del regno. Si aggiustò l'arco sulla
spalla.
Prontissima per una nuova elettrizzante lezione, cominciò ad
inoltrarsi dove le fronde degli alberi oscuravano del tutto il sottobosco
solitario e silenzioso. Ogni giorno non vedeva l'ora di percorrere quelle poche
miglia che separavano il castello dal laghetto: si era scoperta essere una
grande appassionata di tiro con l'arco...
Appassionata di tiro con l'arco o
forse appassionata dei muscoli delle braccia del giovane istruttore a cui il suo
nobile fratello l'aveva affidata. L'insegnante di tiro con l'arco era un giovane
ragazzo al servizio della corte del regno da ormai due anni. Temari si addentrò
nella rigogliosa foresta, serpeggiando tre i tronchi robusti delle
querce.
Era ormai vicinissima al laghetto, sempre più eccitata nel rivedere
il suo favoloso maestro, quando una freccia le schioccò a qualche dito dal viso.
«Oddio!!» urlò spaventata, inchiodando di colpo tanto da cadere all'indietro,
ritrovandosi con il fondoschiena nelle foglie secche. Ancora terrorizzata per il
pericolo che le aveva quasi trafitto il cranio, si girò intorno tentando di
mettere bene a fuoco. «Hai i riflessi ancora un po' scadenti...» disse una voce
sopra di lei. Temari alzò il viso, quasi accecandosi ai raggi di luna che
trapelavano tra le fronde. Su un albero, c'era una sagoma...
La sagoma si
alzò in piedi sul ramo con un agile movimento di braccia e di gambe e, preso
slancio, atterrò sulla terra secca. Il giovane si posizionò dinnanzi alla figura
(che in questo momento aveva ben poco di una nobile) che tentava con fare
maldestro di liberarsi delle foglie secche appicicate sul fondochiena.
La
figura osservò quest'azione con molto interesse. Ad un'occhiata interrogativa
della ragazza, distolse lo sguardo. «Ha finito di pulirsi, Sua Magnificenza,
oppure deve anche rifarsi l'acconciatura?» scimmiottò, meritandosi un fulmine in
testa lanciato da Temari che sbuffò contrariata. «Abbassa la cresta, mio caro
Ninja, perchè quando si tratta di capelli, non sono l'unica ad averci fin troppa
cura!» puntualizzò, alludendo al codino curato ed eternamente perfetto dell'uomo
di fronte a lei.
Il giovane Ninja si sfiorò il codino con le dita di una
mano, sorridendo in modo impercettibile. «Modestamente ...» borbottò. "Ma che
faccia tosta" pensò Temari, sgrullandosi di dosso la terra. Soffiò allontanando
i fili di frangia dorata dagli occhi e si riaggiustò l'arco sulle spalle. L'uomo
rimase divertito a guardarla litigare con le radici della quercia in cui
le si era impigliata la veste impedendole di alzarsi. «Posso offrirle il mio
aiuto, sua altezza?» domandò l'uomo, con una leggera nota d'ironia che fu colta
immediatamente da Temari.
«Lo sai che sei terribilmente irritante?! E poi
chiami me "seccatura"» brontolò lei, mentre meditava su come vendicarsi. Fece la
vaga, poi, non appena il lembo del vestito fu libero, si fiondò alle spalle
dell'uomo puntandogli il suo fidato coltellino alla gola. «Ah-ah!! Ti mancano i
riflessi, eh..!?» Le parole le morirono in gola, quando notò di avere tra le
mani non la gola del Ninja bensì solamente il pesante arco che portava sulle
spalle. Lui era di fronte a lei, annoiato «Hai finito con gli esibizionismi?
Devo anche insegnarti ad agire senza che l'avversario preveda le tue mosse
mezz'ora prima che tu le pensi...»
Temari
s'infiammò. Come faceva a prevedere sempre le sue mosse? I suoi riflessi erano
maledettamente pronti in ogni circostanza e lei non riusciva mai a coglierlo di
sopresa. Forse era per questo che il suo nobile fratello aveva deciso di
affidare il suo addestramento alle cura di quel Ninja. Perché Shikamaru Nara
aveva ottime capacità di combattimento e riusciva a tenere testa a
quell'inclinazione ribelle che era radicata in lei e che non si addiceva affatto
alla nobile condizione che la contraddistingueva.
Temari sorrise sorniona a
quella presa in giro. Ormai non se la prendeva nemmeno più, perchè sapeva di non
avere molte speranze di mettere il suo maestro con le spalle al muro... In ogni
caso, era sempre piuttosto appagante farsi fregare da un tipo come lui. Persino
una donna orgogliosa del rango di Temari poteva godere nel farsi beccare con le
mani nel sacco... ma quando era Shikamaru a mettergliele era un'altro
mondo...
Non le dispiaceva che fosse, al contrario, Shikamaru a metterla
spalle al muro. A Temari piaceva dannatamente quando nel bel mezzo
dell'addestramento, mentre si aggirva attenta e furtiva fra le querce con l'arco
puntato in aria, la soprendeva come un'ingenua e la braccava con le forti
braccia, rimproverandole di tenere troppo bassa la guardia. Ma il punto era che
lei la guardia la teneva bassa di proposito. Specialmente quando si allenavano
di notte, nel cuore della foresta, perché le piaceva sentire il contatto con il
suo corpo, la sua voce che nell'oscurità la rimproverava con una punta di
malizia.
Lo osservò con un lieve sorriso mentre si voltava per raggiugere il
lago. Scosse la testa, per disincantarsi, e lo seguì. Arrivarono alle acque
cristalline del lago, nato da una fonte nelle vicinanze che sembrava sgoragare
grazie ad un'antica magia. La leggenda che ricopriva dolcemente quelle onde era
reale, di questo ne erano sicuri, dato che il mago che la originò aveva lasciato
un segno indelebile su di essa. Sotto la luce delle stelle, le lievi acque
scorrevano tranquille e luminose, come fossero popolate da miriadi di piccoli
pesci argentei.
Shikamaru si voltò a guardare la giovane raggiungerlo sulla
sponda del lago. La luna si rifletteva luminosa e lattea sulla superficie piatta
dell'acqua. Una lieve brezza spirò sulla riva destando lievemente il lago e la
natura circostante. Shikamaru sorrise sornione. Si rigirò e afferrò con mastria
una freccia dalla faretra che aveva legata dietro le spalle. Tese la corda e con
un rapido movimento di braccia scoccò la freccia che si conficcò con un sibilio
angusto nel tronco di un albero a diversi metri di distanza. Fiero della sua
abilità nel centrare i bersagli anche nella profonda oscurità che regnava il
bosco di notte, si voltò a guardare Temari con un sorriso di sfida.
La
ragazza era intimorita quando la sfidava. Sapeva che non avrebbe mai potuto
eguagliare la sua abilità... tuttavia, era suo maestro proprio per quello.
Inforcò una freccia tra due dita sottili e la portò in linea con il suo occhio,
tra la sua mano e il legno robusto dell'arco. Chiuse un occhio per prendere bene
la mira, assaporando i venti che soffiavano da tutte le direzioni possibili e
che avrebbero potuto deviare il suo colpo. Ancora insicura, scagliò il dardo,
che andò a cadere tra le acque limpide del lago.
«Con tutto il rispetto,
altezza» cominciò il giovane ninja. Temari sollevò lo sguardo mordace verso di
lui. Sapeva già che l'avrebbe rimproverata e per quanto quella voce potesse
provocarle un fremito, il suo orgoglio ne resintiva altamente. «Anche un cieco
avrebbe saputo fare di meglio» . Temari si morse il labbro inferiore che prese a
sanguinare pigramente sugli angoli della bocca. Ma non gliela avrebbe data
vinta. Lei non era una che si arrendeva. Tirò su la testa, fiera e orgogliosa, e
con fare deciso inforcò una nuova freccia. Questa volta non avrebbe
fallito.
«Che Dio mi aiuti...» sibilò a denti stretti, allineando la freccia
con il bersaglio. "Non posso permettermi di mancarti..." Calcolò la traiettoria,
il vento, la sferzata, qualsiasi cosa potesse influire sulla direzione della
freccia, quando Shikamaru la distolse da tali inceppamenti mentali. «Lascia
perdere ciò che ti impone la ragione. Usa l'intuito» Temari distolse qualche
momento lo sguardo. Era strano sentirsi dire una cosa del genere da un Ninja...
ma voleva credergli. Decise di osare: chiuse gli occhi, seguì ciò che le diceva
l'istinto e scoccò la freccia. Aprì gli occhi solo quando ne udì il rumore
secco: aveva centrato il bersaglio.
Orgogliosa e fiera del suo operato, levò
sprezzante lo sguardo sul suo maestro, impettita. «Cosa le avevo detto,
seccatura? E lei, di grazia, che si stava trastullando con tutti quei calcoli
mentali, quando basterebbe semplicemente contare sul proprio intuito» sentenziò
Shikamaru, levando le frecce dal tronco robusto. «Possiamo passare alla seconda
fase dell'allenamento» soggiunse, guardando verso Temari.
Con notevole
velocità scoccò un'altra freccia. Temari pensò che, per fare lo spaccone, non
avesse nemmeno mirato, tanto era preso dalla velocità con cui l'aveva gettata.
Era già pronta a ridergli in faccia, quando un sommesso fruscio le prosciugò la
bocca. Il sorrisetto canzonatorio di Shikamaru pareva essere prova che sapesse
cosa stesse per dire. Temari, ignorandolo, levò gli occhi al cielo. Il dardo si
era incastrato tra le fronde degli alberi, e, di fronte a questa, svolazzava
pigramente una foglia con un foro proprio nel centro. Si voltò verso il maestro,
indispettita «E' stata solo fortuna!! Non venirmi a dire che senza mirare hai
colpito quella foglia...» «Non ti scrivellare, Temari! Ti ripeto, usa l'intuito,
oltre che la ragione! Non farti soggiogare!» La ragazza si girò, offesa. «Ora
tocca a te!» disse lui, incamminandosi verso un punto imprecisato del bosco.
«Cosa... dove stai andando?!»
«Di grazia, la smetta di seccare e porti il suo
sederino sodo nella foresta!» la beffò Shikamaru, saltando con agilità su un
ramo, in alto. Temari lo guardò stralunata. «Bada a come parli! Io sono sempre
una nobile... e poi non credo che a mio fratello farebbe piacere il modo in cui
ti rivolgi a me, Shikamaru. Lo troverebbe troppo confidenziale» ribatté,
sorridendo sorniona.
Il Ninja ribattè con un sonoro "Tsk", fermandosi su un
ramo alto e robusto, agile come un'aquila. Posò le mani sui fianchi, per
allargare la sua figura, e lanciò la sfida. «Dato che è tanto in gamba, Sua
Altezza, provi a prendermi». Temari si domandò dove fosse il difficile. Ma, non
appena mosse un piede per darsi lo slancio, la voce dell'uomo la bloccò «Non a
piedi, furbacchiona. Colpiscimi con una freccia.» La ragazza continuava a non
capire dove fosse il difficile. Il bersaglio era un po' più in alto, sì... ma
era sempre come la sfida precedente... «Come vuoi...» disse rassegnata,
inforcando un dardo nell'arco. Non appena lo fece, però, Shikamaru cominciò a
saltellare da un ramo all'altro come uno scoiattolo. Temari tentò di seguirlo
con lo sguardo, poi, esasperata, esclamò «Per Dio!! Vuoi stare fermo?!»
Ma
Shikamaru non accennava ad arrestarsi. Continuava a balzare da un ramo
all'altro, veloce e scattante come il vento. Fu allora che Temari capì. «Aspetta
un momento... non mi dirai che...» lasciò la frase in tronco, corrucciata.
Quella notte aveva davvero deciso di umiliarla alla grande! Come avrebbe fatto
al colpire un bersaglio in movimento? «Sempre così rapida nei ragionamenti,
seccatura?» la schernì Shikamaru. Temari alzò la testa in cerca del giovane
Ninja. Non riusciva a capire da che punto della foresta provenisse la sua voce.
«Non è giusto! Non mi sono mai allenata con bersagli in movimento» disse fra sé
e sé, torturandosi il labbro inferiore.
Si guardò intorno, tentando di
inseguire con lo sguardo la figura sfuggente del Ninja. Non riusciva a vederlo,
come avrebbe fatto a colpirlo? Centrare una foglia era già immensamente più
semplice di centrare un uomo in movimento... della foglia si potevano prevedere
i movimenti, oltre al fatto che era anche molto più lenta... Probabilmente era
un esercizio che nemmeno Shikamaru era mai riuscito a portare a termine, e così
ora lo rifilava a lei, tanto per umiliarla!! Ma non gliel'avrebbe data vinta. Se
proprio ci teneva a farla sentire una fallita, avrebbe dovuto tirarcela dentro
con un cappio al collo! "Bene, caro maestro... Ora ti faccio vedere io"
Focalizzò con gli occhi, poi, con un rapido scatto, si mise all'inseguimento
della sua preda.
Il suo obiettivo era cambiato. Non avrebbe pasato l'intera
nottata a cercare di colpire Shikamaru dalla terraferma come una
tonta ... «Adesso si fa' a modo mio!» sogghignò Temari, con un inquietante
sorriso sulle labbra. I suoi occhi acquamarina furono attraversati da un lugubre
lampo. «Ti farò pentire di avermi sfidato» sussurrò, minacciosa. Preso slancio,
saltò sul ramo su cui prima era atterrato Shikamaru. Un fruscio di foglie secche
a nord attirò la sua attenzione. Temari rizzò le orecchie e aguzzò la vista,
tentando di distinguere le sagome in quella oscurità opprimente che dominava la
foresta. Le sue pupille dilatate videro una figura balzare in direzione
nord-est. Temari si lanciò in quella direzione, attenta a non far rumore.
L'avrebbe colto di sorpresa per poi metterlo spalle al muro.
Sfortunatamente,
l'uomo stava saltando sullo stesso ramo nello stesso momento. Solo, in direzione
opposta...
I due crani sbatterono con tale violenza che Temari temette di
esserselo quasi rotta. Shikamaru, che stava andando decisamente più veloce di
lei, venne spinto dalla forza cinetica in avanti, precisamente addosso alla
giovane. Temari, frastornata dalla botta, si sentiva, oltre alla testa pesante e
dolorante, un peso sullo stomaco e un calore innaturale. Riaprendo gli occhi, si
rese conto chi era l'artefice di quella strana sensazione: Shikamaru le stava di
sopra...
Il suo corpo le donava un tepore che sembrava avvolgerla tutta nella
fresca brezza che tirava quella sera nel cuore della foresta. I loro visi,
seppur contratti in una smorfia di dolore, erano pericolosamente vicini. Ma
Shikamaru non si era accorto di nulla. Aveva solo percepito una forte botta al
cranio e gli occhi gli stavano lacrimando di riflesso. «Ma che diavolo è stato?»
borbottò, premendosi una mano sulla testa. Temari, sotto di lui, fu
impadronita da un inaspettato desiderio: chiudere la distanza fra i loro volti.
Senza pensare alle conseguenze, senza preoccuparsi della sua reazione, afferrò
il giovane ninja per il bavaro e con fare deciso lo avvicinò a sé, sorridendo
soddisfatta. «Bersaglio centrato» sussurrò, al suo orecchio.
Shikamaru lì per
lì non capì cosa stesse succedendo. Aveva appena messo a fuoco la sua allieva,
che si rese conto come lei lo stesse inchiodando contro di sè. Si ritrovò
intrappolato nella morsa del suo desiderio. Shikamaru cercò di rimettere in moto
il cervello per prendere in mano la situazione, ma Temari persisteva prepotente
a schiudergli le labbra, indispettita. Fu allora che Shikamaru decise di non
fare nulla, se non ricambiare passionalmente il bacio, s'intende! Qualche
secondo di respiro affannoso, e Temari si staccò dal bacio per poter riprendere
fiato. Avrebbe voluto osservare in eterno lo sguardo attonito del Ninja, per una
volta non concentrato ed attento, ma stralunato e confuso. «In una cosa i giochi
si invertono, eh, maestro?»
«In una società come la nostra,
Messere, non è il patrimonio di cui un uomo vanta a renderlo prestigioso, ma
semplicemente il suo titolo» spiegò con voce altezzosa l'uomo dai lunghi capelli
castani e gli occhi dal color della luna. L'altro annuì percettibilmente con il
capo, chiedendosi dove volesse andare a parare. «La sua antica famiglia ...»
riprese il giovane uomo dai lunghi capelli castani. «... è ormai da secoli
relegata al titolo di (inserire titolo!)» si fermò un attimo, scrutando di
sottecchi la reazione del suo interlocutore. «Lei sa che i titoli orami si
acquistano semplicemente sulla fiducia personale del re, Messere?» «Ne sono a
conoscenza» rispose il giovane nobile dai capelli rossi, mantenendosi sulla
difensiva ma con tono rispettoso. «Bene» continuò l'altro, «Voglio darle la
possibilità di ottenere una delle più alte onorificenze.» Il rosso, conoscendo
quando quell'uomo potesse essere subdolo, non sapeva se fidarsi o meno. «Ma,
ovviamente, ad una condizione...» Alzò il volto, scrutando il suo
cinico interlocutore negli occhi. Questo sorrise, beffardo «Vostra sorella
è una fanciulla davvero incantevole...»
NDLily_90: Che ne dite di una bella bella Shika/Tema ambientata nel lontano Medioevo? Speriamo che l'idea vi piaccia, un bacio
NDNiraw: L'alleanza con la mia colleguzza Sara-san ha dato i suoi frutti! Diteci che ne pensate ^^ bazo!