“Artemide sbrigati! Il treno non aspetta mica noi”
Artemide butto nel suo baule il libro di artmanzia e chiuse con un calcio il coperchio. Odiava quella maledetta materia, ancora si chiedeva perché l’anno prima l’aveva scelta; ma soprattutto odiava sentirsi dare degli ordini come aveva fatto adesso sua zia. E sti cavoli di quel maledetto treno!
Scese la scalinata di marmo bianco che portava all’ingresso trascinandosi i bagagli che pesavano un quintale. Quello taccagno di suo zio non voleva prendere un nuovo elfo domestico dopo che tre anni prima se l’era fatto scappa come un pollo.
“Muoviti!” richiamo la zia
Artemide giurò a se stessa che la prossima volta che si sarebbe appellata a lei in quel modo l’avrebbe affatturata. Nessuno poteva permettersi di dare degli ordini a Artemide Lastrange…o avrebbe dovuto di Malfoy.
Lei andava fiera del suo cognome, ma per i casini fatti dai suoi genitori era stata costretta a cambiarlo quando era stata adottata dai suoi zii materni. 
Odiava quella casa…e odiava quello stupido specchio vittoriano che la zia aveva avuto l’orrendo gusto di metterlo li. Si concentrò un minuto su di esso e sulla figura che rifletteva: una ragazza alta, dall’aspetto austero e che incuteva timore incorniciato da capelli ricci del colore della pece raccolti in una coda laterale. Occhi color del ghiaccio, come quelli del cugino, come quelli di zia Andromeda. Occhi che incutevano timore in chiunque si soffermasse a guardarli e teneva alla larga chiunque si considerasse un debole.
In quel momento un ragazzo biondo si affaccio sulle scale, l’unico che in quella casa sopportasse. “Scusa, ma stiamo facendo tardi e mamma sta andando davvero di matto” 
“Ok Draco scendo subito. “ Nonostante tutto adorava il suo cuginetto e non gli sapeva dire di no.
Quindici minuti dopo erano davanti alla locomotiva scarlatta ed era partenza per Hogwarts.
“Cu cu” qualcuno da dietro gli copri gli occhi
“Scemo sei l’unico che avrebbe il coraggio di farlo senza aver paura di essere schiantato” rispose la ragazza girandosi verso l’amico.
“Ah buono a sapersi. Così non rischierò che nessun’altro ti si avvicini” disse prontamente il ragazzo mettendo su un sorrisetto malizioso.
“Allora sei più scemo di quello che sembri!”
“Eddai scherzavo!” 
“Dai andiamo a cercare un posto” e si incamminarono per i corridoi del treno stipati di ragazzini.