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Autore: Allie_Mayniac    13/06/2013    2 recensioni
Me lo immagino mentre mi bacia la guancia per la prima volta prima che io entrassi a casa mia a circa 12 anni. E’ come se ci sia sempre stato.
No,in realtà c’è sempre stato anche in questi mesi. Solo che non lo sapevo.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Drowing in my memories.

I don't want a life saver, no
but let's just gonna save this love?

Conor Maynard-Drowing




Il giorno dopo.


*Karen's POV*

-Deb, non capisco più niente della mia vita, credevo non esistesse niente peggio di questa merda di scuola, ma mi sbagliavo.-

-Hai bisogno di sfogarti?-

-Tranquilla, lo so che sei sempre disponibile e ti ringrazio per questo!-

-No no, dico sfogarti e dire ciò che non diresti mai neanche a me, a Julian, ad Alex, sfogarti fino a liberarti di ogni parola..-

-Mi servirebbe..-

-Conosco un posto e un modo. -
 

Un’ora dopo.
 

E questo sarebbe il posto perfetto per sfogarsi? E’ un fottuto parco dimenticato da Dio!

Metto in play ‘yellow raincoat’ come mi è stato consigliato e mi siedo davanti a una quercia. Dopo qualche minuto in cui farfuglio cose senza senso vergognandomi da morire inizio seriamente a sfogarmi.
 
-E’ un casino! Insomma, partiamo dal compleanno di Austin, mi ricordo che mio padre era vivo, mi aveva accompagnato lui a comprare i vestiti da indossare. Mi portava sempre in giro per  il Texas a vedere mostre d’arte. Aveva un rapporto distaccato con mia madre, ma erano come fratelli, non potevano divorziare, soprattutto sapendo come mi sarei sentita io dopo. E fin qui ci sono.
La festa di Austin era stata una festa normale per un quindicenne,un po’ di alcol, una pizza assieme …  si parla di quindicenne giusto? Quindi Austin ha ancora 15 anni? Insomma, ok che si cambia nell’adolescenza ma non credo che in meno di un anno possa essere cambiato così tanto!-

Mi blocco senza riuscire a capacitarmi di ciò che sto dicendo.

-Dal giorno del compleanno di Austin non ricordo nient’altro.. Solo che il giorno dopo sarei dovuta andare con mio padre a un mostra non so neanche di chi.-

Non so come continuare e mentre disperatamente cerco di ricordare,un senso d’ansia mi opprime facendomi annaspare per qualche secondo, il mio respiro torna regolare e chiudo gli occhi.

Sono in macchina,è mattina presto. Sento David Bowie cantare dallo stereo e vedo mio padre guardarmi e  sorridere. Riporta lo sguardo alla strada ma nel giro di pochi secondi un tir della coca cola invade la nostra corsia e poi buio, buio totale.

-NO NON PUO’ ESSERE! COSA E’ SUCCESSO?-

Apro gli occhi e un tubo è attaccato al mio braccio, le lenzuola bianche mi fanno caldo pur essendo congelate. Intorno a me nessuno, solo quattro mura vere chiaro e un mazzo di fiori: una rosa bianca e sei biancospini, che significano rispettivamente silenzio, purezza e dolce speranza. Mi si gela il sangue nelle vene e provo a urlare il nome di mio padre trovando la mia voce roca e debole inutilmente arriva un infermiera ma appena mi fa una domanda rivedo il buio intorno a me.

Sento il mio cuore muoversi più lentamente e per farmi coraggio seguo la canzone attualmente in play, ‘love me like you do’.
Penso alle poche informazioni,se così si possono definire, che ho di mio padre. Riprendo a parlare a voce bassa.

-‘Si è trasferito lontano,non ha senso dirti dove ’ ‘non ha senso dirti dove è, non tornerà’ ‘ è stato costretto ad abbandonarti, sai che ti vuole bene’ ‘ti adorava, cioè ti adora tutt’oggi ma non può tornare’ ‘ non aspettarlo’ e quindi, care mie brutte stronze di madre e zia che mi ritrovo, volete negarmi la verità? Lui non è partito, lui mi voleva troppo bene! Perché non posso sapere la verità? E’ mio diritto sapere cosa è successo nella mia vita. E’mio diritto sapere se mio padre è vivo, cosa di cui al momento mi trovo a dubitare seriamente.-
Infuriata mi blocco e non continuo, guardo quella quercia come se fosse stata lei a negarmi la verità e do dei pugni alla corteccia spaccandomi le nocche. Sento delle mani delicate prendermi per le spalle,inizialmente penso sia qualche guardia forestale rompipalle a dirmi di non maltrattare l’albero, ma come mi volto infuriata incontro degli occhi chiari e disperati che cercano i miei.
 
 Kaos mentale.
 
-Karen calma, calmati!-

Mi trascina vicino a lui e seduti sull’erba ci guardiamo finché un altro attacco di panico non minaccia di farmi impazzire.

-Austin! Cosa mi è successo? Perché sei qua? Sto impazzendo vero? Mi sto immaginando tutto? Dio , Austin rispondi! Sono pazza?-

-Sssh Karen, ci sono io qui! Non sei pazza, solo che non ti è mai stata detta la verità. Ho dovuto pregare Deborah in 100 lingue per sapere dove andavi e meno male sono arrivato in tempo, sentivo che stava per succedere qualcosa, per questo sono venuto, me lo sentivoa. Ho ascoltato tutto, mi sono perso nei tuoi attimi di silenzio, immagino tu abbia avuto dei ricordi..-

-Flashback. -

-Si, flashback..del tipo?-

-Un incidente, un tir, io e mio padre..il mio incubo rincorrente..-

-Poi?-

-Dei fiori in ospedale, sai, da piccola mi hanno insegnato il linguaggio dei fiori…-

-Chi? Cosa volevano dire?-

-Tua nonna. Una rosa e un biancospino.-

-Oh si, capisco, credo li abbia scelti lei.-

-Ti prego, voglio la verità.-

-Karen, non la so per intero neanche io, al momento posso solo dirti che quando mi hai visto all’ospedale,  qualche settimana fa, stavo tenendo la sigaretta alla ragazza perché me l’ha chiesto dato che voleva un autografo e stava cercando un foglio e una penna. E le tue parole mi hanno ucciso..capisco che in quel momento eri solo arrabbiata e fragile ma l’ho trovato esagerato.-

-Austin, quella è una puttana, e mi odia più di chiunque altro , scusami, non ero in me...posso chiederti solo un’altra cosa?-

-Si..?-

-Hai seriamente 15 anni? Ai tuoi quindici anni eri altro quanto me ora sei non so, venti centimetri più alto? Ormai non so più cosa pensare.-

-Ne ho quasi 17 Karen.-

-17? Che cazzo è successo?-

-Non sono io a dovertelo spiegare, per quanto vorrei poterlo fare.  Andiamo da tua madre.-

-Ok..-
 
Si alza mostrandomi dall’alto tutta la sua bellezza, i suoi lineamenti da uomo, la mandibola rigida, la sua forma muscolosa.
Mi tende un mano e mi sorride, cercando di nascondere l’agitazione e l’ansia.

Mi tiro su e d’istinto lo attiro a me, prendo tutta la forza rimasta e mi faccio abbracciare dalle sue braccia così potenti.
Dopo qualche minuto sono io stessa a sciogliere l’abbraccio, ma pur sempre tenendo il mio braccio intorno al suo fianco mi faccio trainare alla sua macchina parcheggiata a una decina d metri di distanza dalla quercia.

Una volta in macchina mi perdo nei suoi lineamenti per qualche minuto poi mi ordino di guardare altrove, guardo le sue mani, guardo i suoi braccialetti uguali ai mie, il suo anello al pollice sinistro.

Quando sto per ricascare nell’osservare il suo viso la macchina frena e scorgo dal finestrino casa mia.
Come una furia esco dalla macchina e mi attacco al campanello. Sento Austin alle mie spalle scendere a sua volta e venire al mio fianco, sento la sua mano sulla mia spalla.

-Dai, molla il campanello, ora aprono.-
 
La sua voce apparentemente tranquilla mi convince e faccio come mi è stato consigliato.
 
Viene ad aprire Zia Cat tutta agitata.

-Karen, tesoro che cosa è successo? Sono le 23! Oh, giovanotto entra pure, come ti chiami?-

-Io sono Aust..-

-Dove cazzo è mia madre? Se è a lavoro chiamala e dille di venire, SUBITO!-
 
Trascinandolo per un braccio, conduco Austin dentro assieme a me.

-Scusa la poca ospitalità, poggia il giubbotto, non credo che questa “ conversazione” possa durare poco.-

Enfatizzo la parola conversazione facendo le virgolette con le mani.

Butto sull’attaccapanni capotto e cappello per poi accasciarmi al fianco di Austin sul divano, tenendo le debite distanze per evitare di piangergli addosso come una bambina capricciosa.

-Karen, io..io.. chiamo il mio manager e Alex e gli dico che torno tardi?-

-Digli che non sai quando torni, ti prego, resta con me. Stay with me baby, stay with me tll the end of the this war-

Lo guardo negli occhi cercando di nascondere tutta l’ansia repressa in me.

-Io resto, oggi e per sempre.-

Mi prende la mano rimanendo alla sua distanza, e mi accarezza intorno ai segni del pugno all’albero
Poi guarda l'orario.

-Vorrei solo leggessi questa, è una specie di lettera.. volevo dartela appena arrivato ma non ho avuto occasioni.-

Tira fuori da una tasca interna della felpa un insieme di fogli piegati da cui scorgo scritte nere e rosse.

-Adoro le lettere.-

La prendo dalla sua mano sinistra mollandogli la destra e inizio a leggere, a leggere senza riuscire a smettere, senza staccare dalle parole stampate gli occhi ormai umidi neanche al suono di mia madre tornata  a casa. Leggo sentendo un sentimento strano dentro di me.
 
 


OOOOH-EEEM-GII


Amo questo capitolo, non sul serio, è raro che mi piaccia qualcosa scritto da me.
E' luuunghissimo e spiega delle cose, complicandole altre(?)

C'è la presenza di Austin e i pensieri/scleri di Karen.
AAAWR assieme sono così pucciosi *w*

Il prossimo capitolo sarà la lettera di Austin e, non ho idea di cosa sarà.


Grazie mille alle lettrici di questa storia, il primo capitolo è arrivato a 1000 visualizzazioni, WWWWWWWWWWWWOAH, vi amo.

Ho amato le vostre recensioni!

Inoltre, vi volevo avvisare che ho pubblicato tre storie, una OS e due prologhi ( o prologi?) che ora vi linko sotto.



Un'estate da cazzoni 


S
tuck in the moment


J
aden, a beautiful past








P.S. Metterei le gift o i banner, ma il pc va troppo lento e la rete gioca a nascondino :c

 baci,
xx Alex

  
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