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Autore: IlariaJH    13/06/2013    3 recensioni
Appena tirata su, la colazione perde tutta la sua importanza. Non sento più l’odore di brioches e caffè. Non presto nemmeno attenzione al mio stomaco che continua a brontolare dalla fame. Sono seduta davanti all’attore per cui ho una cotta da quando avevo sedici anni. Sono seduta davanti a Josh Hutcherson.
Genere: Drammatico, Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: PWP
Capitoli:
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Jealous guy – part 2.

I was trying to catch your eyes,
Thought that you was trying to hide.
I was swallowing my pain.
I was swallowing my pain.
John Lennon – Jealous guy.

 
 
 

Il mio arrivo sul set in Canada porta con se un sacco di novità.
«Tu lo sapevi che Jimmy si sposa?»
Non mi preoccupo nemmeno di salutare Josh, entrando nella roulotte che ci hanno assegnato. Fortunatamente, questa volta, si sono risparmiati i costi di due di queste enormi case di lusso su quattro ruote.
«In realtà, lo sapeva ogni persona che si interessa di gossip su questo pianeta.» Con un alzata di spalle si avvicina e mi posa un leggero bacio sulla guancia. «E forse anche quelli a cui non gliene importa nulla. Ma tranquilla!»
Gli lancio un’occhiataccia.
«Tanto voleva essere lui a dirtelo per primo, quindi va bene.» mi sorride. «Ciao anche a te, comunque.»
Alzo gli occhi al cielo e lascio cadere la mia valigia a terra. Poi mi dirigo verso l’enorme divano e mi ci butto a peso morto sopra, talmente stanca che nemmeno Cochise che mi lecca la faccia mi infastidisce più di tanto.
«Come sono andati gli esami?» Josh mi fa posizionare con la testa sulle sue gambe, prendendo ad accarezzarmi i capelli. «Non mi hai chiamato e…»
«Bene. Credo che dovrò studiare più spesso in riva al mare!»
Lo sento ridere.
«Come è andata in questi giorni, a te?»
Spero di sentirgli dire che è diventato amico di Alex, perché in questi giorni ho pensato davvero tanto alla sua gelosia. E, tutte le volte, mi tornava alla mente l’ultima sera alle Hawaii. Quando avevo sentito aprirsi quella piccola crepa.
Ma, evidentemente, mi illudo troppo.
«Beh, non abbiamo fatto molto.» la sua mano smette ti accarezzarmi i capelli. «E, visto che si muore di freddo qui, quando siamo liberi ci barrichiamo nelle roulotte.»
Ovviamente. Che cosa mi aspettavo?
Evito di commentare, cercando qualcosa da dire per cambiare argomento, ma Josh mi anticipa.
«Ho una notizia bella, una brutta e una proposta.» nella sua voce c’è una nota di impazienza. «In che ordine le vuoi sapere?»
Ci penso un attimo.
«Bella, proposta e brutta.»
«Okay.» la sua mano riprende ad accarezzarmi i capelli. «Devo partire da qualche mese fa perché tu possa capire, però.»
Annuisco.
«Prima di conoscerti, pensavo che fosse arrivato il momento di scrivere, produrre e dirigere un film.» le sue continue carezze mentre parla minacciano di farmi addormentare, ma tengo duro. «Avevo alcune idee per la sceneggiatura, ma non riuscivo a collegarle. Mentre ti portavo a casa, la sera in cui ci siamo conosciuti, sono praticamente esplose tutte nello stesso momento. Continuavano a susseguirsi scene nitide nella mia testa e ero nel panico. Tu barcollavi e non riuscivi a reggerti in piedi da sola, e io non avevo niente su cui scrivere.»
Cerco di ripensare a quei momenti da ubriaca ma ancora adesso, a distanza di mesi, non riesco a ricordare assolutamente niente. E’ come se avessi un enorme buco nero nella mia esistenza.
«Ho iniziato a scrivere solo tra una tua vomitata e l’altra.» il commento gli procura un’occhiataccia a cui risponde con un sorriso. «Mi prendevo cura di te e scrivevo una sceneggiatura. Ti guardavo dormire e lasciavo che il tuo viso mi ispirasse il personaggio principale e la sua storia.»
Mi giro a pancia in su, continuando ad appoggiare la testa sulle sue gambe, incuriosita.
«Ti ho ispirato un personaggio?» non riesco ad evitare che un mezzo sorriso compaia sul mio viso.
«Non uno qualunque, quello principale.» sembra leggermente imbarazzato. «Però non mi interrompere, okay? Quando le idee erano diventate troppe e decisamente sconnesse, avevo deciso di chiamare Janet. Mi aveva aiutato contattando due sceneggiatori emergenti che, secondo lei, erano molto promettenti. E, sai, Janet non sbaglia mai. Ogni volta che non ero a casa, era perché ero con loro a scrivere e analizzare idee…»
Mi perdo a pensare a tutte quelle mattine passate con Connor perché lui non c’era per “motivi di lavoro”. Quando mi chiedevo quanto mai riuscisse a lavorare un attore che non era impegnato in nessun film.
«Perché non me l’hai mai detto?»
Lui alza le spalle. «Per scaramanzia. Pensavo che se te l’avessi detto mi sarei lasciato prendere troppo da questo progetto. Insomma, con molta probabilità non avremmo trovato nessun produttore pronto a credere nel nostro progetto, ed ero sicuro che dirtelo mi avrebbe reso troppo sicuro di me stesso.»
Probabilmente ha fatto bene. L’avrei spronato inutilmente facendogli credere che poteva fare tutto. Sono una di quelle persone che non crede per niente in se stessa ma fa di tutto perché gli altri credano in se stessi.
«Così abbiamo completato la sceneggiatura.» Josh riprende il suo discorso dopo una breve pausa. «E’ da giugno che cerchiamo produttori e, e qui viene la bella notizia, Janet è stata contattata da due signori che hanno accettato di mettere i fondi. Vogliono incontrarci!»
Mi alzo a sedere di scatto e lo guardo sorridendo.
«Mio dio, Josh, è fantastico!»
«Già!»
Faccio per abbracciarlo, ma lui non me ne da il tempo. Prende da sopra al tavolino ai nostri piedi un plico di fogli pinzati assieme e me lo mette in mano.
«Questa è la sceneggiatura e…» mi indica di andare alla fine. «Qui c’è la mia proposta.»
I miei occhi si soffermano per un momento sui suoi, che brillano di felicità. Poi abbasso lo sguardo e comincio a leggere. Devo leggere il tutto per due volte per rendermi conto di cosa sto tenendo in mano.
«Un contratto.» bisbiglio a mezza voce, fissando Josh con sorpresa.
«Vuoi essere la mia protagonista?»
I suoi occhi, se possibile, si illuminano ancora di più mentre il suo sorriso si allarga e gli compaiono ai lati della bocca due meravigliose rughette di espressione.
Il suo sorriso contagia anche me.
Nel momento stesso in cui guardo di nuovo il contratto, capisco quello che devo fare. Perché non importa se avevo accantonato il sogno di recitare. Adesso sono in una roulotte su un set e domani tornerò a fare ciò che da tempo non speravo più di poter fare. E sono felice per questo.
Josh mi sta offrendo la possibilità di farlo ancora. Di ritrovarmi ancora davanti alle telecamere. Di immedesimarmi ancora in un personaggio, questa volta che ho ispirato io. Di fare ancora impazzire un regista, che questa volta sarà lui.
E io dovrei rifiutare?
«Hai una penna?»
Lui capisce immediatamente le mie intenzioni.
«Ila, non hai nemmeno letto la sceneggiatura…»
«La leggerò.»
«Ma non sai nemmeno quello che dovrai fare.»
«Lo saprò.»
«Ma…»
Gli poso un dito sulle labbra. «Voglio essere la tua protagonista.» Lui prova ancora a protestare. «Ora dammi una penna.»
Cerca invano di convincermi prima a leggere la sceneggiatura, ma lo zittisco di nuovo.
«Mi piacerà, ne sono sicura.» mi guarda con fare scettico. «Senti, questo personaggio te l’ho ispirato io e, qualunque cosa faccia, lo odierò. Perché odio le persone che mi somigliano. Ma sono sicura che avete scritto una cosa fantastica. E non mi importa se diventerai una copia un po’ più giovane di quello sclerato di Brad Payton.» lui sorride del paragone. «Io voglio davvero essere la protagonista del tuo primo film come regista.»
Josh continua a guardarmi scettico per qualche minuto.
«No.»
Non capisco. «No?»
Lui alza le palle. «No. Voglio che tu prima legga la sceneggiatura.»
Lo guardo negli occhi per un istante e capisco che per lui tutto questo è troppo importante. Vuole davvero essere sicuro che la sceneggiatura mi piaccia prima di offrirmi la parte. Così mi arrendo. Anche se so già che accetterò, lo farò alle sue condizioni.
«La cattiva notizia, invece?»
«Non sarò presente all’ultimo giorno di riprese.»
Spalanco gli occhi. «Cosa? Perché?»
Lui fa una piccola smorfia.
«Davvero, avrei voluto esserci.» si passa una mano tra i capelli. «Janet ha fatto di tutto, ma i produttori non ne hanno voluto sapere di posticipare il nostro incontro. Hanno detto che o si faceva quel giorno, o potevamo andarci a cercare qualcun altro. Abbiamo dovuto accettare.»
Annuisco, un po’ contrariata. Come si può essere così ottusi da non voler posticipare nemmeno di un giorno un incontro?
Sbuffo. «Okay… Però non è giusto.»
Josh sorride, credo intenerito dalla mia smorfia.
«Lo so.» mi accarezza una guancia. «Ma credo che vedere la mia sceneggiatura diventare film sia più importante di un ultimo giorno di riprese…»
«Il mio primo ultimo giorno di riprese.» specifico imbronciata.
Mi prende il viso tra le mani. «Cosa posso fare per essere perdonato?»
Scrollo le spalle, e socchiudo le labbra per dirgli che…
Ma lui mi bacia, e io mi dimentico quello che dovevo dirgli.
«Perdonato?» mi sorride, con un’aria un po’ troppo furba.
Scuoto la testa, allacciandogli le braccia al collo, mentre lui fa scivolare il mio corpo sotto di se sul divano.
«Devi impegnarti di più, Hutcherson.»
«Sono sulla buona strada?»
«Non saprei. Forse…»
Ma lui chiude ogni discussione con un altro bacio.
 
Con l’arrivo di ottobre, si avvicina il compleanno di Josh. E io mi ritrovo a non avere la minima idea su cosa regalargli.
I compleanni sono decisamente il mio incubo peggiore.
Decido, per risolvere il mio problema, poco saggiamente, di chiamare Connor sperando che mi possa aiutare.
«Scordatelo. Questo è un tuo problema.»
Che cosa mi aspettavo? Un “sì, ovvio I, penserò a tutto io. Non devi preoccuparti!”? Non sarebbe Connor.
«Dai, devi solo darmi un’idea!»
«Io non ho mai idee per i regali. E comunque Josh lo capirebbe se ci fosse il mio zampino.»
«Grazie per la tua disponibilità.» sbotto ironicamente.
«E’ sempre un piacere!» posso quasi immaginarmelo mentre sorride tutto goduto di avermi fatta arrabbiare per l’ennesima volta.
Chiedo a Janet, ma è troppo impegnata con il nuovo progetto di Josh e non ha tempo per “cose a cui comunque dovrei pensare io”, come dice lei. Almeno è stata più gentile di Connor. Bisogna apprezzarlo.
Nemmeno Jimmy mi vuole aiutare, e comunque è troppo impegnato con i preparativi per il matrimonio.
«Ila, è il primo compleanno che festeggia con te! Usa un po’ la fantasia, non puoi farti aiutare dagli altri.»
Una cosa strana, però, è che il matrimonio lo sta rendendo una zolletta di zucchero. Jimmy il tenerone. Chi l’avrebbe mai detto?
Così finisco con l’andare in crisi da regalo di compleanno e, mentre cerco di farmi venire delle idee almeno accettabili, chiedo a Bob un parere sulle pasticcerie nei dintorni. Almeno per la torta voglio andare sul sicuro.
«Posso andare io a ordinarla, sorella.»
«No, tranquillo, tanto oggi pomeriggio non devo girare.»
Così il ragazzo si allontana con la sua camminata dondolante.
La pasticceria è abbastanza vicina alla strada che abbiamo invaso con le roulotte, quindi decido di andarci a piedi. Un po’ di movimento, anche con questo freddo, non mi farà sicuramente male. Mi infilo le cuffie nelle orecchie e mi incammino assieme a Cochise, questa volta legato al guinzaglio, sperando che le riprese di Josh durino abbastanza a lungo da non fargli notare la mia assenza.
«Dove stai andando?» una voce conosciuta si fa strada tra le note portate a un volume troppo alto di Bohemian Rhapsody, dei Queen.
Mi giro di scatto, un po’ spaventata, anche se ho riconosciuto perfettamente la voce di Alex. Lui alza le mani, sorridendomi.
«Scusa, non volevo spaventarti.» si giustifica, avvicinandosi di qualche passo.
Annuisco. «Sto andando a ordinare la torta per il compleanno di Josh.»
Mi stringo nel cappotto, alzando lo sciarpone di lana nera sopra il naso. Poi mi levo le cuffie, stoppo la canzone, e guardo Alex. Lui ha il cappuccio della felpa che indossa sotto il cappotto tirato sulla testa, e le mani infilate nelle tasche.
«Posso accompagnarti?»
«Certo!»
Tiro Cochise, che si è beatamente disteso atterra, e ci incamminiamo. Per i primi minuti rimaniamo in silenzio, ma non mi sento oppressa. Alle Hawaii, prima dell’arrivo di Josh, mentre io studiavo, abbiamo passato talmente tanti pomeriggi in silenzio che non mi sento per niente a disagio a non parlare di nulla.
Credo che lui, però, la pensi diversamente.
«Cosa hai intenzione di regalargli?» sento la curiosità nella sua voce tranquilla.
Faccio una piccola smorfia. «Ancora non ne ho idea.»
«E quand’è il suo compleanno?»
«Il 12.»
I suoi occhi si aprono più del normale, sorpresi. «Stai scherzando?! E’ tra cinque giorni.»
Gli lancio un’occhiataccia. «Lo so, ma non ho idee. Odio i compleanni.»
Alex abbassa la testa, guardando fisso il marciapiede. Non credo di aver detto niente di male. Non pensavo che il fatto di odiare i compleanni potesse essere preso come un’offesa personale.
Ma poi lui torna a guardarmi.
«Se fosse il tuo compleanno» nei suoi occhi si accende qualcosa che non riesco a comprendere del tutto. «e io fossi Josh, credo che ti regalerei qualcosa che ricordi uno dei momenti più belli che abbiamo vissuto. Che, qualunque cosa accada, riporti alla memoria quel momento. Magari facendoti capire quello che sentivo. Rendendoti pienamente partecipe di quello che provo per te.» fa una piccola pausa, distogliendo lo sguardo e puntandolo all’orizzonte. «Beh, se fossi Josh lo farei.»
Lo fisso con tanto d’occhi. Non avrei mai pensato che Alex avrebbe potuto dire parole tanto belle. Non so nemmeno cosa rispondere. Mi sento come se avessi ricevuto un pugno nello stomaco, e non ne capisco il motivo. Lui continua a guardare davanti a sé, e mi ritrovo a pensare, con una punta di un sentimento che non comprendo e sentendo la piccola crepa fastidiosa apertasi un po’ di giorni fa tornare a farsi sentire, che la ragazza di cui si innamorerà, sarà una persona davvero fortunata.
«Che ne pensi?» il suo sguardo torna a puntarsi su di me, distogliendomi dai miei pensieri.
Che ne penso? Non ne ho idea. Anche se, forse… Mi si accende un lampadina.
«Penso che tu sia un genio, Pettyfer.»
Lo abbraccio velocemente. Poi mi rimetto a camminare, o sarebbe meglio dire saltellare, felice di aver trovato un’idea per il regalo di Josh.
 
Porgo a Jaden l’enorme pacco contenente il regalo, mente accendo le candeline sulla torta.
Credo di non aver mai visto una torta tanto bella.
Mi sono fatta passare da Sam tutte le foto in cui era presente il festeggiato, ho selezionato quelle più belle e le ho mandate per mail alla pasticceria, con l’accordo di non renderle pubbliche. Josh tiene alla privacy, nonostante faccia l’attore praticamente da sempre.
Il risultato è una torta a due piani completamente coperta da foto. Le faccio una foto e la mando a Connor, anche perché non voglio che una cosa così bella possa essere dimenticata. Aspetto che sul set si spengano tutte le luci e poi mi avvio, mentre sento lo staff intonare un “tanti auguri” e Josh dire “Oh mio dio!”.
Lascio che sia la luce delle candeline a guidarmi. Guardo il mio meraviglioso ragazzo, sorridendo del suo sorriso.
«Siete pazzi.» dice, guardano le candeline.
«Esprimi un desiderio!» continuo a tenere la torta tra le mani.
Lui mi guarda negli occhi. Uno sguardo profondo, a cui rispondo con lo stesso sguardo. Poi sul suo viso compare un sorriso, abbassa gli occhi e soffia le candeline. Parte un applauso e le luci tornano ad accendersi sul set. Un ragazzo viene a togliermi la torta dalle mani e la appoggia su un tavolino, pronto a tagliarla per tutti, mentre io lascio che le braccia di Josh mi stringano forte.
«Vuoi sapere cosa ho desiderato?» mi bisbiglia all’orecchio.
«No, altrimenti non si avvera.» lo bacio e afferro il mega-pacco che mi porge Jaden. «Questo è solo da parte mia.»
Penso che non sappia cosa dire, perché si riavvia i capelli. Poi afferra il regalo, guardandomi negli occhi come aveva fatto prima.
«Coraggio, aprilo! Non morde mica.»
Lentamente, scarta il pacco. Tra le mani si trova un foglio, una busta dalettere e un grande quadro ancora incartato di cui non si vede l’immagine. Prende il foglio. Lo legge fino all’ultima parola e, mentre scorre, vedo un sorriso farsi strada sul suo volto, finché non raggiunge la fine e i suoi occhi si fermano su quella che credo essere la mia firma. Ho fatto come promesso, ho letto la sceneggiatura e l’ho amata fino all’ultima parola. Anche se, come previsto, ho odiato il personaggio principale. E, alla fine, ho firmato il contratto.
«Grazie.» mi bisbiglia.
Poi, la sua attenzione viene richiamata dalla busta da lettere. La prende e la apre lentamente.
«Ho pensato che non abbiamo mai visto l’alba.» sono un po’ commossa. «Che ho visitato la città con Jimmy, ma non con te. Così mi son detta: perché non rimediare?»
Dentro la busta ci sono due biglietti di andata e ritorno per New York. Le parole di Alex mi hanno fatto pensare tanto a tutte le cose belle che abbiamo vissuto io e Josh, ma nessuna è rimasta impressa così bene nei miei ricordi come quella notte.
Le parole mi riportavano spesso anche ad altri momenti sulla spiaggia… no. Non posso pensarci ancora. Non adesso. Né mai più.
Le labbra di Josh sono quasi immediatamente sulle mie, e capisco di essere riuscita a fare un buon regalo. Il migliore, nella storia dei regali che ho fatto.
Alla fine, decide di scartare il quadro. Subito non avevo pensato di regalargliene uno, ma poi, passeggiando per le vie della città in cerca di un’idea, questo meraviglioso dipinto mi aveva rubato il cuore. Rappresenta New York all’alba vista da un tetto. In lontananza si vede l’Empire State Building e, in primo piano, c’è una ragazza voltata di schiena che guarda il panorama. E’ meraviglioso e non fa altro che farmi ripensare a quella sera.
Anche lui sembra apprezzarlo e noto con piacere che si è commosso, perché sta cercando con tutto se stesso di nascondere gli occhi un po’ lucidi.
Sono fiera di me.  
Vorrei restare sola con lui tutta la sera, ma c’è un sacco di gente che vuole fare gli auguri al festeggiato e io non sono tanto importante da tenerlo lontano da tutti ancora per molto. Lo guardo, mente viene accerchiato da persone che lo abbracciano e gli danno pacche sulla schiena. E’ amico di tutti. E infondo, chi mai potrebbe odiare una persona come lui?
«Io pensavo ai nostri pomeriggi alle Hawaii.» Alex mi arriva da dietro, porgendomi una fetta di torta.
Mi irrigidisco, continuando a guardare il mio ragazzo circondato dalla gente.
«O ai nostri battibecchi.» continua. Sento il suo sguardo fisso sul mio viso. «O alle nostre interviste stupide.»
Anche io. No, non è vero.
Ma il mio tentativo di autoconvinzione non va a buon fine, perché nella mia mente tornano quei pomeriggi. Scorrono lenti, in una cornice di spensieratezza e qualcosa di simile alla felicità.
«Lo so che ci hai pensato anche tu.» i suoi sussurri si sentono a malapena tra le risate della gente tutto attorno a noi. «Solo che non vuoi ammetterlo. E capisco anche perché, anche se sono di un parere diverso.»
Continuo a non rispondergli. Io amo Josh. Alex sta solo diventando una tentazione un po’ difficile da reprimere. Non devo ammettere un bel niente!
«Sappi solo che tu mi piaci.» se è possibile, mi immobilizzo ancora di più. «E che, prima o poi, avrò la mia personale vittoria.»
Si china e mi lascia un bacio sulla guancia. Sento come se la faccia mi stesse andando a fuoco. Poi si allontana e io rimango lì, immobile a fissare il vuoto.
 
Prima di averci una conversazione che durasse più di un “Buongiorno” o uno scambio di battute mentre recitavamo davanti alle telecamere, Dwayne Johnson mi terrorizzava letteralmente. Forse per la sua mole enorme, forse per i suoi muscoli decisamente troppo grandi, forse perché è alto il doppio di me, forse per il suo sorriso troppo tirato, ogni volta che mi ritrovavo troppo vicina a lui, l’istinto mi suggeriva di darmela a gambe levate.
Non che non sapessi che in realtà era una brava persona molto simpatica e gentile, ma saperlo troppo vicino mi dava i brividi. Lo vedevo chiacchierare tranquillamente con il resto del cast. Scherzare e ridere. Forse era la sua risata a terrorizzarmi. Una di quelle risate tanto forti che sembra di sentire un tuono. O forse era il suo vocione, ancora non l’ho capito bene! So solo che mi allontanavo ogni volta che lui era nei paraggi.
Solo con l’arrivo di Josh sul set alle Hawaii ero riuscita a farmi passare questa specie di fobia. Il fatto che io e lui stavamo assieme praticamente sempre, aveva contribuito molto perché, ogni volta che Dwayne si avvicinava per chiacchierare con Josh io mi imponevo di rimanere lì con loro.
Col passare del tempo i mie muscoli si erano rilassati in sua presenza, fino al giorno in cui anche con lui ero riuscita a tirare fuori la mia natura di completa imbecille.
E ora mi ritrovo a dovergli puntare un coltello alla tempia.
«Tieni.» un ragazzo dello staff mi porge un coltello di gomma talmente ben fatto che, per un momento, ho il timore che sia vero.
Lo prendo senza farmelo ripetere due volte e poi lo punto verso Dwayne.
«Attento a te, Johnson, ho un coltello in mano!»
Inizio a muovere velocemente il pezzo di gomma, abbastanza rigida, sventolandolo davanti ai pettorali dell’enorme uomo. Avrei voluto sventolarglielo davanti alla faccia ma, per arrivarci avrei bisogno di una sedia. E forse dovrei ancora allungarmi. Di solito mi prende in giro dicendo che potremmo fare la bimba e il gigante buono.
Lo vedo ridere e fa per dire qualcosa, ma l’arrivo di Brad lo distrae.
«Chi è l’idiota che ha messo in mano il giocattolo alla bambina?» sbuffa, guardando quasi con ribrezzo me che gioco col coltello di gomma.
Io alzo un sopracciglio e guardo il mio cagnone nero che scodinzola alla vista di Brad.
«Cochise, attacca!» anche se so perfettamente che non lo farebbe mai.
Infatti, rimane fermo a scodinzolare, ma sul regista ha l’effetto desiderato. Fa qualche passo indietro, portandosi dietro al suo assistente.
«NON… Tieni lontano quel demonio da me!» poi, vedendo che riprendo a giocare col coltello, sbuffa, senza però osare muoversi. «Qualcuno le tolga quel coltello dalle mani!»
Detto, fatto. E so che non rivedrò più quell’arnese finché non inizieremo le riprese.
Così mi stringo nel cappotto, tanto per fare qualcosa.
«Come mai Josh non è qui con te?» Dwayne si avvicina, stringendosi anche lui nel cappotto per il freddo.
«Sta facendo i bagagli.» alzo le spalle. Non mi va ancora giù l’idea che domani è l’ultimo giorno di riprese e lui non sarà qui con noi.
«Ah, già. Sta notte parte.» annuisce, sorridendomi gentilmente. «Spero che con i produttori vada tutto bene. E’ gente che non si accontenta facilmente.»
«Lo spero anche io.»
La conversazione viene stroncata quando veniamo richiamati sulla scena per metterci in posizione. Faccio un respiro profondo mentre mi tolgo il cappotto e rimango in pantaloncini e canottiera. Finché eravamo alle Hawaii il costume di scena di Amy non mi dispiaceva. Adesso, con questo freddo, lo odio.
«Facciamo in fretta, ok?» dico a Dwayne cercando di sopprimere i brividi.
Lui annuisce, facendo stretching davanti alle telecamere per scaldarsi.
«Sii convincente con quel coltello e faremo in fretta.»
Credo che questo sia il suo modo di incoraggiarmi, perciò annuisco, prendendo il giocattolo che qualcuno mi sta porgendo.
Arriva anche Alex. Fortunatamente per lui, Brad ha deciso che può tenere la maglietta addosso. Credo che sarebbe morto dal freddo, altrimenti.
Si posiziona con noi e mi fa l’occhiolino, a cui rispondo con un sorriso un po’ indeciso. Non abbiamo più parlato molto dal compleanno di Josh. Non so perché, ma ogni tanto mi sembra di sentire ancora le sue labbra sulla mia guancia, subito seguite da una scarica di brividi totalmente differenti da quelli di freddo che provo adesso.
«Tutti pronti?» Brad urla dalla sua sedia con scritto “regista” dietro. Annuiamo. «Bene. Ciack, AZIONE.»
Punto il coltello con decisione alla tempia di Dwayne, la mano di Alex si stringe attorno al mio braccio libero e lascio che le battute fluiscano dalle mie labbra come un fiume in piena.
La scena viene talmente perfetta che Brad ce la fa rifare solo per “sicurezza”.
Quando siamo liberi di andare, sono talmente accaldata che non mi accorgo nemmeno di aver lasciato il cappotto sul set. Me ne rendo conto solo quando io e Alex, tornado assieme, siamo ormai lontani dalla foresta, perché comincio a tremare.
«Dov’è il tuo cappotto?» chiede Alex, preoccupato dal momento che sto battendo i denti un po’ troppo forte.
Cerco di rispondere ma, nel tentativo mi mordo la lingua, quindi lascio stare.
Lui, in uno slancio di galanteria, si leva il cappotto e la felpa, aiutandomi a indossare la seconda. Avrei preferito il cappotto ma, noto con piacere, la felpa è molto più calda.
«Scusa.» riesco finalmente a parlare. «L’ho lasciato sul set.»
Lui annuisce, ancora un po’ preoccupato. 
«Sto bene adesso.» gli sorrido, ma vengo scossa da un brivido di freddo.
Alex si avvicina e, senza che io possa pensare a cosa voglia fare, le sue braccia si stringono attorno alle mie spalle. Il mio corpo si irrigidisce e sono convinta che lui l’abbia capito, ma non mi lascia andare.
«Alex…» spigo con le mani sul suo petto, nel tentativo di allontanarlo.
Lo sento sbuffare tra i miei capelli e poi si scosta. Si allontana di qualche passo, prima di voltare il viso verso di me.
«Quella» indica la felpa che ho addosso. «puoi portarmela quando vuoi.»
Poi se ne va, raggiungendo la sua roulotte.
 
Entro nella roulotte mentre Josh chiude la valigia e fa per mettersi la giacca. Si ferma di botto, vedendo la felpa che indosso.
«Perché hai addosso quella felpa?» il suo tono è di ghiaccio.
Mi immobilizzo. Sento i sensi di colpa farsi strada dentro di me, anche se è solo una felpa. Ma forse non è per la felpa che mi sento male…
«Avevo freddo e mi sono scordata il cappotto sul set, così Alex…»
«Non dire il suo nome.»
La sua voce è come un pugno nello stomaco. Ne sto prendendo tanti, ultimamente.
«Okay. Ma, Josh, è solo una felpa…»
«Non è solo una felpa!» dal ghiaccio, la sua voce diventa fuoco. «E’ la sua maledettissima felpa. Potevi fartela prestare da qualcun altro.»
«Stavamo tornando assieme…»
«Eri da sola con lui?!» i suoi occhi mi inchiodano a terra. Non li avevo mai visti ardere di rabbia prima d’ora.
«Io…» vorrei provare a giustificarmi, ma non riesco.
«Sai, ci ho provato.» si infila la giacca del tutto, continuando a fissarmi. «Ho provato a lasciar perdere. Come avevi detto tu, no? Sono solo amici, mi ripetevo. Si stanno solo molto simpatici, è normale. Ma non è più normale nel momento in cui, alla mia festa, lui si avvicina e ti bacia sulla guancia!»
 Chiudo gli occhi, mentre tutto dentro di me crolla. Mentre sento come un pugnale che viene lanciato contro il mio cuore. Mentre lacrime salate minacciano di evadere la sorveglianza del mio autocontrollo.
I passi di Josh si avvicinano, portandosi dietro la valigia.
«Non…»
Non riesco a mettere assieme nemmeno le parole giuste per cercare di giustificarmi. Perché, in fondo, non ho niente da giustificare. Io ho respinto Alex.
«Non dire niente.» apro gli occhi, e Josh apre la porta. «Spero che ti passi, altrimenti puoi anche evitare di tornare a casa.»
Lui esce, dirigendosi con passo veloce verso la macchina che lo porterà all’aeroporto. Lontano da me. Lontano dalle mie lacrime che scendono incontrollate. Lontano dal mio comportamento da stupida che l’ha fatto soffrire. Lo stesso comportamento che mi ero promessa di cambiare per lui.
Esco di corsa, per seguirlo, anche se non so cosa dirgli. Ma la macchina è già andata via.
Mi ritrovo seduta a terra, a cercare di trattenere lacrime che invece continuano a scendere.
 

 
 

SPAZIO AUTRICE.

 

Vi ricordo la mia pagina facebook - - - > Ilaria.
 
Non so che dire, insomma… credo che il capitolo parli da sé. 
Vale la stessa cosa che avevo detto per la prima litigata (che sembra essere stata secoli fa XD). Io non so scriverle. Non mi piacciono proprio e.e
Dovrebbero fare un corso di scrittura di litigate solo per me :P
 
Spero che non mi abbandonerete dopo questo capitolo!
Io vi voglio bene <3
 
Un bacione, Ila. (che fa gli occhioni dolci a tutte) 

  
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