VI
I wish I could rewrite this story
Casa Brown non era grandissima.
Settanta metri quadri al massimo.
La stanza di Lucas si trovava molto vicino all’ingresso.
Mi fece entrare in lacrime e mi indicò il letto. Mi sedetti piano e lui si avvicinò, stando ancora in piedi, incrociando le braccia e guardandomi in tralice.
<< Mi spieghi cos’hai ora? >> mi chiese di botto.
Singhiozzai ancora per un po’.
Mi calmai e finalmente aprii bocca.
<< Che ci fate qui? >> chiesi ad alta voce, un po’ preoccupata.
Mia madre era avvinghiata a me, e mi stava bagnando la spalla.
Avevo un forte mal di testa e un senso di nausea acutissimo.
Guardai mio padre e Jesse.
Perché erano venuti?
Per riportarmi a casa sana e salva?
Assolutamente no.
<< Amore, dobbiamo parlarti di una cosa molto importante >> disse mio padre con voce bassa, scandendo ogni parola. << Molto importante >>.
<< Leggi >> fu l’unica cosa che dissi e gli mostrai il messaggio di Alex.
Lui lo guardò.
<< E dunque? >> mi chiese osservandomi disgustato.
<< Sono una merda >> sussurrai, pronta a rimettermi a piangere.
<< Finalmente l’hai capito! >> gridò.
Quelle parole risuonarono come tuoni.
Ci sedemmo su una delle poltrone marroni.
Ero in mezzo a tutti e tre.
Jesse mi osservava con uno sguardo freddo e distaccato.
Come al suo solito.
Non mi era mai stata particolarmente simpatica.
<< Te l’avevo detto che questa faccenda delle manifestazioni non era una buona idea, vedi ora che ci tocca fare! >> esordì Joseph McGrath.
<< Ci tocca fare che cosa?! >> la mia voce risuonò in tutta la Sala d’Aspetto.
Mio padre sembrò meditare per un attimo.
Stava scegliendo attentamente ciò che voleva dirmi.
Dopo quella che sembrò un’eternità, cominciò a parlare.
<< Ti ci è voluto tanto per capire la cazzata che hai fatto? >> mi urlava il ragazzo.
Non sapevo cosa dire.
Il senso di colpa era terribile.
Avrei voluto morire in quel momento.
Avrei voluto morire quel giorno nella Sala d’Aspetto.
<< La nostra famiglia ha un grande ruolo nelle sorti di questa città, lo sai vero? Sin dagli anni ’70 i McGrath hanno gestito molte azioni finanziarie di grande importanza a New York, hanno avuto molte aziende, fabbriche e tutto il resto.
Siamo parte integrante della città.
E ora tutto ciò ha avuto dei risvolti notevoli con il Nuovo Governo.
Ora il Presidente chiede spesso servizi alle nostre filiali e ci siamo fatti un nome tra le Alte Cariche.
Ti avevo esplicitamente chiesto di non andare a quelle stupide manifestazioni, per il bene di tutti.
Per la nostra reputazione.
E invece?
Dieci giorni di fila con quello sconsiderato di Lauren!
Sai perfettamente che non mi è mai piaciuto quel ragazzo ma che ho lasciato che lo frequentassi solo perché quei ricconi dei genitori ci proteggono legalmente! Ma ora tutto è cambiato .. >> disse tutto d’un fiato mio padre.
<< C-cambiato? >> chiesi balbettando con voce flebile.
Mia madre aveva un viso preoccupato e Jesse finalmente aveva mutato la sua espressione statica da distaccata ad interessata.
<< Figlia mia, vedo che non hai seguito molto bene le ultime vicende, vero? >>.
<< Chissà come sta … >> mormorai, dopo l’urlo di Lucas.
<< Dovresti saperlo, visto che ce l’hai spedito tu! >> l’affermazione del ragazzo mi pugnalò il cuore.
Un’altra lacrima solcò il mio viso distrutto.
Si sedette vicino a me, guardandomi con ira.
<< Se potessi cambiare ciò che ho fatto … >> continuai con voce bassa.
La porta della camera si spalancò.
Una donna sulla quarantina, molto magra e con i capelli rosso fuoco ci guardò con un misto di preoccupazione e curiosità.
<< Catherine, tesoro! Che sorpresa, non pensavo venissi oggi! Ho sentito delle urla in soggiorno, tutto bene ragazzi? >> la voce di Carrie era dolce e premurosa come al solito.
<< Sì sì mamma, tutto apposto, puoi andare ora! >> disse il ragazzo quasi spingendola fuori.
<< Oh se è così … per ogni cosa chiedete pure! >> riuscì a dire prima che Lucas le chiuse in faccia la porta.
<< Rachel, sin dall’insediamento del Nuovo Governo, la famiglia Lauren è stata una delle più ostili verso il NWO. Ha intentato varie cause, processi e solo Dio sa che cosa passasse in testa a quel disgraziato di Arthur! Tutta la Camera della Sicurezza ritiene i Lauren un pericolo per la sicurezza pubblica, ma non può andargli contro apertamente visto il potere che hanno a New York.
Quindi hanno bisogno di una, per così dire, “spintarella”, non so se tu intendi… >>.
<< SPINTARELLA?! >> la mia voce fece tremare i vetri delle finestre.
<< Dove si trova quel Collegio? >> mi chiese Lucas dopo un attimo di esitazione.
<< I miei genitori hanno detto che sta più o meno al confine con il Canada … >> risposi mestamente.
<< Dobbiamo fare qualcosa, perlomeno per redimerti >> annunciò lui.
<< Redimermi? E cosa potremmo fare ormai? >> ero disperata.
<< Cosa potrai fare tu semmai! E’ colpa tua se ora è lì, solo tua! >>.
<< Non è andata esattamente così! >> non ci credevo nemmeno io.
<< La Denuncia l’hai fatta tu, anche se anonimamente! >>.
Scoppiai di nuovo a piangere.
Aveva perfettamente ragione.
Cazzo se aveva ragione.
<< Non piangere ora, è Alex che dovrebbe essere disperato ad essersi fidato di un’amica come te! >>.
Rimanemmo zitti. Poi con voce più calma chiese:
<< Quella cugina di tuo padre, come si chiama … Jesse!, non lavora in quel posto? >>.
<< … S-sì, perché? >>.
<< Credo che dovresti farci una chiacchierata >>.
<< Beh, sai … magari un figlio nel Collegio Correzionale potrebbe farli calmare, magari potrebbero diventare più amichevoli verso il nostro Presidente … >> la voce era viscida. Non l’avevo mai sentito parlare così.
<< E in tutto questo cosa c’entro io? >>.
<< Magari una piccola denuncia anonima, poco importa il contenuto. Ho già parlato con alcune persone, basta un minimo e lo spediscono in quel Collegio e il nostro nome resta intatto. E poi Alex si troverà bene in quel posto, me ne ha parlato tanto Jesse, vero cara? >> e lei sorrise annuendo << E ovviamente lui non lo saprà mai. Un piccolo prezzo da pagare per sopravvivere in questa società, non trovi? >>.
E mentre diceva questo, mi voltai verso Alexander, che era ancora incosciente.
La Forza Armata di prima entrò e mi guardò con un volto interrogativo.
Cosa stavo facendo?
Perché tutto questo a me?