11. Paul perde la testa
Il primo a cadere nella
rete del destino fu Paul.
“Dove cavolo l’ho
messo ?” disse tra sé e sé Paul frugando nervosamente nello zaino.
“Cosa stai
cercando ?” chiese Stephen vedendo l’amico indaffarato.
“Il copione” rispose il
ragazzo senza alzare lo sguardo. “Non ricordo più dove l’ho messo...eppure ero
convinto di averlo sabato, quando abbiamo finito le prove...”.
“...scusa un attimo, mi
stai dicendo che da sabato tu non hai più neanche letto la tua parte ?”
disse Stephen, incredulo.
“Beh, sai, sabato sera è
venuto a cena mio zio Kevin e abbiamo suonato fino a tardi...”
“Quale zio Kevin, il
session-man ?”
“L’unico zio Kevin che
ho... mi ha insegnato un giro
fantastico ! Ve lo farò sentire, quando ricominceremo le prove con
i PLW... “.
Stephen sorrise vedendo
l’espressione beata che aveva assunto Paul parlando dello zio chitarrista e del
suo gruppo ; da quando i ragazzi erano impegnati nella rappresentazione,
lui e gli altri componenti dei “Picasso’s Last Words” (PLW per gli amici) , tra
cui c’erano anche Julian, Oliver, Mark e lo stesso Paul, avevano sospeso le
prove, e di questo Paul soffriva parecchio, anche perché suonare in gruppo non
era la stessa cosa che farlo da soli. Indubbiamente, togliere la musica a Paul
significava sottoporlo ad un atroce supplizio.
“...poi domenica sono
riuscito ad imparare l’assolo di “Layla”... mi ci è voluto tutto il giorno ma
ce l’ho fatta ! Così non ho fatto in tempo a studiarmi la parte...so che
Ollie non sarà contento, ma non ho proprio potuto farne a meno !”
“Ti credo, ti credo” disse
Stephen “Ora, però, farai meglio a trovare davvero il tuo copione, prima che
Ollie ti scortichi vivo !”
“Non dirmelo... ah, mi
sa che l’ho lasciato nell’Auditorium !”. La campanella suonò, ricordando
ai ragazzi che stavano per ricominciare le lezioni. “Va beh, andrò a
recuperarlo durante l’intervallo” decise Paul sedendosi al suo posto.
Detto fatto, appena
suonò la campanella delle 10.00 Paul si fiondò nell’Auditorium assieme a
Stephen (che si era offerto di aiutare l’amico nella sua ricerca). Quando arrivarono
davanti all’ingresso, videro che la porta era socchiusa, e un sacco di gente
incuriosita sbirciava attraverso lo spiraglio.
“Che stanno
facendo ?” domandò Paul ad una ragazza che stava uscendo ed aveva un’aria
piuttosto delusa.
“E’ meglio se state
fuori...gli ‘Stand Up’ stanno cercando una cantante, e non vogliono che si
faccia casino durante le prove” rispose lei “Ne hanno già scartate quattro, me
inclusa, e credo che faranno notte prima di trovarne una.”
“Ah, i mitici ‘Stand
Up’... chissà se quel trombone di Leon Mitchell c’è ancora” disse Stephen con
aria di superiorità. Paul non rispose, e, infischiandosene dell’avvertimento
della ragazza, entrò in sala. Non aveva mai sopportato Mitchell : era
stato anche lui nei PLW e aveva creato un sacco di problemi. Per fortuna se
n’era andato e aveva messo in piedi una sua band, che veniva comunemente
considerata ‘rivale’ degli stessi PLW...
L’ingresso di Paul fu
accolto con una serie di gelidissime occhiate da parte di Leon Mitchell e dei
suoi accoliti, ma il ragazzo non se ne curò e iniziò a frugare tra le
poltroncine. Non alzò lo sguardo dai sedili finchè salì sul palco una strana
ragazza bionda dall’aspetto insignificante che iniziò a cantare con voce
piuttosto bassa. Paul la guardò un attimo e ascoltò le prime note della
canzone. L’aveva già sentita alla radio diverse volte, e non gli era mai
particolarmente piaciuta.
You could say this was an
independent love song...
“Eccolo qua” disse,
sollevando il copione che aveva finalmente trovato in seconda fila. Rivolse lo
sguardo a Stephen, che lo aspettava sull’uscio, e gli mostrò il plico di fogli.
Stava per uscire, quando qualcosa lo bloccò.
I’LL SHOW YOU HOW TO TAKE
ME...
Paul spalancò la bocca,
fece cadere il copione e si girò a guardare la ragazza, che aveva lanciato un
acuto incredibile e inaspettato.
...GO DOWN, GO DOWN...
...quella voce...
...I’LL SHOW YOU HOW TO
TURN ME...
...dove l’aveva
presa ?
...RIGHT ON, RIGHT ON...
Non aveva mai sentito
niente di simile.
Quella ragazza dai
lunghi capelli biondi e gli enormi occhiali dalla montatura sottile si era
trasformata sotto i suoi occhi : Paul non riusciva più a distogliere lo
sguardo da lei e continuava a fissarla a bocca aperta. Stephen si chiese se per
caso l’amico non si fosse rimbambito del tutto. Sì, la tizia cantava bene, ma
non era certamente il caso di fissarla così...
...IN A DIFFERENT WAY, IN
A DIFFERENT WAY...
Ormai per Paul non
esisteva più nulla. Era completamente avvolto dalla voce della sconosciuta che
lo stava trasportando lontano da tutto...dalla scuola...dalla recita...dai PLW
e gli ‘Stand Up’...
Come poteva quella voce
appartenere alla sconosciuta che si trovava sul palco, aggrappata al microfono
e con gli occhi chiusi come se temesse di essere trascinata via da una forza
invisibile ?
“Ma che cavolo sta
facendo ?” pensò Stephen vedendo il ragazzo sorridere imbambolato.
“Dev’essergli partita qualche rotella...”
In effetti si sbagliava
di poco ; Paul aveva completamente smesso di pensare...avrebbe potuto
stare ad ascoltare la ragazza sul palco per tutta la vita. Ormai era fatta, era
cotto di lei.
Quando la canzone
finì,la ragazza rivolse uno sguardo imbarazzato al leader degli ‘Stand Up’,
che, con aria sufficiente,le disse : “Sì...beh, puoi andare...ti faremo
sapere”.
Ti faremo sapere !
Come potevano mandare via così quell’angelo caduto?
Lei arrossì e
bisbigliando un “Grazie” scese dal palco. Dirigendosi verso l’uscita, a testa
bassa e sguardo mesto,urtò leggermente contro la spalla di Paul, che non le
aveva staccato gli occhi di dosso un istante.
“Scusami”, sussurrò
timidamente.
“Figurati” , rispose
Paul con aria trasognata, continuando a seguirla con lo sguardo.
“Allora, ti
muovi ?” disse Stephen all’amico, tirandogli una manica. Paul non rispose,
completamente perso in una nuvola rosa.
“Ma cos’hai ?”
domandò di nuovo Stephen, preoccupato, raccogliendo il copione che l’amico
aveva ormai abbandonato sul pavimento. “Sei stato folgorato sulla via di
Damasco ?”
“Devo conoscerla, Steve”
disse Paul, riprendendosi.
“Conoscere chi ?”
“Come
chi ? ! ?Lei ! ! ! La sua voce da usignolo...tu
non sai cos’ho provato nel sentirla cantare ! Quella non era la sua
voce...era la sua anima !”
“Ci siamo” disse Stephen
alzando gli occhi al cielo. “Paul, non posso credere che tu ti sia innamorato
di una perfetta sconosciuta solo sentendola cantare ! Magari non è nemmeno
il tuo tipo, e poi...lasciamelo dire, non è un granchè !”
“E con questo ?”
replicò Paul stizzito. “Ha carattere, e si vede...anzi, si sente ! E’
dolce, leggiadra e al tempo stesso potente come...”
“...come la sua voce.
L’hai già detto, uffa !”
“Devo conoscerla !
Devo...o ne morirò, ne sono certo !”
“Adesso non
esagerare...stai facendo un po’ troppo il melodrammatico ! Comunque, se
proprio ci tieni a saperlo, è in terza A.”
“Ma come” disse Paul
sorpreso ed eccitato “Allora sai anche chi è !”
“Altrochè” rispose
Stephen. “Si chiama Sarah Nash, ed è una delle migliori amiche della mia
Heather” .
12.
Got my mind set on you
Sarah Nash... Sarah
Nash...
Paul non riusciva più a
levarsi quel nome dalla testa ; l’immagine della ragazza occupava
totalmente i suoi pensieri. Come avrebbe potuto presentarsi a lei ? Cosa
le avrebbe detto ? E soprattutto, come avrebbe reagito lei ?
“Pianeta Terra chiama
Paul Diamond... Pianeta Terra chiama Paul Diamond... Rispondi Paul... Su quale
pianeta sei precipitato ?” disse Oliver tenendo il copione arrotolato
davanti alla bocca come se fosse un megafono. Il ragazzo si scosse un attimo e
rispose :
“Dici a me ?”.
“No, a quello dietro di
te... e non ti girare, per la miseria ! Era una stupida battuta...” disse
Oliver, notando che l’amico stava effettivamente guardandosi alle spalle. “Si
può sapere dove hai la testa ? Tocca a te !”.
“Perdonalo Ollie”,
intervenne Stephen cingendo con un braccio le spalle di Paul. “L’amore fa degli
strani scherzi...”.
“Amore ? Paul è
innamorato ?” disse incredulo Mark. Secondo lui (e tutti quelli che
conoscevano il ragazzo) Paul non avrebbe mai potuto innamorarsi di nessun altro
che della sua chitarra, con cui sarebbe vissuto felice e contento per il resto
della sua vita ; è logico quindi che la notizia che il suo cuore batteva
per una ragazza in carne ed ossa avesse sconvolto tutti ! In men che non
si dica, Paul fu circondato dai compagni che lo tempestarono di domande.
“Chi è ?”
“E’ carina ?”
“La conosco ?”
“Dove abita ?”
“Le hai già
parlato ?”, e via discorrendo. Ci manca solo che gli chiedano di che
colore porta le mutande, pensò Oliver, seccato per l’ennesima interruzione
delle prove.
Paul, che era piuttosto
riservato e non aveva gradito la massiccia intrusione nella sua vita privata,
lanciò a Stephen uno sguardo che significava più-tardi-facciamo-i-conti-spione.
“Questa sì che è una
notizia !” esclamò Benjamin fregandosi le mani. “Dai, dicci almeno come si
chiama !”
“Certo, così vai subito
a spiattellarlo a mezza scuola, pettegolo come sei !” rispose Paul.
“Chi, io ?” disse
Benjamin con un’espressione da cherubino raffaellesco.
“Sì, Benji, lo sappiamo
tutti che sei peggio di una portinaia !” disse, ridendo, Julian.
Effettivamente la fama
di Benjamin Price era quella del maggior diffusore di pettegolezzi di
Sevenoaks. Volete sapere con quanti ragazzi è uscita Olivia Maiden? Chiedetelo
a Benji. A chi corre dietro Andy Morgan ? Chiedetelo a Benji. Di chi è
innamorato Paul Diamond ? Chiedetelo a Benji... No, Paul non aveva
assolutamente intenzione che la voce si diffondesse, e magari arrivasse anche
alle orecchie di Sarah.
“Avanti Paul, a noi lo
puoi dire” disse Tom. “Con chi vuoi confidarti se non con i tuoi amici ?”
“Non parlare, Paul”
intervenne Elizabeth, “Credi davvero che questi pecoroni sappiano tenere a
freno la lingua ?”
“Comincia a frenare la
tua, gallina !” rispose Julian. La ragazza stava per ribattergli con
estrema acidità, ma si trattenne vedendo che l’amico le aveva strizzato un
occhio, come per dire ‘salviamo le apparenze’. Elizabeth sorrise e fece finta
di niente.
Intanto, messo sotto
pressione dai compagni, Paul aveva ceduto.
“E va bene, si chiama
Sarah...”
“Sarah come ?”
“Sarah
Simpson ? “
“Sarah Roberts ?”
“Non sarà mica quella
gnocca di Sarah Halloran ?” lo interruppero i ragazzi.
“Fatemi finire,
cavolo ! Adesso capisco come si sente Ollie quando tutti lo
interrompono !” Oliver sospirò e ringraziò l’amico del pensiero... e
intanto anche quella giornata di prove stava andando a farsi benedire.
“Si chiama Sarah Nash...
ed è in classe con la ragazza di Stephen”.
“Cosa ?” esclamò,
deluso, Oliver, che ormai si era lasciato incuriosire. “Quella biondina con
l’aria svanita e gli occhialoni alla Dave Mattacks ? Certo che potevi
trovartene una migliore !”
“Ollie ! ! !”
“Eddai, Stephen, non
dirmi che non è vero ! Ha l’aria di essere sveglia come una sardina...”
“E tu che ne
sai ? ! ?” sbottò Paul, che era diventato rosso come un
pomodoro. “Come ti permetti di giudicare così una persona che neanche conosci ? ! ?
Ti consiglio di riflettere bene sulla tua carriera di ‘tombeur des femmes’ ,
invece di fare lo sputasentenze ! Perché, a quanto mi risulta, sei
l’ultima persona che dovrebbe esprimersi su certi argomenti !”
Lasciando Oliver e gli
altri impietriti, Paul scagliò a terra con rabbia il copione e uscì di corsa
dalla sala.
“Dai, Paul,
scusami...non fare così...” disse Oliver, raccogliendo il copione e seguendo
l’amico.
Gli altri ragazzi
stettero un attimo ad ascoltare le voci dei due disperdersi lungo il corridoio
della scuola. “Povero Ollie”, disse Jack.
“Ma smettila !”
disse Julian “era ora che anche lui prendesse la sua bella badilata di letame
in faccia !”
“E’ vero, ma cerca di
capire...” disse Tom imbarazzato.
“Capire cosa ? Va
bene, può darsi che ultimamente l’abbiamo fatto uscire un po’ dai gangheri, ma
non può permettersi di insultare tutti come gli pare ! Chi si crede di
essere, il Padreterno ?”
“Julian ha ragione”
disse Elizabeth. “Ollie ha decisamente esagerato. Ha ferito i sentimenti di Paul
e la cosa più saggia che deve fare è solo chiedergli scusa.”
“Un momento... Elizabeth
che dà ragione a Julian... c’è qualcosa che non mi torna !” disse
beffardamente Mark, incrociando le braccia. “Sei sicura di sentirti
bene ?”.
“Già, forse ho la febbre
alta e sto delirando !” rispose Elizabeth ridendo.
“Beh, ormai credo che ce
ne possiamo andare” disse Tom guardando fuori dalla finestra e tirando un
sospiro di sollievo. Paul e Oliver erano in cortile e stavano ancora discutendo
animatamente.
“L’hai scampata anche
oggi, eh ?” disse Jack battendo una mano sulla schiena del ragazzo che
arrossì pensando al suo incubo peggiore. “Vedi di farti passare alla svelta la
tua maledetta fobia del pubblico, il tempo stringe !”
Già, il tempo stringe...
e sarà bene prendere provvedimenti, pensò Tom. D’altronde, non stava mica
andando al patibolo : decise quindi che dove avrebbe fallito il
self-control, avrebbe funzionato il Tavor. Dev’essercene una confezione da
qualche parte, si disse Tom pensando a quella meravigliosa scatoletta di
tranquillanti che si trovava a casa sua in qualche cassetto, inutilizzata da
tempo. Raccolse le sue cose sorridendo, convinto di aver trovato la soluzione
ai suoi problemi : in realtà, se avesse saputo cos’avrebbero escogitato di
lì a poco i suoi amici, si sarebbe subito fatto venire in mente un’altra idea.
Intanto,il destino
proseguiva il suo gioco di combinazioni con qualcun’altro...
13. Così lontani, così vicini
Non sapevano nemmeno
loro com’era successo, ma, uscendo dall’Auditorium, Elizabeth e Julian si erano
messi a chiaccherare, ed ora stavano dirigendosi insieme verso casa.
“Non vedo l’ora che
questa storia sia finita “ disse Julian, “Non ne posso più di ripetere sempre
le stesse battute ! Poi ci si mette anche quel nevrastenico di Ollie...
non gli va mai bene niente ! Insomma, fossimo una compagnia di
professionisti...”
“E’ vero, pretende un
po’ troppo” disse Elizabeth, “Ma bisogna anche capirlo. Si è ritrovato tra capo
e collo una bella responsabilità, ed è ovvio che perda facilmente le staffe. Io
non riesco nemmeno a sbrogliarmela con la mia parte, figurati lui che deve
dirigere tutta l’orchestra !”
“Che fai, lo difendi
adesso ?”
“No, voglio solo dire
che non dobbiamo demonizzarlo troppo ! Vedrai che, quando tutto sarà
finito, tornerà il solito Oliver di sempre !”
“Lo spero bene” rispose
Julian sospirando “Anche perché non ci lascia liberi un attimo... ci fa provare
anche tutto il week-end !Ha perfino fatto sospendere le prove dei PLW...”
“Sia lodato Oliver
Hutton !” lo interruppe Elizabeth “Lo nomineranno eroe della patria per
avere risparmiato l’udito degli abitanti di Sevenoaks da una banda di
spaccatimpani come voi !”. Vedendo che Julian la stava guardando in
cagnesco, la ragazza si affrettò a precisare : “Scherzavo, non preoccuparti !
Lo sai che non mi perdo uno dei vostri concerti !”
“Lo spero bene !
Comunque questo sabato non vengo alle prove neanche se mi ci trascina in
catene!”
“Cos’hai, un
appuntamento con una delle tue pollastre ?” domandò Elizabeth sarcastica.
“Molto meglio... mi
hanno regalato due biglietti per il concerto di Van Morrison alla Carter
Hall !”. Elizabeth si bloccò all’istante, guardando l’amico a bocca
spalancata.
“...stai
scherzando ?” disse, attonita, rimettendosi poi in cammino.
“Nossignora ! Il
problema è che mi toccherà andarci da solo... Amy e papà non ne vogliono
sapere, Philip, che si spaccia per il mio migliore amico, mi ha riso in faccia
e nessuno degli altri ha intenzione di venirci ! “
“Ma...ma davvero ?”
disse Elizabeth, sempre più incredula.
“Già ! Sembra che
io sia l’unico ragazzo ad ascoltare Van Morrison invece delle Spice Girls in
questo buco di posto !”
“E...e Paul ?”
“Ho pensato anche a
lui... ma Paul è il tipo che ascolterebbe anche due barattoli che cozzano uno
contro l’altro... in quanto a musica è assolutamente onnivoro ! Gli piace
qualsiasi cosa emetta un suono !”
“E per te è un
problema ?”
“No, ma mi piacerebbe
andarci con qualcuno che mi dà un po’ più di soddisfazione... insomma, si sa
che Van Morrison non è un cantante che può piacere a tutti perché non sempre le
sue canzoni sono orecchiabili... ma per me sono speciali ! E poi...beh,
diciamo che lo apprezzo anche per ragioni...per così dire...’sentimentali’”.
Julian si fece più serio e guardò altrove.
“Già, posso immaginarlo”
disse Elizabeth, pensando alle radici irlandesi del ragazzo. “Anche lui è di
Belfast come te, vero ?”
“Proprio così. Comunque
dove lo trovo un disgraziato che mi accompagni al concerto ?”
“Beh, una ce l’hai
proprio di fronte...” disse Elizabeth guardando a terra e torcendosi le dita
dietro la schiena. Julian la fissò stupefatto.
“Non...non dirmi che
ascolti Van Morrison !” balbettò il ragazzo.
“E’ uno dei miei
cantanti preferiti” sospirò Elizabeth. “Ho cercato anch’io un biglietto per
quel concerto, ma erano tutti esauriti da tempo...”. Si interruppe un attimo,
poi, visibilmente imbarazzata, riprese il discorso. “Non ho tutti i suoi
dischi... ma conosco quasi tutte le sue canzoni... alcune mi fanno impazzire,
come ‘Moondance’... o ’Snow in San Anselmo’...”
“ ‘Caravan’ ” proseguì
Julian senza staccare gli occhi dalla ragazza.
“Madame George”
“Take it where you find it”
“La mia preferita.”
“Anche la mia...” Tra i
due ci fu un attimo di silenzio, durante il quale Elizabeth si sentì sempre più
a disagio.
“Certo che è
incredibile” riprese Julian.
“Già, così pare” rispose
Elizabeth.
Arrivati all’incrocio
tra Broadfields Avenue e Ashford Road, la ragazza disse. “Beh, io vado di qua.
Ci vediamo domani”. Si voltò e fece per andarsene quando Julian la fermò.
“Aspetta” disse. “Hai da
fare sabato sera ?”
“No, ma...” rispose
Elizabeth titubante.
“Il concerto inizia alle
nove e mezza ; passo a prenderti alle nove. Fatti trovare pronta !”
disse, e, sorridendo, corse via.
“Hey, un momento...”
intervenne Elizabeth cercando di fermare l’amico.
“... puntuale, mi
raccomando !” disse Julian in lontananza, agitando una mano per salutare
la ragazza.
Elizabeth restò un
attimo sul marciapiede, inebetita, senza riuscire a credere alle parole
dell’amico. Se lo racconto agli altri non ci crederanno mai, pensò. Sabato sera
vado ad un concerto con Julian Ross... e che concerto, ragazzi !
Felice, corse verso casa
chiedendosi cos’avrebbero pensato le sue amiche alla notizia che lei avrebbe
passato una serata favolosa con il ragazzo più bello del paese.
14. La notte porta consiglio
Quella notte, nel loro
letto, rintanati sotto le coperte, i ragazzi erano assorti in un nugolo di
pensieri.
Oliver pensava alla
figuraccia che aveva fatto con Paul, alla fatica con cui era riuscito a farsi
perdonare e alla sua lingua, che diventava spesso troppo lunga al momento
sbagliato. Pensava a come lo stavano giudicando gli amici, visto il modo in cui
lui ultimamente li trattava ; dopotutto erano stati tutti costretti a
lavorare contro la loro volontà, e non stavano certo preparando una
rappresentazione alla ‘Royal Albert Hall’, ma una stupida recita scolastica (in
cui uno scrittore fallito pretendeva di elevarsi al livello del Grande Bardo)
di cui non importava un accidente a nessuno...e l’amicizia dei compagni era un
prezzo troppo alto da pagare per una sciocchezza del genere. Decise quindi che
si sarebbe messo il cuore in pace e non avrebbe più fatto lo spocchioso ;
comunque sarebbe andata, lui per tutti sarebbe rimasto il buon vecchio Oliver
Hutton, intellettuale sì, ma anche secondo chitarrista dei Picasso’s Last Words
nonché tifoso sfegatato dell’Arsenal.
Paul, ovviamente,
pensava a Sarah ; a dire il vero, più che pensare stava fantasticando sul
suo incontro con lei, i loro dialoghi e le dichiarazioni di reciproco amore che
si sarebbero certamente scambiati entro breve tempo. Ben presto, però, i suoi
sogni rosa confetto furono spazzati via dal terrore che la ragazza lo
rifiutasse, o peggio ancora fosse già impegnata, dando così il cuore del povero
Paul in pasto ai cani... Poi si disse che, in fin dei conti, non poteva saperlo
finchè non si presentava a lei e l’aveva conosciuta... E se non fosse riuscito
nemmeno a parlarle, facendo la figura del salame ?
Con queste terribili
preoccupazioni in testa, Paul chiuse gli occhi e sprofondò in un sonno senza
sogni.
Elizabeth pensava a
Julian, ed era un pochino perplessa. Senza dubbio il rapporto tra loro era
nettamente migliorato, ma in modo così improvviso che la ragazza faticava
ancora a rendersene conto. Fino ad allora non era mai andata troppo d’accordo
con Julian, anzi, quando si erano conosciuti, tre anni prima, l’aveva trovato
decisamente antipatico. Forse era quel suo modo di fare molto spiccio, il fatto
che lui diceva in faccia a tutti quello che pensava e riusciva sempre a zittire
chi diceva qualche stupidaggine... probabilmente aveva un carattere troppo
forte per i suoi gusti. O forse era più semplicemente il fatto che attirava le
ragazze come le mosche ad aver insidiato in Elizabeth l’idea che lui fosse un
farfallone che amava solo divertirsi con le sue spasimanti. Niente di più
falso, e di questo si era accorta abbastanza in fretta ; Julian era stato
con una ragazza, Janet Lane, per sette mesi ; poi lei si era trasferita a
Hull e gli aveva piantato un bel paio di corna, ma lui, chiaramente, non se
n’era mai accorto e aveva continuato a scriverle che l’amava follemente finchè
non aveva conosciuto il suo ‘rivale’... anche lui, tra l’altro, ignaro del
ruolo del ragazzo nella vita di Janet. Julian era rimasto talmente bruciato
dalla cosa che non aveva più voluto impegolarsi con nessun’altra, tantomeno con
ragazzine che gli sbavavano dietro solo perché era bello. E bello lo era,
eccome...
Elizabeth non aveva mai
voluto ammetterlo, ma ora lo stava facendo ; Julian aveva un fisico snello
e asciutto al tempo stesso, forse per merito dello sport che praticava con
costanza (era un discreto cavaliere e un bravo cestista) e aveva un viso
davvero stupendo. I suoi brillanti occhi color nocciola avevano sempre
un’espressione intelligente e vivace, e quando sorrideva mostrava una dentatura
così perfetta che pareva uscita dalla pubblicità di un dentifricio. E vederlo
sorridere si poteva considerare una delle gioie della vita.
Sì, dopotutto non era
così male, pensò Elizabeth. Piano piano i due si erano avvicinati e la
reciproca indifferenza era stata sostituita da un rapporto di amore-odio (che,
secondo Philip, era l’anticamera del matrimonio) in cui lui spesso si divertiva
a stuzzicarla per vedere le sue reazioni, e lei non aspettava altro per
mostrargliele.
Poi c’era stato
l’episodio del pugno... e da lì, stranamente, le cose avevano iniziato a
cambiare. Si beccavano ancora, ma non come una volta, e chiacchieravano più
volentieri.
E ora il concerto... non
riusciva a crederci. Quel ragazzo che aveva a lungo detestato le dava la
possibilità di vedere il suo cantante preferito... Ma cosa stava
succedendo ?
Julian a sua volta
pensava ad Elizabeth, e alla piega che stava prendendo il loro rapporto. E
stranamente non riusciva affatto ad immaginare in che modo avrebbe potuto
proseguire. Il tradimento di Janet era stato un duro colpo per lui, e non
riusciva più a pensare ad un’altra relazione senza aver paura di essere di
nuovo ferito. Per questo, dentro di sè, temeva di innamorarsi ancora ; se
la prossima gli avesse di nuovo spezzato il cuore non avrebbe potuto
sopportarlo. Eppure con Elizabeth era diverso ; fino ad allora non l’aveva
mai considerata più di una semplice compagna di classe, ma ora stava diventando
qualcos’altro, benchè non capisse esattamente cosa. Con lei stava bene,
nonostante i continui battibecchi si divertiva e parlava volentieri. Sentiva di
potersi fidare di lei, era diversa dalle altre... lei lo capiva. Era solo
questo che gli faceva un po’ paura ; Julian era impenetrabile, non gli
piaceva mostrare i suoi stati d’animo più profondi. Quando soffriva, lo faceva
in silenzio, senza che nessuno potesse notarlo. E purtroppo aveva sofferto
tanto, non solo per Janet ; lei era stata solo una goccia nel mare di
dolore che provava da cinque anni...
“Posso immaginarlo.
Anche lui è di Belfast come te, vero ?”. In quel momento aveva notato
qualcosa negli occhi di Elizabeth, come se avesse visto l’improvviso velo che
si era parato davanti allo sguardo del ragazzo. Chissà, forse avrebbe potuto
confidarsi un po’ con lei, e magari l’avrebbe aiutato a spostare il macigno che
aveva sul cuore.
Ma cosa vuoi che glie ne
importi, pensò con amarezza.
Lei non può aiutarmi in
alcun modo.
Nessuno lo può fare.
Chiuse gli occhi e pregò
che almeno quella notte gli incubi non arrivassero.
Sempre nello stesso
istante, Tom pensava alla recita... poi ad Amy Ross, che sarebbe stata lì a
guardarlo mentre lui, sul palco, incespicava in un errore dietro l’altro... poi
al preside Davenport... poi ad Oliver che, malgrado fosse il suo migliore
amico, cominciava a stargli sui nervi... poi di nuovo ad Amy Ross, finchè il
sonno prese il sopravvento su di lui, aiutato da un paio di compresse di Tavor
che il ragazzo aveva ingerito per cercare di passare decentemente la nottata.
Benjamin, invece,
pensava che la recita era un piattume unico e che, nonostante le opinioni
decisamente avverse di Oliver, qualcosa andava comunque modificato.
E lui, genio tra i
genii, sapeva come.
Gli altri, infine, erano
tutti decisi a mettere in pratica le loro geniali idee su come tranquillizzare
Tommy e dare una calmata anche al povero Oliver. Unico problema :
l’avrebbero fatto l’uno indipendentemente dagli altri...
Difatti più di una
persona si disse che era arrivata l’occasione giusta quando, il pomeriggio
successivo, Tommy si presentò alle prove con un grosso thermos pieno di tè.
15. Tè verde
Tommy era stranamente
allegro e rilassato quando, dopo le lezioni, i ragazzi si trovarono come al
solito nell’Auditorium per provare. Quando Jack lo vide armeggiare con un
thermos e riempirsi una tazza, gli disse :
“Hey Tom, che hai lì
dentro, camomilla ?”.
Qualcosa di meglio,
pensò Tom sorridendo.
“No, è solo un po’ di
tè. Uhm, tè verde, per la precisione” rispose, ma si mangiò subito la lingua
sperando che nessuno glie ne chiedesse un po’, altrimenti avrebbe significato
rivelare il fatto che il segreto della sua calma non dipendeva per nulla dal
suo autocontrollo, e Tom ci teneva a mantenere un po’ di dignità.
Tutti, comunque, pensarono
che il ragazzo fosse diventato matto.
“Spero per te che almeno
sia deteinato !” disse Julian.
“Julian ha
ragione !” intervenne Oliver preoccupato, “Non sei già abbastanza
agitato ? Lo sai che il tè è stimolante quanto il caffè ?”.
“Sì che lo so” rispose
Tom, un po’ seccato per la pedanteria dell’amico, “Ma non vi preoccupate,
contiene una mia piccola...ricetta della felicità !”.
“Sì...mezzo litro di
sonnifero !” disse Paul ridendo. Tom arrossì notando con vergogna quanto
il ragazzo si fosse avvicinato alla verità. Nel frattempo, Mark, ridacchiando
sotto i baffi e facendo finta di niente, stava frugando nello zaino alla
ricerca di una boccettina...
“Boh, contento tu...
Cos’è, Java ? Gunpowder ? Darjeeling ?” domandò Oliver,
incuriosito.
“Ehm... Gunpowder !”
rispose Tommy, cercando di ricordarsi la qualità di tè verde più disgustosa che
conoscesse.
“Fantastico ! Adoro
il Gunpowder ! Dai, versamene una tazza” esclamò Oliver. “Brindiamo a
Shakespeare, perché non si rivolti troppo nella tomba !”.
Tommy non sapeva più da
che parte guardare. Non poteva offrire a Oliver del tè corretto con un
narcotico ! D’accordo, aveva sciolto solo tre tavolette in mezzo litro di
tè, e probabilmente l’amico non si sarebbe neanche accorto dell’effetto...
magari si sarebbe sentito un pochino più rilassato...
Con un po’ di
riluttanza, versò un goccio di tè nella tazza di plastica che Oliver gli
porgeva.
Fantastico, pensò Mark,
due piccioni con una fava...
“Puah ! Ma quanto
limone ci hai messo ?” disse Oliver assumendo un’espressione un po’
schifata. “Per non parlare dello zucchero ! Credo che mi stia già venendo
il diabete !”.
“Beh... sai... a me
piace così...” borbottò Tom. In effetti aveva un po’ esagerato, ma almeno aveva
coperto il saporaccio del Tavor.
“E poi questo non è nemmeno
tè verde ! Sembra... sembra più un Earl Grey corretto !” disse Oliver
con aria da intenditore. Effettivamente Tommy aveva fatto una sparata piuttosto
grossa, non considerando i gusti raffinati di Oliver. Colto in fallo, fu
salvato in extremis da Lucy, che disse : “Vedi di non esaltarti troppo,
Lord Twinings ! Vogliamo cominciare o no ?”.
“Uffa, per una volta che
non ci si mette Ollie cominci tu ?” disse Stephen sbuffando.
“Brava Lucy, così si
fa !” disse Oliver posando la tazza. “Forza pelandroni, al lavoro !
Visto che oggi mi sento magnanimo, vi lascerò andare una mezz’oretta
prima !”.
“Lunga vita ad
Ollie !” esclamò Philip battendo le mani.
Mentre gli altri ragazzi
andavano in scena, Mark si avvicinò furtivamente al thermos che Tom aveva
lasciato incustodito, e, cercando di non farsi notare, vi versò dentro metà del
contenuto della boccetta che aveva in mano. Finita l’operazione, si guardò in
giro e disse : “Ma sì, crepi l’avarizia !” e versò la quantità
rimanente.
Nel frattempo, Tom stava
dando il meglio di sè...
“Non dormirai più !
Macbeth scanna il sonno innocente...”.
... mentre Oliver, che
quasi non ascoltava, si sentiva stranamente leggero.
“...che dipana la
matassa imbrogliata dell’ansia...”.
Sì, stava quasi per
addormentarsi. Meglio bere un’altra tazza di tè.
“Te ne porto un altro
goccio, Tom ?” disse all’amico quando quest’ultimo aveva finito di
recitare.
“Ci penso io !”
disse Philip, correndo, zelante, a prendere il thermos. Ma prima di portarlo al
ragazzo, sempre senza farsi notare, ci rovesciò dentro anche lui uno strano
intruglio.
“Grazie Phil” disse
Oliver prendendo le tazze che l’amico gli porgeva e passandone una a Tom, il
quale si disse che, se una tazza l’aveva fatto rilassare, un’altra l’avrebbe
calmato del tutto.
“Che strano sapore” disse
Tom.
“Ti credo, con tutta la
robaccia che ci hai messo dentro ! Se volevi ammazzarlo del tutto, bastava
che ci aggiungessi anche il latte !” rispose Oliver bevendo una grossa
sorsata.
Ma Tom non si riferiva a
quello.
“Che diavolo...” disse,
quando la stanza cominciò a girargli intorno. “Scusate, ragazzi, non mi sento
bene... è meglio che mi sieda un attimo...”.
“Fai pure” disse Oliver
con noncuranza, buttandosi anche lui su una poltroncina e chiudendo gli occhi
con un sospiro. Gli altri ragazzi iniziarono a preoccuparsi : c’era
qualcosa che decisamente non quadrava.
“Ma Ollie... e le
prove ?” disse Elizabeth, un po’ confusa dall’atteggiamento del ragazzo.
“Le prove ?... Ah
già... Sì. Dunque... Eravamo rimasti...” bofonchiò Oliver alzando leggermente
la testa e socchiudendo gli occhi. “L’ inverno del nostro scontento... C’è
ancora una macchia qui... hanf, ronf, Benji... ti ammazzo... SNARL !” e si
addormentò del tutto, accoccolandosi sulla poltroncina. Nel frattempo, su
un’altra poltrona, Tom ronfava di gusto con la testa reclinata all’indietro e
la bocca spalancata. Un filo di saliva gli colava dal labbro inferiore.
“Ma che cavolo sta
succedendo ? ! ?” esclamò Julian.
“Accidenti, mi sa che ho
esagerato” disse Mark mordendosi le nocche della mano.
“Come sarebbe ? ! ?
Che diavolo hai combinato ? ! ?” disse Jack mettendo le mani sui
fianchi. Elizabeth, intuendo cos’era accaduto, afferrò il thermos e ne annusò
il contenuto.
“Ma che roba è ?”
disse, storcendo il naso. In effetti, il micidiale beverone aveva assunto un
forte odore di ciliegia.
“Ehm...” disse Mark,
messo alle strette dagli sguardi irritati dei compagni. “A dir la verità ci ho
aggiunto qualcosina... pensavo che sarebbe servita a calmare i nervi a Tom, e
quando ho visto che anche Ollie lo beveva mi son detto che era fatta...
potevamo sistemarli tutti e due...”.
“Oddio !” esclamò
Philip portandosi una mano alla fronte. “Vuoi dire che anche tu... come me...
noi...”.
“Ci volete spiegare
cos’avete combinato ?” disse Maddy mentre Tom e Oliver russavano come
trattori. “Che cosa avete messo in quel maledetto tè ?”
“Beh... io ci ho messo
un po’ di Valium” disse Mark. Quasi mezza boccetta, ma è meglio non dirlo,
pensò.
“E tu,
disgraziato ?” disse Benjamin, rivolgendosi inorridito a Philip.
“Io sono stato più sul
naturale... camomilla e valeriana, per la precisione. C’era anche del
Bromazepam, ma era proprio pochino pochino pochino...”
“Ma siete matti !
Li avete narcotizzati ! E adesso cosa facciamo ? ! ?” urlò
Maddy, in preda ad una crisi isterica.
Sapevano tutti cosa
dovevano fare : chiamare di corsa un’ambulanza e sottoporre Tom e Oliver
ad una bella lavanda gastrica. Quello che non sapevano era come spiegare la
cosa ai due sventurati.