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Autore: Rubysage    16/07/2003    1 recensioni
Una recita scolastica...un regista nevrotico...un attore primadonna...due amici che si scannano...che ne sarà di Macbeth? Storia completa! (di Sage, che ha cambiato nick ^___^)
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Taro Misaki/Tom
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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11

11. Paul perde la testa

 

 

Il primo a cadere nella rete del destino fu Paul.

 

 

“Dove cavolo l’ho messo ?” disse tra sé e sé Paul frugando nervosamente nello zaino.

“Cosa stai cercando ?” chiese Stephen vedendo l’amico indaffarato.

“Il copione” rispose il ragazzo senza alzare lo sguardo. “Non ricordo più dove l’ho messo...eppure ero convinto di averlo sabato, quando abbiamo finito le prove...”.

“...scusa un attimo, mi stai dicendo che da sabato tu non hai più neanche letto la tua parte ?” disse Stephen, incredulo.

“Beh, sai, sabato sera è venuto a cena mio zio Kevin e abbiamo suonato fino a tardi...”

“Quale zio Kevin, il session-man ?”

“L’unico zio Kevin che ho... mi ha insegnato un giro  fantastico ! Ve lo farò sentire, quando ricominceremo le prove con i PLW... “.

Stephen sorrise vedendo l’espressione beata che aveva assunto Paul parlando dello zio chitarrista e del suo gruppo ; da quando i ragazzi erano impegnati nella rappresentazione, lui e gli altri componenti dei “Picasso’s Last Words” (PLW per gli amici) , tra cui c’erano anche Julian, Oliver, Mark e lo stesso Paul, avevano sospeso le prove, e di questo Paul soffriva parecchio, anche perché suonare in gruppo non era la stessa cosa che farlo da soli. Indubbiamente, togliere la musica a Paul significava sottoporlo ad un atroce supplizio.

“...poi domenica sono riuscito ad imparare l’assolo di “Layla”... mi ci è voluto tutto il giorno ma ce l’ho fatta ! Così non ho fatto in tempo a studiarmi la parte...so che Ollie non sarà contento, ma non ho proprio potuto farne a meno !”

“Ti credo, ti credo” disse Stephen “Ora, però, farai meglio a trovare davvero il tuo copione, prima che Ollie ti scortichi vivo !”

“Non dirmelo... ah, mi sa che l’ho lasciato nell’Auditorium !”. La campanella suonò, ricordando ai ragazzi che stavano per ricominciare le lezioni. “Va beh, andrò a recuperarlo durante l’intervallo” decise Paul sedendosi al suo posto.

Detto fatto, appena suonò la campanella delle 10.00 Paul si fiondò nell’Auditorium assieme a Stephen (che si era offerto di aiutare l’amico nella sua ricerca). Quando arrivarono davanti all’ingresso, videro che la porta era socchiusa, e un sacco di gente incuriosita sbirciava attraverso lo spiraglio.

“Che stanno facendo ?” domandò Paul ad una ragazza che stava uscendo ed aveva un’aria piuttosto delusa.

“E’ meglio se state fuori...gli ‘Stand Up’ stanno cercando una cantante, e non vogliono che si faccia casino durante le prove” rispose lei “Ne hanno già scartate quattro, me inclusa, e credo che faranno notte prima di trovarne una.”

“Ah, i mitici ‘Stand Up’... chissà se quel trombone di Leon Mitchell c’è ancora” disse Stephen con aria di superiorità. Paul non rispose, e, infischiandosene dell’avvertimento della ragazza, entrò in sala. Non aveva mai sopportato Mitchell : era stato anche lui nei PLW e aveva creato un sacco di problemi. Per fortuna se n’era andato e aveva messo in piedi una sua band, che veniva comunemente considerata ‘rivale’ degli stessi PLW...

L’ingresso di Paul fu accolto con una serie di gelidissime occhiate da parte di Leon Mitchell e dei suoi accoliti, ma il ragazzo non se ne curò e iniziò a frugare tra le poltroncine. Non alzò lo sguardo dai sedili finchè salì sul palco una strana ragazza bionda dall’aspetto insignificante che iniziò a cantare con voce piuttosto bassa. Paul la guardò un attimo e ascoltò le prime note della canzone. L’aveva già sentita alla radio diverse volte, e non gli era mai particolarmente piaciuta.

You could say this was an independent love song...

“Eccolo qua” disse, sollevando il copione che aveva finalmente trovato in seconda fila. Rivolse lo sguardo a Stephen, che lo aspettava sull’uscio, e gli mostrò il plico di fogli. Stava per uscire, quando qualcosa lo bloccò.

I’LL SHOW YOU HOW TO TAKE ME...

Paul spalancò la bocca, fece cadere il copione e si girò a guardare la ragazza, che aveva lanciato un acuto incredibile e inaspettato.

...GO DOWN, GO DOWN...

...quella voce...

...I’LL SHOW YOU HOW TO TURN ME...

...dove l’aveva presa ?

...RIGHT ON, RIGHT ON...

Non aveva mai sentito niente di simile.

Quella ragazza dai lunghi capelli biondi e gli enormi occhiali dalla montatura sottile si era trasformata sotto i suoi occhi : Paul non riusciva più a distogliere lo sguardo da lei e continuava a fissarla a bocca aperta. Stephen si chiese se per caso l’amico non si fosse rimbambito del tutto. Sì, la tizia cantava bene, ma non era certamente il caso di fissarla così...

...IN A DIFFERENT WAY, IN A DIFFERENT WAY...

Ormai per Paul non esisteva più nulla. Era completamente avvolto dalla voce della sconosciuta che lo stava trasportando lontano da tutto...dalla scuola...dalla recita...dai PLW e gli ‘Stand Up’...

Come poteva quella voce appartenere alla sconosciuta che si trovava sul palco, aggrappata al microfono e con gli occhi chiusi come se temesse di essere trascinata via da una forza invisibile ?

“Ma che cavolo sta facendo ?” pensò Stephen vedendo il ragazzo sorridere imbambolato. “Dev’essergli partita qualche rotella...”

In effetti si sbagliava di poco ; Paul aveva completamente smesso di pensare...avrebbe potuto stare ad ascoltare la ragazza sul palco per tutta la vita. Ormai era fatta, era cotto di lei.

Quando la canzone finì,la ragazza rivolse uno sguardo imbarazzato al leader degli ‘Stand Up’, che, con aria sufficiente,le disse : “Sì...beh, puoi andare...ti faremo sapere”.

Ti faremo sapere ! Come potevano mandare via così quell’angelo caduto?

Lei arrossì e bisbigliando un “Grazie” scese dal palco. Dirigendosi verso l’uscita, a testa bassa e sguardo mesto,urtò leggermente contro la spalla di Paul, che non le aveva staccato gli occhi di dosso un istante.

“Scusami”, sussurrò timidamente.

“Figurati” , rispose Paul con aria trasognata, continuando a seguirla con lo sguardo.

“Allora, ti muovi ?” disse Stephen all’amico, tirandogli una manica. Paul non rispose, completamente perso in una nuvola rosa.

“Ma cos’hai ?” domandò di nuovo Stephen, preoccupato, raccogliendo il copione che l’amico aveva ormai abbandonato sul pavimento. “Sei stato folgorato sulla via di Damasco ?”

“Devo conoscerla, Steve” disse Paul, riprendendosi.

“Conoscere chi ?”

“Come chi ? ! ?Lei ! ! ! La sua voce da usignolo...tu non sai cos’ho provato nel sentirla cantare ! Quella non era la sua voce...era la sua anima !”

“Ci siamo” disse Stephen alzando gli occhi al cielo. “Paul, non posso credere che tu ti sia innamorato di una perfetta sconosciuta solo sentendola cantare ! Magari non è nemmeno il tuo tipo, e poi...lasciamelo dire, non è un granchè !”

“E con questo ?” replicò Paul stizzito. “Ha carattere, e si vede...anzi, si sente ! E’ dolce, leggiadra e al tempo stesso potente come...”

“...come la sua voce. L’hai già detto, uffa !”

“Devo conoscerla ! Devo...o ne morirò, ne sono certo !”

“Adesso non esagerare...stai facendo un po’ troppo il melodrammatico ! Comunque, se proprio ci tieni a saperlo, è in terza A.”

“Ma come” disse Paul sorpreso ed eccitato “Allora sai anche chi è !”

“Altrochè” rispose Stephen. “Si chiama Sarah Nash, ed è una delle migliori amiche della mia Heather” .

 

 

12. Got my mind set on you

 

 

Sarah Nash... Sarah Nash...

Paul non riusciva più a levarsi quel nome dalla testa ; l’immagine della ragazza occupava totalmente i suoi pensieri. Come avrebbe potuto presentarsi a lei ? Cosa le avrebbe detto ? E soprattutto, come avrebbe reagito lei ?

“Pianeta Terra chiama Paul Diamond... Pianeta Terra chiama Paul Diamond... Rispondi Paul... Su quale pianeta sei precipitato ?” disse Oliver tenendo il copione arrotolato davanti alla bocca come se fosse un megafono. Il ragazzo si scosse un attimo e rispose :

“Dici a me ?”.

“No, a quello dietro di te... e non ti girare, per la miseria ! Era una stupida battuta...” disse Oliver, notando che l’amico stava effettivamente guardandosi alle spalle. “Si può sapere dove hai la testa ? Tocca a te !”.

“Perdonalo Ollie”, intervenne Stephen cingendo con un braccio le spalle di Paul. “L’amore fa degli strani scherzi...”.

“Amore ? Paul è innamorato ?” disse incredulo Mark. Secondo lui (e tutti quelli che conoscevano il ragazzo) Paul non avrebbe mai potuto innamorarsi di nessun altro che della sua chitarra, con cui sarebbe vissuto felice e contento per il resto della sua vita ; è logico quindi che la notizia che il suo cuore batteva per una ragazza in carne ed ossa avesse sconvolto tutti ! In men che non si dica, Paul fu circondato dai compagni che lo tempestarono di domande.

“Chi è ?”

“E’ carina ?”

“La conosco ?”

“Dove abita ?”

“Le hai già parlato ?”, e via discorrendo. Ci manca solo che gli chiedano di che colore porta le mutande, pensò Oliver, seccato per l’ennesima interruzione delle prove.

Paul, che era piuttosto riservato e non aveva gradito la massiccia intrusione nella sua vita privata, lanciò a Stephen uno sguardo che significava più-tardi-facciamo-i-conti-spione.

“Questa sì che è una notizia !” esclamò Benjamin fregandosi le mani. “Dai, dicci almeno come si chiama !”

“Certo, così vai subito a spiattellarlo a mezza scuola, pettegolo come sei !” rispose Paul.

“Chi, io ?” disse Benjamin con un’espressione da cherubino raffaellesco.

“Sì, Benji, lo sappiamo tutti che sei peggio di una portinaia !” disse, ridendo, Julian.

Effettivamente la fama di Benjamin Price era quella del maggior diffusore di pettegolezzi di Sevenoaks. Volete sapere con quanti ragazzi è uscita Olivia Maiden? Chiedetelo a Benji. A chi corre dietro Andy Morgan ? Chiedetelo a Benji. Di chi è innamorato Paul Diamond ? Chiedetelo a Benji... No, Paul non aveva assolutamente intenzione che la voce si diffondesse, e magari arrivasse anche alle orecchie di Sarah.

“Avanti Paul, a noi lo puoi dire” disse Tom. “Con chi vuoi confidarti se non con i tuoi amici ?”

“Non parlare, Paul” intervenne Elizabeth, “Credi davvero che questi pecoroni sappiano tenere a freno la lingua ?”

“Comincia a frenare la tua, gallina !” rispose Julian. La ragazza stava per ribattergli con estrema acidità, ma si trattenne vedendo che l’amico le aveva strizzato un occhio, come per dire ‘salviamo le apparenze’. Elizabeth sorrise e fece finta di niente.

Intanto, messo sotto pressione dai compagni, Paul aveva ceduto.

“E va bene, si chiama Sarah...”

“Sarah come ?”

“Sarah Simpson ? “

“Sarah Roberts ?”

“Non sarà mica quella gnocca di Sarah Halloran ?” lo interruppero i ragazzi.

“Fatemi finire, cavolo ! Adesso capisco come si sente Ollie quando tutti lo interrompono !” Oliver sospirò e ringraziò l’amico del pensiero... e intanto anche quella giornata di prove stava andando a farsi benedire.

“Si chiama Sarah Nash... ed è in classe con la ragazza di Stephen”.

“Cosa ?” esclamò, deluso, Oliver, che ormai si era lasciato incuriosire. “Quella biondina con l’aria svanita e gli occhialoni alla Dave Mattacks ? Certo che potevi trovartene una migliore !”

“Ollie ! ! !”

“Eddai, Stephen, non dirmi che non è vero ! Ha l’aria di essere sveglia come una sardina...”

“E tu che ne sai ? ! ?” sbottò Paul, che era diventato rosso come un pomodoro. “Come ti permetti di giudicare così una persona che neanche conosci ? ! ? Ti consiglio di riflettere bene sulla tua carriera di ‘tombeur des femmes’ , invece di fare lo sputasentenze ! Perché, a quanto mi risulta, sei l’ultima persona che dovrebbe esprimersi su certi argomenti !”

Lasciando Oliver e gli altri impietriti, Paul scagliò a terra con rabbia il copione e uscì di corsa dalla sala.   

“Dai, Paul, scusami...non fare così...” disse Oliver, raccogliendo il copione e seguendo l’amico.

Gli altri ragazzi stettero un attimo ad ascoltare le voci dei due disperdersi lungo il corridoio della scuola. “Povero Ollie”, disse Jack.

“Ma smettila !” disse Julian “era ora che anche lui prendesse la sua bella badilata di letame in faccia !”

“E’ vero, ma cerca di capire...” disse Tom imbarazzato.

“Capire cosa ? Va bene, può darsi che ultimamente l’abbiamo fatto uscire un po’ dai gangheri, ma non può permettersi di insultare tutti come gli pare ! Chi si crede di essere, il Padreterno ?”

“Julian ha ragione” disse Elizabeth. “Ollie ha decisamente esagerato. Ha ferito i sentimenti di Paul e la cosa più saggia che deve fare è solo chiedergli scusa.”

“Un momento... Elizabeth che dà ragione a Julian... c’è qualcosa che non mi torna !” disse beffardamente Mark, incrociando le braccia. “Sei sicura di sentirti bene ?”.

“Già, forse ho la febbre alta e sto delirando !” rispose Elizabeth ridendo.

“Beh, ormai credo che ce ne possiamo andare” disse Tom guardando fuori dalla finestra e tirando un sospiro di sollievo. Paul e Oliver erano in cortile e stavano ancora discutendo animatamente.

“L’hai scampata anche oggi, eh ?” disse Jack battendo una mano sulla schiena del ragazzo che arrossì pensando al suo incubo peggiore. “Vedi di farti passare alla svelta la tua maledetta fobia del pubblico, il tempo stringe !”

Già, il tempo stringe... e sarà bene prendere provvedimenti, pensò Tom. D’altronde, non stava mica andando al patibolo : decise quindi che dove avrebbe fallito il self-control, avrebbe funzionato il Tavor. Dev’essercene una confezione da qualche parte, si disse Tom pensando a quella meravigliosa scatoletta di tranquillanti che si trovava a casa sua in qualche cassetto, inutilizzata da tempo. Raccolse le sue cose sorridendo, convinto di aver trovato la soluzione ai suoi problemi : in realtà, se avesse saputo cos’avrebbero escogitato di lì a poco i suoi amici, si sarebbe subito fatto venire in mente un’altra idea.

 

 

 

Intanto,il destino proseguiva il suo gioco di combinazioni con qualcun’altro...

 

 

13. Così lontani, così vicini

 

 

 

Non sapevano nemmeno loro com’era successo, ma, uscendo dall’Auditorium, Elizabeth e Julian si erano messi a chiaccherare, ed ora stavano dirigendosi insieme verso casa.

“Non vedo l’ora che questa storia sia finita “ disse Julian, “Non ne posso più di ripetere sempre le stesse battute ! Poi ci si mette anche quel nevrastenico di Ollie... non gli va mai bene niente ! Insomma, fossimo una compagnia di professionisti...”

“E’ vero, pretende un po’ troppo” disse Elizabeth, “Ma bisogna anche capirlo. Si è ritrovato tra capo e collo una bella responsabilità, ed è ovvio che perda facilmente le staffe. Io non riesco nemmeno a sbrogliarmela con la mia parte, figurati lui che deve dirigere tutta l’orchestra !”

“Che fai, lo difendi adesso ?”

“No, voglio solo dire che non dobbiamo demonizzarlo troppo ! Vedrai che, quando tutto sarà finito, tornerà il solito Oliver di sempre !”

“Lo spero bene” rispose Julian sospirando “Anche perché non ci lascia liberi un attimo... ci fa provare anche tutto il week-end !Ha perfino fatto sospendere le prove dei PLW...”

“Sia lodato Oliver Hutton !” lo interruppe Elizabeth “Lo nomineranno eroe della patria per avere risparmiato l’udito degli abitanti di Sevenoaks da una banda di spaccatimpani come voi !”. Vedendo che Julian la stava guardando in cagnesco, la ragazza si affrettò a precisare : “Scherzavo, non preoccuparti ! Lo sai che non mi perdo uno dei vostri concerti !”

“Lo spero bene ! Comunque questo sabato non vengo alle prove neanche se mi ci trascina in catene!”

“Cos’hai, un appuntamento con una delle tue pollastre ?” domandò Elizabeth sarcastica.

“Molto meglio... mi hanno regalato due biglietti per il concerto di Van Morrison alla Carter Hall !”. Elizabeth si bloccò all’istante, guardando l’amico a bocca spalancata.

“...stai scherzando ?” disse, attonita, rimettendosi poi in cammino.

“Nossignora ! Il problema è che mi toccherà andarci da solo... Amy e papà non ne vogliono sapere, Philip, che si spaccia per il mio migliore amico, mi ha riso in faccia e nessuno degli altri ha intenzione di venirci ! “

“Ma...ma davvero ?” disse Elizabeth, sempre più incredula.

“Già ! Sembra che io sia l’unico ragazzo ad ascoltare Van Morrison invece delle Spice Girls in questo buco di posto !”

“E...e Paul ?”

“Ho pensato anche a lui... ma Paul è il tipo che ascolterebbe anche due barattoli che cozzano uno contro l’altro... in quanto a musica è assolutamente onnivoro ! Gli piace qualsiasi cosa emetta un suono !”

“E per te è un problema ?”

“No, ma mi piacerebbe andarci con qualcuno che mi dà un po’ più di soddisfazione... insomma, si sa che Van Morrison non è un cantante che può piacere a tutti perché non sempre le sue canzoni sono orecchiabili... ma per me sono speciali ! E poi...beh, diciamo che lo apprezzo anche per ragioni...per così dire...’sentimentali’”. Julian si fece più serio e guardò altrove.

“Già, posso immaginarlo” disse Elizabeth, pensando alle radici irlandesi del ragazzo. “Anche lui è di Belfast come te, vero ?”

“Proprio così. Comunque dove lo trovo un disgraziato che mi accompagni al concerto ?”

“Beh, una ce l’hai proprio di fronte...” disse Elizabeth guardando a terra e torcendosi le dita dietro la schiena. Julian la fissò stupefatto.

“Non...non dirmi che ascolti Van Morrison !” balbettò il ragazzo.

“E’ uno dei miei cantanti preferiti” sospirò Elizabeth. “Ho cercato anch’io un biglietto per quel concerto, ma erano tutti esauriti da tempo...”. Si interruppe un attimo, poi, visibilmente imbarazzata, riprese il discorso. “Non ho tutti i suoi dischi... ma conosco quasi tutte le sue canzoni... alcune mi fanno impazzire, come ‘Moondance’... o ’Snow in San Anselmo’...”

“ ‘Caravan’ ” proseguì Julian senza staccare gli occhi dalla ragazza.

“Madame George”

“Take it where you find it”

“La mia preferita.”

“Anche la mia...” Tra i due ci fu un attimo di silenzio, durante il quale Elizabeth si sentì sempre più a disagio.

“Certo che è incredibile” riprese Julian.

“Già, così pare” rispose Elizabeth.

Arrivati all’incrocio tra Broadfields Avenue e Ashford Road, la ragazza disse. “Beh, io vado di qua. Ci vediamo domani”. Si voltò e fece per andarsene quando Julian la fermò.

“Aspetta” disse. “Hai da fare sabato sera ?”

“No, ma...” rispose Elizabeth titubante.

“Il concerto inizia alle nove e mezza ; passo a prenderti alle nove. Fatti trovare pronta !” disse, e, sorridendo, corse via.

“Hey, un momento...” intervenne Elizabeth cercando di fermare l’amico.

“... puntuale, mi raccomando !” disse Julian in lontananza, agitando una mano per salutare la ragazza.

Elizabeth restò un attimo sul marciapiede, inebetita, senza riuscire a credere alle parole dell’amico. Se lo racconto agli altri non ci crederanno mai, pensò. Sabato sera vado ad un concerto con Julian Ross... e che concerto, ragazzi !

Felice, corse verso casa chiedendosi cos’avrebbero pensato le sue amiche alla notizia che lei avrebbe passato una serata favolosa con il ragazzo più bello del paese.

 

 

 

 

 

14. La notte porta consiglio

 

 

Quella notte, nel loro letto, rintanati sotto le coperte, i ragazzi erano assorti in un nugolo di pensieri.

 

Oliver pensava alla figuraccia che aveva fatto con Paul, alla fatica con cui era riuscito a farsi perdonare e alla sua lingua, che diventava spesso troppo lunga al momento sbagliato. Pensava a come lo stavano giudicando gli amici, visto il modo in cui lui ultimamente li trattava ; dopotutto erano stati tutti costretti a lavorare contro la loro volontà, e non stavano certo preparando una rappresentazione alla ‘Royal Albert Hall’, ma una stupida recita scolastica (in cui uno scrittore fallito pretendeva di elevarsi al livello del Grande Bardo) di cui non importava un accidente a nessuno...e l’amicizia dei compagni era un prezzo troppo alto da pagare per una sciocchezza del genere. Decise quindi che si sarebbe messo il cuore in pace e non avrebbe più fatto lo spocchioso ; comunque sarebbe andata, lui per tutti sarebbe rimasto il buon vecchio Oliver Hutton, intellettuale sì, ma anche secondo chitarrista dei Picasso’s Last Words nonché tifoso sfegatato dell’Arsenal.

 

Paul, ovviamente, pensava a Sarah ; a dire il vero, più che pensare stava fantasticando sul suo incontro con lei, i loro dialoghi e le dichiarazioni di reciproco amore che si sarebbero certamente scambiati entro breve tempo. Ben presto, però, i suoi sogni rosa confetto furono spazzati via dal terrore che la ragazza lo rifiutasse, o peggio ancora fosse già impegnata, dando così il cuore del povero Paul in pasto ai cani... Poi si disse che, in fin dei conti, non poteva saperlo finchè non si presentava a lei e l’aveva conosciuta... E se non fosse riuscito nemmeno a parlarle, facendo la figura del salame ?

Con queste terribili preoccupazioni in testa, Paul chiuse gli occhi e sprofondò in un sonno senza sogni.

 

Elizabeth pensava a Julian, ed era un pochino perplessa. Senza dubbio il rapporto tra loro era nettamente migliorato, ma in modo così improvviso che la ragazza faticava ancora a rendersene conto. Fino ad allora non era mai andata troppo d’accordo con Julian, anzi, quando si erano conosciuti, tre anni prima, l’aveva trovato decisamente antipatico. Forse era quel suo modo di fare molto spiccio, il fatto che lui diceva in faccia a tutti quello che pensava e riusciva sempre a zittire chi diceva qualche stupidaggine... probabilmente aveva un carattere troppo forte per i suoi gusti. O forse era più semplicemente il fatto che attirava le ragazze come le mosche ad aver insidiato in Elizabeth l’idea che lui fosse un farfallone che amava solo divertirsi con le sue spasimanti. Niente di più falso, e di questo si era accorta abbastanza in fretta ; Julian era stato con una ragazza, Janet Lane, per sette mesi ; poi lei si era trasferita a Hull e gli aveva piantato un bel paio di corna, ma lui, chiaramente, non se n’era mai accorto e aveva continuato a scriverle che l’amava follemente finchè non aveva conosciuto il suo ‘rivale’... anche lui, tra l’altro, ignaro del ruolo del ragazzo nella vita di Janet. Julian era rimasto talmente bruciato dalla cosa che non aveva più voluto impegolarsi con nessun’altra, tantomeno con ragazzine che gli sbavavano dietro solo perché era bello. E bello lo era, eccome...

Elizabeth non aveva mai voluto ammetterlo, ma ora lo stava facendo ; Julian aveva un fisico snello e asciutto al tempo stesso, forse per merito dello sport che praticava con costanza (era un discreto cavaliere e un bravo cestista) e aveva un viso davvero stupendo. I suoi brillanti occhi color nocciola avevano sempre un’espressione intelligente e vivace, e quando sorrideva mostrava una dentatura così perfetta che pareva uscita dalla pubblicità di un dentifricio. E vederlo sorridere si poteva considerare una delle gioie della vita.

Sì, dopotutto non era così male, pensò Elizabeth. Piano piano i due si erano avvicinati e la reciproca indifferenza era stata sostituita da un rapporto di amore-odio (che, secondo Philip, era l’anticamera del matrimonio) in cui lui spesso si divertiva a stuzzicarla per vedere le sue reazioni, e lei non aspettava altro per mostrargliele.

Poi c’era stato l’episodio del pugno... e da lì, stranamente, le cose avevano iniziato a cambiare. Si beccavano ancora, ma non come una volta, e chiacchieravano più volentieri.

E ora il concerto... non riusciva a crederci. Quel ragazzo che aveva a lungo detestato le dava la possibilità di vedere il suo cantante preferito... Ma cosa stava succedendo ?

 

Julian a sua volta pensava ad Elizabeth, e alla piega che stava prendendo il loro rapporto. E stranamente non riusciva affatto ad immaginare in che modo avrebbe potuto proseguire. Il tradimento di Janet era stato un duro colpo per lui, e non riusciva più a pensare ad un’altra relazione senza aver paura di essere di nuovo ferito. Per questo, dentro di sè, temeva di innamorarsi ancora ; se la prossima gli avesse di nuovo spezzato il cuore non avrebbe potuto sopportarlo. Eppure con Elizabeth era diverso ; fino ad allora non l’aveva mai considerata più di una semplice compagna di classe, ma ora stava diventando qualcos’altro, benchè non capisse esattamente cosa. Con lei stava bene, nonostante i continui battibecchi si divertiva e parlava volentieri. Sentiva di potersi fidare di lei, era diversa dalle altre... lei lo capiva. Era solo questo che gli faceva un po’ paura ; Julian era impenetrabile, non gli piaceva mostrare i suoi stati d’animo più profondi. Quando soffriva, lo faceva in silenzio, senza che nessuno potesse notarlo. E purtroppo aveva sofferto tanto, non solo per Janet ; lei era stata solo una goccia nel mare di dolore che provava da cinque anni...

“Posso immaginarlo. Anche lui è di Belfast come te, vero ?”. In quel momento aveva notato qualcosa negli occhi di Elizabeth, come se avesse visto l’improvviso velo che si era parato davanti allo sguardo del ragazzo. Chissà, forse avrebbe potuto confidarsi un po’ con lei, e magari l’avrebbe aiutato a spostare il macigno che aveva sul cuore.

Ma cosa vuoi che glie ne importi, pensò con amarezza.

Lei non può aiutarmi in alcun modo.

Nessuno lo può fare.

Chiuse gli occhi e pregò che almeno quella notte gli incubi non arrivassero.

 

Sempre nello stesso istante, Tom pensava alla recita... poi ad Amy Ross, che sarebbe stata lì a guardarlo mentre lui, sul palco, incespicava in un errore dietro l’altro... poi al preside Davenport... poi ad Oliver che, malgrado fosse il suo migliore amico, cominciava a stargli sui nervi... poi di nuovo ad Amy Ross, finchè il sonno prese il sopravvento su di lui, aiutato da un paio di compresse di Tavor che il ragazzo aveva ingerito per cercare di passare decentemente la nottata.

 

Benjamin, invece, pensava che la recita era un piattume unico e che, nonostante le opinioni decisamente avverse di Oliver, qualcosa andava comunque modificato.

E lui, genio tra i genii, sapeva come.

 

Gli altri, infine, erano tutti decisi a mettere in pratica le loro geniali idee su come tranquillizzare Tommy e dare una calmata anche al povero Oliver. Unico problema : l’avrebbero fatto l’uno indipendentemente dagli altri...

 

 

Difatti più di una persona si disse che era arrivata l’occasione giusta quando, il pomeriggio successivo, Tommy si presentò alle prove con un grosso thermos pieno di tè.

 

 

 

 

 

 

15. Tè verde

 

 

Tommy era stranamente allegro e rilassato quando, dopo le lezioni, i ragazzi si trovarono come al solito nell’Auditorium per provare. Quando Jack lo vide armeggiare con un thermos e riempirsi una tazza, gli disse :

“Hey Tom, che hai lì dentro, camomilla ?”.

Qualcosa di meglio, pensò Tom sorridendo.

“No, è solo un po’ di tè. Uhm, tè verde, per la precisione” rispose, ma si mangiò subito la lingua sperando che nessuno glie ne chiedesse un po’, altrimenti avrebbe significato rivelare il fatto che il segreto della sua calma non dipendeva per nulla dal suo autocontrollo, e Tom ci teneva a mantenere un po’ di dignità.

Tutti, comunque, pensarono che il ragazzo fosse diventato matto.

“Spero per te che almeno sia deteinato !” disse Julian.

“Julian ha ragione !” intervenne Oliver preoccupato, “Non sei già abbastanza agitato ? Lo sai che il tè è stimolante quanto il caffè ?”.

“Sì che lo so” rispose Tom, un po’ seccato per la pedanteria dell’amico, “Ma non vi preoccupate, contiene una mia piccola...ricetta della felicità !”.

“Sì...mezzo litro di sonnifero !” disse Paul ridendo. Tom arrossì notando con vergogna quanto il ragazzo si fosse avvicinato alla verità. Nel frattempo, Mark, ridacchiando sotto i baffi e facendo finta di niente, stava frugando nello zaino alla ricerca di una boccettina...

“Boh, contento tu... Cos’è, Java ? Gunpowder ? Darjeeling ?” domandò Oliver, incuriosito.

“Ehm... Gunpowder !” rispose Tommy, cercando di ricordarsi la qualità di tè verde più disgustosa che conoscesse.

“Fantastico ! Adoro il Gunpowder ! Dai, versamene una tazza” esclamò Oliver. “Brindiamo a Shakespeare, perché non si rivolti troppo nella tomba !”.

Tommy non sapeva più da che parte guardare. Non poteva offrire a Oliver del tè corretto con un narcotico ! D’accordo, aveva sciolto solo tre tavolette in mezzo litro di tè, e probabilmente l’amico non si sarebbe neanche accorto dell’effetto... magari si sarebbe sentito un pochino più rilassato...

Con un po’ di riluttanza, versò un goccio di tè nella tazza di plastica che Oliver gli porgeva.

Fantastico, pensò Mark, due piccioni con una fava...

“Puah ! Ma quanto limone ci hai messo ?” disse Oliver assumendo un’espressione un po’ schifata. “Per non parlare dello zucchero ! Credo che mi stia già venendo il diabete !”.

“Beh... sai... a me piace così...” borbottò Tom. In effetti aveva un po’ esagerato, ma almeno aveva coperto il saporaccio del Tavor.

“E poi questo non è nemmeno tè verde ! Sembra... sembra più un Earl Grey corretto !” disse Oliver con aria da intenditore. Effettivamente Tommy aveva fatto una sparata piuttosto grossa, non considerando i gusti raffinati di Oliver. Colto in fallo, fu salvato in extremis da Lucy, che disse : “Vedi di non esaltarti troppo, Lord Twinings ! Vogliamo cominciare o no ?”.

“Uffa, per una volta che non ci si mette Ollie cominci tu ?” disse Stephen sbuffando.

“Brava Lucy, così si fa !” disse Oliver posando la tazza. “Forza pelandroni, al lavoro ! Visto che oggi mi sento magnanimo, vi lascerò andare una mezz’oretta prima !”.

“Lunga vita ad Ollie !” esclamò Philip battendo le mani.

Mentre gli altri ragazzi andavano in scena, Mark si avvicinò furtivamente al thermos che Tom aveva lasciato incustodito, e, cercando di non farsi notare, vi versò dentro metà del contenuto della boccetta che aveva in mano. Finita l’operazione, si guardò in giro e disse : “Ma sì, crepi l’avarizia !” e versò la quantità rimanente.

Nel frattempo, Tom stava dando il meglio di sè...

“Non dormirai più ! Macbeth scanna il sonno innocente...”.

... mentre Oliver, che quasi non ascoltava, si sentiva stranamente leggero.

“...che dipana la matassa imbrogliata dell’ansia...”.

Sì, stava quasi per addormentarsi. Meglio bere un’altra tazza di tè.

“Te ne porto un altro goccio, Tom ?” disse all’amico quando quest’ultimo aveva finito di recitare.

“Ci penso io !” disse Philip, correndo, zelante, a prendere il thermos. Ma prima di portarlo al ragazzo, sempre senza farsi notare, ci rovesciò dentro anche lui uno strano intruglio.

“Grazie Phil” disse Oliver prendendo le tazze che l’amico gli porgeva e passandone una a Tom, il quale si disse che, se una tazza l’aveva fatto rilassare, un’altra l’avrebbe calmato del tutto.

“Che strano sapore” disse Tom.

“Ti credo, con tutta la robaccia che ci hai messo dentro ! Se volevi ammazzarlo del tutto, bastava che ci aggiungessi anche il latte !” rispose Oliver bevendo una grossa sorsata.

Ma Tom non si riferiva a quello.

“Che diavolo...” disse, quando la stanza cominciò a girargli intorno. “Scusate, ragazzi, non mi sento bene... è meglio che mi sieda un attimo...”.

“Fai pure” disse Oliver con noncuranza, buttandosi anche lui su una poltroncina e chiudendo gli occhi con un sospiro. Gli altri ragazzi iniziarono a preoccuparsi : c’era qualcosa che decisamente non quadrava.

“Ma Ollie... e le prove ?” disse Elizabeth, un po’ confusa dall’atteggiamento del ragazzo.

“Le prove ?... Ah già... Sì. Dunque... Eravamo rimasti...” bofonchiò Oliver alzando leggermente la testa e socchiudendo gli occhi. “L’ inverno del nostro scontento... C’è ancora una macchia qui... hanf, ronf, Benji... ti ammazzo... SNARL !” e si addormentò del tutto, accoccolandosi sulla poltroncina. Nel frattempo, su un’altra poltrona, Tom ronfava di gusto con la testa reclinata all’indietro e la bocca spalancata. Un filo di saliva gli colava dal labbro inferiore.

“Ma che cavolo sta succedendo ? ! ?” esclamò Julian.

“Accidenti, mi sa che ho esagerato” disse Mark mordendosi le nocche della mano.

“Come sarebbe ? ! ? Che diavolo hai combinato ? ! ?” disse Jack mettendo le mani sui fianchi. Elizabeth, intuendo cos’era accaduto, afferrò il thermos e ne annusò il contenuto.

“Ma che roba è ?” disse, storcendo il naso. In effetti, il micidiale beverone aveva assunto un forte odore di ciliegia.

“Ehm...” disse Mark, messo alle strette dagli sguardi irritati dei compagni. “A dir la verità ci ho aggiunto qualcosina... pensavo che sarebbe servita a calmare i nervi a Tom, e quando ho visto che anche Ollie lo beveva mi son detto che era fatta... potevamo sistemarli tutti e due...”.

“Oddio !” esclamò Philip portandosi una mano alla fronte. “Vuoi dire che anche tu... come me... noi...”.

“Ci volete spiegare cos’avete combinato ?” disse Maddy mentre Tom e Oliver russavano come trattori. “Che cosa avete messo in quel maledetto tè ?”

“Beh... io ci ho messo un po’ di Valium” disse Mark. Quasi mezza boccetta, ma è meglio non dirlo, pensò.

“E tu, disgraziato ?” disse Benjamin, rivolgendosi inorridito a Philip.

“Io sono stato più sul naturale... camomilla e valeriana, per la precisione. C’era anche del Bromazepam, ma era proprio pochino pochino pochino...”

“Ma siete matti ! Li avete narcotizzati ! E adesso cosa facciamo ? ! ?” urlò Maddy, in preda ad una crisi isterica.

Sapevano tutti cosa dovevano fare : chiamare di corsa un’ambulanza e sottoporre Tom e Oliver ad una bella lavanda gastrica. Quello che non sapevano era come spiegare la cosa ai due sventurati.

 

 

  
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