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Autore: purplelight    14/06/2013    0 recensioni
Isabel è la figlia di un dio caduto sulla terra....reso umano...tormentato dalle paure e dai sensi di colpa di secoli di vita tra guerre e perdite.
Isabel così vive con la madre Rose tra i silenzi di una grande casa, bianca....in mezzo alle ombre ed ai cimeli antichi del padre...che tiene dentro di sé un segreto....
"Quel giorno voleva mettersi una giacca, di quelle che aveva visto addosso alla madre.... andò in camera dei suoi genitori, spalancando la porta.
La luce invase la stanza....era in ordine, le persiane chiuse...il letto fatto e il grande specchio davanti ad esso...i mobili erano chiari, avrebbero di sicuro brillato se ci fosse stata la finestra aperta...e sarebbe stato bellissimo."
Genere: Angst, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Doctor - 10, Doctor - 10 (human), Doctor - 11, Jack Harkness, Rose Tyler
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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Isabel ISABEL







La strada del viale era scura di pioggia e le nuvole correvano, gonfie di acqua, nere e vaporose....stracciando il cielo blu, brillante della primavera.
Come prima di un temporale l' aria pareva elettrica, agitata  e il vento cresceva minuto dopo minuto, soffando tra i capelli castani di Isabel.
Gli occhi della ragazza intensi e dorati  fissavano meravigliati quello spettacolo di tempesta.
Sorrideva, scostandosi le lunghe ciocche che gli coprivano il volto. Socchiudendo gli occhi, poteva immaginare di essere davanti al mare, sentire le onde e la brezza.
Sognava di diventare una marinaia, di imbarcarsi su una grande nave in legno e partire verso l'ignoto...perdersi nell' orizzonte, schiacciata dal cielo e dal mare in un esplosione di colori tendenti al cobalto e celeste.
Prese da terra il suo zainetto blu , girandosi, svoltando a destra ....una piccola stradina che portava ad una casa di mattoni bianchi, il tetto nero in pietra dove alle finestre si potevano intravvedere delle tende azzurre, ricamate, coprire l'ombra di sua madre intenta a lavorare, china sulla scrivania.

Entrando, appoggiò il cappotto sulla grande poltrona rossa, di fianco alla porta. Salutò il gatto, accarezzandogli il morbido pelo nero e corse a salutare la madre.

Sua madre, Rose, aveva gli occhiali appoggiati sul naso, i capelli biondi riversi sul volto concentrato su dei pezzi di carta.
Quando la vide sorrise dolcemente, aprendo le braccia verso di lei.
La piccola Isabel si buttò nel suo abbraccio, godendo del calore del corpo della madre.
-Ciao mamma....- disse Isabel, giocando con i capelli della madre, sedendosi sulle sue ginocchia.
-Ciao Isabel....come è andata a scuola?-
-Bene....la maestra ha detto che parteciperò alle olimpiadi di giugno, di matematica.....ho preso un altro buon voto nel compito di fisica...- strizzò l'occhio alla madre - tranquilla....mà....ho sbagliato apposta come hai detto tu...-
Rose alzò gli occhi al cielo - brava la mia bimba...lo sai che non puoi parlare dei viaggi nello spazio....non sarebbe corretto verso i tuoi compagni....e maestri...-
-Sì....lo so....dov'è papà?-
Gli occhi di Rose si scurirono....lo sguardo diventò triste.
-Nella sua stanza....ma non disturbarlo....sta dormendo....è molto, molto stanco....-  sussurrò, girandosi di nuovo, verso la scrivania.
-Non ha dormito nenache stanotte mamma?....- chiese Isabel stringendo la mano della madre.
Rose non rispose, si limitò a sospirare e a continuare a leggere.
-Ma che cos' ha?-  domandò.
Rose fissò gli occhi della figlia, erano così profondi....dietro ai quali si nascondeva uno spirito nobile e leale...mentirle era la cosa che più la faceva soffrire. Ma, non poteva fare altrimenti....non avrebbe potuto sopportare la vergogna di John.
Passò le mani sul viso di Isabel, sfiorando leggeremente la pelle....cercando di sorriderle sinceramente...non riuscendoci, ovviamente. Il risultato fu una smorfia sofferta.
Si ricompose.
-Amore mio....ci sono cose....che noi adulti custodiamo, sogni, chiusi dentro alla testa.....- sospirò passandosi una mano tra i capelli, continuando con la voce tremante - a volte certi  sogni ritornano, e fanno rumore....possono spaventare....tuo padre, lo sai che è molto vecchio...lui ha tante cose dentro....che a volte corrono dentro di lui e lo scombussolano....ma come ogni cosa Isabel....è momentanea...tuo padre starà sicuramente bene in futuro....adesso, dammi un bacio.- Rose, la prese in braccio e la strinse forte al petto.
Fuori le fronde degli alberi fischiavano....il vento stava aumentando e la luce era diventata bluastra....il temporale era arrivato.


Le gocce cadevano pesanti sul cemento, un ticchettio veloce, rilassante, un tamburellare continuo sulla grondaia.
Isabel aveva aperto leggermente la finestra della sua cameretta, per sentire il canto della pioggia.
Le foglie verdi si inclinavano leggermente per il peso dell' acqua.... nel naso l'odore di umido e di legno bagnato...lo amava.
Si sporgeva dalla finestra  per prendere le foglie dei tigli, e premersele sulla faccia, sentendo il fresco della primavera e il profumo della pianta....una sensazione che le faceva ricordare l'odore del padre.
Camminava lungo il perimetro della sua stanza, lentamente, in equilibrio....come se dovesse seguire la traccia di un filo teso sul nulla. Le piaceva immaginare di essere un equilibrista....l'adrenalina nel petto...quella sensazione che solamente la corsa le poteva donare.
Isabel adorava correre.
Dopo aver finito di fare il giro della stanza, poggiava l' orecchio sul muro della parte adiacente a quella dello studio del padre....credendo di poter sentire il respiro.
Lo cercava, disperatamente tra i corridoi della casa, non trovandolo mai....allora, si accontentava di quel muro....un unico collegamento....con suo padre. In quel modo lei, poteva parlarci sempre....confidargli i suoi segreti....il suoi sogni.


Suo padre lo vedeva poche volte....sebbene egli abitasse sotto il suo stesso tetto.
Quei momenti, lo guardava mangiare in silenzio...a tavola. Il viso scavato e pallido...le mani tremanti, strette sulle posate.
Era bello malgrado il suo aspetto sbattuto....perennemente, scialbo.
I capelli castani, corti e arruffati...le lunghe basette e il naso aquilino . Ma quello che più amava di suo padre erano gli occhi.
Occhi pazzi, profondi, due pozzi dove ci si poteva perdere. Occhi antichi, come era lui del resto.
Sapeva che lei era figlia di un dio caduto.
L'ultimo Signore del Tempo....rare volte aveva accennato alla sua vita....immensa. Aveva sofferto...questo lo sapeva.
Era suo il Tardis, che usava la madre per portarla a visitare le stelle.
Le era capitato di vedere, nell'ombra delle notti estive lui che teneva per mano sua madre, entrare dentro a quella cabina blu...per poi scomparire tra il vento e il suono di campane.
Aveva sorriso. Quelle erano le uniche occasioni per poter vedere i suoi genitori felici.
Con lei, suo padre, si limitava a sorriderle debolmente... gli occhi tristi e pieni d'amore.
Sembrava quasi avesse paura a toccarla......


to be continued................






  
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