Pilot
Gemiti,
leggermente soffocati, provenivano dal ripostiglio delle scope.
- Dobbiamo
smetterla di vederci così. – sussurrò
Mary, ravviandosi i boccoli ramati e
rassettandosi la gonna, che nell’impeto del momento le era
salita fino ai fianchi.
- Certo, e
dimmi, sarai tu a dire a tua cugina che, invece di essere in biblioteca
a
studiare come avevi detto, eri chiusa in uno stanzino con me, che poi
sarei il
suo ragazzo? –
Mary
aggrottò
il naso, in una buffa espressione corrucciata.
- Certo che
no, e poi smettila di ripeterlo, mi fai sentire ancora più
in colpa. –
Rabastan
rise, buttando la testa indietro e facendo scintillare i denti
perfetti. Mary
McDonald era incredibile, e non solo a letto, aveva quel modo di fare
che
riusciva sempre a strapparti una risata.
-
D’accordo, non lo dirò più. –
promise, chinandosi con tono cospiratore e
sussurrandoglielo all’orecchio.
Un brivido
corse lungo la schiena della ragazza.
Una risata
roca, che le accarezzò il collo facendola rabbrividire
nuovamente, fu la
replica.
- Devo
andare. –
S’impose
di
mantenere il tono risoluto, tutto stava a non lasciarsi incantare da
quegli
occhi così profondi.
-
D’accordo, ci vediamo in giro. –
Un sorriso,
che gridava arroganza come tutto in lui, e Mary si ritrovò a
maledire la sua promessa
di raggiungere Dorcas e Lily a cena.
-
Sì, ci
vediamo. – confermò, uscendo
dall’angusto luogo e dirigendosi rapidamente verso
la torre di Grifondoro.
Varcò
la
soglia proprio nel momento in cui, sicuramente stanche di aspettarla,
Lily e
Dorcas stavano uscendo.
-
Finalmente! Si può sapere dove ti eri cacciata? –
esclamò spazientita la rossa.
- Ero in
biblioteca, dovevo finire il tema di Pozioni –
mentì in fretta, ricevendo in
risposta un’occhiata compiaciuta.
- Sono
contenta che ti sia messa finalmente sotto con lo studio –
Già,
lo
studio, pensò ironica, mentre raggiungevano la Sala Grande e
prendevano posto
sulla panca in legno.
******
- Guardate
qua. – esordì Charis, sventolando sotto gli occhi
dei suoi amici un piccolo
foglio di pergamena, compilato con una scrittura elegante.
- Di che si
tratta? –
Rico le
tolse il foglietto dalle mani e lo scorse rapidamente, passandolo poi
ad Evan
che cercava di leggere da sopra la sua spalla.
- Pare che
Mary McDonad sia stata vista uscire da uno dei ripostigli di Gazza,
visibilmente accaldata. –
rise il rampollo dei
Wilkes.
Una risata
maliziosa si levò dal tavolo verde argento.
Rabastan
s’
irrigidì leggermente, sforzandosi di mantenere il consueto
distacco.
- Dice con
chi era? –
- No, ma
non posso dire di biasimare chi era con lei. Voglio dire, è
tremendamente sexy
per essere una Mezzosangue! –
-
Più che
altro mi piacerebbe sapere chi è che ha inviato quel
biglietto. – intervenne
Charis, notando che anche agli altri tavoli ne era stato inviato uno e
tutti
parlottavano tra di loro.
- Magari si
tratta di qualche insulsa Tassorosso che si diverte a spettegolare
nella
speranza di far sembrare la sua vita un po’ meno patetica.
– considerò la
Banks, interrompendo la sua discussione con Narcissa.
-
Sì, è
decisamente probabile. – si affrettò a replicare
Rabastan, grato per il
tentativo di chiudere la discussione.
- È
strano
comunque, sembra che la Jorkins questa volta non centri nulla; di
solito
saltella in preda al compiacimento invece stasera sembra piuttosto
tranquilla. –
-
Sì, Cissa
ha ragione, sembra che qualcun altro abbia intenzione di soffiarle il
titolo di
impicciona rompi coglioni della scuola. –
- Che
delicatezza, Banks, sei particolarmente di buon umore oggi, eh?
–
- Qualcuno
ha chiesto il tuo parere, Nott? Non mi sembra, perciò taci.
–
Il ragazzo
inarcò un sopracciglio e tornò a consumare
silenziosamente la sua cena.
Sembrava che la Banks celasse dietro la scontrosità la sua
preoccupazione. Per
cosa, tuttavia, non avrebbe saputo dirlo.
- Che hai
Cissy? –
Charis
rivolse un’occhiata preoccupata all’amica, che
aveva appena selezionato con
cura uno zuccotto di zucca e lo fissava con aria inorridita.
- Nulla,
sto bene. – si affrettò a replicare la bionda,
nascondendo nella manica della
camicia il foglietto di pergamena che aveva trovato sotto lo zuccotto.
“Zucca
zucca me lo dice, fidanzata bella traditrice.”
- Scusate,
sono piuttosto stanca, vado in camera. –
Si
alzò dal
tavolo e percorse in fretta la strada che la separava dal portone;
passando
accanto al tavolo dei Grifondoro lanciò
un’occhiata d’intesa ad uno dei
Prefetti. Una volta uscita, non s’incamminò verso
le scale che portavano ai
sotterranei ma percorse la strada che conduceva alla Guferia. Era
arrivata a
destinazione da un paio di minuti quando un rumore di
passi la spinse a voltarsi.
- Ehi,
è
successo qualcosa? –
Sorrise,
incrociando quegli occhi color miele che la guardavano con gentilezza e
appena
un lampo di preoccupazione. No, non era quello il momento di fissare
Remus
Lupin con aria sognante.
- Abbiamo
un problema… E quando dico problema intendo una crisi a
livello mondiale. –
Il ragazzo
aggrottò la fronte, in un’espressione che lo
faceva sembrare più grande e
incredibilmente stanco.
- Di che si
tratta? –
Gli porse
il messaggio, osservandolo leggerlo e stringere i denti, segno evidente
che era
arrabbiato.
- Non so
chi l’abbia scritto, l’ho trovato nel piatto degli
zuccotti. –
- Hai
ragione, questo è un problema. Che cosa hai intenzione di
fare? –
Narcissa lo
fissò stupita, - Scusami? –
-
Intendo…
se hai intenzione di chiuderla qui, sì insomma, posso
capirti. –
Ma che
accidenti stava dicendo?
- Vuoi che
la chiuda qui? –
Remus
scosse con decisione la testa.
- Certo che
no, come ti salta in mente, ma non voglio neanche che tu abbia
problemi. –
- Ehy,
dobbiamo solo cercare di essere più discreti. Non
preoccuparti, troveremo un
modo. – sussurrò, alzandosi in punta di piedi e
scoccandogli un tenero bacio a
fior di labbra.
-
Sì, ce la
faremo. – replicò, anche se non convinto del
tutto. Lui teneva a Narcissa, anzi
ne era innamorato, e sapeva perfettamente di non poterle offrire un
futuro
degno di lei. Insomma, veniva da una famiglia che viveva con il minimo
sindacale e per di più era un lupo mannaro… cosa
avrebbe mai potuto offrirle?
Eppure, per qualche strana ed incomprensibile ragione, la promessa
sposa del
ricco rampollo dei Malfoy aveva scelto lui… amava lui.
- Devo
tornare in dormitorio, ho detto agli altri che sarei andata a dormire.
–
-
D’accordo,
ci vediamo domani a lezione. – le sussurrò,
lasciandola dalla sua presa e
baciandola a sua volta.
Gli
augurò
la buonanotte e percorse le scale in fretta, stando attenta a non
inciampare a
causa del buio e passando la mano sul corrimano in pietra per ottenere
il
miglior equilibrio possibile. Era quasi giunta alla fine della rampa
quando
avvertì qualcosa di piccolo e pungente sotto le sue dita; lo
prese,
osservandolo alla luce delle torce, e vide che si trattava di una
spilla che
ricordava il colore degli occhi di Remus, su di essa c’erano
un paio di gocce
del suo sangue: doveva essersi punta quando l’aveva toccata.
Stava per
riprendere a camminare quando notò la pergamena che stava ai
suoi piedi; la
raccolse, aprendola con mano tremante e riconoscendo la calligrafia del
messaggio che aveva ricevuto a cena.
“Attenta
a
non ferirti, principessa, molto spesso la verità fa
male.”
L’accartocciò
con rabbia, dandogli poi fuoco con un colpo di bacchetta. Non era
possibile,
lei che fin dal primo anno era sempre stata immune dai pettegolezzi,
doveva
cominciare a vivere nel terrore di essere spiata? Continuò
la sua avanzata
lungo i sotterranei, incurante del paio di occhi castani che
l’osservava con
guizzante cattiveria.
- Che il
gioco abbia inizio. – mormorò, attendendo che la
principessina si allontanasse
e tornando al suo dormitorio.
Spazio
autrice:
Come
anticipato nell’introduzione, la storia è ispirata
a Pretty Little Liars, e
ambientata nella generazione dei Malandrini. Che dire, spero che questo
primo
capitolo vi sia piaciuto e che sia riuscita ad incuriosirvi. Fatemi
sapere che
ne pensate, mi raccomando, ci tengo molto. Al prossimo capitolo.
Baci baci,
Fiamma Erin Gaunt