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Autore: Chappy_    14/06/2013    14 recensioni
Prendete un "Principe dei Nani" qualsiasi: figo, testardo e per di più idiota.
Prendete poi la solita "Dea dei Giganti": acida, bellissima, ma insicura su ogni cosa.
Prendete anche, se volete, un'"autrice": sadica, stramba e fuori di melone, quale la sottoscritta.
Incastrateli per bene tra di loro (Attenzione: l’attrito tra le loro teste potrebbe rivelarsi FATALE), in una cornice meno comica e con una spruzzata di romanticismo in più; aggiungete una carrellata di situazioni assurde, svolte inaspettate e scelte difficili, capaci di mettere a dura prova anche il rapporto più solido e, infine, amalgamate il tutto…
Il risultato? Non sarà nulla di ciò che vi aspettate! Soprattutto se si ha a disposizione un anno, nel quale ogni cosa può accadere!
Tra vecchi e nuovi ostacoli, faide familiari, gelosie e tanto, tanto love-love, riusciranno i nostri cari "All Hanshin Kyojin" a buttare giù la maschera di storica coppia comica e farci vedere un'altra faccia dell'amore?
Perché si sa, anche la testa più dura, con l'aiuto di un cuore sincero, può ammorbidirsi.
Genere: Commedia, Demenziale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Atsushi Otani, Nuovo personaggio, Risa Koizumi, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Lovely★Idiots '
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… Pensavate di esservi liberati di me, vero?
E in vece NO, spiacente! *risata malvagia*
… Ok, riprendiamo dall’ inizio.
Ebbene si, dopo un luuuungo periodo di pausa e di riflessione(?), riparto in pompa magna con la seconda parte di questa storiella! :D
Perché la storia DEVE continuare! u.u (insomma, in qualche modo devo fare arrivare l'estate!)
So che molti di voi vorrebbero prendermi a sprangate nelle caviglie, e avreste assolutamente ragione! T^T
Ma tra impegni, alti e bassi, blocco dello scrittore, blocco cerebrale, colpo della strega, su e giù(?), e cazzeggi vari mi sono ritrovata a corto di idee… che sono spuntate tutte in una volta, proliferando nel mio cervellino come funghi! xD
Bene non voglio dilungarmi più del dovuto, anche perché vi informo che il seguente capitolo è forse più lungo di tutti quanti gli altri messi assieme xD ( peggioro con l’ andare del tempo, che ci posso fare?), e per questo, per chi non avesse molto tempo, consiglierei di leggerlo in due tempi … magari in più di due! xD
Purtroppo non ho voluto potuto accorciarlo, né suddividerlo in più capitoli, mi spiace! ^^”
Vabbè, rimando i farnetichii all’ angolino della pazza in fondo, e senza ulteriori indugi, vi lascio al chappy! C:
Buona lettura!
Chap


~
 

La storia fino a qui:
E’ il primo giorno di un nuovo anno, e Risa Koizumi , una ragazza diciannovenne più alta della media delle sue coetanee, si prepara a prendere la sua migliore amica, Nobuko, alla stazione di Osaka, dove i suoi amici Seiko, Nakao, Chiharu, Suzuki, ed Haruka la aspettano, insieme al suo ragazzo Atsushi Otani, più basso di lei. Sulla strada verso la stazione, Risa perde il controllo della bici, e si scontra con un ragazzo, Haruki, che si dimostra subito gentile, lasciandola andare senza incolparla. Una volta riuniti, i ragazzi, decidono di passare l’ intera giornata insieme, divertendosi un modo. Risa e Otani non fanno altro che battibeccare, come sempre, e Risa si domanda se dall’ esterno, possano sembrare realmente una coppia. Sulla strada di ritorno, Otani rivela a Risa che nei giorni seguenti non si sarebbero potuti vedere spesso, poiché di lì ad un mese, avrebbe dovuto dare il suo primo esame all’ università, e che avrebbe anche saltato il prossimo concerto di Umibozu al quale programmavano di andare. Risa inizialmente la prende con filosofia, ma giorno dopo giorno, sente dentro di sé la solitudine, e una strana ansia che no riesce a spiegarsi. Come se non bastasse, arriva ultima al test di potenziamento all’ accademia per giovani aspiranti stylist che frequenta, gettandola in un baratro di depressione. Si chiude in se stessa, ricercando la figura di Otani, che però è sfuggevole, e non comprende quanto la fidanzata abbia bisogno di lui in quel momento e quanto lei si senta abbandonata. Sempre più nervosa, confusa sul suo futuro, e insicura riguardo a cosa Otani provi per lei, Risa decide di lasciare l' accademia. Le cose si complicano quando Kanzaki, l’ ex ragazza di Otani, decide di rispuntare, e di raccontare a Koizumi, in confidenza, del primo appuntamento tra lei e Otani. La ragazza, allora scopre quanto Otani possa essere dolce, e con le lacrime agli occhi, decide di andare dal ragazzo, che nel frattempo torna a casa di pessimo umore per aver fallito il suo esame. Così, quando i due si incontrano è subito tensione, e lo scontro è istantaneo: Risa si lamenta del fatto che lui non c' era quando lei aveva più bisogno di lui, di non darle abbastanza attenzioni, cosa che invece lui faceva sempre con Kanzaki. Otani ribatte che ha bisogno dei suoi spazi, e che è ridicola e patetica a rinfacciare ancora la faccenda della ex. Alla fine, Risa se ne esce di casa, dicendogli che non lo avrebbe mai più disturbato, e che si sarebbe tolta dai piedi. Otani, sbollita la rabbia, cerca di telefonarle per chiarire, ma lei non risponde alle sue chiamate. Prova anche ad andare a casa sua, scoprendola insieme ad Haruki, andato a trovarla al ristorante. Così, furioso e geloso, si sfoga con Nakao, il quale gli spiega che in realtà Risa è solamente insicura dei sentimenti che lui prova nei suoi confronti. Otani sente di aver sbagliato a trascurare Risa in quel modo, e che i suoi studi sono importanti, ma anche lei lo è. Nello stesso momento, Risa parla con Nobu, e questa la fa rinsavire dicendole che ha sbagliato anche lei ad essere così avventata, e che in realtà lei ama Otani, e Otani ama lei. Così decide di andare a casa di Otani, e chiedergli scusa. Ma la scena che si trova davanti la paralizza: Otani e Kanzaki si stanno baciando! In realtà è solo un malinteso, è stata la ragazza ad agire, ma Risa fraintende e scappa via, in lacrime. Otani si accorge che Risa ha visto tutto, e pianta li Kanzaki per rincorrerla. Agitato, cerca di spiegare che è tutto un malinteso, ma la ragazza ha visto è sentito abbastanza: lo schiaffeggia, sfilandosi l' anello che lui le ha regalato, e lo getta a terra, calpestandolo. L' anello si rompe, e la ragazza gli urla contro di non toccarla mai più, e scappa via. Quel gesto, fa capire al ragazzo che è veramente finita. Otani è depresso, convinto che Risa non lo ami più e che in realtà sia troppo tardi. Vaga per ore per le vie di Osaka, pensando a come è potuto succedere che loro due si lasciassero. Ma, ad un certo punto Otani sente la voce di Risa che dice: Non dimenticarlo...Otani non sopporta l' idea di perderla. Stringe i pugni e si volta, correndo verso casa di Risa. Lei, dal canto suo, sta pensando che non può vivere senza di Otani. Anche lei sente la sua voce: Non smettere...Ad un certo punto però, sente di nuovo la voce di Otani chiamarla, e si affaccia al balcone stupefatta. E’ davvero Otani! Lei gli dice di andar via, non vuole più avere niente a che fare con lui. Ma il ragazzo è inamovibile: Se non vuole andare ad aprirgli, allora si sarebbe arrampicato fino alla sua stanza e avrebbero parlato. Ad ogni costo. Ed è quello che fa. La ragazza è allibita, e non capisce il perché di quel gesto. Alla fine, Otani riesce a confessarle che la ama, e che non vuole perderla, per nessun motivo. Risa dal canto suo, non può fare a meno di amare quel nano stupido, e finalmente comprende che Otani è realmente innamorato di lei, e che lo è sempre stato. Così, baciandosi nel balcone di Risa, al chiaro di luna, i due piccioncini tornano di nuovo insieme.

 

~


 

Cap. 7 Adorabile




 

 
 
Otani’s POV



“Lo so.”
Ci stacchiamo, guardandoci dolcemente con un sorriso.
Mi sembra un sogno, eppure è tutto vero.
 E'... reale.
Koizumi è qui, la sento, la sto stringendo tra le mie braccia. E lei, non mi sta respingendo...
I secondi passano, mentre la neve continua a cadere dal cielo, accarezzando i nostri volti infiammati. Ma noi non ce ne accorgiamo.
Non diciamo nulla. Solo, ci guardiamo negli occhi.
Proprio come… Bè, come due innamorati!  Chi l’ avrebbe mai detto, eh?
Io, no di certo.
Ma d’ altronde, neanche innamorarmi di una gigantessa, innamorarmi di una come Koizumi, era nei miei piani. Non con l’ altezza e con la, ehm… ‘testardaggine’, che mi ritrovo.
Ma per fortuna, (o per miracolo) lei mi accetta e mi ama ancora, per quello che sono.
Pensavo sarei morto d’ imbarazzo.
Che sarebbe stato difficile, per una persona come me (lo so, non sembra, ma sono un tipo timido io, eh!) riuscire a confessarle in modo così esplicito, i miei sentimenti…
Invece devo dire che è stato sorprendentemente... semplice.
Ma sono felice di averlo fatto. Di essere riuscito finalmente ad accantonare la timidezza e l' imbarazzo, e dirglielo.
Non per farle cambiare idea, non perché sapevo che le avrebbe fatto piacere sentirselo dire.
Semplicemente, non ne ho potuto fare a meno.
In quel momento, quando ho rischiato di perderla, e il solo pensiero che Koizumi non avesse più fatto parte della mia vita stava per diventare realtà, ha fatto scattare in me qualcosa, una sorta di bisogno irrefrenabile che non ho saputo controllare.
Come se una molla invisibile collegasse direttamente il mio cuore alle tonsille, facendo irrimediabilmente balzare fuori quelle parole.
Nessun dubbio, o titubanza. Si è trattato semplicemente di aspettare il momento giusto.
E il fatto che Koizumi, non solo mi abbia perdonato, ma mi ami ( mi ama!) nonostante tutto quello che le ho fatto passare, significa solo una cosa: Ho fatto bene.
Per intenderci, niente a che vedere con la dichiarazione fatta a Mayu... Ma neanche lontanamente!
Credo che… potrei anche dirglielo un po’ più spesso, d’ ora in avanti…
Mi sento... finalmente felice.
Non so dire di preciso dopo quanto tempo. Ma d’ improvviso, le nuvolette di vapore provocate dai nostri impercettibili sospiri, ci distraggono, riportandoci con i piedi per terra, e alla realtà.
I nostri occhi vitrei, fissi in quelli dell’ altro, si fanno più vicini;  le nostre menti si riaccendono, insieme al nostro istinto di sopravvivenza, che ci ricorda che, se stessimo ancora là fuori al gelo, moriremmo assiderati - anche se felici- da un momento all’ altro.
Perciò, dopo un attimo di tempo brevissimo, lei mi prende per mano, trascinandomi attraverso la finestra scorrevole, guidandomi dentro la sua stanza.
Il tepore del luogo caldo mi invade immediatamente, entrandomi in tutto il corpo, e  avvolgendomi il cuore e le membra come un plaid. Ma forse, è solo il contatto con la sua mano, a provocarmi questo effetto…
Mi guardo attorno, con aria incuriosita.
La prima - e anche ultima- volta che ho messo piede in questa stanza, è stato nel periodo in cui studiavo per gli esami di ammissione all’ università. Il giorno prima dell' esame, per l' esattezza.
A casa mia, avevano tutti preso l' influenza, e per non rischiare il contagio, ho dovuto chiedere ospitalità a Koizumi, per l' ultimo ripasso generale, passando qui l' intera notte.
E' stata anche la prima volta che ho conosciuto la sua famiglia. E' stato… così imbarazzante! Meglio non pensarci…
A quel tempo, c’ eravamo rimessi insieme da poco, e l' idea di poterci lasciare nuovamente mi sembrava assurda e ridicola. ‘Impossibile!’, mi dicevo…
Ma a quanto pare, sia per me che per Koizumi, niente è impossibile.
Imparata la lezione: Non darò mai più niente per scontato.
A parte il mio amore per lei, ovvio.
Noto distrattamente che ci siamo fermati al centro della stanza.
La prima cosa che mi cade subito all’ occhio, sono degli indumenti sparsi per terra, e mi domando inconsciamente, se Koizumi non li avesse avuti tra le mani prima che arrivassi io...
Sempre più incuriosito, presto più attenzione ai dettagli, soffermandomi, di tanto in tanto, sui vari oggetti disposti ordinatamente…
Certo che non ci avevo mai fatto caso, prima d' ora: Koizumi ha un sacco di cianfrusaglie nella propria stanza.
Con una smorfia disgustata, distolgo l’ attenzione dalla custodia di un videogioco, intitolato: ‘VOGLIO INCONTRARTI- SIMULAZIONE STORIA D' AMORE♥, LOVE -LOVE FANTASIA III’, raffigurante quel ‘Cain’ altrettanto disgustoso.
Il mio sguardo, vaga ancora per quelle quattro mura, e mi ritrovo a contare mentalmente la quantità spropositata di aggeggi conigliettosi: dai peluche di varia grandezza, agli adesivi, alla sveglia sul comodino bianco vicino al letto…
La mia smorfia, se possibile, si accentua ancora di più.
Sbuffo, piuttosto seccato: Lì, accanto alla sveglia a forma di coniglio rosa, messa in bella mostra, c' è ancora quella stupida foto scattata anni prima, di me travestito da cheerleader.  Si è decisa a tenerla, dunque…
Questa… idiota!
Mi volto verso di lei, pronto a farle una lavata di capo. Ma mi blocco immediatamente, notando che mi sta osservando, (forse l' ha fatto per tutto il tempo!), con un' espressione dolce e serena, che non le ho mai visto rivolgermi.
Mi dimentico immediatamente ciò che stavo per dirle, e mi perdo di nuovo a contemplarla. Sento le mie labbra tendersi automaticamente in un sorriso identico al suo…
Non stacco gli occhi dal suo viso, quando il suo sguardo cade sulle nostre mani intrecciate.
La vedo irrigidirsi all' istante, e rabbrividisce, ad occhi sgranati.
"Sa."
Abbandono la mia espressione da ebete, e la fisso, attonito.
“Eh?”
"Sa."
"Sa?"
"...ngue. SANGUEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEE!!!!!!!!!!!!!!!!!"
Caccia uno strillo, che senza alcun dubbio avrà svegliato l' intero quartiere.
Per lo spavento, urlo anch' io, ruzzolando col sedere per terra.
Boccheggio, completamente allibito, "M-ma...Ma che cavolo ti è preso, Koizu-…"
"Come che mi è preso??! Non te ne sei accorto??!" urla, con voce stridula, "Stai... Stai sanguinando, scemo!" più che arrabbiata sembra sconvolta.
Corrugo la fronte, senza capire, "Eeehh??!"
"Le mani!!” urla ancora più forte, indicandole, “Ti sanguinano le mani!!"
"Co-come?..."la fisso ancora un secondo, scosso.
Mi porto i palmi delle mani davanti agli occhi: mi rendo conto che, effettivamente, sono cosparse di graffi e tagli rossi, alcuni anche profondi.
Ed ora che ci presto attenzione, sono attraversati da forti fitte lancinanti, che mi provocano molto dolore.
Mi acciglio leggermente "Oh." mi esce solo, il tono neutro, “…Le rose hanno spine.” mugugno infine, scrollando le spalle con noncuranza.
Koizumi, a quelle parole, sembra riscuotersi da chissà quale stato di trance.
Trasalisce bruscamente, staccando lo sguardo, fino a quel momento ancora fisso sulle mie mani, e si osserva febbrilmente attorno, con aria spaesata. Sembra nel panico più totale.
"A-aspetta q-ui!...V-vado a prenderti d-del..." lascia in sospeso la frase, mentre agitata, si dirige verso la porta.
"Non fa niente Koizu-!"
Ma non faccio in tempo a finire, che già lei l' ha spalancata di scatto, lanciandosi giù per gli scalini.
Osservo la porta aperta per un attimo, interdetto dalla sua reazione così esagerata. Poi, ci arrivo.
‘Oh, giusto.’, penso. Da che mi ricordi, Koizumi non ha mai retto alla vista del sangue...
Sospiro, sedendomi sul bordo del letto.
Dopo un po’, lei arriva, tutta trafelata, con l' occorrente per la medicazione tra le mani.
Si butta immediatamente in ginocchio davanti a me, svitando il tappo della boccetta del disinfettante.
La osservo, senza dire nulla, mentre intinge febbrilmente il cotone con alcune gocce del medicinale. Senza curarsene affatto, lo lascia cadere con un tonfo sonoro sul pavimento.
‘Cavolo, è davvero agitata…’, penso.
Fingendomi calmo per non farla agitare ulteriormente, mi sporgo dal bordo del letto, porgendole cautamente i palmi delle mani e cercando di non far trapelare che, in realtà, sto facendo un certo sforzo per non lamentarmi dal dolore. La osservo attentamente in volto, mentre mi si avvicina…
 Ma prima che possano anche solo sfiorarmi, le dita di Koizumi sono scosse da un violento tremito.
China la testa, e il cotone scivola dalla sua presa, finendo sul pavimento. Completamente stranito, mi limito a fissarla, incapace di dire nulla.
Un singhiozzo acuto le esce dal petto.
Sussulto, e il dolore alle mani scompare all’ istante.
"Koizumi..."
"... dispiace." il suo sussurro è così fievole, che faccio fatica a sentirlo.
 La sua mano è ancora tesa a stringere l' aria tra le dita, "Mi... dispiace... tanto..."
Per una frazione di secondo, mi interrogo egoisticamente su quale sia il motivo delle sue scuse.
Per la sua reazione alla vista del sangue? Per non essere riuscita a medicarmi? O forse...
Forse si riferisce... a tutta la faccenda di Kanzaki e della separazione?...
Ma non mi dilungo troppo a pensarci.
Mi sporgo in avanti, avvicinandomi cautamente a lei, e le afferro la mano ancora tesa a mezz’ aria, stringendola tra le mie, in un tocco lieve e rassicurante.
"Non... Non piangere..." faccio suonare il mio sussurro come una richiesta, ma in realtà è una supplica.
Non ho mai, e intendo mai, potuto sopportare la vista di Koizumi che piange. Soprattutto, se è per causa mia…
Stringo i denti, aumentando la stretta sulle sue dita.
Lei non si ritrae, al contrario, la sento stringerle a sua volta, mentre inizia a singhiozzare più forte.
"Sta-stavi p-per...P-er..." balbetta, con voce soffocata e rotta dal pianto.
"Non è successo niente. Sto bene." sussurro rassicurante e sereno, sperando che la mia voce non tradisca la mia ansia.
"E'- è tu-tutta col-pa m-mia... S-se solo n-non fossi s-stata così e-egoista..."
"Lo siamo stati entrambi." replico, con un sospiro.
 “N-non a-avrei do-ovuto da-arti de-de-dello stro-o-nzo…” gracchia, con voce stridula, “O-Otani è s-solo un naturale idio-ota, n-non uno str-o-onzo...”
 “Hai perfettamente ragion- Hei, e questo che significa??!” sbotto, arrabbiandomi.
“E-e mi dis-dispia-ace ave-e-rt-ti dato qu-ue-ello schia-affo…”
“E il pugno di prima l’hai dimenticato?...” borbotto, lanciandole un’ occhiata di sottecchi.
Non smette di singhiozzare, e il suo viso ormai è praticamente inondato dalle lacrime…
Con un sospiro, abbandono istantaneamente la mia espressione corrucciata, e abbasso il viso per cercare i suoi occhi.
"Però... adesso smettila di piangere. D’ accordo?"
Alle mie parole, lei porta automaticamente la mano libera sul volto, cercando inutilmente di asciugarsi le guance bagnate.
“A-ane-ello…” dice ad un tratto, in un sussurro strozzato.
Sussulto, sentendo il mio stomaco sprofondare.
Si mette a frignare più forte, senza staccare le mani dal viso, “N-non vo-vole-evooo… O-Otani-i… I-io…”
#”NON TOCCARMI MAI PIU’!”#
Abbasso tristemente gli occhi, sentendo il mio cuore annodarsi in modo doloroso, a quel ricordo…
Vedere Koizumi, togliersi e calpestare con disprezzo e disgusto la promessa del mio impegno, è stato… davvero terribile. ‘Insopportabile’, è la parola giusta…
Avrei preferito di gran lunga, ricevere altri cento schiaffi come quello, piuttosto. Sarebbe stato meno doloroso…
Rimango in silenzio, sentendo ancora i singhiozzi continui di Koizumi, pensando a qualcosa, qualunque cosa, possa rassicurarla…
‘Sai, Koizumi, anche a me ha fatto male, molto male, vederti rompere l’ anello…’
‘Koizumi, quell’ anello significava molto per me, ma anche se l’ hai rotto, io non…’
‘Sta tranquilla. Ti prometto che te ne prenderò un altro, uno ancora più bello, più speciale, più…’
Mi rendo conto che la mia bocca è aperta, in attesa che pronunci quelle parole. Ma dalla mia gola, non scaturisce alcun suono. Così la richiudo, abbassando mestamente il volto.
Dopo tutto quello che le ho fatto passare, dopo il modo in cui mi sono comportato con lei… non sono neanche capace di trovare una sola parola giusta da dire per confortarla.
Per quanto mi sono ripromesso di non farlo, non posso fare a meno di domandarmi cosa sia realmente accaduto in queste settimane.
Tutto ciò che è successo, mi ha fatto capire un po’ di cose. Su di me, su Koizumi, sul nostro rapporto…
Ma c’ è una cosa, solo una, che mi ha lasciato letteralmente basito: L’ insicurezza di Koizumi, nei riguardi dei miei sentimenti.
Se Koizumi è stata così insicura, è solo colpa mia. L’ ho trascurata per i miei interessi, senza pensare che ciò l’ avrebbe fatta soffrire.
Ed io, in quanto suo ragazzo, come minimo avrei dovuto farla sentire amata, avrei dovuto darle le attenzioni che merita. Studio o non studio, Koizumi è la mia priorità.
Quanto deve essersi sentita poco amata da me… Anzi, non amata affatto.
Ed io, non ho neanche uno straccio di parola di conforto da dirle…
Ma forse, pensandoci è meglio così. Benché vedere Koizumi così triste mi addolora molto, in questo momento sono consapevole che una mia sola parola, anche se di conforto, potrebbe farla stare anche peggio di così.
Ed io, non voglio questo.
Nonostante tutto il mio precedente egoismo… non è quello che penso io, ad essere al primo posto. E probabilmente, non lo è mai stato.
E’ Koizumi, ad esserlo.
Stringo forte la presa sulla sua mano, cercando di trasmetterle con quel gesto, tutto quello che sento e che provo.
‘Dispiace tanto anche a me, Koizumi. Ho ancora bisogno di te… Perdonami.’
Non importa cosa penso io. Non ha mai avuto importanza.
Per questo, alla fine, decido di tenere i miei pensieri per me.
 Mi esce un sospiro lento, "Che sciocca che sei...”
La vedo alzare repentinamente il volto, sorpresa dalle mie parole, e guardarmi con occhi gonfi e arrossati dal pianto.
Mi scosto dal letto, abbassandomi sulle ginocchia alla sua altezza, e prima che lei possa parlare, le cingo goffamente le spalle con un braccio, avvicinandola cautamente al mio petto.
La sento irrigidirsi all’istante, presa alla sprovvista da quel gesto tutt’ altro che da me…
Alla fine, con un rantolo soffocato, lei si aggrappa forte al mio maglione, stropicciandolo. Affonda il viso nel mio petto, continuando a singhiozzare e a piangere a dirotto.
Ben attento a rimanere nella stessa posizione, la lascio sfogare, senza dire nulla. La mia mano ancora stretta alla sua, non sciolgo l’ abbraccio, in attesa che lei si calmi.
Mi concentro sui suoi singulti, ignorando il pizzicore fastidioso che sento alle mani…
Dopo un tempo difficile da definire, si stacca da me, cercando di asciugarsi il viso con il braccio libero.
 "Va un po’ meglio?" chiedo, inclinando la testa per cercare nuovamente i suoi occhi.
Mi lancia un’ occhiata attraverso le dita, e io le sorrido, incoraggiante. 
Infine, allontana le mani dal volto, abbassando lo sguardo. Annuisce, con un sospiro.
In silenzio, afferra la boccetta del disinfettante da terra, e strappa un nuovo pezzo di cotone, ancora bene attenta a non guardarmi.
‘Mmm, non mi sembra del tutto convinta’, penso, dubbioso. Ma la lascio fare, senza dire nulla.
Osservo la sua espressione ancora mesta, mentre sempre in silenzio, mi ripulisce le ferite, avvolgendomi la mano destra ( quella con i tagli più seri, e quella alla quale, per non cadere, mi sono aggrappato ad un groviglio di spine ), alla fasciatura. Termina di medicarmi, facendo un piccolo nodo.
"Ecco fatto. " sussurra, con voce incrinata e atona, senza guardarmi.
"Grazie..." cerco ancora una volta i suoi occhi, ma non li trovo. Tra di noi, scende nuovamente il silenzio…
Dal piano di sotto, il rumore inconfondibile di una chiave che gira nella toppa, ci fa sobbalzare, e un attimo dopo sentiamo le voci dei familiari di Risa, varcare la soglia di casa.
"I miei." sospira la mia ragazza, ancora con quell' aria sconsolata, intenta ad alzarsi.
La trattengo per il braccio. Mi guarda, stupita, abbassandosi nuovamente.
“Otani…?“
Mi avvicino al suo viso, e prima che possa aggiungere altro, per la prima volta le stampo un bacio delicato sulla guancia.
Per la sorpresa, lei si irrigidisce di nuovo.
"Sciocca." ripeto, sorridendole. Ma subito distolgo lo sguardo, imbarazzato, notando la sua espressione stupita.
Mi alzo, trascinandola su con me, e abbasso gli occhi sulle nostre mani intrecciate. Sento ancora il suo sguardo perforarmi la nuca…
"Risa!?" sentiamo la madre di Koizumi chiamarla dagli scalini, ed entrambi  ci giriamo automaticamente verso la porta.
Il suo sguardo, ritorna immediatamente su di me.
"Non... Non farlo mai più. D' accordo?" la sua voce è fievole dopo aver pianto.
Intuendo al volo a cosa si riferisce, mi limito ad annuire, senza alzare il volto.
"Risa!? Ci sei?!"
"Si, sono nella mia stanza!" urla lei, ritrovando la voce, girandosi appena, "Scendo tra un attimo!..."
Non ho bisogno di chiedere come mai non abbia detto che ci sono anch'io, perché posso benissimo immaginarmi il motivo: Tutti quanti si sarebbero fiondati nella stanza, e noi non avremmo potuto finire di parlare.
Però... Non appena mi vedranno spuntare dalla sua camera, a quest' ora, cosa penseranno?
… Sicuramente a quello, senza dubbio!
Ma perché, con la famiglia di Risa, sono sempre destinato a fare solo figuracce, perché??!...
Non notando il mio turbamento, lei torna a guardarmi, intenta a riprendere il discorso lasciato in sospeso.
"La... La prossima volta, cerca di trovare un altro modo. Non... voglio rischiare mai più di morire d'infarto."
Alzo di scatto lo sguardo, che tenevo incollato al pavimento. Mi sta guardando, con espressione tesa e seria.
Inarco un sopracciglio,"La prossima volta?..." chiedo, sorridendole sfrontato, nel tentativo di alleggerire la tensione.
E ci riesco. Lei, suo malgrado, mi restituisce un sorriso tirato.
"Si." annuisce, senza battere ciglio, "La prossima volta. Promettimelo."
La fisso di rimando. Ora è il mio turno di essere serio.
"Promesso." il mio tono è solenne.
Sospira, e sembra essersi rincuorata.
"Bene..." mi trascina verso la porta, sempre tenendomi per mano.
"Solo..." la mia voce è un curioso misto di ironia e decisione.
Si ferma, voltandosi a guardarmi con aria confusa, una mano appoggiata sullo stipite della porta.
"… La prossima volta aprimi." dico, dopo un attimo di esitazione.
Mi osserva stupita per un secondo.
Poi, finalmente, si lascia andare alla sua solita risata schietta e cristallina, la mia preferita.
Il cuore mi finisce direttamente e con effetto immediato, dritto in gola, e ho bisogno di deglutire un paio di volte per farlo ritornare al proprio posto. Sento le mie orecchie ardere, mentre quello riprende a tambureggiarmi furiosamente dentro il petto.
Accidenti.
Non stavo esagerando poco fa, quando ho detto che Koizumi ha un sorriso da rimanerci secchi. La sua risata, poi, è in grado di mandarmi direttamente all’ obitorio!
Sento il sorriso farsi strada automaticamente sul mio volto.
Mi era mancato… vederla così felice….
“Hei!” dal piano di sotto, giunge la voce roca e leggermente confusa, del fratello di Koizumi, “Ho trovato questo giubbotto fuori nella neve… Avete idea di chi possa essere?”
Il sorriso mi si congela in volto, mentre Koizumi prende a ridere più forte.
“Lo farò, promesso!”



 

***


 

POV Risa



"Eeehh??! Allora è andata così?!"
"Già!" rispondo io, in estasi.
Non so dire se il sospiro prodotto dalla mia migliore amica un secondo dopo, dall’ altro capo del cellulare,  sia più di sollievo o di esasperazione.
"Voi due volete farmi morire!” sbotta, frustrata, “Fatemi un favore!: la prossima volta che deciderete di lasciarvi per cinque minuti, evitate di dircelo! Io e il mio Tesoro ci siamo preoccupati per niente!"
"Mi dispiace!” mi affretto a dire, ridacchiando allegramente, “Sta tranquilla, è tutto sistemato adesso! Ci dispiace tanto avervi fatto preoccupare! E…” la mia risatina diventa nervosa, “Ehm… Credo di aver dato di matto in queste ultime settimane… Mi dispiace.” ripeto, in tono sincero.
La sento sbuffare pesantemente alle mie parole, “Dare di matto, è dire poco.” ribatte, altezzosa.
Poi sospira, “Bè… L’ importante è che ora Risa sta bene.” anche la sua voce suona più allegra, adesso.
Sorrido, sentendomi il cuore libero e leggero.
Dopo averle spiegato, per filo e per segno, quello che è successo la sera prima con Otani, - la riconciliazione e il resto-  sapevo che Nobu inizialmente si sarebbe mostrata spazientita dal nostro comportamento, a suo dire, infantile.
Ma non importa quanto faccia la dura: In realtà, so benissimo che è sollevata nel  sapere che tra me ed Otani la questione è risolta.
Adesso sono consapevole dei suoi reali sentimenti, e affronterò il suo momentaneo allontanamento in modo più sereno.
Ha deciso di impegnarsi molto più di prima, per ridare quell’ esame. Neanche la lettera da parte dell’ università, in cui viene informato che non lo ha superato, è riuscita a smorzare il suo spirito combattivo.
 Finalmente, riconosco l’ Otani che ho sempre amato e ammirato.
Questa volta, sarò pronta a sostenerlo in qualunque sua scelta.
E non è tutto:
Dal canto mio, sulla mia decisione di lasciare l' accademia, ne ho parlato ieri sera con Otani, mi sono aperta del tutto con lui. E devo ammettere, che sono stata una stupida a non farlo prima.
Lui mi ha ascoltata, con interesse, e mi ha detto testuali parole:
"Uffa, Koizumi! Ma ti pare?! Tu hai fatto innamorare un nanerottolo di una gigantessa!... Mi spieghi allora, dove cavolo sta il problema se sbagli una volta!? Tu puoi fare qualunque cosa, non scordarlo!"
Certo, è stato brutale... ma l' ha fatto con amore!
E soprattutto, è riuscito a convincermi. Ricomincerò a frequentare l' accademia, ed un giorno diventerò la stilista più ricercata del Giappone!
“Stai tranquilla.” ripeto, senza che il sorriso abbandoni le mie labbra, “Io e Otani ci amiamo, e non abbiamo nessuna intenzione di lasciarci, mai più!”
Ma una cosa l' ho capita da tutta questa faccenda: L' amore, non sempre può tutto.
Ci saranno momenti, d’ ora in avanti, in cui io e Otani ci ameremo tanto…  e altri, in cui insultarci e picchiarci sarà semplicemente inevitabile.
Altri ancora, in cui dovremo sopportarci, sforzandoci tanto.
Ci saranno sempre dei momenti, che ci faranno pensare, più di una volta:  ‘Ma chi me l' ha fatta fare?!’... Ma so che questa volta, li affronteremo in modo diverso.
Li affronteremo insieme.
“Quindi, adesso è tornato tutto come prima?” la voce ancora leggermente dubbiosa di Nobu, mi riscuote dalle mie riflessioni.
Il mio sorriso si fa più ampio, “Come prima.” confermo, “Anche se…” lascio la frase in sospeso, allusiva.
Come immaginavo, lei si accende subito di curiosità, “Anche se??...”
“Bè…” comincio, esitando di proposito, tenendola sulle spine.
Ecco… Ho evitato di dire a Nobu un piiiccolissimo particolare…
“Cosa, cosa??!”la sua voce è carica di aspettativa.
Il mio sorriso cambia volto, assumendo una piega decisamente maliziosa,“Anche se… diciamo, non è proprio tutto, come prima.”
Anche nella mia voce deve esserci stata una nota di malizia, perché la mia migliore amica emana un’ esclamazione eccitata.
“Cosa??! Che avete fatto sporcaccioni, eeh??!...”
Il mio sorriso si sgretola all’ istante.
Ma… che cosa ha capito??!
“No. Non siamo ancora a quei livelli.” taglio corto, sbrigativa.
“Ah.” l’ eccitazione scompare all’ istante dal suo tono di voce, “E allora cosa è cambiato?” chiede, un po’ delusa.
 “Eh eh eh… ”
“Risa?”
Continuo a ridacchiare, non badando alle esclamazioni impazienti di Nobu, perdendomi nel ricordo della serata precedente.
Una serata che ricorderò per tutta la vita…
#”Ti amo.”#
Mi sento finalmente felice.
Dopo qualche attimo, la mia migliore amica rinuncia a qualsiasi spiegazione.
Sospira pesantemente, borbottando impercettibilmente qualcosa che assomiglia vagamente ad un:  ‘ostinarsi a fare i piccioncini di nascosto…’.
"Bè… Mi sembra che sia rimasta ancora una questione in sospeso, o sbaglio?" la sua voce, improvvisamente nervosa, mi riporta con i piedi per terra.
 Smetto all’ istante di ridacchiare, leggermente confusa a quelle parole, "Eh? A cosa ti riferisci?"
"A quella ruba-fidanzati, di cui mi rifiuto di fare il nome, ecco a chi!"
Dopo un secondo di pausa, ci arrivo, "Parli di Kanzaki?"
"Sbaglio, o ancora non le hai dato il ben servito?!” sbuffa lei, piuttosto seccata, “Che aspetti a fargliela pagare?! Dopo quello che ha fatto si merita il peggio!"
Scuoto leggermente la testa,"Nobu..."
"Tranquilla. So che non sei molto 'pratica' in queste cose..." mi interrompe, comprensiva, "Per questo, ti ho fatto una piccola lista: Preferisci ‘accoltellamento’ , ‘sgozzamento’…”
Sospiro, "Nobu."
"…o, in alternativa, ‘soffocamento’? Mmm… pensandoci, anche ‘annegamento’ non suona male..." aggiunge in tono pensieroso.
"Ma-!"
"Hai ragione, darebbe troppo nell' occhio...” mi interrompe lei, con tono condiscendente, “ ‘Caduta 'accidentale' dalle scale’ dovrebbe sviare l' attenzion- Ah!" emette un gridolino eccitato, "Perché non tutto insieme??! Potresti sempre spingerla giù, per poi sgozzarla e annegarla nel suo stesso  sangue-!”
"Nobu!" la interrompo con un sussurro indignato, "Non ho intenzione di fare niente di tutto ciò!" 
Conosco già il lato isterico e folle di Nobu. Ma non avrei mai pensato potesse averne anche uno sadico! E sicuramente non a certi livelli!
Hokkaido deve avere una brutta influenza su di lei.
"Anzi, a dire il vero non ho neanche intenzione di parlarle." taglio corto, seccamente.
"Cosa?! Vuoi lasciare le cose come stanno?!" il suo tono è a dir poco incredulo, "E cosa farai, se si ripresentasse di nuovo da Otani?!"
"Lascerò che se la sbrighi da solo." ribatto, impassibile.
"Ah, davvero? Lascerai che la strega gli rubi un altro bacio?"
Quelle parole mi raggelano il sangue.
All' istante, nella mia mente si forma quell' immagine, ancora così terribilmente vivida e fresca, e sono di nuovo in grado di vederli: Loro due, in piedi davanti a me, le braccia di Kanzaki sul petto di Otani, le loro labbra intrecciate...
"No." dico, infine, con voce più dura di quanto mi aspettassi.
"Non lascerò che accada di nuovo." il mio tono è così serio, da impressionare persino me stessa.
Forse ha ragione Nobu. Nonostante adesso sia consapevole dei reali sentimenti di Otani, e anche se lui mi ha detto che non prova più niente per lei... Kanzaki rappresenta ancora una minaccia.

Ho deciso: Parlerò con lei, per sapere una volta per tutte che intenzioni ha con Otani.


*** 


 

Mercoledì 9 Febbraio

 
Ore 15:28


Caro diario,
Tutto sembra essere tornato alla normalità.
Dopo le ultime settimane, così intense e piene di emozioni, le mie giornate hanno ripreso a scorrere in maniera più lenta e tranquilla… Un po’ noiosa, a dirla tutta. Ma sinceramente, dopo l' ultimo periodo infernale, la noia è come un balsamo rigenerante.
Certe volte, capita ancora che mi senta un po’ sola. Allora prendo il cellulare e chiamo Nobu-chan, perdendomi ore e ore al telefono in chiacchiere con lei. Oppure quando lei è impegnata con gli studi, o a badare a sua nonna, decido di ripassare più e più volte ( talvolta, in maniera quasi maniacale), gli appunti dell' ultima lezione. Sabato scorso, ho fatto shopping insieme a Seiko-chan.
Rispetto a quattro settimane fa, preferisco di gran lunga questa nuova situazione.
In realtà però, sento che qualcosa è cambiato, almeno un pochino. In positivo intendo.
Otani, nonostante sia super impegnato con lo studio, cerca, tra una pausa e l' altra di telefonarmi, questa volta senza avere alcuna fretta, e mi manda continui messaggi, scrivendomi che è stanco, ma che mi pensa, e che non vede l’ ora che la situazione cambi per poter stare insieme.
 Sembra essere diventato più premuroso nei miei confronti, più dimostrativo dei suoi reali sentimenti. A poco a poco, stanno finalmente venendo a galla.
Per ora purtroppo, non possiamo ancora vederci... ma la cosa non ci pesa più. Mi ha promesso che entro metà febbraio ci sarebbe andato più piano, e che avremmo potuto iniziare ad uscire, anche solo il pomeriggio, o la sera…
Sembra che il nostro rapporto abbia raggiunto una specie di equilibrio.
 Il nostro equilibrio…
E' la seconda volta ormai, che io e Otani siamo passati da una brutta rottura, ad un' idilliaca riconciliazione, due volte che sentiamo di essere più uniti di come lo siamo stati in precedenza.
Non so precisamente bene il motivo, ma ogni volta che io e Otani ci lasciamo, o ci allontaniamo l' uno dall' altra, sembra che il nostro rapporto sia destinato a rafforzarsi.
A legarci ancora più di prima.
Ma d’ altra parte, l' aver lasciato Otani, è stata anche un’ arma a doppio taglio.
Come una sorta di boomerang affilato, che ritorna indietro, procurandoti doppie ferite e doppi dolori.
Alla fine, il mio stesso egoismo mi si è ritorto contro.
Ho letto da qualche parte, probabilmente in qualche libro di poesie, (aperto per sbaglio per un compito scolastico, o semplicemente durante un lapsus mentale) risalente al periodo londinese ottocentesco, che ‘l’ amore vero non conosce egoismo’.
Tra me e Otani non sarebbe vero amore, dunque?
Mi chiedo cosa direbbe oggi il suddetto poeta (o poetessa) di tale affermazione, se fosse vissuto ai nostri giorni, e non nell' epoca in cui i cavalli trainavano ancora i carri, e in cui l' amore veniva visto come qualcosa di astratto e assolutamente etereo.
Non ho mai studiato granché di storia, men che meno di quella occidentale, ma non sono completamente ignorante sull’ argomento.
A quel tempo, l' amore era fasullo come il sorriso che si sfoggiava, e prima di sposarsi, una fanciulla doveva scegliere con cura il futuro marito, in una maniera molto simile a come si sceglierebbe la carne dal macellaio.
Se il ‘manzo’ non era di qualità pregiata, ovvero faceva parte di un ceto sociale inferiore al tuo, era da escludersi categoricamente. Così come se era povero, caduto in disgrazia, e/o dalla pessima reputazione.
Poi se era brutto, sgarbato o vecchio, non aveva importanza. Quello ti toccava, e quello ti sposavi.
Se ti innamoravi del servo, o dello stalliere, potevi metterti l' anima in pace.
E se lo si dichiarava. fuggendo insieme all’ amato, ti sentivi data dell'egoista, oltre che della sgualdrina.
A questo punto, tanto vale essere felici ed egoisti, piuttosto che rassegnarsi all' infelicità per un pregiudizio sociale.
E allora mi domando, se la poetessa in questione abbia mai incontrato il vero amore di cui scrive, e se qualora la società di quel tempo gi avesse impedito di stare col proprio amore, avesse avuto il coraggio di viverlo comunque.
Io non ho dubbi su cosa avrei fatto, se fossi stata al suo posto: Sarei rimasta con Otani, anche a costo di vivere una vita di stenti, in barba all' egoismo!
E anche a costo di farci sparlare dietro.
La società è cambiata, ma la gente non fa altro che mietere pregiudizi.
Una ragazza alta è inappropriata per un ragazzo basso, e viceversa…
Ma ormai, da tempo non la penso più così.
Se quella poetessa avesse avuto il coraggio di scrivere qualcosa di più costruttivo, ad esempio la storia di come ci siamo messi insieme io e Otani, e di quante questa povera disgraziata ne ha dovute passare per arrivare al suo cuore, bè... forse, e dico forse, a quel tempo anche i meno ‘egoisti’, avrebbero trovato il coraggio di ribellarsi agli assurdi pregiudizi.
La società sarebbe cambiata molto prima, e lei avrebbe fatto soldi a palate!
Altro che poesia, se qualcuno scrivesse mai qualcosa del genere, ne uscirebbe fuori un romanzo ad altissimo tasso di demenzialità!
O magari un manga... o un anime. Un film no, perché in quel caso penserei troppo in grande, si decisamente...
Bè, in ogni caso ringrazierei chiunque si prendesse la briga di scrivere su una coppia scema come la nostra!
Già mi immagino l' autrice urlare istericamente strappandosi i capelli, mentre tenta di scervellarsi sull' ennesima frase idiota e senza senso da far dire a me o ad Otani, cercando contemporaneamente di far funzionare il nostro rapporto...
Uhmm...
Bah, per fortuna non farò mai la scrittrice da grande!
…Oh. Il telefono.




- Chiamata in arrivo -

Da: Otani
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Lo afferro istantaneamente con dita tremanti, accettando la chiamata.
"Pro- pronto…?"
"Hei. Ti disturbo?"
Sorrido automaticamente.
Mi piace la sua voce al telefono. Sembra ancora più scura e calda...
"… Koizumi?" mi chiama lui, perplesso dal fatto che non gli stia rispondendo.
Trasalisco, ridacchiando nervosamente,"Eh? Eh eh, no… Certo che no!"
Lo sento sospirare,"Comunque... Ho chiamato per chiederti se per questo lunedì, potevi tenerti libera."
Non so se per via della richiesta improvvisa, fatto sta che per poco non mi cade il cellulare dalle mani dallo stupore.
"Pe-perchè?..."
"Ecco..." comincia, col suo solito tono cauto di quando è in imbarazzo, "Ho pensato di potermi prendere una pausa. E poi sarà il giorno di S. Valentino...Umh... Cioè, sempre se non hai altri impegni..."
Libera! Libera!
"Mmm no, non ho altri impegni." rispondo cercando di trattenermi dall’ urlare di gioia.
Si lascia andare ad un sospiro, "Bene..."
Incapace di trattenermi oltre, inizio a ridacchiare, sentendomi totalmente su di giri.
‘Sarà la prima volta che usciremo dopo tanto tempo... E sarà anche il giorno degli innamorati!~’
"Eh eh eh! …"
"E non ridere come una scema…"
Non vedo l’ ora che arrivi lunedì!




 

***

 

POV Otani



La fisso a braccia conserte, contorcersi timidamente le dita giunte, il suo sguardo ostinatamente rivolto al suolo, davanti al cancello di casa mia, in attesa.
“Co... come stai?” comincia con voce tremante, senza sollevare lo sguardo, cosa che mi da molto fastidio.
Dopo quello che ha fatto, vorrei almeno che mi guardasse negli occhi quando mi parla.
“Bene.” replico asciutto, senza aggiungere altro.
“S-sono venuta a casa tua, il giorno d-dopo quello che è successo… M-ma non ti ho trovato…”
“Ero da Nakao.”
“… e n-neanche nei giorni successivi. Ho provato anche a c-chiamarti…”
“Ho cambiato numero.”
Il mio tono di voce è freddo e distaccato, e non mi sono mai rivolto a lei in questo modo.
Kanzaki pare accorgersene, perché solleva istantaneamente lo sguardo, guardandomi con occhi supplichevoli e grondanti di lacrime.
Non mi fa piacere vederla così dispiaciuta. Ma sinceramente, dopo quello che ha fatto, come minimo deve esserlo.
Rimango a guardarla impassibile, in attesa.
“E… co-come sta Ko-Koizumi-san?” balbetta, tornando a guardarsi i piedi.
‘Beh, potresti chiederlo a lei’, vorrei risponderle. ‘Anche se oramai non puoi più costatare di persona il danno che hai fatto…’
E’ questo, che mi fa più rabbia.
Per quanto mi possa aver lasciato stupito, o dato fastidio, non ce l’ ho con Kanzaki perché mi ha baciato. Se si trattasse solo di quello, ne parleremmo con calma, chiariremmo, e non avrei problemi a perdonarla.
 Ma non è stato quello a far si che, in questo momento, anche solo guardarla mi fa attorcigliare fastidiosamente le budella. Non è stato perché il suo gesto avventato, ha fatto stare male me.
Ma perché ha fatto stare male Koizumi. E non posso perdonarglielo.
“Adesso bene.” taglio corto, scocciato, “Senti, devo andare da Koizumi, adesso. Quindi…” comincio, incamminandomi dalla parte opposta.
“Mi dispiace!!” urla lei, disperata.
Mi fermo, voltandomi a guardarla. I lacrimoni caldi ormai le rigano le guance.
“Davvero!” prosegue Kanzaki, tra un singhiozzo e l’ altro, “I-io n-non l’ ho fatto per ferir-ti… Ne te, né Koizumi-san… M-ma…” si ferma un attimo, asciugandosi una lacrima con la borsetta, dopodiché prende un respiro profondo.
“Ero… confusa.” La sua voce non trema più. Al contrario, esce forte e decisa.
Inarco un sopracciglio, perplesso, “Confusa?” chiedo, più freddo di quanto non voglia, “Potresti spiegarti meglio, per piacere?”
“Insomma, mi aveva chiesto di sposarlo!” sbotta lei tutt’ad un tratto, irritata, “Sposarlo, capisci?! Sono andata nel pallone, Atsushi, non sapevo come reagire e…”
“… E hai pensato che riprovarci con l’ ex, sarebbe stata la cosa migliore per tutti, non è così?” concludo per lei, con voce grondante di un pesante sarcasmo. Scuoto la testa, guardando altrove.
Sono deluso. Sapevo che prima o poi Kanzaki sarebbe venuta a scusarsi, e ad essere sincero ci speravo, dato che sono sempre stato un tipo a cui non piace portare rancore a nessuno.
Invece, non solo Kanzaki non sta mostrando la benché minima traccia di reale pentimento per quel gesto, ma cerca addirittura un motivo per giustificarlo.
A questo punto, non ho alcun dubbio che le sue, non sono nient’ altro che lacrime di coccodrillo.
Non c’ è che dire: Kanzaki è davvero cambiata. In peggio.
“Non ho altro da dire.” grugnisco, con tono glaciale e rabbioso, “Tu sapevi che ero impegnato, e hai fatto lo stesso ciò che hai fatto, e non ne sei nemmeno dispiaciuta. Non me lo aspettavo da te, Mayu.” Decido di allontanarmi da lei. Ne ho abbastanza.
“Comunque adesso devo andare. Koizumi mi aspetta-”
“No, ti sbagli!” strilla lei, pestando un piedino per terra per la frustrazione, “Io sono pentita! Lo sono davvero, Atsushi! Perché credi che sia venuta fin qui da te, porca miseria!!?” sbotta con voce sorprendentemente sgraziata. “Tu devi ascoltarmi! Ascoltami, Atsushi, per favore!”
Mi volto a guardarla. Questa volta non piange più. Il suo sguardo, al contrario è duro, e mi fissa dritto negli occhi con risolutezza. Ciò mi spiazza non poco. Non l’ ho mai vista così determinata.
Solo per questo decido di fermarmi ad ascoltarla, tornando ad osservarla in silenzio a braccia conserte, in attesa che lei parli.
Dopo qualche attimo di pausa, prende un respiro profondo:
“Io e Takeru, non siamo mai andati molto d’ accordo.” esordisce, con un tono di voce serio, da adulta, che come il suo sguardo di prima mi è totalmente estraneo, “Anzi, per la precisione siamo l’ uno l’ opposto dell’ altra. Litighiamo sempre, anche per delle sciocchezze.” Si ferma un momento, portandosi una ciocca di capelli dietro l’ orecchio.
“A dirla tutta, stare con lui è molto diverso di quando stavo con te. Per non dire completamente differente. A volte è difficile, davvero difficile… ” il suo sguardo si indurisce, assottigliandosi, e per un momento sono sicuro si rimetterà  a piangere. invece, dopo un attimo torna ad addolcirsi, e accenna un sorriso.
“Però, nonostante questo, io sono innamorata di lui. Lo sono davvero, mi devi credere. Ma certe volte, non posso fare a meno di domandarmi come sarebbe la mia vita adesso, se non ti avessi lasciato. Io e te staremmo ancora insieme, e staremmo bene. E che forse eri tu la persona giusta per me, e non Takeru. Ero una persona diversa quando stavo con te, Atsushi, una persona… migliore. Mi facevi stare bene, non mi trattavi mai male. Per questo, quando lui mi ha chiesto di sposarlo così precipitosamente, sono andata nel panico. E non mi sono potuta impedire di chiedermi se sposarlo, passare tutta la mia vita insieme a lui, sia quello che realmente voglio…” solleva lo sguardo, incontrando il mio. Noto che ha gli occhi lucidi.
“So che a questo punto, tu possa provare solo odio nei miei confronti, e ne avresti tutto il diritto… Però, spero davvero che tu possa perdonarmi, così come spero possa farlo Koizumi-san. Perché, anche se probabilmente non mi crederai, a prescindere se tu l’ abbia da me o da qualcun altro, la tua felicità mi sta a cuore, Atsushi.” conclude,  abbassando il volto e intrecciando le dita sul grembo.
Rimango a fissarla a lungo in silenzio, mentre le sue parole mi riempiono la testa.
Per quanto possa essere cambiata, Kanzaki non è mai stata una persona falsa. E neanche in questo momento.
“Ti credo. “mormoro infine, con un sospiro.
Lei alza di scatto il viso, guardandomi sorpresa, “Da-davvero?”
Annuisco vigorosamente, “E non ti odio. Io… credo di capirti Mayu, davvero. Capisco che tu possa essere entrata in confusione. In fondo, il matrimonio è un passo importante…” aggancio una mano dietro il collo, meditabondo, “Ma non puoi tornare da me ogni volta che sei in crisi con il tuo ragazzo. Mi hai lasciato per lui, ricordi?”
Sussulta, presa alla sprovvista dalle mie parole.
Proseguo spedito, “E non sono d’ accordo, quando dici che saremmo rimasti insieme, se tu non mi avessi lasciato. Non puoi darlo per scontato. Certo, ci piacciavamo, ma eravamo dei ragazzini, e molte cose ancora non le comprendevamo.” sospiro stancamente, “Anch’ io credevo che tu fossi quella giusta per me, Mayu. Che tu fossi tutto ciò che volessi, e di cui avessi bisogno. E forse lo eri… una volta. Ma ormai non è più così...”
Solleva immediatamente il volto, fissandomi intensamente, e io continuo a parlare, sentendo le parole sgorgarmi dalle labbra come una diga.
“Siamo cambiati Mayu, siamo cresciuti. Non siamo più i ragazzini sciocchi e timidi che eravamo alle medie. Io sono cambiato. Non sono più il ragazzo, che pensi io sia. Quel ragazzino tutto balbettante, timido e complessato che ero, non c’ è più. E neanche tu sei più quella di una volta. Non migliore, né peggiore di come eri prima, solo… diversa. Cresciuta. E credo che in fondo, il tuo cuore sa di preferire lui. Abbi il coraggio di ammetterlo e di andare avanti, come ho fatto io. Non puoi rimanere attaccata al passato per sempre.”
Rimane in silenzio per quelle che mi sembrano ore, anziché alcuni istanti. I suoi occhi azzurrini mi scrutano attentamente, studiando ogni particolare del mio viso.
“Sei cambiato, Atsushi.” decreta  infine, osservandomi con ammirazione, “La persona con cui stavo una volta, è lontana anni luce da te.” distoglie lo sguardo, sospirando, “Koizumi- san è riuscita, in quello in cui io non potrò mai sperare.”
Torna a guardarmi, e il suo sorriso si fa più ampio, “Fino ad ora, ciò che sto per dire l’ ho sempre pensato nei confronti di Koizumi- san ma… Sei davvero fortunato ad aver trovato una persona come lei, Atsushi.”
Non posso impedirmi di sorridere a mia volta, “Lo sono davvero.”
Lei annuisce brevemente,e per alcuni istanti il silenzio cala su di noi. Poi lei mi chiama, con voce serena:
“Atsushi…”
Alzo lo sguardo su di lei.
Kanzaki mi guarda, e vedo una scintilla di comprensione balenarle per un istante, negli occhi acquamarina.
“Tu l’ ami… non è vero?”



 

***

 

 
POV Risa



Mi sveglio, con l’ inquietante sensazione di avere qualcosa di sudaticcio appiccicato alla mia faccia: Il mio diario.
Cavolo.
“Che ore sono?...” biascico, con uno sbadiglio degno di un leone durante la siesta, staccando, con una certa difficoltà, la pagina dalla mia fronte.
Ancora assonnata, lancio un’ occhiata appannata  alla sveglia: Le 8:16.
Mh.
… EEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHH?????????????!!!!!!!!!!!!!!
In meno di un istante mi catapulto dentro l’ armadio, gettando per tutta la stanza tutto ciò che vi contiene.
Merda… Merda!
 E’ il giorno dell’ appuntamento con Otani, e io sono di nuovo in ritardo! E sempre al solito orario maledetto!
Tra poco lui sarà qui! E io non ho uno straccio da mettere, porca miseria!
Che dovrei fare, adesso??! Chiamarlo per dirgli che farò tardi? Disdire l’ appuntamento?...  Ma è da giorni che lo programmiamo!
Che diavolo faccio, che faccio??! Oh noo, è tutta colpa mia, tutta colp-
Mi schiaffeggio da sola, cercando di darmi un contegno.
Calmati, ragazza! Cerca di non andare nel panico!
Per fortuna, Otani sarà qui solo tra mezz’ ora. Ho tutto il tempo per farmi una doccia veloce e vestirmi!
Prendo un grosso respiro profondo, cercando di calmare i nervi.
Credo che opterò per un look bon-ton, ma con qualcosina che riprende un po’ del mio stile: Gonna a balze scozzese rosso scuro, ( cimelio del pomeriggio di shopping sfrenato con Seiko), una maglia di lino bianca, delle calze nere con sopra gli stivali beige scamosciati, abbinati al cappotto. Borsa e sciarpa, entrambe dello stesso rosso della gonna.
Mi sembra ok.
Rincuorata, afferro tutto tra le mie braccia, e mi dirigo spedita in bagno, lanciando involontariamente una veloce occhiata allo specchio.
Gli abiti tra le mie mani finiscono per terra, mentre la mia testa vola nuovamente in direzione dello specchio.
“WAAAAAAAAAAAAAAAHHHHHHHHH!!!!!!!!!!!  UN MOSTROOOO!!!!!” strillo, orripilata.
Occhiaie nere che quasi mi arrivano alle ginocchia, capelli che hanno una sorta di volontà propria, appiccicati alla mia guancia da un lato, e ritti per aria dall’ altro, sulla fronte il cerchio geometricamente perfetto dello stampo della pagina.
Ma non è questo il problema.
Ho la faccia blu!
E non per l’ orrore! L’ inchiostro deve aver stinto quando il diario si è appiccicato alla mia faccia!
Cielo, sono la cosa più orrida che io abbia mai visto in tutta la mia vita!
Se il mio ragazzo mi vedesse in questo stato, probabilmente acquisterebbe in men che non si dica un biglietto di sola andata per l’ Australia, finendo per innamorarsi di qualche bellezza del sud, abbronzata perfino nelle unghie, e che per vivere alleva koala e addestra canguri alla boxe.
Sarà un miracolo rendermi presentabile in tempo, e soprattutto riuscire a levare l’ inchiostro dalla faccia!
Maledetto diario!
Ma com’ è che ogni volta che ti apro, mi cala il sonno??! Va a finire che ti do fuoco!
“Wei bella, dovresti ringraziarmi! Se non ci fossi io, mi chiedo con chi ti sfogheresti sui tuoi problemi esistenziali!”
Mi risponde, con una certa irritazione il… diario?
Ok, sto diventando scema.
Pensi che non abbia niente di meglio da fare, che sentire le tue manfrine stucchevoli su quel nano?! Io ho moglie e figli a cui badare!”
“Taci!” sbotto brusca al diario.
Mi strappo i capelli dalla frustrazione.
Tra meno di mezz’ ora Otani sarà qui, e io assomiglio alla versione orripilante della stregaccia di Biancaneve, la mia stanza è un casino, sto parlando con un diario assatanato, e la mia faccia è blu!
Non mi resta che farmi rasare la testa e rinchiudermi in uno di quei monasteri , nel quale per sentire il tuo ‘Io’ interiore, ti lasciano tre giorni sotto la neve, nuda, senza cibo né acqua, e restarci per il resto dei miei giorni!
D’ accordo, niente panico. Ce la posso ancora fare.
Devo solo lavarmi, vestirmi, truccarmi e…
Merda! Sono le 8:30!



 

*** 


 

“Uffaa… Ma quanto ci mette?...” sbuffa seccato Otani, gettando un’ occhiata annoiata all’ orologio.
"E… Eccomi!” urlo affannata, spalancando la porta di casa, e precipitandomi  verso di lui.
“Scusa, è da tanto che aspet-?!"
"Tu che dici?!” sbotta irritato, voltandosi di scatto, “E' da più di mezz' ora che ti aspetto qui fuori come un idiot-!"
"Mi dispiace­." ridacchio, nervosa.
Poi, mi accorgo che Otani mi sta guardando di sottecchi, un po’ rosso.
Gli restituisco lo sguardo, confusa, "Uh? Che c'è?"
Passa un attimo di tempo, prima che lui rossissimo, borbotti:
"Uhm. Sei carina..."
Stabuzzo gli occhi, arrossendo di botto.
"Su… sul serio??!”
 Annuisce, ben attento a non guardarmi, arrossendo ancora di più.
Sospiro di sollievo, “Fiù… Menomale… No, voglio dire-! Cioè, ehm…” farfuglio, imbarazzatissima, “Gra… grazie, anche tu…” 
Sbuffa, guardandomi con aria dubbiosa.
"Beh?” chiedo, ancora più confusa di prima, “Che c' è a… ancora?"
Lo osservo mentre, col viso ostinatamente rivolto al suolo, strofina la punta del piede sull' asfalto.
"...E' così che dai il buongiorno al tuo ragazzo?”mi domanda dopo un attimo, a bruciapelo.
Avvampo immediatamente,"C-cosa…” balbetto, incapace di mettere in fila due parole, “I-in che senso...?"
Sospira pesantemente, "Ho capito, dovrò pensarci io. Come al solito."
"Cosa-?..."
Ma neanche ho il tempo di articolare la frase, che Otani si alza sulle punte dei piedi, soffiandomi un bacio frettoloso sulle labbra.
"Ecco. Ora possiamo andare." dice, senza aggiungere altro.
 Mi afferra una mano, incominciando ad incamminarsi davanti a me, nascondendomi il suo volto, sicuramente rosso dall’ imbarazzo.
Neanch’ io dico nulla, e mi lascio trascinare, sentendomi  libera e leggera come una piuma!
"Sei pesante."
"Eh eh eh..."
"Fai spavento."
"Sai una cosa, puoi dire tutto quello che vuoi, adesso!”, lo provoco, senza smettere di ridacchiare, “Tanto ormai l' ho capito che tu mi ami tantissimo, almeno quanto ti amo io ~!” cantileno sfacciata, osservando con la coda dell’ occhio la sua reazione.
Ma invece di alterarsi, e urlare istericamente di non essere così spudorata, come mi sarei aspettata da lui, vedo che si volta sorpreso verso di me, arrossendo leggermente. Dopo un attimo sbuffa, spostando lo sguardo altrove.
 "E' inutile.” sospira stancamente, lasciando cadere le braccia, “Ormai mi sono rassegnato..."
Osservo il suo volto, dai lineamenti così seri e decisi, da sembrare costruiti in tutto e per tutto.
E in questo momento so per certo che, anche se fa di tutto per nasconderlo, in realtà lui è contento delle mie parole.
Si. Decisamente è cambiato qualcosa.
Mi apro in un sorriso radioso, sentendomi il cuore gonfio di felicità.
"Dove mi portii~??!.." chiedo, con gli occhi che mi brillano dall’ eccitazione.
"Non te lo dico."
"Eddaii~!...” il suo tono brusco, non riesce a far crollare il mio entusiasmo, “Perchèè noo~??!..."
 "…E' una sorpresa." borbotta, dopo un attimo di esitazione.
Il mio viso, si illumina all’ istante, "Davveroo~?!"
"Basta che per tutto il viaggio, non rompi chiedendomi dove stiamo andando."
Ridacchio, ancora in estasi per la sorpresa.
"Aspetta. Per tutto il viaggio?” chiedo poi, guardandolo confusa, “Perché, è lontano?"
"Un po’..."mi risponde vago, alimentando così la mia curiosità.
Dopo qualche minuto di cammino, capisco che ci stiamo dirigendo verso la stazione degli autobus, non molto lontano da casa mia.
"Quello è il nostro." mi dice, non appena arriviamo sul posto, indicando il grande autobus viola davanti a noi.
Ciò non fa altro che farmi incuriosire ancora di più sulla nostra destinazione.
Ma Otani sembra intenzionato a non farmelo capire. Difatti, una volta seduti, non esita a farmi mettere forzatamente gli auricolari con la musica di Umibozu a tutto volume, per impedirmi di ascoltare la nostra meta attraverso gli altoparlanti.
Alla fine decido di arrendermi: Nonostante la mia curiosità, voglio che sia una sorpresa.
“E’ honmei- choko*, non è vero?”
Mi domanda, con espressione titubante, mentre tiene tra le dita il fiocchetto della scatolina rettangolare che gli ho appena dato.
Sbuffo, "Ma certo, mi pare ovvio!"
Arrossisce, prendendo a slacciare il fiocchetto, "Tanto per esserne sicuro..."
"Mpf... Cos' è mi vuoi chiedere di nuovo di cambiarla in giri-choko*?" chiedo in modo petulante, ricordandomi l’ episodio spiacevole di qualche anno prima.
“In realtà tutto il contrario.” ribatte lui, “Chiederti eventualmente, di cambiarla in honmei-choko..."
Arrossisco anch’ io, presa alla sprovvista dal suo commento,"E… e secondo te mi presentavo con una giri… Che scemo!"
"Mpf. E che ne so io... Con te non si può mai sapere!"
"Scemo..."
"Almeno non me l' hai tirato in testa..."
“Umpf…”
"Se guardi bene, ho ancora il segno, lo sai?" sbotta, sollevando un ciuffo di capelli ramati davanti alla fronte.
"Bene." commento, annuendo soddisfatta. "Mi fa piacere."
"Ah, è così??!" esclama alterato.
"Si. " rispondo tranquillamente, senza scompormi , "Almeno ti ricorderai bene di quel giorno."
"Potevi anche darmi la cioccolata in modo più carino!"
"Ma quale modo carino!...” faccio annoiata, “Dato che non accettavi i miei sentimenti con le buone, non vedevo altro modo. Non è colpa mia se hai la testaccia dura peggio del cemento!”
Lui mi guarda torvo, "Mi dovevi dare solo del tempo..." 
Mi volto di scatto verso di lui, "Del tempo?! Sarebbe potuto passare tutta la vita e non sarebbe cambiato niente, se io non mi fossi data una mossa, comportandomi in quel modo! Ho ragione?" domando, guardandolo fisso.
Apre la bocca, come per cercare di ribattere su quanto ho appena detto. Ma la richiude immediatamente, abbassando lo sguardo.
"Si..." mormora alla fine dopo un attimo di esitazione, "Hai ragione."
Sono ancora intenta a fissare la sua espressione talmente seria, che un po’ mi preoccupa. Decido di smorzare la tensione, dandogli una spinta non proprio leggera, facendolo barcollare.
"Hei! Dopo tutta la fatica che ho fatto a prepararlo, non lo mangi?!" esclamo, cercando di suonare allegra.
Otani sembra riscuotersi da chissà quali pensieri, "Eh? Oh… Certo. Ne vuoi un pò?" chiede, porgendomene un pezzetto.
Annuisco contenta, prendendo il pezzo di cioccolata che mi sta porgendo, e portandomelo alle labbra.
"Così, nell' eventualità, non sarò l' unico ad avere il mal di stomaco."
Il mio sorriso si irrigidisce, e sbuffo sonoramente, “ Zitto e mangia. Fatti grande."
"Mpf."
Durante il resto del viaggio, invece di dormire, (cosa strana, dato che Otani, mi ha detto di non aver praticamente chiuso occhio in questi giorni) parliamo un po’del più e del meno: dei miei voti scolastici che, per fortuna, sono in netta ripresa, (o almeno, lo spero) dei suoi, che stanno migliorando, (ormai manca poco al suo prossimo esame riparatore)  e ovviamente, di Umibozu e del suo prossimo concerto, entrambi d’ accordo sul fatto di doverci informare su quando sarebbe stato il prossimo evento, perché, a detta di Otani, “Sarebbe una cosa spregevole, se ne saltassimo un altro.”
Poi, non so come, il discorso prende una piega inaspettata.
"Credevo ci saresti andata..." rivela lui a voce bassa, osservando gli innumerevoli arbusti che sfrecciano a velocità supersonica attraverso il finestrino del bus.
"Davvero?” chiedo, voltandomi verso di lui, sorpresa, “Perché?"
"Perché,” grugnisce, con una smorfia d’ irritazione, “…mi è parso di capire, che quell' idiota spilungone, sembrava entusiasta di accompagnarti dappertutto...”
Mi acciglio leggermente, senza capire, “Eh? Ma di cosa-?” Poi, ci arrivo.
 "Oh… Aspetta. Per caso… ti riferisci ad Haruki?"
Volta il viso, tornando a rivolgere lo sguardo fuori dal finestrino, “Quella volta, ho lasciato correre solo perché c' eri anche tu, e non volevo fare una scenata fuori da casa tua.” sbuffa seccato, prima di proseguire, incrociando le braccia al petto, “Per quanto mi riguarda, se quel tizio ti chiede di nuovo di ‘accompagnarti’, non mi tratterrò più. Puoi anche dirglielo."
Rimango a fissarlo per qualche secondo, accigliata e stupita, senza dire nulla.
 Alla fine, incapace di trattenermi, scoppio a ridere.
Lui si volta di scatto verso di me, le orecchie rossissime, “Ch-che cavolo ti ridi, scema?!” sbotta, decisamente infuriato, “Io sono serio, è chiaro?!”.
“Ahahah!! Proprio per questo rido!”, mi asciugo una lacrimuccia all’ angolo dell’ occhio,"Mamma mia, Otani...Non pensavo che potessi essere così geloso!"
Il suo volto và in fiamme, "N-non... non lo sono!"
"Si, invece. Ammettilo!”
"Scordatelo! E comunque non lo sono, va bene?!"
"Si che lo sei!"
"No."
"Siii~!"
"No!"
"Si! "
"Argh! Se lo ammetto, la smetti di assillarmi??!”
Assumo un’ aria pensierosa, "Mmm, forse..." faccio, con un mezzo sorriso.
Grugnisce infastidito, lanciandomi un’ occhiataccia di sottecchi.
"...Lo ammetto." Bisbiglia infine, pianissimo.
"Comee~?”  fingo, avvicinandomi a lui, una mano all’ orecchio, “Non ho sentito, che hai detto~??!"
"Ho detto che lo ammetto, scema!!” esclama, rosso di rabbia e di imbarazzo, “Si, ero geloso… e allora??!" ormai le sue orecchie sono bordeaux.
Mi sforzo di non ridere. Certo che Otani è proprio tenero, quando è così!
Credo che mi piaccia, vederlo così interessato a tenermi lontana dagli altri ragazzi!
"Aww~… Non devi preoccuparti, sai? Haruki è partito, studia a Tokio adesso.”spiego, sorridendogli dolcemente, “Perciò, mi sa tanto che dovrai trattenerti, ancora per un po’!" aggiungo, senza riuscire ad impedirmi di ridacchiare.
Sbuffa, "Scema… Neanche che ti contatti, mi va bene..."
"Non ho né il numero di telefono, né l’ e- mail." taglio corto, sbrigativa.
"Ah." volta il viso da un lato, cercando inutilmente di nascondermi la sua espressione soddisfatta,"Comunque, non lo sono."
"Geloooso~..." cinguetto, raggiante.
"Ancora??!" sbotta, alterandosi, "E tu allora che mi dici, eh?!? Anche tu eri gelosa di Kanzaki!”
Sento il mio corpo trasalire involontariamente. Quel nome, mi fa ritornare alla mente brutti ricordi, che non voglio far riaffiorare...
Lui deve aver notato la mia espressione, perché un attimo dopo sembra calmarsi. Torna a rivolgere lo sguardo fuori dal finestrino.
"Comunque…” il suo tono è stranamente cauto, “Le ho parlato… qualche giorno fa.”
Le mie dita scattano verso le mie labbra, e trattengo bruscamente il respiro, mentre mi volto a guardarlo in faccia.
"Sul serio??!"
Annuisce, osservandomi con la coda dell’ occhio, "Si è presentata di nuovo a casa mia... Abbiamo chiarito."
"Ah, capisc- Aspetta... CHEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEE???!!!!!!” urlo, sbalordita.
“Che ti urli, stupida??!” urla a sua volta, lanciando occhiate nervose ai posti vicini.
Ripenso alla conversazione di due settimane fa avuta con Nobu…
 “Ma...ma… Ma non è giusto!”piagnucolo infantilmente, “Volevo parlarle anch' io!"
"Per dirle cosa!? Farle una scenata, come hai fatto con Hitomi?"
Sbuffo, guardandolo di sottecchi, "Ma per favore…", sventolo la mano, con aria annoiata,"Mica sono ai tuoi stessi livelli!"
"E con questo che vorresti dire??!" sbotta, furioso.
Mi porto una mano alla bocca, sforzandomi di non ridacchiare, "Ma niente, niente... Piuttosto,” aggiungo, tornando a guardarlo seria, “avresti dovuto chiamarmi... Sei stato scorretto, Otani."
Mi lancia un’ occhiata torva, “Ti ho già detto che abbiamo chiarito." taglia corto, seccato.
Incrocio le braccia al petto come una bambina capricciosa.
 "E cosa vi siete detti?" borbotto, in maniera petulante.
Lui alza gli occhi al cielo, assumendo un’ espressione pensierosa…



 

*** 


 

Flashback POV Otani



#“Atsushi…”

Alzai lo sguardo su di lei.
Kanzaki mi guardò, e vidi una scintilla di comprensione balenarle per un istante, negli occhi acquamarina.
“Tu l’ ami… non è vero?”#



 

***

 

POV Risa



"Niente di importante."
"Ma io lo voglio sapere!"
"Uffaa, che noia che sei!” esclama, infastidito, “Piuttosto, lasciami dormire in pace, che stanotte non ho chiuso occhio!" detto ciò, si gira su di un fianco, dandomi le spalle.
"Tsk, ma sentilo! E menomale che ha aperto lui il discorso!..."
Mi ignora spudoratamente, e chiude gli occhi, rimanendo girato.
Lo osservo per un attimo e, come un ‘ illuminazione, un pensiero improvviso mi attraversa la mente.
Infondo, una ragazza sa sempre come farsi sentire…
Sogghigno malignamente.
 Mi avvicino a lui, accostando cautamente le mie labbra al suo orecchio.
Dopodiché, soffio.
Scatta su immediatamente, urlando e agitandosi come un ossesso.
"M-ma… MA CHE CAVOLO FAI??!"
Mi sforzo per tenere a freno le risate, "Cerco di attirare la tua attenzione, Chappi!"
"E ti sembra questo il modo di farlo?!... E non chiamarmi Chappi, mi fa schifo!"
"Certo, Chappi! Il metodo di Maity- sensei, si è rivelato efficace, a quanto pare!"
"Argh! Sei-!"
"Comunque, lascia perdere questo, e rispondi alla mia domanda..."
"Come lascio perdere una cosa del gen-"
"... Me lo dai un bacino?"
"...ere? Eh?" si blocca, guardandomi perplesso.
"Ho detto… Me lo dai un bacino?" ripeto, accennando un sorriso, leggermente in imbarazzo.
E’ la prima volta che glie lo chiedo. E a giudicare dalla sua espressione decisamente stupita, e dal colorito porpora che ha assunto la sua faccia, suppongo che anche lui deve esserne perfettamente consapevole.
Passa un lungo attimo prima che lui, con aria sconcertata riesca di nuovo a parlare.
"Da…” boccheggia, stralunato, “Da quando in qua, sei così sfacciata?"
"Da quando in qua, chiedere un bacio al proprio ragazzo è da sfacciati?" ribatto prontamente, senza scompormi.
"Che… che..." ora il suo viso è diventato bordeaux. Mi sforzo di non ridere.
“Che c’ è? Non me l’ hai chiesto anche tu stamattina?”
“G-guarda che non te l’ ho chiesto! E comunque era diverso!”
Alzo un sopracciglio, “Da cosa, Chappi?”
Boccheggia rossissimo, senza dire niente di coerente.
Sbuffo, spazientita, "Oh, insomma! Me lo vuoi dare o no?!"
Lui si limita a fissarmi ancora per qualche secondo, per poi distogliere lo sguardo da me e puntarlo nuovamente verso il vetro del finestrino.
"Scordatelo." ribatte infine, in tono secco.                        
Il sorriso mi si congela in volto, per poi sgretolarsi inesorabilmente, come un castello di sabbia annacquato.
 Sgrano gli occhi, incredula, “Cheee??!”
“Ora no.” taglia corto, sempre senza guardarmi.
 “Come sarebbe a dire??!”
“Quello che ho detto!”
“E perché no, sentiamo!”
“Innanzi tutto, per quello che hai fatto prima! E poi…” all’ improvviso sembra essere molto interessato agli arbusti e alle macchine che sfrecciano una dietro l’ altra, al di là del vetro spesso.
 “Qui c’ è… troppa gente.” conclude, in un fievole mormorio.
Rimango a fissarlo per alcuni istanti, accigliata, totalmente interdetta a quelle parole. D’ improvviso, sento il sangue salirmi al cervello, e le mie orecchie fumano.
Ma di rabbia.
Ecco, lo sapevo! Proprio quando penso di aver raggiunto un pochino Otani, lui, e tutte le mie convinzioni, scivolano irrimediabilmente via dalle mie mani…
Mi trattengo dal tirargli un sonoro pugno in testa, e sbuffando pesantemente, incrocio le braccia al petto.
“E io che pensavo fosse cambiato qualcosa!” esclamo a quel punto, furiosa.
Si volta di scatto verso di me, corrugando la fronte, “In che senso?”
“Tsk. Che delusione…”
“Che vuoi dire??!”
“Siamo sempre allo stesso punto di prima, vero?!”
“Veramente ci stiamo spostando… Anzi, siamo quasi arrivati, guarda.” replica tranquillo, indicando fuori dal finestrino.
Decido di ignorare il suo pessimo tentativo di deviare la conversazione, e mi sposto leggermente, ma con decisione, sul sedile, allontanandomi da lui.
In questo momento mi sento furiosa. Questo nanetto ha la capacità di farmi incazzare a tempo di record!
Per un po’ non diciamo nulla, il debole chiacchiericcio dei passeggeri, che prima faceva da sottofondo, ora riempie le nostre orecchie. Getto un’ occhiata impassibile fuori dal finestrino.
Dopo un po’, lui decide di spezzare il silenzio.
“… Non mi chiedi quanto tempo manca?”
“Non mi và.”
“E va bene. Chiedimi pure dov’ è che stiamo andando…”
“Tsk. Non m’ interessa.”
“Insomma!” esclama, esasperato, “Ma perché fai così?!”
 “E me lo chiedi anche, brutto nanetto??!” sbotto a quel punto anch’ io, arrabbiata, “Argh! Sei proprio un-!”
“E va bene!” mi interrompe, con un sonoro sospiro. Gli lancio un’ occhiata interrogativa.
“D’ accordo…” acconsente, grattandosi la nuca con aria imbarazzata, “Ma facciamo in fretta… ok?”
Osservo ancora per un attimo il rossore sulle sue guancie, con aria torva. Sbuffo, voltando il viso altrove.
“Non mi va più!” borbotto, con voce nasale, “Non voglio mica obbligarti a fare qualcosa che non vuoi!” ormai sono petulante.
 “Non è affatto così…”mormora, portando una mano dietro la nuca, “Non è che io non voglia…”
“E’ solo un bacio… Che vuoi che sia…” mi sento arrossire, e abbasso timidamente lo sguardo sulle mie mani intrecciate.
“Si lo so… Ma non siamo soli…”
“E allora??!” sospiro a quel punto, sentendomi totalmente  frustrata dal suo atteggiamento.
 “Certo che sei proprio ridicolo, Chappi! Non ci sta guardando nessuno, vedi?!” indico gli altri passeggeri,  che non ci prestano la minima attenzione, intenti a pensare ognuno agli affari propri.
Alla fine è costretto ad ammetterlo, “Bè, effettivamente… Non chiamarmi-!”
Si blocca all’ improvviso, non appena nota il mio volto a pochi centimetri dal suo. Sgrana gli occhi, arrossendo violentemente.
“Ko… Koizumi…”
“Allora?” mormoro, fissandolo risolutamente negli occhi, “Sto aspettando… Chappi.”
Si guarda furtivamente attorno. Infine sospira, avvicinandosi a me.
Sorrido, mentre le nostre labbra si uniscono…
Ci stacchiamo, evitando di guardarci, rossi dall’ imbarazzo.
“Sfacciata.” borbotta ancora lui, per poi girarsi nuovamente verso il finestrino, nel tentativo malriuscito di nascondermi il mezzo sorriso.
Le mie guancie si infiammano,“Ma dai!” rido nervosamente, dandogli una leggera spinta per nascondere l’ imbarazzo, “Come dicevo, non ci ha visti nessun-”
Vengo interrotta istantaneamente da delle risatine.
 Io ed Otani spostiamo lo sguardo sulla sinistra, verso due file più avanti, scoprendo un ragazzino e una bambina, lanciarci occhiatine divertite al di là dei sedili.
 “Non ci ha visti nessuno, eh?” sussurra il mio ragazzo, osservandomi di sbieco con aria torva.
La bimbetta tutta boccoli, non smette di ridacchiare con voce squillante, mentre il ragazzino lentigginoso è ancora intento a fissarmi, sfrontatamente sorridente, masticando in modo villano una chewingam.
Dopo un attimo di leggero imbarazzo, distolgo lo sguardo da quei due, scrollando le spalle con noncuranza.
“Mpf. Sono solo due mocciosi... Lasciali ridere pure!”
Le risatine si interrompono all’ istante: Evidentemente, devono avermi sentita.
La bambina mi lancia un’ occhiataccia, per poi farmi la linguaccia, mentre il ragazzino mi rivolge delle smorfie. Li incenerisco entrambi con lo sguardo, restituendo con tutto il piacere, le smorfie al moccioso.
Sento Otani emettere un lento sospiro, “Certo che sei proprio infantile, lo sai?” si porta una mano alla fronte, esasperato.
Smetto di fare smorfie, e mi volto verso di lui, incenerendolo con lo sguardo.
“Mpf, ma senti chi parla. Che atteggiamento ha, uno che non vuole baciare la propria ragazza in pubblico?”
Arrossisce nuovamente, e apre la bocca per cercare di ribattere, ma viene interrotto dalla voce dell’ autista, che annuncia, attraverso l’ altoparlante, di essere arrivati a destinazione.
Otani si apre in un sorriso, “Eccoci, siamo arrivati!” esclama entusiasta, guardando fuori dal finestrino.
L’ autobus si ferma, e i passeggeri cominciano ad alzarsi tutti in una volta, accalcandosi.
Io ed Otani siamo seduti nelle file dietro, e restiamo ai nostri posti, lasciando passare la gente davanti a noi, aspettando pazientemente che la calca diminuisca.
Essendoci ancora uno strano imbarazzo tra me e Otani per il bacio di prima, e sentendo i suoi occhi puntati dritti su di me, sposto impassibile lo sguardo fuori dal finestrino, per non incontrare il suo.
Riconosco immediatamente il profilo inconfondibile dei palazzi, dei negozi e delle vie strette ed acciottolate, appartenenti alla parte più nord della città: Il quartiere Umeda.
Rimango perplessa, e confusa. Perché mai Otani abbia deciso di portarmi fin qui, è un mistero…
Alla fine, decidiamo di alzarci anche noi.
 La folla di persone, incredibilmente, è ancora troppo fitta, e in meno di un secondo mi sento spintonare bruscamente a destra e a sinistra, imbottigliata, e quasi mi manca l’ aria.
Sto perdendo di vista Otani…
All’ improvviso, mi sento stringere saldamente la mano, e perdo l’ equilibrio, piegandomi bruscamente in avanti.
 Rimango sorpresa, quando mi ritrovo il viso di Otani a pochi centimetri dal mio.
 “Sei così gigante, eppure devo stare attento a non perderti di vista…”
Non riesco a pensare a nessuna risposta pungente da ribattere.
In realtà, non riesco a pensare a nulla, se non al contatto della sua mano calda e grande che avvolge la mia. Per non parlare del fatto che le punte dei nostri nasi praticamente si sfiorano…
Senza dire nulla, ancora frastornata e inebriata dal dolce profumo del suo respiro, rimango a fissarlo mentre si volta, cercando nuovamente di farsi largo tra la folla.
Senza quasi rendermene davvero conto, mi perdo ad osservare, affascinata ed ammaliata, e con occhi nuovi, il profilo spigoloso e virile del mio ragazzo…
Ad un tratto mi raggelo, scioccata.
Cerco di voltare il viso verso la folla di persone dietro di me. Ma la calca fitta mi impedisce di muovermi liberamente, figuriamoci di vedere qualcosa.
Con un certo sforzo, riesco infine a sporgermi in avanti, fino a raggiungere il suo orecchio.
 “Ehm, Otani…” lo chiamo, in un debole sussurro.
“Che vuoi?”chiede a fatica, evitando per poco una gomitata da parte di un tizio.
“Ehm, come posso dirlo…” comincio titubante, “E’ imbarazzante da dire ma… Qualcuno mi ha appena palpata...
“Eh?” mi chiede distrattamente, senza girarsi, “Che hai detto?”
“… Qualcuno mi ha appena palpata!” bisbiglio, in un sussurro strozzato.
Lui si volta di scatto verso di me,“Aaah???!” una smorfia gli dipinge il volto.
“E’ così!” annuisco vigorosamente, ancora allibita. Cerco nuovamente di voltarmi indietro, allungando il collo e aguzzando la vista.
“Ne sono sicura. Qualcuno mi ha… palpata nel sedere, Otani!” ripeto, a fil di labbra.
Rimane a fissarmi ancora per un lungo momento. Infine, la sua espressione sconcertata, diventa scettica.
Torna a guardare davanti a sé, trascinandomi un po’ più avanti, “Ma dai, Koizumi…” sbuffa, impassibile, “Sarà stato un caso…”
Bè,  forse ha ragione lui. In fondo, siamo accalcati tutti l’ uno sopra l’ altro. Può essere anche che qualcuno sia stato spinto, e accidentalmente la sua mano sia finita proprio lì…
 “Figuriamoci…” sento Otani ridacchiare piano,“Chi mai farebbe una cosa del genere a te?!”
Smetto all’ istante la mia ricerca, e volto di scatto il viso verso di lui, strabuzzando gli occhi.
Che COOOOSAAA???!!
Come si suol dire: Benvenuto, spirito di contraddizione!
 “E’ così ti dico!” sbotto allora, infuriata, “Pensi che non sia in grado di capire se una cosa del genere è fatta per sbaglio oppure-!”
 Mi blocco nuovamente, stupefatta: Qualcosa, si è appena appoggiato con decisione sul mio sedere. E per più di due secondi!
Non posso essermi sbagliata stavolta! Non ci sono dubbi!
Mi volto di nuovo, guardando la folla dietro di me, appena in tempo per riuscire a scorgere una figura piuttosto alta e scura, scansarsi dal mio didietro, e scomparire sotto le ante del bus.
“Eccolo!” urlo, allungando il collo attraverso il vetro, “Presto Otani, o lo perderemo di vista!”
Lo spingo rudemente in avanti, facendolo sbattere contro la schiena di un tizio. Sento Otani scusarsi sommessamente, per poi mi rivolgermi uno sguardo irritato.
“E non spingere!”
“Presto, sta scappando!”
“Ma di chi stai parlando??!”
“Del maniaco di prima!”
“Ancora con questa storia??! Ti ripeto che è impossibile!” ribatte alterato.
Questo nanetto sta cominciando seriamente a farmi incavolare.
Presa dalla rabbia, gli afferro il lobo dell’ orecchio, urlandoci dentro con quanto fiato ho in corpo.
“ TI HO DETTO CHE QUALCUNO HA TOCCATO IL MIO CULO PROPRIO ADESSO, E QUESTO QUALCUNO STA SCAPPANDO, CHIARO???!!!!! ORA, PIANTALA DI PERDERE TEMPO, E SCENDI DA QUESTO *censured* DI AUTOBUS!!”
Detto ciò, lo prendo per il colletto, trascinandomelo dietro. Una volta fuori dal bus, aguzzo la vista.
“Dove si sarà cacciato?...”
Improvvisamente, una figura slanciata ed elegantemente vestita, entra nel mio campo visivo, e sono sicura si tratti di lui.
 “Eccolo!” esclamo, “Andiamo, Otani!”
“Ma che diav-!?” cerca di protestare lui, mentre mi dirigo a passo da toro inferocito verso quel tizio.
“Hei!” esclamo con voce squillante, fermando me e Otani proprio dietro l’ uomo, che ci rivolge le spalle.
“Ma che cavolo credi di fare-!?” zittisco il mio ragazzo con un’ occhiataccia, tornando a fissare la schiena del maniaco.
Quello però, non si volta.
“Hei!!” urlo ancora più forte per farmi sentire, “Dico a te!”
Alla fine, si volta a guardarci, con espressione perplessa sul volto.
‘Mpf, fa la commedia’ penso, indignata.
E’ un uomo sui quarant’ anni, robusto e dalle spalle larghe, e la barba leggermente incolta, insieme al completo elegante e gessato che indossa, gli danno un’ aria abbastanza attraente.
 ‘Dev’ essere uno di quei ricconi che hanno la vita facile, e che pensa che ogni cosa gli sia concessa…’
A quel pensiero, mi infurio ancora di più.
Lui sta ritto, immobile davanti a noi, intento a guardarci con aria interrogativa.
E’ solo una mia impressione, oppure il suo sguardo è cambiato impercettibilmente dopo averci guardati, assumendo un’ espressione più fredda e irritata?
‘Ma tu guarda che tipo!’ penso, furiosa, ‘Si permette di allungare le mani, ed è lui ad essere incazzato!’
Faccio un profondo respiro, gonfiando i polmoni di aria e grinta.
 “Pensi di essere diverso da chiunque altro? Guarda che non è così! Non puoi prenderti certe libertà e sperare di passarla liscia, chiaro?!”
“Koizumi, ma che cavolo stai facendo??!”
Ignoro Otani, continuando a fissare imperscrutabilmente l’ uomo davanti a me. Lui mi fissa a sua volta, e una scintilla di confusione passa nei suoi occhi gelidi.
“Adesso anche il mio ragazzo, ha qualcosa da dirti!” mi volto verso Otani, “E tu che aspetti, non startene lì fermo con quell’ aria da cane bastonato! Questo tizio ha violato il corpo della tua amata ragazza! Non hai niente da dire in proposito??!” detto ciò, lo spingo rudemente in avanti, facendogli sbattere  il viso contro l’ ampio torace del tizio.
Otani alza il volto su di lui, scoprendo il suo sguardo minaccioso.
Indietreggia, impaurito.
“Ah… Ehm… E-ecco-… I-io…”
“Papà!” la voce di un ragazzino, interrompe quell’ imbarazzante balbettio.
Il mio sguardo cade verso il basso dove, dietro le ginocchia dell’ uomo, fanno capolino due teste che riconosco immediatamente: I mocciosi del bus.
La bambina piagnucola lamentosamente, tirandogli forte il pantalone gessato blu notte.
 “Papino, voglio il gelato!”
Mi acciglio, perplessa, “Pa… Papino…?”
“Ah!” esclama il ragazzino, puntando un dito contro di noi, “Sono loro papà! Gli sbacciucchioni di prima!”
Io e il mio ragazzo trasaliamo contemporaneamente, arrossendo dall’ imbarazzo.
Dopo un breve sguardo rivolto al figlio, il tizio torna nuovamente a guardarci, freddandoci con un’ occhiata ancora più gelida.
Io e Otani ci raggeliamo immediatamente sul posto.
“Ah, quindi siete voi.” mormora l’ uomo, con voce piena di astio, “Vergogna! Vi sembrano scene da fare vedere a dei bambini piccoli? Non sapete contenervi, forse?! Che indecenza!”
Rivolgendoci un’ ultima occhiataccia, si allontana indignato, trascinandosi dietro i figlioletti.
Entrambi si voltano un’ ultima volta, e senza farsi vedere dal padre, ci fanno la linguaccia, rivolgendoci un ultimo ghigno malefico.
Dopodiché si voltano, allontanandosi baldanzosamente verso il carrello dei gelati più vicino.
 Un vento gelido del nord, passa tra me e Otani, seguito da un silenzio tombale. Dopo un po’ Otani decide di spezzarlo.
 “Hai…” la sua voce e debole e gracchiante. Si schiarisce impercettibilmente la gola, e riprova.
“Hai… HAI VISTO CHE FIGURA DI MERDA CI HAI FATTO FARE??!” si volta verso di me, improvvisamente furioso, “Potevamo anche risparmiarcela, non credi??!”
Il suo urlo, risveglia anche me dalla mia aria sconvolta, e mi volto a fronteggiarlo, fissandolo incredula.
“Cosa??! Guarda che è stato lui a non essersi risparmiato una figuraccia con noi!” replico, inferocita.
 Afferro il lembo del retro della gonna, indicando con decisione il mio sedere.
 ”Un uomo adulto, e per di più padre di due piccole pesti, che allunga le mani su di una giovane donna che-!”
Le parole mi muoiono in gola.
Mi sento raggelare: Volto lentamente il viso, puntando lo sguardo sul retro della gonna.
Sgrano gli occhi e boccheggio, incapace di far uscire alcun suono.
 “Uh?” fa Otani, notando la mia espressione, “Che ti prende, stavolta?”
Non rispondo, lo sguardo ancora fisso sulla gonna. Mi sento impallidire, e inizio a sudare freddo.
Allora lui, sempre più incuriosito allunga la testa, seguendo il mio sguardo.
“Pff…” si piega istantaneamente in avanti, tenendosi lo stomaco.
“Pff… PHUAHAHAHAHHAHAHAHAHAHHAAHHA!!” inizia a lacrimare dal ridere, indicando la mia gonna.
“Palpata al sedere??! Ahahahaha, mi ci sarei giocato la testa, che non era così!!!”  si sbellica, quell’ infame disgraziato.
Ma io sono troppo sconvolta per prestargli attenzione.
Lì, sul retro della mia bellissima gonna nuova, spudoratamente densa e biancastra, è attaccata la chewingam che quel ragazzino malefico stava masticando sul bus.
Fumo nero inizia a uscire dalle mie narici dilatate, preannunciando minaccia incombente.
“La. La. L-la… M-m-m-m-mi-mia… go…onna nuo-ova…”
Il mio ragazzo non smette di ridere a crepapelle, piegandosi sulle ginocchia, evidentemente divertito da quella che per me è una catastrofe!
“E’… è… ROVINATAAAA!!!”  strillo in preda all’ isteria. Afferro disperatamente con entrambe le mani il lembo della gonna, sforzandomi di non piagnucolare.
“Puhahahahahahahaahahah Oddio, le lacrime, le lacrime!! Ahahahahah, altro che palpata al sedere!!”
Mi volto di scatto verso di lui, afferrandolo rudemente per il colletto del giubbotto.
 “NON CI TROVO NIENTE DA RIDERE, IDIOTA!!! “ gli sbraito in faccia, furente, “E ADESSO COME CAVOLO LA TOLGO QUESTA ROBA??!”
Lui, non scomponendosi per niente di fronte alla mia reazione isterica ( ormai deve averci fatto l’ abitudine), si asciuga una lacrimuccia all’ angolo dell’ occhio.
 “E io che ne so?”  replica impassibile con un’ alzata di spalle, senza smettere di ridacchiare.
Lo fisso ancora per un attimo, sconvolta, per poi tornare ad osservare quel disastro.
“La mia gonna è rovinataa! piagnucolo, incapace di trattenere le lacrime.



 

***

 

“No… Pff… No, non era… pff… non era possibile… Ahi!!”
Otani smette all’ istante di ridere, mentre io ritiro il mio pugno, rivolgendogli un’ occhiataccia.
Dopo essere corsa nei bagni delle signore del locale più vicino, per togliermi quella roba dalla gonna, e aver constatato che non c’ era da fare granché, (la gonna è comunque rovinata, sob!) questo idiota non ha fatto altro che ridere di me per tutto il tempo!
Si massaggia la nuca, lanciandomi un’ occhiata torva, “Mi hai fatto male, scema!”
“E tu stai ridendo troppo forte, per essere un nanerottolo!” replico, infastidita.
“Da quand’ è che copi le battute di Haruka??!”
“Tzè. E chi ti dice che non sia stato lui a copiarla a me??!” ribatto, stizzita.
“Tu-!”
“Chappi?!”
Qualcuno interrompe il tentativo di protesta da parte del mio ragazzo.
Ci voltiamo entrambi automaticamente, scorgendo una figura piuttosto minuta circondata da fiamme danzanti, che le donano un’ andatura sinuosa, correre dritta verso di noi: Una ragazza.
Istintivamente mi volto verso Otani, scoprendo con orrore il suo viso illuminarsi di un sorriso affascinante.
“Emi!” esclama sorpreso, “E tu che ci fai qui?!”
“Potrei farti la stessa domanda!”
La ragazza si ferma davanti a noi, dandomi la possibilità di osservarla meglio.
 La lunga chioma fulva, che prima avevo scambiato per fiamme incandescenti, le ricade sulle spalle, circondandole il visino niveo cosparso di graziose efelidi, e il contrasto con la pelle d’ avorio con i grandi occhi neri e luminosi, la fanno sembrare più una creatura mistica, simile ad una ninfa dei boschi o ad una fata notturna, che terrena.
‘Questa ragazza è bellissima…’ penso improvvisamente angosciata, ‘Ed è più bassa di Otani…’
Lancio immediatamente un’ occhiata ad Otani, per poi puntarlo nuovamente sulla ragazza.
Lo scambio di sguardi, e il sorriso tra i due… non mi piace.
Affatto.
Non so proprio il perché, ma improvvisamente mi sento stranamente… ansiosa.
“Ehm, Otani” esordisco, con voce carica di uno strano nervosismo, “Non... non ci presenti?...”
Lui pare riscuotersi da chissà quali pensieri, “Mmh? Oh… Certo!” esclama voltandosi verso di me.
“Ti presento Emi-chan, una mia compagna di università… E devo dire, che se non fosse per lei, sarei davvero nei guai!” aggiunge, con una risata decisamente non da Otani, cosa che, chissà per quale motivo, mi infastidisce parecchio.
Anche lei si lascia andare ad una risata: ha un suono tintinnante e gradevole, simile ad uno scampanellio, o ad un coro di angeli.
 La mia risata, al confronto, è un coro di vacche da latte durante la mungitura.
Si gratta la nuca con aria imbarazzata, “Ma no, dai! Effettivamente, l’ ultima spiegazione di  Minori- sensei, non era per niente semplice!”
“Semplice o no, tu sei un genio!” ribatte sicuro Otani, senza smettere di ridacchiare.
Nel mio stomaco, sento qualcosa attorcigliarsi in modo fastidioso.
‘Oh no…’ penso, con una nota d’ inquietudine. Bellissima, e anche intelligente. Non va bene
L’ ho sempre detto io, che sono stato fortunato quel giorno che ho deciso di sedermi dietro di te!”
Merda. Non va affatto bene, no, no…
Lei nasconde un mezzo sorriso, mentre sento il mio stomaco attorcigliarsi di altri trenta nodi, Ahahaha, ma che dici?...”
La verità!” risponde lui, ancora con quel tono sincero, “Senza di te, non sarei mai riuscito a recuperare quelle lezioni perse, quando sono stato malato…”
“Ma figurati, è stato un piacere! Tieniti pure i miei appunti fino a quando non ti saranno utili, Chappi!”
Il mio sguardo saetta immediatamente verso di lui: Noto, con un certo fastidio, che al nomignolo ‘Chappi,’ che Otani odia con tutto se stesso, lui non fa una piega. Anzi, al contrario, il suo sorriso si allarga ancora di più!
Solitamente quando lo faccio io, va su tutte le furie...
Quella strana sensazione di malessere allo stomaco si accentua, e improvvisamente, dal nulla, sento qualcosa di insistente e pressante grattare contro il mio petto…
 Affilo lo sguardo, osservando i due chiacchierare allegramente.
“Non ti avevo riconosciuta…” sta dicendo Otani, sempre osservandola sorridente.
Anche la ragazza sorride, grattandosi la nuca, “Già. Ho lasciato gli occhiali a casa…”
“E hai sciolto i capelli.” aggiunge lui, indicandoli.
Lei gonfia leggermente una guancia, “Uff. Non me ne parlare! Stamattina ero di fretta e non li ho legati bene, e l’ elastico è scivolato via senza che me ne accorgessi!  E non ne ho altri con me… Odio i capelli sciolti, mi danno un tale fastidio…” borbotta, soffiando via infastidita un ricciolo ribelle davanti al viso.
 “Ma no, ti stanno bene!” dice lui, ridacchiando.
Dentro il mio stomaco, le mie budella aggrovigliate vengono trapassate da tanti piccoli spilli, e sento di nuovo quella cosa, quella strana sensazione al petto, grattare ancora più insistentemente per uscire… Ormai, mi sembra chiaro che tra loro due, c’ è un’ intesa che va ben oltre la semplice conoscenza scolastica…
“Si certo, come no!” ribatte la ragazza, in tono scherzoso, “Comunque, ho saputo che il tuo esame è andato male…”
“Già…” si gratta la nuca, imbarazzato.
“Mi dispiace… Se vuoi posso aiutarti io a recuperare!”
“Sul serio?!” esclama il mio ragazzo, in un modo che definirei eccessivamente su di giri.
“Si...”
A quel punto mi schiarisco impercettibilmente la gola, facendo ricordare ad entrambi la mia presenza.
La ragazza trasalisce, ed Otani si volta automaticamente verso di me, ancora col sorriso sulle labbra.
“Oh, scusa… Ehm…” mormora lei, portandosi una mano alla bocca con aria imbarazzata, “… Come hai detto che si chiama Chap?”  gli chiede, indicandomi.
Non so proprio perché. Ma questo, mi fa decisamente saltare i nervi.
 Arrossisco, piena di rabbia e vergogna.
“Ah! Non l’ ho detto!” esclama sorpreso lui, “Lei è Koizumi, la mia rag-“
“Risa Koizumi.” lo interrompo con voce decisa, facendo un passo avanti, e afferrando saldamente la mano della sconosciuta, “Sono la ragazza di ‘Chappi’!”
Lei non sembra affatto sorpresa dalla mia assunzione, e si limita a sorridermi amichevolmente.
“Piacere di conoscerti, Risa-chan! Posso chiamarti così, vero?...Oh!” si interrompe bruscamente, osservando lo schermo del suo orologio da polso, “Sono proprio in ritardo, devo scappare… Lo studio mi chiama!”
“Ma certo, tranquilla!” risponde lui, con una risata.
“Allora ci vediamo all’ università, Chap!...Piacere di averti conosciuta Risa!” ci supera in fretta, allontanandosi.
“Emi, aspetta un secondo!” la chiama improvvisamente Otani.
 Poi si rivolge a me, “Koizumi, hai un elastico nella borsa, per caso?”
“Eh? Ah, si certo…”  A differenza dei cerotti, quello è impossibile che me lo dimentichi. Per abitudine, me ne porto sempre dietro di diversi. Ne estraggo facilmente uno dalla borsa.
La ragazza intanto si è fermata, e si è nuovamente avvicinata a noi, “Che c’ è, Chappi?  Volevi dirmi qualcos’ altro?”
 “Si...” risponde lui, voltandosi verso di me.
Le porgo l’ elastico, “Otani mi ha ricordato che ne avevo uno in borsa...”
“Oh! Davvero, posso?...” mi chiede, titubante.
Annuisco, “Così i capelli non ti daranno fastidio…” cerco di sorriderle, nascondendo il mio nervosismo.
“Ah, ti ringrazio!!” esclama, abbracciandomi calorosamente, lasciandomi completamente stupita.
“Lo restituirò a Chappi non appena ci vedremo all’ università!” si stacca da me, rivolgendomi un sorrisone gioioso, capace di far concorrenza persino a Kohori.
“Non c’ è problema.” A quel punto, le restituisco il sorriso, divertita dal suo eccessivo entusiasmo per un semplice elastico per capelli.
‘In fondo, questa ragazza non è antipatica...’
Neanche finisco di pensare ciò, che la vedo lanciarsi letteralmente tra le braccia del mio ragazzo, e stampargli un sonoro bacio sulla guancia.
Mi immobilizzo, sconvolta e stralunata da quella scena.
“Grazie di cuore Risa-chan! Ci vediamo all’ università, Chappi!”
Detto ciò, con un ultimo saluto si allontana di corsa, facendo scuotere la sua lunghissima chioma fulva, sotto i raggi del sole del mezzogiorno.
Mi volto verso Otani, scoprendolo intento ad osservarmi.
“Ragazza simpatica, eh?” mi dice, sorridente.
Distolgo lo sguardo, “Si, certo…”
Non capisco proprio perché debba sentirmi così in collera con Otani. Dopotutto, non ha fatto niente di male stavolta...
Emi è solo una sua compagna di università, che gli presta gli appunti qualche volta…
Certo, bellissima, intelligente, e per giunta seduta davanti a lui… Ed è anche altruista, visto che si è offerta ‘così gentilmente’ di aiutarlo a recuperare l’ esame fallito…
“Hei Koizumi, ti và se andiamo al centro commerciale?” mi chiede, senza smettere di sorridermi, “Ho sentito che c’ è un negozio che vende vecchi cd, magari troviamo qualche album degli esordi di Bozu. Che ne pensi?”
Lo scruto di sottecchi per qualche attimo: Il suo viso spensierato, mi dice chiaramente che è completamente ignaro del mio umore. Distolgo lo sguardo, sospirando rassegnata.
E’ inutile. Per quanto mi sforzi, non riesco proprio a tenergli il broncio.
In fondo, è un peccato rovinarsi la giornata. E poi, è da tanto che io e Otani non stiamo un po’ insieme, quindi tanto vale godersi  il resto dell’ appuntamento.
“Va bene.” acconsento infine, con un sorriso.



 

 
***

 

“Guarda Koizumi, questo è uno dei primissimi che ha inciso!! Non pensavo fosse ancora in commercio!”
Mi mostra il cd,  tenendolo tra le mani come se fosse una rarità preziosa, “Potrebbe addirittura essere il suo album d’ esordio!”
A quel pensiero mi illumino, “Dici sul serio??!”
Il suo sguardo scorre sui titoli delle canzoni sul retro, “’Otoko no ritoru-māmeido’*… Si! E’ lui, Koizumi! Questa è la prima canzone che ha inciso!” i suoi occhi quasi luccicando dalla commozione.
“Oh mio…! Quanto costa, quanto costa??!”
“ 3200 yen. Ma li vale tutti, non ci sono dubbi! Ed è l’ ultimo rimasto, il che è davvero pazzesco!”
“Beh, allora è meglio che ti sbrighi a comprarlo!” dico, dandogli una sonora spallata.
“Ahio.”
Mi guarda imbronciato per un lungo istante, prima di aprirsi in un sorriso, e porgermi il cd.
Mi limito a guardare prima lui, poi il cd, con aria interrogativa.
“Prendilo tu, Koizumi.” mi dice, mente il suo sorriso si fa più ampio, “A casa sono pieno di vecchi cd di Bozu, ragion per cui, questo spetta a te.”
Rimango a fissare la sua espressione seria e decisa, per poi puntare lo sguardo sul cd, stupita.
 “Ma…” cerco di protestare, “ E’ l’ unico rimasto, e l’ hai visto tu per primo. Perciò è giusto che lo abbia tu...”
Soffoca una risata, “Si, ma considerando che me lo rinfacceresti a vita, te lo rendo con piacere!” 
Sbuffo, “Stupido… Sono seria, io.”
“Anch’ io!” ride, portandosi una mano dietro la nuca, imbarazzato, “E dai, non fare tante storie… Prendilo e basta!”
Lo afferro, ancora un po’ titubante,“O… Ok…”  
Faccio per aprire la borsa per mettere mani al portafogli, ma Otani mi blocca il polso.
“Altolà! Faccio io.”
Lo osservo per un attimo, interdetta, “Ma… Otani-!”
“E’ un regalo, quindi non si discute.” taglia corto, sorridendomi, “A meno che tu non preferisca quello.”
Indica la calca di donne isteriche e scalpitanti attorniata vicino alla pila ormai quasi vuota di cd, tutti del nuovissimo, quanto vendutissimo  album ‘Nigaito Amai’ ( ‘Amaro e dolce’, nd. me)  di Umibozu.
Storco immediatamente il naso.
“Immaginavo.” ridacchia lui, estraendo il portafogli dalla tasca dei jeans, mentre io mi perdo ad osservarlo imbambolata per un lungo istante.
 Al pensiero che lui abbia rinunciato ad una cosa a cui tiene, solo per farmi un regalo, mi sento arrossire... 
“Ma non aspettarti nulla per il ‘White Day’.”
Sorrido, radiosa. Mi lancio su di lui, soffocandolo in un abbracciandolo stritolante.
“Sei il migliore!! ♥”  
“Ferma, idiota!” protesta, arrossendo vistosamente.
Rido, sentendomi felice come non lo sono da molto tempo.
Otani è davvero dolce.


 
***


 
Una volta usciti dal negozio di cd, io e Otani decidiamo di fare un salto alla sala giochi del centro commerciale.
“Waaa, è enorme!!” strillo con gli occhi luccicanti, beandomi del dolce spettacolo che offre questo posto.
“Gia! E’ il più grande che c’ è ad Osaka!” esclama Otani con lo stesso entusiasmo.
“Oh! Voglio provare quello!! Quello!!”
Proviamo praticamente tutti i giochi almeno tre volte, divertendoci un sacco e ridendo come due bambini.
E’ da tanto che non provo queste sensazioni. E’ perché Otani è di nuovo al mio fianco…
“Hei Koizumi! Che ne dici se provassimo quello?” mi domanda, con un sorriso caloroso.
Il suo dito sta indicando un gioco che non mi sembra molto estraneo: E’ una specie di marchingegno, formato da un palchetto abbastanza spazioso, (che presumo debba fungere da pista da ballo) diviso in due parti: In entrambi i posti, sono posizionate delle freccette direzionali, in più è fornito di un grande monitor, con una vasta lista di canzoni diverse tra cui scegliere, che sovrasta il palco.
Una scritta luccicante riempie lo schermo: ‘Arrow Dance’.
Lo scopo mi sembra abbastanza chiaro: Ballare a ritmo di musica seguendo le freccette direzionali.
Si, esatto: Ballare.
Sudo freddo.
“Ehm...” balbetto nervosamente, “Forse questo è meglio saltarlo…”
“Perché?”
Perché è troppo umiliante! Già mi immagino a ballare sopra quel coso…
Scuoto la testa con decisione.
No. No, non riuscirai mai a costringermi!
Otani giunge le mani, implorante, “Oh, andiamoo…”
Gli lancio un’ occhiata torva.
No, eh! La tattica del cucciolo adorante, no.
Il mio sguardo saetta subito tra quel gioco e il viso del mio ragazzo, e in un attimo mi sento come se fossi in defibrillazione.
Mi mordicchio ansiosamente le labbra.“Ehm…”
Non posso ballare sopra quel coso, non posso! Le mie gambe sono troppo lunghe e dinoccolate, accidenti! Sembrerei ridicola!...
No, non lo farò, punto e basta!
Sospira, supplichevole,“Eddai ‘Zumi!... Sembra divertente!”
Un forte suono metallico, rimbomba dalle parti del mio cuore.
 Eccolo: Il colpo di grazia!
Arrossisco violentemente, mentre sento il battito del mio cuore accelerare. 
Non… non vale, accidenti!
Non mi resta che gettare la spugna.
Sospiro, rassegnandomi ad una figuraccia clamorosa, “Ok.”
“Yu-uuh!!” esulta il mio ragazzo, entusiasta. 
Sfodera un sorriso scintillante, “Sta a vedere! Sono un ottimo ballerino!” 
Colpita e affondata.


 
***


 
“WAHAHAHHAHAHAH!! Sembra che tu stia calpestando della melma appiccicosa!” mi prende in giro lui.
Sbuffo infastidita, concentrata su quale dannata freccia mettere i piedi.
“Taci! Semmai del fango, stupido!”
“E che differenza c’ è!?”
“Mpf, ma sta un po’ zitto, nanetto! E’ la prima volta che metto piede su questo affare!”
“Anche per me è la prima volta!”
Per la sorpresa, manco l’ ennesima freccia, facendo volare per un attimo lo sguardo sul volto del mio ragazzo, che concentratissimo, non stacca gli occhi dal monitor.
“Dici sul serio??! Non ci hai mai giocato prima d’ ora??!” esclamo, incredula.
“No.”
Sono davvero sorpresa.
Devo ammettere che all’ inizio ho pensato che tutta la sua spavalderia fosse solo un bluff. Ma adesso, devo ricredermi.
Otani è davvero portato!
Si muove sulla pista con facilità, spostandosi sulle frecce con ritmo e stile, per giunta senza sbagliare un colpo!
Sembra quasi che stia danzando davvero su una pista da ballo!
Io al contrario, non ne azzecco neanche una.  Ma d’ altronde, sapevo già di essere negata.
Ma chi diavolo poteva immaginare che Otani si sarebbe rivelato un ballerino formidabile?!
Mi accascio sfinita contro la ringhiera alle mie spalle, mentre lui non sbaglia neanche l’ ultimo passo.
“Ah! 97%!” legge esultante il risultato sullo schermo, “Non male, eh?”
Sollevo lo sguardo, fulminandolo con un’ occhiataccia, “ Mph, quante arie…”
“Che c’è , per caso vuoi la rivincita?! Te la concedo, magari stavolta riesci a fare più di 3%!” sorride, sfregandosi sfrontatamente un dito sotto il naso.
Sto per tirare un sonoro pugno sulla faccia da presuntuoso del mio ragazzo, quando una voce ci distrae.
“Ho visto che balli piuvttosto bene… Ti andvebbe di fare una pavtita con me?” 
Una ragazza mora, dal forte accento francese, si è avvicinata a noi, e sta rivolgendo ad Otani un sorriso affascinante e combattivo.
“Ok.” accetta lui, di buon grado, per poi rivolgersi a me, “Arrivo subito, Koizumi.” 
“H-hei! Aspetta, Otani-!” lo guardo salire nuovamente sul palco, impotente.
Rimango in disparte, osservandoli muoversi perfettamente in sincronia, e lanciarsi reciprocamente in modo scherzoso, frecciatine sarcastiche del tipo: “Non male, per esseve uno che ha le gambe covte!”, e “Ti conviene non sprecare il fiato, se vuoi vincere!”
La ragazza è formidabile. Si vede che ha esperienza. Forse è davvero una ballerina…
I due sembrano davvero affiatati…
“46% contro 54%... Pevò! Niente male! Fino ad ova, sei l’ unico che è riuscito ad avvicinavsi tanto al paveggio, contvo la sottoscvitta!” la ragazza gli rivolge uno sguardo di ammirazione.
“Bè, per essere la seconda volta sono soddisfatto!” ridacchia Otani.
“Come hai detto che ti chiami?...”
“Oh, scusa non l’ ho detto! Mi chiamo Otani, piacere!” gli porge calorosamente la mano, che lei stringe subito dopo.
“Piaceve di conoscevti, Otanì. Je souis Florence.Potvemo rifavlo qualche volta…” aggiunge lei ammiccante, arricciandosi una ciocca di capelli neri con il dito, senza staccare lo sguardo da Otani.
“Quando vuoi!”  ride lui, per poi battere un cinque alla ragazza.
Corrugo la fronte, sbuffando con impazienza. 
E tutta questa confidenza da dove è uscita??!
Decido di intervenire, schiarendomi seccamente la gola, forse un po’ più pesantemente del necessario.
Entrambi si voltano verso di me, e vedo Otani salutare frettolosamente la ragazza, per poi raggiungermi, con aria affannata e soddisfatta, come dopo un allenamento di basket particolarmente faticoso.
“Però, che ragazza eccezionale!” esordisce sorridente, le mani sui fianchi, “Hai visto come si muoveva in pista?! Pazzesco!”
Sbuffo, nervosissima, “ Si, certo… Una ballerina decisamente migliore di me, immagino!”
“Decisamente.” concorda lui, con tono fastidiosamente convinto.
Mi volto di scatto verso di lui, guardandolo con occhi fiammeggianti d’ ira.
Improvvisamente, è come se le mie mani abbiano una volontà propria, e siano prese dalla strana, attraente e  irrefrenabile voglia, di fare come le calamite nord con quelle sud, e le falene con le insegne al neon: sono irresistibilmente attratte dal suo collo.
Non so proprio spiegarmi il perché, ma il suo commento mi ha fatto decisamente uscire fuori dai gangheri!
“Ho sete.” biascica lui stiracchiandosi noncurante, o forse semplicemente ignaro, del mio umore.
“Tutto quel ballo mi ha prosciugato. Ah, guarda!” dice all’ improvviso indicando un punto imprecisato alla sua destra, “Lì c’ è un pub, che ne dici se entrassimo per prendere qualcosa da ber-”
“Come ti pare.” lo interrompo bruscamente, sbuffando.
Lo supero spedita a grandi passi, dirigendomi verso il pub senza degnare il mio ragazzo di un solo sguardo, lasciandolo completamente di stucco.


 
***


 
Ci sediamo in fondo, in un tavolo appartato.
Evito ostinatamente di guardarlo, il viso rivolto altrove, e le braccia incrociate al petto. Sento su di me il suo sguardo.
Gli lancio un' occhiata di sbieco, e noto  che effettivamente mi sta osservando accigliato, con un' espressione innocentemente confusa.
Difficile non fargli gli occhi dolci, quando ti guarda in questo modo…
Sbuffo sonoramente, tornando a rivolgere lo sguardo altrove.
"Ehi, Koizumi, c' è qualcosa che non và?"  chiede a bruciapelo, buttando lì la domanda come se niente fosse. Ciò mi irrita ancora di più.
Scuoto violentemente la testa, sapendo per certo che non se la sarebbe bevuta. 
La sua espressione diventa ancora più confusa, "Uh?..."
L’ arrivo di una cameriera  venuta a prendere le ordinazioni, interrompe qualsiasi altro suo tentativo di richiesta di spiegazioni.
I miei occhi la scrutano automaticamente, attenti e guardigni, come se stessero facessero una lastra.
E’ giovane, e anche molto carina: I capelli biondi, quasi bianchi, e lisci, chiaramente non naturali, sono raccolti in una cuffietta graziosa, e il corsetto stretto dalla profonda scollatura e la gonna troppo corta, assolutamente inappropriate per una divisa da cameriera, danno alle sue forme un’ aria decisamente… generosa.
Il mio sguardo saetta immediatamente sul viso di Otani, affilandosi e tagliando l’ aria tra di noi, peggio di una sciabola letale.
"Che cosa vi porto?" chiede lei con voce cinguettante, rivolgendo al mio ragazzo un sorriso bianchissimo e brillantissimo.
Solo, a lui.
Il mio labbro superiore prende a tremare, piegandosi in una strana smorfia, simile a quella che hanno i cani cattivi che ringhiano, quando vogliono allontanare qualche intruso dal loro territorio…
"Questo qui, ha una nuova bevanda?" chiede lui,  indicandolo sul menu, ignaro del mio umore.
La cameriera annuisce. "Vuole che glielo porti?" chiede poi, mostrandogli di nuovo quel sorriso smagliante.
Dalla mia gola scaturisce involontario, un suono basso e rabbioso, simile ad un ringhio.
Non solo si sta rivolgendo solo a lui, come se io non esistessi neanche… Ma gli sta addirittura facendo spudoratamente  gli occhi dolci!
"Si, grazie."  sento rispondere lui, in maniera cortese.
Poi si volta, rivolgendosi a me, "Koizumi, presumo che tu…"
Si zittisce all’ istante, indietreggiando sconcertato, non appena nota la mia espressione.
Sto fissando con aria assassina la strega con la cuffietta.
"Prendo lo stesso, grazie." ringhio, caricando l’ ultima parola di un pesante sarcasmo.
"C- certo... Arrivano subito…"  biascica lei, palesemente spaventata. Dopodiché, senza aggiungere altro, fugge via.
‘Bene’, penso, ancora intenta a fissare il punto in cui è scomparsa.
‘Probabilmente l’ avrà capito. Ci tiene che i suoi capelli tinti rimangano tutti attaccati alla testa… Anzi’, mi correggo mentalmente, ‘Ci tiene, che la sua testa rimanga attaccata al suo collo…’
Ad un tratto, le opzioni sadiche di Nobu, mi sembrano un’ idea molto allettante…
“Koizumi.”
La voce del mio ragazzo, carica di irritazione, mi distrae dai miei pensieri omicidi, e mi volto automaticamente verso di lui, scoprendolo ad osservarmi con la fronte corrugata dal fastidio.
“Mi vuoi dire che ti è preso?” chiede, con tono di rimprovero, “Hai spaventato quella signorina.”
Il modo in cui dice ‘signorina’ non mi piace… Affatto.
Riduco gli occhi a due fessure, incenerendolo con lo sguardo. Di nuovo, si ritrae spaventato.
"Quella ‘signorina’” sbotto, più irritata che mai, “sembrava talmente presa da qualcuno, da non notare nemmeno che i clienti sono due!"  Ogni singola parola trasuda sarcasmo, e minaccia incombente.
"Eeeeh??" fa lui, con una smorfia.
E non dire ‘Eh?’ con quell’ espressione da idiota!
Mi limito a sbuffare sonoramente, sotto il suo sguardo sconcertato.
Dopo un po’, ricompare la cameriera bionda, tra le mani il vassoio con i piatti e i due bicchieri pieni che abbiamo ordinato, e li appoggia con grazia davanti a noi. Le sue dita rimangono saldamente aggrappate al vassoio, e nessun tremolio o altro, mi suggerisce che sia ancora spaventata.
"Serve altro?" chiede zuccherosa, rivolgendosi ancora una volta, ad Otani.
"Per me no, grazie."risponde lui, prendendo in mano il bicchiere, ancora con quell’ espressione confusa dipinta sul volto.
Lei si volta suo malgrado verso di me, in attesa.  La guardo dritta negli occhi, cercando di nuovo di intimorirla. Ma lei, dal canto suo, rimane dritta e composta.
Infine, rispondo freddamente, "No, grazie.
Adesso levati dai piedi!
"Bè, se vi serve altro..." mormora lei, e la vedo abbassarsi, fino a quando il suo seno prosperoso e sdrabordante, è proprio davanti agli occhi del mio ragazzo.
Mi lancia un’ occhiata di sbieco, sorridendomi, sfrontata.
 Arrossisco, e stringo automaticamente il bicchiere che ho in mano, trattenendomi dallo scaraventare il succo sui suoi capelli ossigenati.
"... Non esitate a farmelo sapere!" conclude, facendogli l' occhiolino, radiosa.
Ma… ma tu guarda che strega!
"Certamente. " sento rispondere Otani educatamente.
Il mio sguardo vola subito su di lui, cercando di decifrarne l' espressione. Sembra tranquillo, ma ancora leggermente confuso.
Con un ultimo sguardo malizioso rivolto ad Otani, finalmente la strega dai capelli tinti si allontana, ancheggiando.
Passa qualche minuto di totale e assoluto silenzio, nel quale lui sorseggia con aria tranquilla la sua bibita, lanciandomi di tanto in tanto occhiate indecifrabili, mentre io tengo ancora il mio nella mano, assorta. 
"Allora..." incomincia, non appena l' aria tra di noi risulta troppo pesante da sopportare, "Mi vuoi dire cosa ti è preso prima?"
Lo fulmino immediatamente con un’ occhiataccia.
Davvero mi stupisco ancora, di quanto sia ottuso questo nanetto?! Eppure dovrei saperla lunga, ormai!
"Mpf. Se non lo hai ancora capito, affari tuoi. Non ho nessuna intenzione di dirtelo".
Il suo sguardo se possibile, si fa ancora più confuso. E irritato.
"Di un po’, ce l' hai con me per caso?!" sbotta, infastidito.
"Che cosa te lo fa credere?!" chiedo a denti stretti.
"Sembri arrabbiata..."
"Ti sbagli. Non lo sono affatto."
"Ah, davvero?" chiede, cercando di suonare sarcastico, "E’ perché non sei affatto arrabbiata, che stai stritolando il bicchiere ancora pieno?"
Lo incenerisco con lo sguardo. Allento la presa sul bicchiere, portandomi automaticamente la cannuccia alle labbra.
"E' per colpa tua se sono arrabbiata, si." ammetto infine, senza guardarlo.
 “Perché?" domanda, circospetto.
"Te l'ho detto, non te lo dico." metto il broncio, smettendo di fingere di bere, "Così impari ad attrarre le altre donne."  aggiungo poi, con un basso ringhio, ben attenta a non farmi sentire.
"Come??!" esclama lui, frustrato.
Ancora con il volto altrove e le braccia conserte, lo guardo con la coda dell' occhio per alcuni istanti. Poi scatto.
"Non fare il finto tonto!" urlo, battendo una mano violentemente sul tavolino, e mi alzo, puntandogli un dito contro con fare intimidatorio.
Si ritrae immediatamente, terrorizzato, talmente in fretta che per poco non cade dalla sedia.
"H-hei, stai calma..." mormora, con una vocina.
Io continuo spedita, come se non avesse aperto bocca, "Anche quella tua ‘amica’ dell’ università, e Miss ‘piroètt à la gatt mort’!”
"Ma di cosa stai parlando?" sbotta, allontanando bruscamente la mia mano, con espressione a metà fra il confuso e l’ irritato.
“Proprio delle belle ragazze, non pensi?! Certamente delle ragazze da cinque prugne’*, non è vero?!”
“Smettila di parlare come tuo nonno!”
"Sei proprio un nanerottolo ottuso,Otanì!"
"Insomma, mi vuoi dire che ti prende?! Mi stai facendo incazzare, sappilo!”
Sbuffo nuovamente, e mi siedo, ritornando alla mia posizione di prima, composta e a braccia conserte.
Lui continua a fissarmi, totalmente interdetto.
"Cosa-?"
"Non dirmi che non te ne sei accorto!" lo interrompo, con un tono di voce che tradisce tutta la mia irritazione.
"Accorto di cosa?!"
"E' proprio vero, evidentemente il tuo cervello dev' essere in proporzione al resto del corpo, perché ti possa sfuggire..."
"Piantala! Vuoi dirmi o no che cosa-!"
"Non ti sembra che quella cameriera, abbia dimostrato fin troppa disponibilità?!" a malincuore, mi scopro di stare arrossendo. Ciò mi fa infuriare ancora di più.
"Eh?" fa di nuovo lui, con la sua solita faccia da idiota.
 Poi, vedendo la mia espressione, aggiunge più serio, "Bè si... E’ stata gentile..."
"Gentile??!” esclamo, incredula, “A me è parso sia andata ben oltre la gentilezza!"
"Eh? A cosa ti riferisci?"
Ma allora è proprio idiota!
Avrei voglia di prenderlo a sberle, fino a quando non gli ritorna un po’ di sale, in quella zucca vuota che si ritrova!!
"Sei cieco, o solo stupido?!” sbotto, ormai al limite dell’ esasperazione, “Non ti sei accorto che ti faceva gli occhi dolci?... Ci stava provando con te!!" esplodo, non riuscendo a trattenermi.
Lui rimane interdetto, fissandomi con un’ espressione indecifrabile per un lungo istante.
Sono incazzata.
Sono incazzata, perché sono stufa!
Sono incazzata, perché è da tanto che non usciamo insieme, e questo… idiota reale, dovrebbe, per lo meno oggi che si presume debba essere il giorno degli innamorati, concedermi l’ onore di rivolgere la sua completa e specialissima attenzione a me!
Sono incazzata, perché quelle oche si sono azzardate a mettere gli occhi su di lui, facendo le gatte morte con il mio ragazzo!
Sono incazzata, perché oggi non volevo incazzarmi.
Sono incazzata, perché ho aspettato tanto che arrivasse questo appuntamento, e avrei voluto qualcosa di diverso, di speciale, per una volta…
Sono incazzata.Incazzata, INCAZZATA!!
Sono incazzata, perché Otani è solo mio!!...
Volto il viso altrove, cercando inutilmente di nascondere il rossore che mi sale istantaneamente alle guance, per quei pensieri.
Ma nonostante l’ imbarazzo, continuo, spedita:  Ho appena cominciato.
“Insomma, ma dove sono finite le buone maniere??! Io faccio la cameriera, chiaro?! Un cliente non si aspetta mica di vedere tette al vento, quando entra in un locale! Che vada a lavorare in uno Streep club, piuttosto! Certe divise dovrebbero essere proibite! Dovremmo sporgere reclamo! E poi, quella tua compagna di classe… Tsk. Solo perché ti ha prestato i suoi appunti, non può mica prendersi certe libertà! … Per non parlare di quella ballerina, francesina tutta fina! Ah! Era così evidente, che faceva la svenevole nel tentativo di attirare la tua attenzione!... Non sopporto le ragazze che si mettono così in mostra, solo per piacere ad un ragazzo!... E proprio sotto il naso della sua ragazza! E' inaccettabile! Dico, c'è un limite anche alla sfacciataggine! E in più…"
Ma vengo istantaneamente interrotta a metà della mia arringa, dal suono soffocato di una risata.
Mi volto verso Otani, e lo vedo premersi una mano sulla bocca, mentre con l' altra si tiene il petto, cercando di trattenersi. 
Ma ad un certo punto, scoppia, e la sua risata esce più cristallina e fragorosa che mai.
Non stacco gli occhi da lui, perdendomi per un attimo a contemplare i meravigliosi lineamenti del suo volto, contratti dal riso…
 Ma non appena mi accorgo che dai suoi occhi, iniziano a fare capolino anche le lacrime, affilo lo sguardo, sentendo la rabbia montare dentro.
"Che cosa ci trovi di tanto divertente?!?" urlo, sbattendo di nuovo una mano sul tavolo.
Continua a ridere, per nulla toccato dalla mia reazione ," Ahahahahah...Oddio, ahahah…Scusa, ahahaha è che sei proprio… Ahahhahah, sei troppo buffa!" ansima, asciugandosi una lacrimuccia all' angolo dell' occhio.
Sento il sangue salirmi al cervello, fino alla punta dei capelli, e il fumo uscirmi dalla testa per quanto sono incazzata.
Questo… idiota!! Non fa altro che ridere di me!... Che cosa ci sarà da ridere così tanto??!
Con uno scatto fulmineo, mi alzo in piedi, rabbiosa.
"Ah, si?! … Beh, dovrei andare a lavorare in un circo, visto che sono buffa! In fondo, sono All Kyojin, giusto?!”urlo più furiosa che mai, “Forse, è meglio che una persona buffa come me, non frequenti un nanerottolo idiota come te!"
Detto ciò, senza degnarlo di uno sguardo, borsa in spalla, mi avvio spedita verso l' uscita del locale.
Un attimo dopo, sento la sua mano forte trattenermi per il polso.
"Hei, Koizumi… Che fai?" lo sento  mormorare. Non ride più.
Mi volto, ancora presa dalla rabbia.
Il mio cuore ha un tuffo.
Il suo volto sorridente è stato sostituito da un’ espressione angosciata che mi turba, e mi fa attorcigliare lo stomaco in maniera spiacevole.
Per un attimo, provo di nuovo quell' impulso di fargli gli occhi dolci...
"Me ne vado!" rispondo invece brusca, divincolandomi dalla sua presa.
“Come?” domanda, sollevando un sopracciglio, “L’ autobus riparte stasera…”
“Prenderò la metro, allora!”
"No dai, aspetta. Non te ne andare...” mormora, portandosi una mano dietro la nuca, “Stavo solo scherzando..."
Incrocio le braccia al petto, guardando altrove, "Mpf. A me non sembrava!"
"Mi dispiace... Dai, torna a sederti."  senza staccare gli occhi da me indica, con un lieve cenno del capo, il mio posto vuoto.
Arrossisco involontariamente.
Mpf… Pensi di corrompermi mettendoti a fare il figo, adesso?...
Cercando di non mostrare quanto, in realtà, il suo modo di fare figo riesca a corrompermi, addolcendomi in meno di un secondo, rimango per un attimo a fissarlo, con aria impassibile.
Alla fine, sempre sbuffando con aria annoiata, e senza sciogliere le braccia dal petto, ritorno al mio posto, lo sguardo ostinatamente rivolto a qualunque cosa non sia la figura del mio ragazzo.
Dopo alcuni istanti di silenzio, lo sento sospirare, "… Scusami."
Gli lancio un’ occhiata di sbieco, osservandolo con la coda dell’ occhio,"Perché ti sei messo a ridere?"
"Bè, perché..." si blocca, arrossendo.
"Ti sembravo davvero così buffa?" chiedo a denti stretti, cercando di contenere la mia irritazione.
"Scusa, ma il modo in cui dicevi quelle cose, e la tua faccia…" soffoca una risata.
Gli lancio un' occhiata assassina, e tace all' istante.
"Quindi, non mi hai presa sul serio." la mia è un’ affermazione, non una domanda, "Guarda che ero serissima."
"Ah, si?" Lo vedo puntellarsi sul gomito, appoggiando il mento sul palmo della mano.
"Riguardo a cosa, di preciso?" chiede, osservandomi con uno strano misto di curiosità e interesse.
D’ improvviso, sento tutta la mia sicurezza e irritazione, sciogliersi come burro al sole, sotto quello sguardo curioso, e così adorabilmente confuso…
‘Da quando Otani mi guarda così?...’, mi ritrovo a pensare.
Presa da uno strano imbarazzo, abbasso istantaneamente gli occhi sul tavolino.
"Ehm… P-per esempio...”
Cerco di rimanere concentrata sulla mia maschera di donna gravemente offesa, pregando mentalmente tutti i Kami, che non noti l’ incertezza nella mia voce.
“… Per esempio… che quelle ragazze ci stavano provando con te!" sbotto, con un po’ troppa enfasi.
Inarca entrambe le sopracciglia,"Davvero?"  gongola, piacevolmente sorpreso dalla mia assunzione.
All’ istante, mi viene voglia di strappargli quel sorrisetto soddisfatto dalle labbra!
"E non fare quell' espressione compiaciuta!" sbotto brusca, sentendo ritornare l' irritazione, "Presumo che tu, preferisca una con un paio di air bag, e con talmente tanto ossigeno nei capelli da risucchiarle tutta la materia grigia del cervello-!"
"Crudele…" mormora, interrompendomi.
Ma il suo tono, non è affatto di rimprovero.
Con la coda dell’ occhio, lo osservo puntellarsi di più sul gomito, avvicinandosi impercettibilmente a me, ancora con quello strano sorrisino sulle labbra, e gli occhi che mi scrutano divertiti.
Per un attimo rimango interdetta, e per chissà quale motivo, mi sento arrossire violentemente.
Cavoli… Mi riesce davvero difficile concentrarmi sulla mia aria offesa, quando lui mi guarda in questo modo…
"I-in più..." scopro con orrore la mia voce tremante, "… Proprio davanti ai miei occhi! Che sfacciataggine!" ripeto, cercando di assumere un tono indignato.
"Giusto… Chi mai potrebbe essere più sfacciata di loro?!" ridacchia lui, ironico.
Corrugo la fronte, senza capire a cosa si stia riferendo. Possibile che abbi a che fare con le oche di prima?… Bah, probabilmente cerca solo di provocarmi, prendendomi in giro.
Soffoca un’ altra risata, “Pff… E menomale che non eri ai miei stessi livelli…”
Decido di ignorarlo, portandomi distrattamente la cannuccia alle labbra.
"Questa è l' ultima volta che veniamo in questo posto, sappilo." asserisco,  lanciandogli una breve occhiata di sottecchi.
"Mh- mh..." si limita ad assentire lui. Mi sta ancora fissando con quello guardo penetrante, e quello strano sorrisetto sulle labbra carnose e ben definite...
Donna gravemente offesa. Donna. Gravemente. Offesa
"Non lo accetto." evito accuratamente di guardarlo, stavolta.
"Mh-mh…"
"Un comportamento del genere-!"
"Sai, Koizumi, non ti facevo così." mi interrompe nuovamente, senza staccare gli occhi da me.
“Eh?” lo guardo, confusa, "Così come?"
"Bè, così...” si mordicchia il labbro inferiore, in cerca della parola giusta, “… Accanita.
Mi acciglio leggermente, ancora più confusa di prima.
"Accanita?" chiedo, totalmente perplessa , "In che sens-"
"Sei davvero adorabile, quando sei gelosa. Mi piace.”
Sobbalzo, sgranando gli occhi, e per poco non casco dalla sedia per lo stupore.
Un attimo.
Sbaglio o… O Otani, ha appena detto che mi trova adorabile?
Adorabile. A-D-O-R-A-B-I-L-E.
Adorabile.
Otani mi ha detto che da gelosa sono adorabile. E che gli piace.
… Ma sto sognando, o cosa??!
Se non l' avessi sentito con le mie orecchie, probabilmente non ci crederei!
Consapevole della mia bocca totalmente spalancata, e del mio viso ormai rosso cremisi, mando al diavolo la maschera di donna gravemente offesa.
"Co… Come?..." sussurro debolmente, ancora sotto shock.
D’ un tratto, lui pare riscuotersi dalla sua aria sognante.
Arrossendo violentemente, salta all’ indietro staccando il gomito dal tavolo, evidentemente rendendosi conto troppo tardi di aver dato voce ai suoi pensieri.
Sventola velocemente le mani davanti a sé, "Ah!...No! “ farfuglia imbarazzatissimo, “Ti stai sbagliando, non ho…Ti sbagli! Non l' ho detto... No!"
Mi limito ad osservarlo, totalmente allibita.
Lo guardo lanciare occhiate nervose nella mia direzione, per poi rivolgere la sua attenzione all’ angolo della tovaglia.
"Non ho intenzione di ripeterlo, chiaro?!" borbotta infine, corrucciato.
"M-ma..." balbetto, cercando disperatamente e di dare un senso a tutto ciò, "Non dicevi così quando ero… Ehm, cioè...” mi correggo in fretta. Non ammetterò mai la mia gelosia.
“Ehm… Con Hitomi... o Kanzaki..." gli faccio notare, in un bisbiglio appena udibile.
Lui mi guarda per un lungo istante, pensandoci su.
"Uhm, allora… Diciamo che mi piace, quando sei gelosa così." precisa, con quel suo solito sorriso capace di farmi venire un infarto.
Porta entrambe le braccia dietro la nuca, abbandonandosi contro lo schienale della sedia.
"Potrei anche abituarmici!" aggiunge, con un sorriso strafottente.
Ecco. Questo, mi fa decisamente arrabbiare.
Sollevo una forchetta dal tavolo, fulminandolo immediatamente con un’ occhiata minacciosa.
"Potresti, se vorresti porre fine alla tua vita!" preciso anch’ io, a denti stretti.
Lui, per tutta risposta, libera una risata allegra.
Sento il mio corpo bloccarsi, e mi perdo nuovamente ad osservarlo.
Cavolo… Perché devi essere così tremendamente fantastico, quando ridi in questo modo? Accidenti a te…
"Co-comunque..." riprendo, cercando inutilmente di non arrossire, "Non sono affatto gelosa!"
"Si, si, dì pure quello che vuoi!" sventola una mano con noncuranza, ridendo ancora più forte.
Sbuffo, "Idiota..."
Ma, mentre lo osservo ancora, totalmente rapita dal suo viso spensierato, non posso fare a meno di sorridere a mia volta.
Già…
Lui è, totalmente e assolutamente… un grande e adorabile idiota.



 
***


 
E’ ormai calata la sera,  e io e Otani passeggiamo mano nella mano tra le vie del quartiere, soffermandoci di tanto in tanto, a guardare le vetrine illuminate.
Otani non mi ha staccato gli occhi di dosso per il tutto il tempo.
Me ne sono accorta, dato che anch’ io ho solo fatto finta di prestare attenzione al resto, e l’ ho fissato di sbieco senza farmi accorgere.
Se glie lo dicessi si arrabbierebbe di sicuro!, penso, trattenendo una risata.
Il mio entusiasmo viene smorzato da un’ improvviso, quanto rumoroso brontolio, provocato dal mio stomaco vuoto.
“Accidenti…” borbotto, massaggiandomi la pancia, corrucciata, “Non ho mangiato niente per tutto il giorno, e adesso sento i morsi della fame.”
“Bè, potevi anche mangiare quando eravamo in quel pub.” mi fa notare Otani, con un mezzo sorriso.
Il mio sbuffo è automatico, “Mpf. Certo che no, dovevo tenere d’ occhio la strega!”
Il sorriso di Otani si trasforma in una risata soffocata.
Ad un tratto si ferma, alzando gli occhi su qualcosa alle mie spalle.
Mi volto, sollevando il viso.
E mi rendo conto, che siamo esattamente ai piedi di uno degli edifici più grandi e maestosi di Osaka, e di tutto il Giappone.
“ ‘L’ Umeda Sky Building’*?” domando, voltandomi a guardare Otani, stupita.
Lui mi sorride di rimando, annuendo brevemente, “Ci sei mai stata?”
Ovvio che ci sono stata. L’ ultima volta avevo sei anni, mio fratello era ancora molto piccolo, ed ero in vacanza con i miei.
“S-si…” rispondo titubante, senza riuscire a staccare lo sguardo da quell’ edificio maestoso, “Ma…”
Ma non avrei mai pensato che Otani potesse pensare di portarmi qui oggi.
Chissà come mai, mi chiedo…
“Andiamo a mangiare?” borbotta lui, dopo qualche attimo di imbarazzo.
Distolgo infine lo sguardo dall’ edificio, abbassandolo su di lui.
“L-lì??!”domando, con voce roca dall’ incredulità.
Per tutta risposta, lui si stringe nelle spalle, annuendo.
Rimango a bocca aperta, senza sapere cosa dire.
Non ne so molto, ma presumo che mangiare in uno dei ristoranti dell’ Umeda Sky Building, equivale a spendere mezzo stipendio mensile! E’ senz’ altro costoso!
Prima il viaggio, poi il cd… adesso questo!
Mi domando… quanto stia costando questa giornata ad Otani…
“Allora, entriamo o no?” chiede lui, impaziente.
“Ah! Ehm… “ lascio andare la sua mano, torturandomi le dita, titubante, “M-ma sei sicuro?...”
Sorride, “Certo! Dai andiamo, sto morendo di fame anch’ io!”
Non mi lascia il tempo di ribattere, perché mi acciuffa nuovamente la mano, trascinandomi all’ interno dell’ edificio.



 
***


 
Dopo la cena, con tanto di sviolinata non richiesta al tavolo (pacchetto compreso per le coppiette), che mi ha fatto decisamente sentire più a disagio di quanto non lo fossi già, e dopo avermi vietato espressamente di dare anche solo una sbirciata al conto, Otani annuncia di voler salire sul terrazzo.
Questo edificio ha oltre settanta piani, ed è fornito da due ascensori abbastanza veloci muniti di vetro, per permettere di osservare il panorama.
Dopo un tempo che mi sembra più breve di quanto mi sarei aspettata, finalmente l’ ascensore si ferma.
“Però, è stato veloce!” commento, voltandomi a guardare Otani.
Mi raggelo, scioccata. Otani non c’ è.
“O… Otani? Otani?! Dove sei??!”
‘Oh no!’, penso angosciata, ‘ Sarà rimasto nell’ ascensore...’
“Sono qui, idiota!”
Sbotta quell’ inconfondibile voce irritata alle mie spalle, e faccio per voltarmi, sospirando di sollievo.
“Ah, eccot!“
Mi paralizzo stupita, non appena sento le mani grandi e calde del mio ragazzo, coprirmi delicatamente gli occhi.
“M-ma… Cosa…” cerco di dire, in preda alla confusione.
“Zitta, e non sbirciare.” il suo sussurro mi giunge molto vicino, e mi sento arrossire, “Voglio farti vedere una cosa.”
“M-ma così non vedo niente…”
“Tranquilla…” mormora, sfiorando impercettibilmente il lobo del mio orecchio. Mi si blocca del tutto il respiro.
“Ci sarò io a guidarti.”
Mi spinge gentilmente in avanti, e copre i miei occhi con una sola mano, mentre con quella libera afferra la mia, incominciando a guidarmi.
Quasi non riesco a muovere i piedi dall’ emozione, ma mi scopro di non essere curiosa come lo sono di solito.
‘Bè…’, penso, arrossendo leggermente, ‘D’ altronde devo anche dire che il suo respiro caldo sulla mia guancia, è una notevole distrazione…’
Cerco di smorzare l’ imbarazzo, “Do-dove stiamo…”
“Non fare domande e cammina.”
Il suo modo brusco mi fa innervosire, e sarei tentata di aprire gli occhi, ma non lo faccio. La curiosità sta finalmente prendendo il sopravvento.
Mi dice di alzare le gambe, quindi presumo dobbiamo salire degli scalini…
“Quanto manca?”
“Uffaa, quanto sei impaziente!”
“Sai, non è semplice lasciarsi guidare da un nanetto!”
Lo sento sbuffare sonoramente.
“Ecco.” dice all’ improvviso, e di nuovo percepisco le sue labbra molto vicine…
 “Siamo arrivati. Puoi aprire gli occhi.”
Ma non ho bisogno di farlo, poiché, non appena lui allontana la sua mano dal mio viso, quelli sono già aperti, pronti a ricevere lo spettacolo che gli si presenta davanti.
“Ma… Ma questo…” sussurro, non trovando le parole per esprimere il mio stupore.
Sento Otani sorridere, “Ho pensato… che venire qui sarebbe stata una buona idea.”
Ha pensato bene.
Davanti a me, milioni di luci sfavillanti si estendono fino al cielo nero, quasi riflettendosi , sostituendo i puntini luminosi delle stelle.
Siamo nel punto più alto dell’ edificio, il ‘Floating Garden Observatory’, una grande piattaforma circolare dalla quale si può vedere l’ intera città.
E non solo. Riesco a scorgere il Castello di Osaka,  e persino l’ isola Awaji!
Vedo tutto. E le luci della città, aggiungono un che di magico ad ogni cosa.
Appoggio entrambe le mani alla grande vetrata davanti a me, perdendomi ad osservare quello spettacolo mozzafiato.
“Sai, ci ho riflettuto molto… “ mormora Otani in evidente imbarazzo, “Riguardo a quando mi hai detto della faccenda di Kanzaki, che abbiamo avuto un posto nostro e… Bè, ho pensato che... avevi ragione a dire che anche noi dovevamo averne uno.”
Mi volto infine verso di lui, scoprendolo ad osservarmi rosso in viso.
Sorrido, imbarazzata quanto lui, “Non dovevi… Quella volta ho parlato senza pensare, davvero…  Non dovevi sentirti obbligato a-”
“Non è affatto così,” mi interrompe lui, guardando davanti a sè, oltre il vetro, con un mezzo sorriso che gli incespica le labbra, “Non l’ ho fatto perché mi sono sentito obbligato… Solo, mi andava di farlo.”
Sento le mie guancie ardere, mentre lui prosegue, “Se ci pensi un attimo… sarai d’ accordo con me sul fatto che questo posto sia il più adatto… per noi due.” si volta verso di me, sorridendomi dolcemente.
Lo osservo sorpresa, pensando alle sue parole.
Questo posto, mi ricorda molto il luogo in cui gli promisi che lo avrei conquistato, durante la gita scolastica di seconda liceo.
E’ stata quella  volta che, osservando il cielo stellato insieme ad Otani, ho preso la decisione che mi ha cambiato la vita. Che ha cambiato la vita di entrambi.
Quella volta eravamo su di una terrazza… e anche questa lo è, dopotutto.
La terrazza più bella di tutte.
“Hai ragione…” mormoro, sorridendo a mia volta, “Questo posto è perfetto.”
“Già…” concorda lui, per poi sorridermi ammiccante, “E poi se ci fai caso, molti nostri bei momenti sono stati in qualche terrazza...”
Arrossisco violentemente. La terrazza della scuola, quando ci siamo baciati per la prima volta…
Si volta verso di me, ancora con quel sorriso dolce, così bello e nuovo, ma anche familiare.
Mi prende la mano, stringendola delicatamente nella sua, e gli sorrido, sentendo il cuore gonfio di emozione.
“Ti ringrazio Otani…” mormoro dopo un attimo, voltandomi  nuovamente verso quel mare di luci, “E’… bellissimo…”
“Hei, pensi che sia finita qui?!”esclama, cogliendomi di sorpresa.
“Eh?” mi volto a guardarlo, confusa,“Che intendi dir-?”
Vengo interrotta da un fischio improvviso, e subito dopo, un rombo tonante mi riempie le orecchie.
Mi giro di scatto, e lì, nel cielo bluastro, all’ istante esplodono milioni di cuori colorati, diversi per colore e dimensione, illuminando i volti della gente che entusiasta, si è fermata a godersi lo spettacolo.
Rimango senza fiato.
“Non potevano mancare, no?...” mormora il mio ragazzo, ancora con quel tono leggero, soffice. Dolce.
Non mi volto a guardarlo, presa come sono dallo spettacolo che i fuochi d’ artificio offrono ai miei occhi.
Portare la propria ragazza, in cima ad uno degli edifici più belli e maestosi, e godersi il più meraviglioso panorama della città, con tanto di fuochi d’ artificio a forma di cuore per S.Valentino… è l’ idea più romantica che possa anche solo a malapena immaginare.
Ed è un’ idea di Otani.
Improvvisamente, sento la sua mano calda e grande coprire la mia, e infine mi volto a guardarlo, scoprendolo ad osservarmi con uno sguardo talmente dolce da farmi sciogliere.
E’ vero, per tutto il giorno è stato un gran rompiscatole.
Sgarbato, scorbutico, arrogante, attaccabrighe…  Insomma, Otani.
Fa parte del suo carattere. E io, lo amo anche per questo.
Ma adesso…. adesso è diverso.
Ci sono momenti, in cui Otani sa essere davvero dolce e romantico, quando vuole… Come in questo momento.
Amo i momenti come questo… in cui Otani mostra di amarmi veramente.
Ma… d’ altra parte sento, che non ho bisogno di tutto questo per sentirmi amata da lui.
Ormai è talmente palese… lo sento, che mi ama.
Sempre.
“Otani…” mormoro, la voce rotta dall’ emozione, “ Io… Ti ringrazio. Non so… che cosa dire…”
Si gratta la nuca, imbarazzato, “Se… se non sai cosa dire, allora… Che-che ne dici se smettessimo di parlare?...”
Annuisco, e nello stesso istante in cui lui si solleva per raggiungere le mie labbra, io mi abbasso automaticamente, sentendo il mio cuore correre a velocità estrema.
Si stacca da me, ed entrambi ci sediamo su una panchina lì vicino.
Dopo un lungo attimo di silenzio, nel quale Otani sembra raccogliere il coraggio per dirmi chissà cosa, lo sento prendere un grosso respiro.
“Mi dispiace, Koizumi.” dice infine, con voce chiara, alzando lo sguardo carico di pentimento e puntarlo dritto nei miei occhi.
“Io… Non sono stato un bravo fidanzato. Ma ti prometto…Ti giuro… che da ora in poi, sarò il ragazzo che merit-”
Ho sentito abbastanza.
Decido di interromperlo, appoggiando l’ indice sulle sue labbra.
Spalanca gli occhi, stupito.
“No.” sussurro, guardandolo risolutamente negli occhi, “Non voglio che ti scusi per una cosa come questa, né tantomeno che ti senta in colpa al posto mio”.
Lui si limita a fissarmi, ancora leggermente sorpreso, mentre io proseguo, allontanando il dito dalle sue labbra e tenendo lo sguardo ancora intrecciato al suo.
“Non voglio che cambi te stesso. Io… Io mi sono innamorata di te per come sei…” sospiro pesantemente, scuotendo la testa e abbassando il volto.
“Sono io che dovrei scusarmi, Otani. Penso di essere stata io il vero problema di tutta la faccenda. Se fossi stata giusta, e onesta con quello che realmente provavo, non avrei mai creduto possibile che fossi stato tu a baciare Kanzaki. Era ovvio che non avresti mai potuto fare una cosa simile. E’ stato… il mio essere insicura su ogni cosa, a partire dal fatto che tu possa amarmi, ad averci portato a questo. Mi sentivo in colpa, e i miei incubi me lo mostravano. Ma io non volevo vedere…  Avrei dovuto ascoltare quello che mi diceva il cuore. Avrei dovuto fidarmi di te Otani, e invece... I-invece... ” la mia voce trema, e mi fermo, lottando contro le lacrime che minacciano di uscire di nuovo.
Il senso di colpa… è davvero insopportabile. Sono così arrabbiata…
Arrabbiata con me stessa.
Posso solo immaginare, cosa ha passato Otani in quelle lunghe ed estenuanti settimane, e come deve essersi sentito quando l' ho lasciato, rompendo l' anello ed urlandogli contro che tra di noi era finita...
Dev' essere stato triste, rendersi conto che la propria ragazza lo considerava solo un egoista lascivo e un fedifrago della peggior specie! Dopo che lui, non ha fatto altro che impegnarsi in qualcosa che io, in quanto sua ragazza, come minimo avrei dovuto sostenerlo...
Quanto deve essersi sentito tradito da me...
#Le persone che si amano si sostengono l' un l' altra... Ma non mi sembra che tu stia facendo chissà quale sforzo, non è vero?#
Il ricordo delle parole della mia migliore amica, hanno lo stesso effetto di uno schiaffo.
“E… e ti chiedo scusa p- per-”
Mi accorgo di starmi trattenendo dal mettermi a piangere, solo quando sento il sapore del sangue sulla punta della mia lingua, per aver serrato troppo forte le labbra tra i denti.
‘Perdonami, Otani. In realtà sono io la pessima fidanzata, qui…’
“P-per…”
Ma non posso continuare, perché Otani riesce a zittirmi, intrecciando le sue dita con le mie.
Alzo il volto grondante di lacrime, scoprendolo a guardandomi intensamente, con quei grandi occhi color caramello che esprimono comprensione.
“Ormai è acqua passata.” sussurra, ad un centimetro dalle mie labbra, e mi rendo conto di dover fare un certo sforzo per prestare attenzione al resto, “Adesso sai cosa provo, cosa ho sempre provato… Perciò, non devi più sentirti insicura su questo, né su altro, capito?”
A quelle parole, scoppio inevitabilmente a piangere, “M-ma... Ma Kanzaki è… E’ c-così c-carinaa… E-e i-io so-sono c-cos-sì…”
Annuisce con convinzione, “In effetti, Kanzaki è molto carina.”
Smetto all’ istante di frignare, e mi volto verso di lui, sbalordita e incredula.
“Tra voi due, c’ è una differenza enorme, abissale direi. Non c’ è confronto.”
Mi si blocca del tutto il respiro, e sento il mio cuore come frantumarsi in mille pezzi, a quelle parole.
Il mio corpo inizia a tremare, consapevole che ormai è troppo tardi per tornare indietro.
‘Lo sapevo’ penso, abbassando tristemente gli occhi. Sapevo che non era possibile…
Per un attimo, ho creduto davvero che lui potesse amarmi. Non avrei mai dovuto lasciare che la speranza prendesse il sopravvento…
Stringo forte le mani al petto, come a cercare di contenere i frammenti del mio cuore, colta da un dolore insopportabile, e scuoto violentemente la testa come a cercare di liberarmene.
Alla mia reazione, con un solo gesto, lui mi strattona per un braccio, afferrandomi saldamente il mento e costringendomi a guardarlo negli occhi.
“Fammi finire.” ribatte duramente.
Rimango pietrificata, smettendo di respirare alla vista dei suoi occhi, che a differenza della sua voce brusca, esprimono tutt’ altro, il contrario.
Il suo sguardo è così… scuro, limpido. Intenso.
In un attimo, mi sento come imprigionata dalla forza di quello sguardo.
Senza quasi che me ne renda conto, le mie guance prendono istantaneamente a fuoco.
“Fammi finire…” ripete lui, questa volta con voce dolce, gentile… avvolgente.
“Kanzaki, sarà anche carina” continua, senza sciogliere la presa dal mio mento, “Non ho litigato neanche una sola volta, con lei. Ci vedevamo spesso, molto spesso. Senza contare, che tutti ci vedevano come la coppia perfetta...Te lo ripeto ancora: Non c’ è confronto fra voi due”.
Non riesco più a pensare.
Il respiro di Otani sul mio viso, mi annebbia completamente i sensi e il cervello. 
I suoi occhi dai riflessi miele, insieme alla sua voce calda, sono un mix così potente, che non ci capisco più nulla. Esercitano una tale forza, su di me, che prima di questo momento non hanno mai avuto…
“Non c’ è mai stato…” conclude lui, arrossendo leggermente.
Rimango a fissare ancora per un attimo quei grandi occhi dalle sfumature dorate, che continuano a scrutarmi come a volermi leggere dentro l’ anima…
Infine, mi libero dalla sua presa,  abbassando tristemente lo sguardo sulle nostre dita intrecciate. Mi esce un sospiro di rassegnazione.
“Ovvio che non c’ è confronto.” sussurro, con voce fievole, asciugandomi le lacrime con la manica della giacca.
“Come può esserci?  Lei è stata la tua prima ragazza, e...”
“… E anche la prima che abbia mai baciato, esatto.” mi interrompe, cogliendomi di sorpresa, “E la prima con cui sia uscito, la prima che mi sia piaciuta, la prima a cui mi sia dichiarato… Ma nessuna di queste cose, può essere paragonata a questo.” conclude, sollevando le nostre mani congiunte, all’ altezza dei miei occhi.
Alzo il volto, fissandolo sbalordita.
Mi sorride teneramente, “E’ vero che Mayu è stata la prima, Koizumi. Ma…” abbassa gli occhi, in imbarazzo, “Ma per quanto sia carina e tutto, non è comunque riuscita ad essere l’ ultima. Ed è per questo, che non potrà mai essere sullo stesso piano di quello che abbiamo noi due.”
“N-non…” scuoto la testa, in preda alla confusione, “Non capisco. Che vuoi dire-?”
“Mi sentivo sempre fuori posto.” mi interrompe, guardando altrove, “Inadeguato. Come se avessi dovuto fare bella figura a tutti i costi. Mi sforzavo di essere all’ altezza di lei... Finendo per essere quello che non ero. Stentavo a riconoscermi, a volte…” si ferma un attimo, giocherellando con le nostre dita intrecciate, “Non c’ è stato un solo momento, quando stavo con Kanzaki, in cui io ero totalmente me stesso.”
Rimango sorpresa da quella rivelazione. Senza dire nulla mi limito ad ammirarlo, ammaliata dal suono della sua voce.
Lui prosegue,“Ti confesso che… c’ è stato un periodo in cui mi sono chiesto: E se mi fossi fatto conoscere da Mayu per quello che ero veramente… lei mi avrebbe accettato comunque? Mi avrebbe accettato per come ero davvero, volendomi comunque bene? A ciò non seppi dare una risposta… E ben presto, smisi di cercarla.”
Alza il volto incontrando i miei occhi. Sorride teneramente.
“Con te, è tutto diverso. E’ tutto più semplice… per alcuni versi. Più complicato, per altri. Da quando sto insieme a te, ogni giorno, per me significa qualcosa. Non ho mai avuto bisogno di frasi fatte, o grandi gesti, perché tutto era così… naturale. Con te, mi veniva naturale essere me stesso. E il fatto che tu mi accetti per quello che sono davvero… mi fa pensare che non c’ è mai stata, non c’ è, e non ci sarà mai… un’ altra ragazza con cui io voglio stare.”
“Da-davvero?” la mia voce è tremante, e solo in quel momento mi accorgo delle lacrime silenziose che non hanno smesso di scendere.
Annuisce, rivolgendomi un dolce sorriso, “Non so come farei… senza i tuoi stupidi pugni e i tuoi piagnistei da poppante…”
Si avvicina, asciugandomi il volto con la manica della giacca. Mi fissa teneramente.
Lo fisso a mia volta, ammaliata dallo sguardo dolce che mi stava rivolgendo, sorridendo rincuorata.
“Otani…”
Si china leggermente verso di me, poggiando le sue labbra sulle mie, salate, per un breve istante.
E’ sempre così, del resto. Questo nanetto, chissà come, riesce sempre a capirmi, e a tirarmi su il morale.
‘Otani…’ penso, perdendomi nella dolcezza di questo bacio, ‘Neanch’ io riuscirei mai, mai, ad amare qualcuno che non sia tu… Non dubiterò mai più dei tuoi sentimenti. E’ una promessa…”
Dopo averci pensato su, aggiungo mentalmente: ‘E… devo smetterla di essere gelosa. Me la farò passare, questo è sicuro…’
Si stacca da me, carezzandomi gentilmente la nuca, “Non parliamone più… Ok?”
Annuisco, abbandonandomi contro la sua spalla, totalmente felice.
“D’ accordo.”
“Scusa…” una voce improvvisa ci distrae.
Solleviamo entrambi lo sguardo, scoprendo una ragazza davanti a noi, che rivolge un largo sorriso ad Otani.
“Mi chiedevo se ti andava di-”
“No!” rispondo seccamente io al suo posto, trascinandomi dietro Otani, che ridacchia allegramente.
Un ragazzo si avvicina, affiancando la giovane.
“Ma che le è preso?” chiede, voltandosi verso di lei.
La ragazza fa spallucce, “Boh… Volevo solo chiedergli se ci scattavano una foto con il cuore di S. Valentino… “
Forse, però… penso, mentre continuiamo a correre tenendoci per mano, ridendo come due scemi totali.
Non mi passerà mai del tutto.



 
***

 
POV Otani



#“Atsushi…”
Alzai lo sguardo su di lei.
Kanzaki mi guardò, e vidi una scintilla di comprensione balenarle per un istante, negli occhi acquamarina.
“Tu l’ ami… non è vero?”
Mi domandò, dopo un attimo di esitazione, osservandomi attentamente.
Il sorriso sulle mie labbra vacillò solo un istante.
“Si.” risposi immediatamente, tornando a sorridere, “Davvero molto.”
‘Più di quanto abbia mai amato nessun’ altra.’, pensai, arrossendo involontariamente.
Lei non parve sorpresa dalla mia risposta, e tornò ad osservarsi i piedi, annuendo nuovamente.
“Sai…” proseguii poi, alzando lo sguardo verso il cielo limpido e azzurro, “Anche per me e Koizumi, a volte è difficile. Litighiamo in continuazione.”
Sollevò di scatto lo sguardo da terra, e strabuzzò gli occhi, “Da-davvero??!” esclamò sorpresa, “M-ma siete… Cioè, non pensavo…”
“Già.” confermai, senza staccare lo sguardo dal cielo, “L’ ho addirittura rifiutata, una volta.”
Lei si bloccò, troppo sbalordita stavolta, per riuscire a dire alcunché.
Alzai una mano, facendola da scudo ai miei occhi, nascondendomi dai raggi accecanti del sole, e proseguii.
“’A me piace Koizumi? Voglio stare con lei?’ … All’ inizio ci pensavo molto, a questo. A volte, anche troppo. Senza rendermi conto che lei, effettivamente, è esattamente tutto ciò che voglio e di cui ho bisogno.”
Distolsi le mani davanti al viso, e di nuovo la luce immensa del sole mi investì.
“Ogni giorno è una lotta continua, con lei. Le nuvole nere sono sempre in agguato. Ma…”
Abbassai il viso, scoprendo Kanzaki fissarmi attentamente in volto, quasi studiandone scrupolosamente i tratti, come se cercasse di capire da quali emozioni fossi attraversato.
“… Ma mi basta guardare il sorriso di Koizumi, per capire che vale la pena lottare.”
Kanzaki non disse nulla per un paio di minuti. Poi finalmente sollevò lo sguardo.
“Hai ragione, Atsushi. Capisco perfettamente quello che vuoi dire…” sospirò, poi le sue labbra si tesero in un sorriso sincero, “Mi dispiace tanto avervi causato dei problemi. Dico sul serio. Non vi intralcerò mai più, lo prometto... Beh, in realtà, non ho neanche più un motivo per farlo.” si interruppe, portandosi una mano sulle labbra. Notai che era arrossita.
“Ho deciso: Parlerò con Takeru, e chiarirò con lui. Gli dirò che non sono ancora pronta per sposarmi… Ma che nonostante questo, lo amo da morire!” esclamò tutt’ ad un tratto, su di giri.
“Mi fa piacere sentirtelo dire!”
Risi del suo improvviso entusiasmo, e tutta la tensione o qualunque altra cosa fosse, percepita fino a quel momento, scomparve in un istante.
Non credo di aver mai visto Kanzaki così euforica. E’ rossa di piacere! 
“Non amerò mai nessun altro più di lui, mai.” proseguì lei, con tono passionale, “Un giorno lo sposerò, ne sono certa… Ma non è questo il momento giusto. Gli parlerò delle mie insicurezze, e… se lui mi ama davvero, mi aspetterà. Gli parlerò anche di tutta questa storia… Non voglio più avere segreti. E anche se dovesse andare male, non sarà un problema: lotterò per riconquistare il suo cuore, così come Koizumi- san ha lottato per il tuo.”
“Sono felice per te, Mayu.” nascosi le mani nelle tasche, più tranquillo.
Ero convinto che ciò che aveva detto, lei lo sentiva davvero. Non tanto per le sue parole, quanto per la sicurezza nella sua voce:  Mi ricordava, in qualche modo, quella di Koizumi. 
“Sono contenta che ci siamo chiariti, Atsushi.” emise un sospiro di sollievo, e sembrò anche lei più rilassata, “Ti prego, dì a Koizumi-san, che andrò a trovarla presto. Voglio scusarmi anche con lei…”
“Ehm… Non preoccuparti, non c’ è ne alcun bisogno!” mi affrettai a dire, improvvisamente preoccupato, “Sono sicuro che lei non ce l’ ha affatto con te, Mayu… Le riferirò quello che mi hai detto. A lei basterà.”
“Ma-!”
La interruppi, “A Koizumi ci penso io, tranquilla. Tu devi solo pensare a chiarire con il tuo ragazzo.” 
Le rivolsi un sorriso aperto e caloroso, che lei ricambiò subito, rincuorata, “D’ accordo.”
Si avvicinò a me, porgendomi la mano. Rimasi a fissarla per un istante, prima che il mio sorriso si allargasse ancora di più: In un attimo, annullai la distanza tra noi, e l’ abbracciai brevemente. 
Kanzaki perse l’ equilibrio, e poco non cadde in avanti per la sorpresa.
E’ vero, una volta mi ha spezzato il cuore, pensai. ‘Ma non le porto rancore. Non ne ho motivo, perché adesso il mio cuore è di Koizumi. 
Ma è stata il mio primo amore, e lo ricorderò per sempre.
Spero davvero che sia felice’.
“Buona fortuna, Mayu.” mormorai infine, sciogliendo l’abbraccio.
Lei si ricompose in fretta, ancora leggermente interdetta dal mio gesto, “Ehm, grazie… Atsushi” sorrise, “Anche a te.”
Lanciai distrattamente un’ occhiata all’ orologio, “ Oh, cavolo! Sono in ritardo!” esclamai, in preda al panico, “Koizumi mi sbranerà vivo!”
“Sta tranquillo.” ridacchiò Mayu, “Comprenderà. Lei ti ama molto.”
Ridacchiai anch’ io, grattandomi nervosamente la nuca, “Già. Ma questo non le impedirà di sbranarmi comunque!”
Lei rise, e io mi uni a lei, prima di salutarla e dirigermi verso casa di Koziumi, per il nostro appuntamento di
S. Valentino.#


 
***


 
POV Risa



“Hei” mi chiama lui, catturando la mia attenzione, “Hai ancora intenzione di parlare con Kanzaki?” domanda, osservandomi di sottecchi.
Rimango a guardarlo sovrappensiero per qualche secondo, e finalmente mi rendo conto di una cosa: Non sono più gelosa di Kanzaki.
“No.” rispondo, con un sorriso, “Non più.”
Davvero. Se Otani ha detto che ha chiarito con lei… bè, non vedo il motivo per cui debba farlo io. Gli credo.
Kanzaki non rappresenta più alcuna minaccia.
“Bene.” sospira il mio ragazzo, prendendomi per mano. Sorrido, contenta.
Siamo sulla strada di ritorno.
E’ stata una giornata davvero… strana. Diversa.
Mi sono proprio divertita oggi, insieme ad Otani… E’ stata una giornata perfetta. Tralasciando quelle tre oche che hanno cercato di accalappiarselo, s’ intende. Ah, e anche l’ episodio della gomma da masticare…
Insomma, manca solo che perdiamo l’ autobus di ritorno, e sarò la ragazza più felice di questo mondo!, pensai sarcasticamente.
“Comunque, questa volta appena scendiamo dall’ autobus, vedi di stare davanti a me, ok?”
Mi volto a guardarlo con aria interrogativa, “Uh? E perché?”
Lui arrossisce, “Uhm… Sai, nel caso ci fosse qualche altro moccioso in vena di scherzi…”
Osservo per un attimo il suo viso arrossato, per poi trattenere una risata, “Pff… Si, i ragazzini in vena di scherzi, come no…” non me la bevo, “Piuttosto, vedi tu di non allungare le mani…” ridacchio, spudorata.
“Mpf. Ma io ne avrei anche il diritto…” 
Strabuzzo gli occhi. Da quando in qua Otani fa certe assunzioni? E poi sarei io la sfacciata!
Gli batto una mano sulla nuca, “Tsè. Lo avrai quando lo dirò io, nano…”
“Non montarti quella testa già gigante che ti ritrovi…” borbotta lui, massaggiandosi la fronte dolorante, “Chi è stata oggi a chiedermi un bacio davanti a tutti?” aggiunge poi, guardandomi di sbieco.
Arrossisco di botto, “C-cos-”
“Maniaca dei piccolettii~…” canticchia, con un sorrisino sfrontato.
Il mio volto va in fiamme, “Senti chi parla! Chi è stato l’ idiota che si è arrampicato fino alla mia stanza, solo per dirmi ‘Oh, Koizumi, ti amo tantissimo!’...”
Le sue guance diventano porpora, “Non… NON HO AFFATTO DETTO COSI’, SCEMA!”
“E allora??! E’ la verità, no?!”
“Argh! Torna a casa da sola, idiota!!”
“Con piacere, nanetto! Sai che vergogna, farsi vedere in giro con un puffo!”
“Stai dicendo che ti vergogni di me, per caso?!” non mi scompongo per niente di fronte al suo urlo.
“Tsè. Mi scambierebbero per tua madre!”
“Vai a farti friggere, stupida!!”
“Ci vado subito! Addio!!”
“Si, addio!! Alla larga! Non farti più vedere da me, è chiaro??!”
“Bene, perfetto, e tu non cercarmi, non venirmi vicino, e non provare a parlarmi!”
“Sei tu quella che parla con me!”
“Bene!!” strillo, furiosa, “Non dirò più niente allora!”
“Ecco, stai zitta!”
“Stai zitto tu, idiota!!!”
Mi avvio spedita, superandolo.
“Koizumi…” mi chiama dopo un po’, con un debole mormorio.
“Che vuoi?” sbotto, brusca.
“… Abbiamo finito di litigare?” mi domanda all’ improvviso, mentre sento la sua mano calda coprire timidamente la mia.
Sbuffo,  “Se la smetti di dire stupidate, si.”
“La smetto… Promesso.” Mi regala uno dei suoi soliti sorrisi dorati, e in un attimo mi dimentico di ogni cosa.
“Mpf.” biascico, stringendogli la mano a mia volta, tentando di nascondere il rossore che mi sale istantaneamente alle guancie.
Arriviamo alla stazione dei bus, dove troviamo il nostro ad attenderci.
… Ed in men che non si dica, ci ritroviamo davanti al cancello di casa mia, tenendoci ancora per mano.
Faccio per aprirlo, ma Otani mi blocca, appoggiandomi delicatamente una mano sul braccio.
Mi volto a guardarlo sorpresa, scoprendolo a torturarsi i ciuffi ramati, con l’ aria titubante e imbarazzata di quando deve dirmi qualcosa di carino.
Dentro di me, sento già le farfalle librarsi ad ali spiegate nello stomaco, e mi scopro impaziente e speranzosa, di ricevere qualche altra dichiarazione romantica da parte sua…
“Koizumi…” comincia lui, osservandomi rosso, di sottecchi.
“Si?” mi esce un sussurro strozzato dall’ emozione, mentre con lo sguardo lo incito a proseguire.
 “Ecco… Uhm… domani dovrò studiare per tutto il giorno, quindi… Ehm…”
Il mio stomaco sprofonda immediatamente, insieme a tutta l’ ansia e la trepidazione.
Ma non lo do a vedere. Provo un sorriso tirato.
“Oh… Sta tranquillo, non fa niente.” il mio sguardo si addolcisce, “Oggi è stata una giornata stupenda, perciò non fa nulla se domani non ci vediam-”
“Fa silenzio e lasciamo finire. “mi interrompe in modo brusco.
Mi zittisco immediatamente, guardandolo male.
Lui prosegue, “Dicevo… domani sarò impegnato con lo studio per tutto il giorno… però domani sera sono libero. Mi chiedevo… ti andrebbe di cenare da me, domani sera?” 
La domanda mi coglie talmente di sorpresa, che rimango  a fissarlo accigliata e muta per dieci secondi buoni.
Mi guarda incerto, “Koizumi?...”
Mi riscuoto al suono della sua voce.
“…Oh. Ma certo, si! Eh eh eh!...”
Lo vedo arrossire, “Beh, è… E’ da un po’ che mia madre non fa altro che chiedermi di invitarti a farci visita, per questo…”
Annuisco,“Certo. Mi piacerebbe molto cenare a casa tua, domani sera. Accetto l’ invito con piacere!”esclamo, contenta.
Mi guarda, arrossendo vistosamente, per poi voltare il viso per non darlo a vedere, “Non c’ è bisogno di essere così formale…” sospira, “Allora… A domani sera…”
Sorrido,“Si…”
Si schiarisce impercettibilmente la gola, grattandosi la nuca.
Ad un tratto sembra timido e impacciato. Chissà a cosa sta pensando…
Infine, sospira sonoramente.“… Si.”
Si volta, allontanandosi di qualche passo.
“Otani!” lo chiamo all’ improvviso.
In meno di un attimo, lui si è voltato e mi ha raggiunta precipitosamente.
“Si!” dice rossissimo, con tono… speranzoso?
Arrossisco, incrociando le braccia al petto, assumendo una postura fiera e autoritaria.
“… E’ così che dai la buonanotte alla tua ragazza?” lo provoco, petulante.
Non se lo fa ripetere due volte. 
Senza esitazione, si avvicina a me, sollevandosi in punta di piedi, e io mi abbasso automaticamente. Sorridiamo entrambi quando le nostre labbra vengono a contatto. Non smettiamo di sorridere quando ci separiamo, senza guardarci. 
E’ stato un bacio dolce…
“Sfacciata.” borbotta Otani, lo sguardo perso altrove, ancora col sorriso sulle labbra.
“Mpf.” 
Ci osserviamo di sottecchi ancora un secondo, prima di ricongiungere velocemente le nostre labbra.
“Ciao.” sussurra in un soffio il mio ragazzo prima di allontanarsi, lasciandomi frastornata.
Apro distrattamente il cancelletto, e mi ritrovo come per magia nella mia stanza, senza ricordarmi il tragitto, persa nei pensieri di questa giornata, e nelle fantasie di un Otani che, sorridente ed emozionato, si inginocchia davanti a me, porgendomi un anello nuovo di zecca, mentre mi guarda con occhi adoranti e pieni d’ amore, pregandomi, davanti alle nostre famiglie, di essere sua per sempre.


 
***


 
Osservo l’ orario sullo schermo del cellulare per la ventesima volta in soli cinque minuti.
Cavolo… Mi chiedo perché mi senta così nervosa...
Non è la prima volta che vado a casa sua... Oltretutto la signora Otani è davvero deliziosa…
Torno a guardare il cellulare, sapendo per certo di essere in perfetto orario per la prima volta da non so quanto tempo.
Avrò fatto bene a portare la torta al lime e cocco? So che è la preferita della sorella di Otani… ma se agli altri non piacesse?! Sembrerà che ho pensato solo a lei?...
Aah, devo smetterla di farmi tutti questi problemi! Andrà tutto bene, ne sono sicura…
Arrivo davanti alla porta di casa Otani con ben due minuti di anticipo, con le ginocchia molli dal nervosismo.
 Prima che possa pensare di apparire troppo precipitosa per essere spuntata in anticipo, suono il campanello, rimanendo in attesa.
Sento dei passi dietro la porta. Prendo un grosso respiro profondo e sfodero un bel sorriso, cercando di mascherare l’ ansia.
La porta si apre, ed una figura bassa, che non è quella del mio ragazzo, mi fissa con circospezione.
"Ah! B-buonasera, Otani-sama!"














ANGOLINO AUTRICE

Yeah, i’m coming back! :D
Ditemi un po’, vi sono mancata? :3
nd. Tutti: NO!
Uffi. Voi mi siete mancati tantissimissimo, non sapete quanto! T^T
 Mannaggia a questi impegni, vorrei avere un Giratempo!
*strappa Giratempo dalle mani della Granger*
nd. Granger: Hei, quello è mio!
nd. Me: Zitta, strega!
nd. Granger: Non è un insulto, dato che lo sono! ._.
nd. Me: Zitta, sporca Mezzosangue!
nd. Draco: Mi stai simpatica, ragazza babbana!
nd. Me: Ooh Draco, anche tu mi stai mooolto simpatico! *Q*
nd. Otani: Ehm, mi dispiace interrompere… Ma vogliamo ritornare sul fandom di LC??!
nd. Me: Hai ragione, nanetto, hai ragione… ( una volta ogni mille ci può anche stare.)
No, a parte gli scherzi. Sono davvero dispiaciuta per il mio enorme ritardo, ma purtroppo non è dipeso da me! :(
Oltretutto, dopo mesi mi ripresento con questo scempio. ç_ç
Ed è solo un capitolo di transizione… del resto, dopo tanto scompiglio, lacrime e disperazione(?), quei due se la meritavano una giornata all’ insegna del love- love, no?? :3
Dal prossimo, vedremo un nuovo personaggio. A dirla tutta, mi sono sempre interrogata sulla sua assenza, sia nell’ anime che nel manga! O.o… Penso che ormai tutti voi abbaiate intuito di chi si tratta! u.ù
Per chi interessasse XD :
*Regalare la honmei-choko (cioccolata del “favorito” o dell’ amore), o la giri-choko ( cioccolata dell’ “obbligo”, nel caso in cui si voglia ringraziare per aver ricevuto qualche favore, o dell’ amicizia), è un’ usanza usata in Giappone dalle ragazze, il giorno di S. Valentino.
* Otoko no ritoru-māmeido’, dovrebbe significare “Il sirenetto”. Lo so, è un titolo idiota, ma dato che Umibozu vuol dire “Mostro marino”, mi sembrava un’ idea simpatica…
Ok. La pianto.
*La cosiddetta tipologia delle “prugne”, è un termine coniato dal nonno di Risa per valutare il fascino delle ragazze. “Cinque prugne”, rappresenta il massimo del punteggio. xD
* ‘L’ Umeda Sky Building’esiste realmente, situato nella parte nord della città di Osaka, ed è uno degli  edifici più grandi e famosi, soprattutto per via del cosiddetto “ Floating Garden Observatory’, un osservatorio a forma circolare, che offre una vista a 360° della città.
Spero che il chap vi sia piaciuto nonostante tutto, e che non sia risultato troppo noioso.
Mi scuso ancora con tutti voi.
Au revoir! La vostra,

Chappyna tutta fina♥ 

 
 
 



 


 
 
 
 
 
 
 
 

 



 

 

 

 

 

 

 

 

 


 

 

 

 

 

 

 

  
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