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Autore: Just a Shapeshifter    14/06/2013    2 recensioni
Licantropi e Lupi Mannari... Da sempre creature avvolte da uno strato di mistero, così fitto che non se ne intravede neanche la differenza.
Figli del diavolo. Dannati per l'eternità. Figli della più buia delle notti, illuminata solo da una lucente luna piena, che si rispecchia in un piccolo ruscello, solo la sua immagine è mossa dall'acqua.
Due Clan, due capi, due Immortali, e una continua lotta per trovare la luce, la liberazione.
Ma è veramente tutto come sembra?
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Personaggi: TUTTI :D (Sarebbe troppo lungo scriverli)
Genere: Guerra, Horror, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alejandro, B, Blaineley, Courtney, Dawn, Duncan, Heather, Scott | Coppie: Alejandro/Heather, Duncan/Courtney
Note: AU, Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
Capitoli:
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L'arancione del cielo era il colore che dipingeva uno spazio spalancato. Zoey aprì la bocca per sospirare, le parve di nutrirsi dell'aria, quella stessa aria di cui si nutre tutto ciò che è vivo, il suo pensiero si fermò di colpo quando i suoi occhi sbatterono contro la scritta Butcher Beef.
Sospirò ancora e questa volta le parve di trangugiare anche le poche nuvole spaiate all'orizzonte. << Macelleria Bovina, eppure dobbiamo mangiare anche noi. >> sorpassò quel mastodontico cancello scorrevole di metallo abbietto e subito la travolse un instancabile odore di melma e fieno.
Doveva fare quella ordinazione, toccava a lei il compito di procurare ai Lican il pranzo, la cena e la colazione, per quel mese; certo, potevano benissimo cacciare ma, con l'evolversi della tecnologia e dei tempi le aree verdi erano diminuite sempre di più, ergo farsi sorprendere dagli umani era sempre più probabile.
<< Ciao Stacy. >> Bella Gioia inserì il naso tra l'indice e il pollice, quello che percepiva attraverso il suo olfatto ben sviluppato andava ben oltre ciò che stanziava nell'edificio.

La donna stava mozzando alcuni pezzi di carne abbastanza ripugnante, ma Stacy non era disgustata da tale lavoro. Il suo sguardo cadde sulla ragazza che si stava avvicinando a lei e in automatico mosse lingua, labbra, mascella e denti... tutti insieme. << Anche il mio bis-bis-bis-bis-bis-bis pro zio macellava i bovini, era proprio il figlio del mio pro-pro-pro-pro-pro... >> la rossa la lasciò parlare, non era proprio sua abitudine fermare qualcuno che stava parlando, così finiva per stare anche interi quarti d'ora ad ascoltare la sua interlocutrice senza battere ciglio.
Ma per fortuna ogni volta c'era qualcuno che era dotato di una dote innata nel far tacere le persone. << Pensa a fare bene il tuo lavoro invece che parlare della tua noiosa famiglia cui non frega niente nessuno! >> Stacy non fece in tempo a rispondere che Eva tirò un calcio al tavolo di acciaio, che procurò un rumore che rimbombò per tutto l'atrio. << BASTA! NON TI SOPPORTO PIU'! >> ringhiò la ragazza con troppi muscoli, sbattendo un piede sul pavimento e facendo formare una crepa che unita alle altre formava un quadro di assoluta rabbia.

Ogni volta era così, e ogni volta Zoey usciva trascinandosi dietro di se qual peso che nessuno le avrebbe tolto dalle spalle.

Eva era una combattente, una vera testa calda. Una guerriera formidabile, certo, ma una testa calda.
Era stato proprio Duncan a metterla in quel macello, per sorvegliarlo e controllare gli ordini da dare agli umani e quelli che erano riservati ai Lican. Era un po’ come un’arma segreta, lei: mai partecipato ad una battaglia, non nell’ultimo secolo almeno. Aveva preso parte ad un paio, e nonostante in entrambe i licantropi avessero vinto, in entrambe Eva aveva perso le staffe, e per poco non si era fatta scoprire dai comuni esseri mortali.
E così era reclusa in quella sottospecie di macello, a servire carne e a dare ordini a Stacy, una comune "umana" che era del tutto ignara della sua superiore Lican, o del fatto per cui ogni settimana un ragazzo o una ragazza diverse da Zoey venissero li per fare il solito ordine di carcasse di bovino. Ma… gli andava bene così, infondo pagavano sempre, e non c’erano mai state lamentele, erano come dei fedeli clienti e ora, grazie ad Eva, pagavano davvero poco, anzi, i bovini appena spirati erano praticamente gratis, per i licantropi…

La strada su cui correvano quelle poche macchine era sempre deserta, alzò il naso verso l'alto proponendo il suo viso al cielo, si accorse in fretta che il blu stava accingendo a mangiare quel fantastico arancione, ma li separava una piccola striscia di verde e giallo… l'atmosfera stava via via scivolando via.
Sorrise.
Quando abbassò lo sguardo per dirigersi alla fermata della corriera che l'avrebbe riportata alla base, i suoi occhi incrociarono quelli di un ragazzo che si affrettava nella sua direzione, per alcuni era solo un volto anonimo come milioni di altri anonimi al mondo, e andava per la sua strada e andando per la sua strada la guardava. Bella Gioia ne rimase folgorata, lui era la sua bussola, rappresentava la via da accogliere. Bastava seguirlo.

E mentre cominciava a calare nel cielo un blu intenso,
Zoey non smise di assecondare ogni suo passo.

Quello si accingeva a dirigersi verso un bar, e non smise di accorgersi di lei.
<< Ehi, scusa ma non ho potuto non notare che mi stavi seguendo. >> Gli angoli della bocca di quel ragazzo dai capelli in piedi e occhi gentili si allungarono fino a formare un sorriso, considerò subito lo sguardo spaiato dell'altra e sorrise nuovamente tendendole la mano.
<< Piacere sono, cioè... mi chiamo Mike. >> quando lo disse si spalancarono infinite risposte e possibilità per Zoey, ma da Lican non doveva e non poteva avere nessuna relazione con gli umani, potevano essere spie o peggio ancora, anzi, semplicemente il clan li considerava esseri inferiori, quasi non degni di far parte di loro, eccetto i più forti.
Non disse nulla, benché bramasse presentarsi e magari andare a bere qualcosa insieme a lui.
Ma esso la guardava come un cane in attesa del premio di riuscita dell'azione appena imparata. La rossa lo squadrò da capo a piedi con fare dolce, per poi sorridere. << Io sono Zoey... e si, ammetto che ti stavo seguendo. >> dalle sue labbra scaturì una debole risata, e le sue guance arrossirono sotto tanta gentilezza.

Per schiarirsi un po' sul da farsi il ragazzo le offrì di fare la strada insieme. La gente che a volte incrociavano sul marciapiede rimaneva a fissarli finché non li superavano.
Poi Bella Gioia zittì quel silenzio << Ti va di entrare qui? >> indicò un piccolo bar sulla loro destra, le finestre erano colorate di un tenue blu e dalle tende sembravano spuntare delle spighe verdi, ne rimase incantata, una mano si appese senza accorgersi alla manica della maglietta del moro. Mike annuì e sorrise notando quel gesto così sincero, ma non fece in tempo a notare anche lui quei particolari, che fu letteralmente tirato da parte da un venditore ambulante<< Compra cappello! >> e, quella fu la sua rovina.

Bella Gioia si girò, spalancando gli occhi, senza vederlo più.
Il cielo tuonò, in un momento un'enorme nuvola apparentemente casta occultò quella scala di colori magnifici, la prima goccia cadde, poi la seconda, e la terza, e anche una quarta. Camminando sul bordo del marciapiede degli occhi grigio nebbia scorsero la figura di Zoey. La ragazza avvertì una strana sensazione mai provata prima, come se un velo di tristezza si mescolasse agli spruzzi e, il vento freddo che soffiava sulle panchine le sferzava le guance. Si riempì i polmoni di quell'aria gelida ed ispirò lentamente.

Alzò lo guardo il ragazzo dagli occhi nebbia, guardandosi nel finestrino di una macchina parcheggiata a pelo dal marciapiede, con una smorfia dubbiosa la sua bocca si schiuse leggermente, come se improvvisamente gli venisse a mancare l'aria. Deglutì sonoramente, prima di portarsi dietro Bella Gioia con fare lusinghiero e falsamente amichevole.
<< Ciao Cara Lican. >>sussurrò al suo orecchio e, fece in tempo a prenderla per il polso per non farla scappare.
La rossa si paralizzò a quel sussurro, spalancò le palpebre... conosceva quella voce, l'aveva già sentita da qualche parte. La paura la accalappiò nel suo retino come una farfalla che innocentemente stava succhiando il polline dall'ultimo fiore.
Certo, poteva trasformarsi, erano in una vietta abbastanza isolata, ma il capo Lican era stato chiaro: "Nessuna trasformazione se non siete veramente in pericolo, possiamo comunicare telepaticamente, basta un pensiero e tutto il clan sarà lì." Bella Gioia fermò il pensiero: era un Wolv, non c’era la luna piena, ergo non poteva trasformarsi. Ingoiò la saliva però, raschiando un po' di coraggio dal vasetto di scorta dell'animo e comprese nuovamente con chi aveva a che fare. Era Scott, uno dei mannari più forti. In giro si mormorava che alcuni di essi avessero affinato la tecnica della trasformazione a tal punto da farla loro, ed usarla a proprio piacimento. Ma i licantropi credevano saldamente al fatto che fosse solo una diceria messa in giro da qualche stupido Wolv…
<< Cosa vuoi da me? >> bisbigliò cercando di non adempire a quel desiderio, a quella voglia di trasformarsi e vederlo in faccia, per poi staccargli la testa di netto... la parte più razionale ed impaurita di lei glielo impediva.
<< Come siamo prevenuti piccola Zoey. Voglio solo parlarti, ma in privato. >> mormorò l'aitante figura, mentre con un colpo di capo indicò il bar di fianco a loro, quello con gli inserti blu e le tende dai dolci ricami. La ragazza annuì, un po' spaventata e un po' curiosa... un Wolv che voleva conversare con lei...

Si sedettero l’uno davanti all'altra, sul tavolo c'erano dei crisantemi bianchissimi, tanto da sembrare artificiali, e lì, Zoey vide finalmente quel volto chiedente assistenza. Il viso era cosparso da piccoli puntini, che la gente di solito chiamava lentiggini o "freckles" in inglese. Rimase affascinata da quegli occhi pigmentati di un magnifico blu cobalto, che andava a mischiarsi con le più tetre ma affascinanti sfumature di grigio... i capelli rossi tendente all'arancione. Spalancò nuovamente gli occhi, la ragazza, no, lui no...
<< S-Scott. >> le venne a mancare l'ossigeno ai polmoni… che cosa avrebbe mai potuto sapere da lei? Qualche strategia adottata dalla grande Heather? O il prossimo attacco sprigionato dalla meravigliosa mente di Duncan? Oppure ancora l'intruglio rigenerante che avevano creato Dawn e Silent B?
<< Ci sono tante cose che vorrei sapere Bella Gioia. Ma non c'è niente da fare, non mi vengono fuori. >> Aveva parlato con un tono compito, quasi formale.
Fuori risuonavano flebili le gocce di pianto delle nuvole scure, e Zoey lo guardò con sospetto, ma lo sguardo di Scott era uno dei più sinceri.
"Potrebbe mentire, tutto il clan sa benissimo che guerriero spietato sia Scott. Certo, sembra uno stupito, quasi un'amante del pericolo, ma avete imparato a vostre spese quanto sia scaltro. Non fidarti!" Ripeteva e sibilava la vocina ma, la rossa era da sempre dotata di un animo gentile e dolce, propensa ad aiutare il prossimo quando presentava anche una piccola parte di tristezza, era sempre li, ad ascoltare, a capire, a sorridere.
Il silenzio si fece pesante sopra le loro teste. Zoey lesse sul suo volto ammutolito qualcosa che andava oltre il semplice sguardo. Scott le stava chiedendo aiuto.

<< Scelgo di parlarne a te, perché è difficile parlarne ed essere ascoltato dagli altri, sopratutto quando vorresti solo andartene... e poi tra rossi ci dovrebbe essere almeno un poco di solidarietà, giusto? >> La ragazza sgranò i suoi occhi smeraldo e il brusio intorno a loro si gelò per qualche istante. Accarezzò la tovaglia a quadrati blu e bianchi che caratterizzavano un motivo scozzese. Ci pensò su per qualche secondo, e la situazione si faceva sempre più chiara, limpida come l'acqua di un ruscello.
<< Raccontami. >> sussurrò sorvegliando ogni sguardo saltellante del ragazzo, sembrava quasi che si vergognasse, sembrava appunto, perché la Iena era sempre serio, o con un ghigno stampato in faccia.
Lo sguardo del Wolv che vagava sul vetro dei suoi occhi fu attirato dall'ombra leggera che fuggiva in basso, la Lican gli teneva la mano e il cuore s'intrise di battiti cardiaci.
Il braccio di Scott si appoggiò lungo il bordo del tavolo, magari per sorreggersi, e prese il fiato spinto a parlarle proprio quando la cameriera passò al loro tavolo.
<< Qualcosa da ordinare? >> rivolse un sorriso.
<< Un aperitivo con olive. >> rispose il ragazzo con un lieve accenno di scocciatura nascosto.
<< Lei? >> domandò nuovamente la ragazza indossante una camicia a scacchi che lasciava posto all'immaginazione. << Un bicchiere d'acqua naturale. >> sorrise amabilmente Bella Gioia. E poco dopo la signorina tornò con le ordinazioni.

Una cosa bella che caratterizzava i Lupi Mannari come Scott era il fatto che potevano anche non mangiare per sopravvivere, ma quando lo facevano potevano imbottirsi di cibo e restare comunque in una perfetta ed invidiabile forma fisica.

***

Non passò molto tempo da quando Beth entrò nel suo piccolo appartamento sopra un negozio chiamato Bettany, era strana, la storia di quel posto, una minuscola bottega che vendeva oggettini di poco conto ma comunque utili.
Era nuovo, aperto solo da un anno dalla mamma della ragazza con gli occhiali. Beth era la classica ragazza un po' sfigatella che si fidava di tutto e di tutti, ed è proprio per questa sua natura gentile che era stata attirata da uno dei soliti barboni che assopiscono sulle panchine del parco per il facile e logico motivo che non hanno una casa. La Cozza si era sempre chiesta la ragione per cui quei poveretti si riducevano a dormire su una povera panchina dalle assi di legno arcuate e lerce, dove lo sporco iniziava sulle punte quadrate agli estremi.

Ogni volta che entrava in casa sua salutava i suoi genitori e salendo in camera sua a volte inciampava sulle scale, ma sorridente si dirigeva sempre verso la finestra e guardava fuori, con occhi sognanti.
Le piaceva incrociare le braccia sul davanzale e poggiare la testa su di esse. Di solito pensava al suo passato, o a quello che le avrebbe riservato con cura il futuro.

Era stata un errore.
Un soggetto non programmato, non voluto, come quelle gravidanze impreviste… ma era arrivata, e non avevano potuto fare niente, se non accoglierla, chi bene e chi male.
Passeggiava per le vie del bosco poco distante da casa, la castana. Era buio, ma lei non aveva paura, l’aveva fatta così tante di quelle volte, in quell’anno in cui viveva li. Era estate, e le lucciole illuminavano sempre quella stradina, con i loro soffusi e magici bagliori.
La luna era alta nel cielo, ma di quelli insetti luminosi, nemmeno una traccia. Un brivido percorse la schiena della ragazza appena avvertì dei bassi ringhi e poco dopo un terribile ululato.
<< L-lupi?! Cosa… c-cosa ci fanno i lupi da queste parti? >> disse fra se e se, come per darsi coraggio, distraendosi, ma i fruscii intorno a lei erano tutt’altro che incoraggianti.
Cercò di urlare, ma il fiato gli si spense in gola, appena vide un’immensa pelliccia bionda, simile alla luna. L’abnorme creatura si girò verso un’altra, una gigantesca belva dal pelo rossastro, si ringhiarono qualcosa, e Beth vide solo che i due la fissarono con i loro occhi rossi, scarlatti come il sangue prima di vedere il mondo da tutt’altra prospettiva…

Camminava per le vie dell’immensa discoteca, o meglio, camminava sopra la discoteca, in quell’intreccio di vie che la sovrastavano, diretta verso l’ufficio del capo dei Wolv. Entrò, riuscendo a malapena a schivare un fermacarte, che andò a sbattere nel muro provocando una crepa, tanta era la forza del lancio.
Il latino ritirò i canini, e gli occhi tornarono del loro colore naturale, ovvero verdi. Si diede un contegno, alla vista della Cozza… non era lei la malcapitata, per Sua fortuna.
<< ¿Dónde diablos está Scott?! >> ringhiò, sperando che la castana gli portasse buone notizie. Mancava da due giorni da li, nessuno l’aveva più visto, e lo spagnolo iniziava ad avere seri sospetti. La ragazza tremò, deglutendo. << N-non… non l’abbiamo ancora trovato. >> sussultò nuovamente nell’udire il sonoro schianto di nocche sulla scrivania in mogano che tremò sotto tanta violenza, una crepa fece capolino da uno degli angoli. << Mierda. >> Alejandro digrignò nuovamente i denti, mentre la porta si aprì di scatto, rivelando una figura.
<< Beth, lasciaci. >> sibilò il capo dei Wolv, lanciando una stilettata all’ombra appena entrata. La ragazza non se lo fece ripetere due volte, schizzò fuori dalla stanza e si affrettò a chiudere la porta, tirando un sospiro di sollievo. Era salva.

<< Chico… >> al latino crebbero nuovamente e immediatamente le zanne mentre fissava il rosso, ostile, con i suoi occhi iniettati di un liquido rosso che poteva far accapponare la pelle anche ad Alejandro stesso.
<< Senti Al, avevo bisogno di schiarirmi le idee, di un po’ di solitudine e soprattutto di nessun fottuto tuo ordine. >> Scott scrollò le spalle come se niente fosse ma allungò i canini, mostrando le zanne e ritraendo le labbra appena si ritrovò sollevato di una decina di centimetri dal suolo e tenuto contro il muro da una mano.
<< Osi sfidarmi? >> il Capo ghignò, fissandolo. << Sai benissimo di non avere nessuna speranza. Avanti, cos’hai fatto in questi giorni? E ti consiglio di rispondere in fretta prima che venga a scoprirlo da solo... >>
<< Mi sono scopato una ventina di ragazze. Secondo te?! Sono andato in giro, per cercare un po’ di pace. >> rispose con un sibilo cercando l'aria che tanto gli mancava nei polmoni sentendo la presa stringersi intorno al collo, il fiato mancare.
<< Non mentirmi, Scotty. >> lo ammonì con un timbro di voce duro e rabbioso l'altro.
<< Non lo sto facendo, Al. >> quella fu l’ultima goccia per lo spagnolo, odiava sentire le bugie, odiava sentire il proprio nome storpiato e accorciato in quella maniera. Si sentì come un rompersi d’ossa, la mano di Alejandro si trasformò, allungandosi. Le unghie rivennero affilate, mentre un folto manto ricopriva dita, palmo e dorso ma fermandosi sul polso, il resto del braccio ancora umano.

Solo il capo dei Wolv aveva affinato quella difficile tecnica, solo Alejandro riusciva a trasformarsi a comando, ma per ora solo una parte del corpo alla volta.
Ghignò, poggiando l'indice mutato sulla fronte del rosso, poco sopra la fine della base del naso e tra gli occhi.
<< Lo sai, vero, che io posso leggerti il pensiero… >> sussurrò, sorridendo maliziosamente quando l'unghia aguzza si spostò sicura e ostile dalla fronte tracciando una piccola curva, spostandosi sopra l’occhio sinistro. Sogghignò, nuovamente, entrando nella pelle del rosso, il quale cacciò un urlo di dolore riuscendo a malapena a chiudere l’occhio, prima che l'unghia passasse sopra, approfondendo quelle tracce nella carne della guancia, scavando il solco fino a metà di essa, da cui uscì un rivolo di sangue.
Alejandro lo mollò, facendolo cadere a terra e guardandolo con un piccolo sorrisetto folle di vittoria, uno di quei sorrisi allargati e gli occhi aperti come impazzito.
Scott si coprì velocemente la parte lesa col braccio, per fortuna aveva graffiato seriamente solo sulla guancia. Si pulì quel che bastò per poter osservare la scena e sgranare gli occhi dietro il suo arto. << N-no. >> sussurrò, nel vedere il latino trasformare nuovamente la mano nella sua forma originaria, e leccare il sangue della Iena, facendolo così entrare in circolo... ed acquisire ogni suo ricordo.

Fu un attimo senza ripensamenti.

Lo scaraventò personalmente in quella cella, fatta su misura per i Wolv. Traditori.
Lui li aveva traditi! Beh, non ancora, ma ci sarebbe voluto poco. L’indomani avrebbe avuto un altro incontro con una Lican, Zoey da quanto stava scritto nei ricordi di Scott.
L’indomani avrebbe rivelato la base segreta, ogni piano e avrebbe portato alla distruzione i Wolv.

<< Infido bastardo! >> digrignò i denti che sembravano sibilare, lo spagnolo, mentre due Wolv gli strappavano di dosso la canotta bianca e gli legavano ai polsi catene di puro argento, indistruttibili per un mannaro.
<< Eri come un hermano per me, come hai anche solo pensato di entrare in combutta e parlare con i Lican! >> Alejandro era furioso, i canini che gli spuntavano dalle labbra, sfiorando la mascella ma lesionandogli la pelle.
Il rosso non gli diede risposta, i denti in bella mostra raffiguravano l'odio che gli scorreva nel sangue e gli si attorcigliava come un nastro alle costole. Inginocchiato fissava la luna, dietro le nuvole che tra poco l'avrebbero rivelata in tutto il suo splendore.
Lui avrebbe potuto trasformarsi. Quella cella era esposta ad ogni plenilunio, era stato Alejandro a farla costruire per un motivo ben preciso.

Urlò Scott, appena il capo gli conficcò qualcosa nella schiena. Un coltello tra le scapole, il sangue gocciolava lungo la spina dorsale, picchiettando sul pavimento lindo e lucido.
Non era preoccupata la Iena, avrebbe potuto spezzare quelle catene e toglierselo di dosso... ma aveva sottovalutato una cosa, Scott… sia la lama che le catene erano d’argento puro…

Il latino sorrise maliziosamente, e con un unghia incise la carne dell'altro e sul collo si formò una parola scritta in una lingua morta.

Trādo

Alejandro uscì e scappò fuori, libero, in città mutato in lupo mannaro e subito i due Wolv chiusero la cella. La tortura sarebbe iniziata da li a poco.
Si sentì il classico rompersi di ossa, lo scheletro si modificava e la pelliccia cresceva.
Scott soffocò un mugolio di dolore, l’ennesimo. Non riusciva nemmeno a tirare fuori le zanne, come faceva pochi istanti prima…
Tirava, oh, tirava con tutte le sue forze, ma le catene sembravano risucchiargli tutta l’energia, e il coltello conficcato fino a metà lunghezza lo faceva urlare dal dolore ad ogni movimento. Era una situazione sgradevole e stranamente frustante non riuscire a trasformarsi.
Urlò nuovamente ogni volta che cercava disperatamente di liberare la parte più animalesca di sé per mettere fine a quella tortura.
La luna lo invitava a trasformarsi, mutare forma, ma sia i bracciali di argento e la lama nella schiena rossastra ora, glielo impedivano.

Si ritrovò ad ululare,
ma era un ululato pieno di sofferenza,
un ululato che sentirono tutti i Wolv… chiedeva aiuto, era straziante ma nessuno, nessuno di loro sarebbe giunto.
Li aveva traditi. Era solo, ora...


Angolo delle autrici

M: ECCOCI QUI
P: n-no... povero Scott T.T
M: heh.. P? Dovresti salutare.. no così tanto per dire al pubblico che ci segue che esisti v.v
P: oh, oh giusto... SALVE A TUTTI
Scott: Tutti chi? Mitomane...
M: Mi mancavano le tue battutine *si da una manata in faccia*
P: *ignorando Scottex rotoloni regina* "amare significa mai chiedere scusa" quindi non ci scusiamo per il ritardo v.v
Scott: Cosa avete fatto questa volta? Dovevate scappare dalle cavallette?
M: Diciamo che siamo state catturate in una sorta di NON ISPIRAZIONE ... HELP US! NON RIUSCIAMO PIU' A SCRIVERE INSIEME! D':
P: Aiutateci T.T
Alejandro: *compare dal nulla* visto che le due chiche stanno piangendo per la perdita delle loro capacità vi saluto io ;) Il grande Alejandro Burromuerto!
buenas dias!

  
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