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Autore: bic    14/06/2013    4 recensioni
Parlare senza usare le parole. Nami e Zoro ce la faranno a passare due giorni interi senza litigare?
Lo spadaccino si rivoltò di nuovo cercando la posizione più adatta, si sentiva formicolare tutto il corpo come se dalla minuscola superficie di pelle sfiorata, forse per sbaglio dalla navigatrice, partissero ondate di calore intervallate da brividi freddi, ogni ondata corrispondeva al pensiero che la mossa messa in atto da Nami fosse un vero tentativo di un approccio delicato e tenero nei suoi confronti; i brividi arrivavano non appena immaginava che la mocciosa avesse semplicemente fatto un errore o peggio ancora volesse giocargli qualche scherzo.
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nami, Nico Robin, Roronoa Zoro | Coppie: Nami/Zoro
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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HANDS
Se ne stava lì, con i gomiti appoggiati al parapetto, ad osservare il tramonto.
Se ne stava lì, con la schiena appoggiata all’albero maestro ad osservare lei.
Nico Robin osservava entrambi da sopra il libro che stava pigramente sfogliando.
Nami si era fatta taciturna durante la cena e non aveva fatto nessuna scenata ai compagni che, come sempre, si strappavano i bocconi dal piatto. Cosa aveva provocato quel silenzio?
Un semplice sfioramento, mentre avvicinava la mano alla bottiglia del vino aveva incontrato un’altra mano intenta nella stessa operazione, ma per una volta, invece di ringhiare: - Molla l’osso. – Aveva sfiorato rapidamente quella mano il cui possessore si era fatto rosso in volto ed aveva provveduto a ritrarre l’arto il più velocemente possibile.
Era stata questione di istanti, ma Robin aveva colto sia l’incontro delle mani che quello degli sguardi ed aveva visto immediatamente il rammarico negli occhi della navigatrice quando lo spadaccino aveva sottratto la mano così in fretta e così stupito.
“Che idiota” aveva pensato. Poi si era corretta: “No, che idioti, tutti e due, per quanto bene possa volere a Nami sono stanca dei vederla così”.
- Senti Nami, - le disse mentre si massaggiava il volto per far penetrare la crema idratante nei pori – perché non la fai finita e provi a dire a quell’affetta marine ciò che provi? – Osservò il riflesso dell’amica nello specchio di fronte al quale era seduta. Le piacevano quei momenti di tranquillità nella loro stanza quando potevano chiacchierare tranquillamente dedicandosi a viziare se stesse.
Nami stava sbucciando uno dei suoi mandarini per smangiucchiarlo prima di andare a dormire, era la sua coccola serale, un po’ come l’abitudine di Robin di curarsi il viso.
- Hai notato come si è ritratto quando ho provato ad accarezzargli la mano oggi? Mi è sembrata una reazione sufficientemente esplicita: sembrava che l’avesse punto una mantide religiosa.
- Io ho notato che è diventato rosso come un pomodoro, magari era imbarazzato, così, davanti a tutti, in fin dei conti è un timido, lo sai. Perché non tenti un approccio in una situazione un po’ più intima?
- Robin, non so che idea tu ti sia fatta di me, ma mentre ero agli ordini di Aarlong non ho avuto molto tempo per dedicarmi al romanticismo e da quando Rufy mi ha accolto nella famiglia non ho più avuto nessun interesse a cercare qualcuno  altrove: avevo ciò che desideravo a portata di mano, ma come è difficile allungare quella mano e prenderlo.
La navigatrice osservò uno dei mandarini che si trovavano nel portafrutta sul suo comodino e lo prese in mano: - Credevo che cogliere il cuore di qualcuno fosse semplice come raccogliere un mandarino, ma non avevo proprio capito nulla.
- Nami, Nami, quando parlavo di situazione intima non intendevo certo consigliarti di inchiodare Zoro in un cantuccio buio della nave e abusare di lui, intendevo che dovresti trovare un momento in cui parlare seriamente con lui senza litigare: spiegandogli i tuoi sentimenti sinceramente, magari in una situazione in cui non siano presenti estranei.
- Oh, non avevo capito.
- Me ne sono accorta, ma il fatto che il tuo primo pensiero sia stato tutt’altro che casto me la dice lunga sulle sensazioni che quel ragazzo suscita in te. Medita e rifletti sorellina e ora buonanotte.
 
- Zoro, si può sapere cosa diavolo ti prende? Di solito quando ti tuffi sull’amaca non hai nemmeno il tempo di allungare le gambe che sei addormentato. Cosa diamine ti prende stasera? – Usop sbuffando si girò dall’altra parte.
Lo spadaccino si rivoltò di nuovo cercando la posizione più adatta, si sentiva formicolare tutto il corpo come se dalla minuscola superficie di pelle sfiorata, forse per sbaglio dalla navigatrice, partissero ondate di calore intervallate da brividi freddi, ogni ondata corrispondeva al pensiero che la mossa messa in atto da Nami fosse un vero tentativo di un approccio delicato e tenero nei suoi confronti; i brividi arrivavano non appena immaginava che la mocciosa avesse semplicemente fatto un errore o peggio ancora volesse giocargli qualche scherzo.
Eppure non si sbagliava, quando lui aveva ritirato la mano gli era sembrato di vedere un lampo di dispiacere passare nello sguardo della navigatrice.
Alla fine si addormentò pur essendo perseguitato per tutta la notte da sogni più o meno innocenti la cui protagonista era invariabilmente la piccola arpia.
 
Nami osservò i turni di guardia, quella sera sarebbe toccato allo spadaccino, era la sua occasione per parlargli e chiarire la situazione. In fin dei conti non era mai stata una codarda e poi cosa sarebbe potuto succedere? Nel peggiore dei casi lui le avrebbe riso in faccia spezzandole il cuore, lei lo avrebbe insultato e picchiato fino a lasciarlo per morto, poi avrebbe continuato la sua vita dedicandosi con la mente e con il cuore soltanto alle sue mappe. D’altra parte fina da bambina non aveva mai messo in conto la possibilità di innamorarsi e trovare qualcuno con cui condividere la propria vita, i propri sogni i propri desideri. Ed ora eccolo lì, sdraiato sotto i suoi mandarini a ronfare come al solito.
 
La navigatrice gli era girata alla larga tutta la giornata, non aveva nemmeno provato lontanamente a infastidirlo, neppure quando per stuzzicarla si era andato a coricare sotto le sue adorate piante di mandarino, l’aveva vista con la coda dell’occhio guardarlo, mordersi le labbra e voltarsi per dirigersi verso il suo studio. Un nuovo brivido freddo gli era scivolato lungo la spina dorsale, probabilmente era stato davvero un caso quello della sera prima.
Zoro finì l’ultima serie di pesi e si diresse verso la cucina da cui proveniva un profumino stuzzicante e le solite urla disperate del cuoco che inveiva contro il capitano.
Quando entrò fu accolto dal sorriso enigmatico di Robin e dal vocìo dei compagni che tutti allegri stavano spolverando alla velocità della luce ogni boccone che Sanji metteva loro nel piatto. Solo Nami sembrava non avere appetito: continuava a rigirare nel piatto i bocconcini di tempura senza in realtà assaggiare nulla. Si sedette vicino a Chopper e continuò ad osservare la ragazza per tutta la cena.
- Vado di vedetta, ci si vede domattina.  – sbottò ad un tratto stanco di  vedere lo sguardo vacuo di Nami che continuava a sfuggirgli ogni volta che provava a catturare i suoi occhi con i propri.
- Nami, posso mangiare io quella roba, visto che non la finisci?
- Certo Rufy, fai pure, non ho molto appetito.
- La mia povera crostatina è malata? Posso prepararti qualcos’altro? Un dolce, magari?
La voce del cuoco era salita di un’ ottava per la preoccupazione, quando faceva così sembrava una donnetta isterica.
- No Sanji, grazie, ho solo bisogno di dormire: ho lavorato tutto il giorno e sono un po’ stanca. Buonanotte, ragazzi, a domani.
Robin sorrise, le fece un cenno di incoraggiamento e propose ai compagni una partita a carte per trascorrere la serata in allegria.
Nami uscì sul ponte, ma invece di dirigersi verso la stanza che condivideva con Robin si diresse verso la torre di vedetta. Si arrampicò, bussò e si sedette accanto allo spadaccino.
- Hai bisogno di qualcosa? – domandò il ragazzo senza nemmeno aprire gli occhi. Gli era bastato sentire il rumore delle sartie che venivano tirate per raggiungere la vedetta e aspirare l’inconfondibile profumo di mandarino per sapere chi si stava sedendo accanto a lui.
Nami non aveva idea di come cominciare il discorso, così si fece un po’ più vicina allo spadaccino, ma facendo molta attenzione a non sfiorarlo nemmeno con un dito.
- A cena non hai mangiato nulla, stai male?
Nami fece un cenno negativo con la testa che Zoro non poté vedere perché aveva ancora gli occhi chiusi.
quando finalmente li aprì, non sentendo alcuna risposta, si trovò gli occhioni di Nami puntati addosso.
Arrossì, nemmeno lui sapeva perché e girò lo sguardo verso l’orizzonte.
Aveva una mano appoggiata sulle katane ed una posata pigramente sul ginocchio.
Sembrava un dio greco con quello sguardo serio volto verso l’orizzonte, Nami nemmeno si rese conto di cosa faceva mentre andava a posare la sua piccola mano su quella di lui.
Zoro rimase impietrito, poi voltò la propria ed intrecciò le sue grandi dita callose intorno a quelle piccole e delicate della navigatrice.
Nami ci mise una frazione di secondo a realizzare ciò che stava succedendo: guardò le due mani intrecciate poi guardò l’espressione rilassata di Zoro, l’unica cosa che tradiva il suo imbarazzo era la punta delle orecchie completamente rossa.
Avrebbe voluto dire qualcosa , ma temeva di rompere quel silenzio. Fu scossa da un brivido, lassù faceva più fresco di quanto si aspettasse e non aveva pensato di prendere una maglia. Zoro si mosse, sciolse il legame che avevano formato, poi, senza dire una parola la sollevò e la posò delicatamente tra le sue gambe in modo da proteggerla dal freddo. Lei cominciò a tracciare con le dita dei segni sulle braccia di Zoro.
Lo spadaccino al principio non ci fece caso, ma poi si rese conto che in realtà la ragazza stava scrivendo chiuse gli occhi e cercò di percepire ciò che il leggero tocco delle sue dita gli suggeriva.
Non voglio parlare, le parole distruggono il silenzio e mi piace questo silenzio. Non voglio parlare perché ho paura di litigare, io e te litighiamo sempre.”
Zoro le prese la mano e con il suo grande indice calloso rispose:
“ Sai, fino a ieri non me n’ero accorto, ma mi mancava qualcosa, ora so che tutto ciò che ho sempre voluto, tutto ciò di cui ho sempre avuto bisogno è qui tra le mie braccia”
Nami appoggiò il capo sul torace sfregiato  dello spadaccino e lui le posò un lieve bacio sui capelli. Continuando a massaggiarle lievemente le braccia in modo che non prendesse freddo. Lei continuò a tracciare linee ormai prive di significato sulle mani e sulle braccia dello spadaccino.
Rimasero così per un periodo di tempo lunghissimo che a loro però sembrò durare un battito di ciglia.
Il cielo cominciava a schiarire quando Nami prese nuovamente tra le sue la grande mano del ragazzo e, voltandola scrisse sul palmo:  愛. Zoro si riscosse. Le sollevò il viso e la baciò dolcemente. Poi la aiutò ad alzarsi e la accompagnò in cabina.
Nami si gettò sul letto ancora vestita e cadde in un sonno profondo. Quando Robin vide il suo volto capì che la ragazza era molto più serena, ebbe la conferma della sua supposizione quando, uscendo dalla cabina, notò Zoro sdraiato sotto le piante di mandarino addormentato con la medesima espressione serafica sul volto.
 
  
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