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Autore: Sally Seton    30/12/2007    1 recensioni
Questa è un' altra storia che ho scritto qualche giorno fa. La storia è liberamente ispirata alla canzone "Mai nata" di Tiziano Ferro e rappresenta una delle mie cosiddette "prove", in quanto scrivere di sentimenti non miei è sempre un pò difficoltoso. Per il resto, la storia parla di un amore travagliato, quello tra Francesca e Federica e di un'amicizia sempre presente. Virginiabr.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mai nata

Passa passa passa
Poi imprechi ma non passa mai
La
tua fame è sveglia, cazzo, no non va mai a dormire lei
Sogni sogni sogni
Ma sai già quanto costano
Qualche notte in piedi a sopravvivere al fatto che
Non è la realtà
E la conosci già
La fine che farà
La tua forza di volontà
Andrà a farsi fottere
Ti dicono "sii forte" si ma
Son bravi a parlare
Che ne sanno di che hai dentro te
In quel frigo...si freddano le lacrime
In dispensa...rinchiudi le tue ansie e poi
Sotto il letto...nascondi la tua polvere
Poi non dormi...ti chiudi e rifletti
RIT:
E' la vita che unita al dolore si ciba di te
E della tua strada sbagliata
E continui a pensare, placando il tormento,
che bello se non fossi mai nata
Salpa salpa salpa
Il raziocinio toglie l'ancora
Da una cerebrale come te nessuno se lo aspetta
Parli parli parli
Sei un vulcano inarrestabile
Treno più che rapido, efficiente poco timida
Ma ti hanno detto mai
Che
devi amarti un po'
Puoi rallentare e poi
Pensare un po' più a te
Che sicurezza mostri se
I casini sai risolvere
Ma i problemi tuoi
Non li affronti proprio mai
In
quel frigo...si freddano le lacrime
In dispensa...rinchiudi le tue ansie e poi
Sotto il letto...nascondi la tua polvere
Poi non dormi...ti chiudi e rifletti
E non passa più
E non cambia mai
Cuore
nello stomaco
Testa senza eroi
E la smetti? Rilassati! Forza reagisci sei te
Che condizioni la tua strada
E, su, prova a pensare che bello sarebbe se invece
Amassi un po' di più la vita

( "Mai nata" - Tiziano Ferro)

Riusciva ad essere finalmente felice Federica adesso. Lo era, lo era davvero.

Quell incontro, quel giorno le aveva cambiato la vita finalmente. Federica era finalmente contenta d’aver intrapreso la strada giusta. La più tortuosa, ma la sua.

La sua realtà, la sua forza di volontà ora sono pronte a combattere per il suo amore, per lei, per Francesca.

Pochi minuti tra le sue braccia erano bastate per farle passare tutti i pensieri atroci che avevano traversato il suo cervello macchinoso come non mai in quei giorni.

Suo padre contro; lo stesso padre che fino a poco tempo prima l’aveva appoggiata in tutto e per tutto ora non si fida. La controlla perché potrebbe stare a parlare di amore con la sua ragazza.

No cazzo che non va bene.

Il suo non può essere amore. Il suo no. Perché? Perché mai?

E’ la vita. Questo il colore. Non puoi usarne altri. Sei diversa. Gli sguardi di quei vecchietti alla fermata del paese glielo sottolineavano mentre lei pensava solo ad abbracciarla più forte, ancora di più.

“Non andrai via. Sei dentro di me ormai. Sei dentro la mia anima. Non puoi fuggire, non fuggirò. Lotterò contro i pregiudizi, contro tutto e tutti per il nostro amore, per la nostra strada sbagliata.”

Stava distesa sul divano Federica. La casa era vuota.

Ma non si sentiva sola perché era uno di quei pochi momenti in cui poteva stare al telefono con Francesca e dirle quanto la amava, quanto la pensava, quanta voglia di combattere aveva dentro. Suo padre no, non l’avrebbe fermata, non più.

A volte si sentiva sola Federica perché la sua famiglia era all’oscuro della strada sbagliata che aveva intrapreso e l’unico che conosceva la situazione era suo padre.

Si, lo stesso padre che fino ad un anno fa la prendeva per mano e la faceva viaggiare senza fine nel dolce amore tra padre e figlia ora le urla contro, la sbatte nel muro, quasi le volesse strappare da dentro quel sentimento.

Lei lo sa quanto possa essere difficile per un padre ammettere di avere una figlia “così”.

Era questo l’appellativo più dolce che ormai si vedeva rivolto Federica.

E doveva anche ringraziarlo perché nascondeva il suo segreto a tutti, perché non le faceva ancora più male. Anche se …..

Lui era tutto l’amore che aveva dentro, che aveva conosciuto finchè non arrivò lei. Federica vedeva in suo padre tutto. Giocavano insieme, scherzavano, erano maledettamente in sintonia ed ora di tutto quello rimane solo una mano tremante che ha appena toccato il suo rosso viso.

Si, era tornato a casa.

Lei non se ne era accorta e lui aveva assistito alla chiamata più dolce che Federica e Francesca avessero mai avuto. Lo ringraziava dentro di lei Federica perché per quanto adesso le sue guance possano essere rosse non saranno mai così dolenti come l’anima che ieri piangeva lacrime amare dopo parole volate via dalla bocca di chi ti ha sempre amata.

Vuole urlare Federica, ma non può.

E come mai potrebbe?

Suo padre tra i suoi familiari era il più flessibile. E se con lui va così, figuriamoci con il resto.

Adesso deve raccattare quello che rimane della sua armatura Federica, alzarsi e combattere; perché ora ha lei, ora ha il suo amore e deve andare avanti contro la corrente perché loro possono farlo.

La chiave chiude lei dentro la sua stanza, dentro una realtà non contemplata dalla sua famiglia, dentro una realtà non condivisa dalla maggior parte delle persone che giorno dopo giorno le sorridono senza sapere che dietro tutte quelle parole, dietro tutti quei sorrisi c’è una ragazza che lotta più di chiunque altro contro lo stesso mondo che ora le sorride.

Loro non conoscono la sua anima, loro non sanno, loro non possono sapere quello che conoscono solo Giulia e Martina.

Migliori amiche si, ma quelle vere. Quelle che non hanno disprezzato le parole che lei ha pronunciato in uno slancio di profonda sincerità.

Non l’hanno disprezzata loro. Loro no.

Le sono state vicina e l’hanno coccolata quando quella enorme mano poggiava su di lei la sua sovrumana rabbia.

Non solo su di lei. Tutte le vie di comunicazioni tra lei e il suo amore sono state più volte interrotte sempre dalla stessa mano; un cellulare, una linea internet, un legame spezzato.

Ma, sempre ricucito.

Guarda la valigia Federica. La loro valigia. Lì dentro due biglietti del treno, una cravatta, delle foto e mille ricordi.

Erano lontane Federica e Francesca, ma sempre vicine con l’anima. Sempre.

La fissava Federica e carezzava quelle cose come se fossero gocce indelebili di amore in un mare di dolore.

Solo quelle poche gocce davano colore a quella vita tremendamente monocromatica. La stessa vita che insieme al dolore si cibava della sua strada sbagliata. La stessa.

Due pugni sbattono sulla porta. Si ritorna alla terribile realtà.

Chiudere in fretta la valigia e nasconderla. Se solo la trovassero per lei sarebbe davvero la fine. Per sempre stavolta. Per sempre.

Il padre, sbattendo i pugni nella porta chiusa che la isolava dal mondo, le annunciava la visita di un’amica che le aveva promesso di scendere in paese da lei a farle visita uno di questi giorni.

“Si, è lei, è Daria.

Ha mantenuto la promessa. E’ venuta a trovarmi.” Questo pensava Federica. E ne era felice perché la visita era tremendamente inaspettata.

Un lungo abbraccio per sottolineare la felicità che Federica aveva dentro.

Federica aveva riscoperto Daria. L’aveva riscoperta perché l’aveva messa alla prova. Daria era tremendamente bigotta e Federica sapeva che non avrebbe mai accettato la sua amicizia, ma un giorno ebbe lo stesso il coraggio di dirle tutto.

Daria rispose con un sorriso dicendole che sarebbe sempre stata al suo fianco qualsiasi cosa fosse accaduta; e fu davvero così.

Federica si stava sfogando a bassa voce con Daria e le stava raccontando di tutto quello che suo padre le aveva fatto in questi giorni.

Nella sua voce tremante un velo di malinconia finora sconosciuto anche a se stessa.

D’improvviso irruppe nella stanza il padre e senza alcun motivo iniziò a sbraitare contro Federica e contro la “sua situazione”. Cercava conferme da Daria il padre di Federica, ma non le trovò.

Quello che seguì fu una terribile discussione tra Federica e suo padre.

All’improvviso, tra le urla, si sentì un gemito. Federica si sentì svenire.

Un coltello e tanto sangue in giro. Solo questo.

Federica si guardò il ventre.

Non era sangue suo, non lo era maledizione.

“No, Daria, no”.

Ebbe il coraggio di urlare solo questo mentre l’amica tra le sue braccia le sussurrava: “Ti voglio bene”.

Una lacrima e un unico pensiero attraversava la mente di Federica in quel momento: che bello se non fossi mai nata.

  
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