Fandom: Hannibal (NBC)
Tipologia: One shot
Rating: Per tutti (ma sì, dai, non c’è
niente che non si possa leggere :D metto il giallino giusto perché trattando di
Hannibal non mi viene naturale mettere il verde.)
Genere: Introspettivo
Personaggi: Will Graham, Hannibal
Lecter
Pairing: dovrebbe essere
Will/Hannibal, anche se lo slash è accennato ma radicato.
Avvertimenti: slash (ok, in teoria
dovrebbe essere slash, e lo scrivo, ed è una sorta di esperimento perché non è
una cosa che so scrivere, o almeno, non mi sono mai buttata. Solo che l’occasione
è ghiotta, e anche una profana come me non può non vedere il potenziale slash
tra i due, quindi perdonate se l’esperimento non sarà propriamente riuscito, ma
se non mi butto e non ricevo critiche non saprò mai migliorarmi.)
Riassunto: “Erano due uomini
solitari, loro, che amavano vivere nella loro solitudine, ma erano stati spinti
l’uno verso l’altro senza che nessuno dei due lo avesse realmente voluto, erano
come due galassie vissute ad anni luce di distanza che improvvisamente
entravano in collisione, e l’esplosione sarebbe stata devastante.
Chi
dei due sarebbe finito per primo in quell’immenso buco nero che si sarebbe
formato?”
Disclaimer: I personaggi appartengono
a Thomas Harris in primis, alla famiglia De Laurentis che ne ha acquistato i
diritti, alla NBC, insomma ad una folla di gente, tranne che a me, anche se
quei due li vorrei avere tanto XD
Dunque,
prima di lasciarvi alla lettura, sperando sia gradita, alcune specifiche che
magari non vi interesseranno nemmeno.
Amo
alla follia i libri e i personaggi creati dal genio malefico di Harris, e
amandoli li rispetto molto, ma non ho potuto resistere al fascino di scriverci,
spinta dall’entusiasmo della Serie Tv, consapevole che sarebbe stata cosa
difficile per me e che sarei potuta scadere nel ridicolo, ho una f*****a paura
di massacrarli, quindi, qualsiasi commento, critica costruttiva con magari
annesso di lasciar perdere e dedicarmi ad altro, è assolutamente ben
accetta.
Scrivere
con l’entusiasmo della notte è bello, ma poi si devono fare i conti con la
realtà del giorno scritta nero su bianco.
Ho
finito! ;D
Spero, buona lettura.
Waiting
Wolf Trap, Virginia.
“All’uomo intellettualmente dotato la
solitudine offre due vantaggi: prima di tutto quello di essere con se stesso e,
in secondo luogo, quello di non essere con gli altri.”
(Arthur Schopenahuer)
Will
Graham aspettava.
Che
cosa stesse aspettando, questo non lo sapeva.
Seduto
nel buio della sua casa, aspettava una chiamata, un suono, un disegno da
osservare e capire, un corpo in cui entrare per sentirsi di nuovo un assassino.
Chi
era esattamente Will Graham?
Aveva
cercato per anni di trovare una risposta a quella domanda, ma fino ad allora
non gli era andata granché bene, e si ritrovò a sorridere amaramente ad un
bicchiere di whisky che non si riusciva a vedere, ma se ne poteva sentire
l’aroma.
Garrett
Jacob Hobbs lo guardava da lontano, sorridendo anch’egli mentre accarezzava il
morbido pelo di un cane con le dita insanguinate, fermandosi in quei punti dove
poteva sentire la vita dell’animale, e per un attimo a Will parve che volesse
ucciderlo.
Perché
non lui?
No,
Will Graham i mostri come lui li catturava. E li uccideva.
Sarebbe
stata la sua mente ad ucciderlo ben presto, non Garrett Jacob Hobbs, non un
altro come lui.
Mandò
giù il bicchiere di whisky e alcune gocce gli scesero lungo il mento.
«Will, non dovresti bere, così finirai
per farti esplodere la testa.»
«Fottiti, dottor Lecter! Non puoi
entrarmi nella testa, incendiarla con il tuo sguardo che mi penetra dentro e
poi dirmi che l’alcol me la farà scoppiare. Non sarà l’alcol, non sarà Garrett
Jacob Hobbs, non sarà un “disegnatore” come lui. Saranno i tuoi occhi, le tue
parole, i tuoi tocchi che desidero e che non mi dai.»
Ti sorrise e ti asciugò quelle gocce
ambrate con il pollice, delicato e forte, un tocco che sapeva di possesso, e iniziasti
a bruciare, bruciare dentro, nel profondo.
Will
Graham si alzò dalla poltrona, lasciando il bicchiere sul piccolo tavolino dove
Winston lo annusò per alcuni istanti, fece una smorfia che mostrava chiaramente
la sua disapprovazione e decise che era meglio seguire il suo amico fuori, dove
l’aria sarebbe stata pulita senza alcuna traccia di alcol da sopportare.
Uscì
nell’aria fredda della notte con l’unica compagnia del suo cane e di quel
liquido dorato che ancora gli colava sul mento.
Baltimora, Maryland.
“Il bisogno più urgente e più forte
dell’uomo perfetto e artista è di comunicare se stesso – in tutta la pienezza
della sua natura - all’intera comunità. E non può arrivare a tanto se non nel
dramma.”
(Richard Wagner)
Hannibal
Lecter, seduto sull’elegante poltrona rossa del teatro, aspettava un suono
perfetto, aspettava che la donna in mezzo al palco eseguisse un’aria perfetta,
che lo avrebbe fatto sorridere soddisfatto, che lo avrebbe costretto a battere
le mani con calore, trasportato da un’emozione che era difficile descrivere.
Era
un qualcosa che provava soltanto quando ascoltava quella musica, quando si
beava della bellezza dell’arte e quando con maestria eseguiva la sua
personalissima Opera, scegliendo quali interpreti l’avrebbero aiutato a
comporla nota dopo nota. E le sue Opere erano sempre di primissima qualità.
Adesso,
Hannibal, tra la platea, aspettava come una persona qualunque, l’inizio del
terzo atto de
Voltò
impercettibilmente il viso, mentre le sue labbra si piegavano di compiacimento
per ciò che di bello risuonava nella sua testa, e si accorse di essere solo.
Bastò un attimo e nella sala tutti scomparvero, il palco era spoglio e nessuna
musica riecheggiava attraverso le casse armoniche naturali del teatro.
Si era scagliato con voracità sulle
labbra di Alana Bloom, come un famelico predatore che non aspettava che quel
momento di debolezza che avrebbe avuto la sua preda.
Ed era corso da te.
“Così facilmente ti abbandonasti
all’amore, mentre io mi torturavo in orrendo destino, tra le rovine del mio
stesso mondo!”[1]
Eri solo. Una consapevolezza che si
faceva strada dentro di te come uno spartito correttamente eseguito e ci
rimaneva, rodendoti lentamente la carne come un veleno che non saresti riuscito
a combattere.
Will Graham era il tuo veleno?
Il tuo meraviglioso veleno che capiva il
tuo mondo, ma tu non avevi rovine, avevi preso le sue e le avevi portate al
petto.
E come tutti i veleni alla fine ti
avrebbe ucciso, perché lui avrebbe capito ogni cosa.
Una
nota, un suono lo disturbò e poté sentire una corda spezzarsi nella sua mente
ed esplodere in una miriade di armonie dissonanti che stridevano piuttosto
sonoramente.
Hannibal
Lecter sorrise alzando soltanto un angolo della bocca: aveva trovato l’accordo
perfetto che avrebbe dato inizio alla sua prossima Opera.
E
in quello non avrebbe più dovuto aspettare.
E
in quel frangente si dimenticò di Will.
Wolf Trap, Virginia.
“Gli amici si dicono sinceri, ma in
realtà sinceri sono i nemici. Gli amici si dicono sinceri, i nemici lo sono:
per cui bisognerebbe utilizzare il loro biasimo per la conoscenza di se stessi,
come una medicina amara.”
(Arthur Schopenahuer)
L’aria
quella sera era gelida e il buio inghiottiva ogni angolo di natura, rendendo la
foresta ancora più spettrale, con i suoi rumori che avrebbero spaventato
chiunque, ma non Will Graham che li trovava quasi rilassanti, una piccola luce
in una fitta nebbia che non gli permetteva di guardare null’altro che le sue
mani, che si trasformavano in quelle di qualcun altro e di altri ancora,
sporche di sangue che man mano cadeva a terra.
La
paura Will l’aveva dentro, nella sua testa, nei demoni che la popolavano,
irretendola giorno dopo giorno, sentiva il cappio che si stringeva sempre con
maggiore forza, e presto gli sarebbe esplosa.
Poi
c’era lui, quel piccolo bagliore tra
la nebbia, quella corda alla quale aggrapparsi per risalire dall’abisso in cui
stava sprofondando.
O per precipitare ancora più a fondo.
«Will,
cosa ci fai qui fuori?» ma Will non rispose. Non si mosse e le labbra avevano
iniziato a colorarsi di un viola impercettibile che però a lui non sfuggì, il suo veleno stava svanendo nell’aria.
Aveva baciato Alana.
Hannibal
si tolse in un rapido gesto il pesante cappotto nero e vi avvolse il corpo
gelido di Will che sorrideva, nonostante tutto, la bocca gli parve sorridere.
Per
un attimo la sua mente gli disse di lasciarlo lì, dove l’avrebbero trovato
alcuni giorni dopo, morto per il freddo, con ancora l’alcol sulle labbra e con
i cani che per la fame avrebbero iniziato a banchettare con la carne del loro
padrone e amico.
Non
si riduceva sempre tutto alla sopravvivenza?
No, le tue Opere non avevano nulla a che
vedere con la sopravvivenza, era un istinto che non faceva parte della
conservazione, era semplicemente la tua musica, la tua cucina, la tua arte.
“Il mio veleno…”
Se lo avessi lasciato lì, avresti risolto
i futuri problemi alla radice perché nessuno oltre Will Graham sarebbe stato in
grado di vederti realmente per quello che eri.
“La mia solitudine…”
Non avresti dovuto più vivere
nell’attesa di quel giorno.
Hannibal
Lecter prese Will stretto nel suo cappotto – nel tuo odore –, lo portò dentro la casa ancora avvolta nel buio e
lo adagiò sul divano, ricordandone perfettamente l’ubicazione.
Posò
la giacca sul bracciolo della poltrona, mentre Winston e gli altri ospiti lo
guardavano curiosi avvolgere le maniche della camicia bianca con una lentezza
davvero snervante ma necessaria per preservare la piega del tessuto.
Will
era ancora immobile sul divano, coperto dal cappotto di Hannibal che gli donava
un po’ di calore – e il tuo profumo –
nell’attesa di essere scaldato da quel fuoco che si era ormai spento e che il
dottore stava cercando di ravvivare.
Passarono
alcuni minuti prima che le fiamme ripresero a crepitare nel camino che era
stato ormai riparato e sembrava che non fosse mai stato distrutto.
Quando l’ha baciata.
Il
dottor Lecter si mise ad osservare il giovane Will che pian piano riprendeva
colore, nel tepore di quella stanza, accavallò elegantemente le gambe, lo fissò
e attese.
Erano
due uomini solitari, loro, che amavano vivere nella loro solitudine, ma erano
stati spinti l’uno verso l’altro senza che nessuno dei due lo avesse realmente
voluto, erano come due galassie vissute ad anni luce di distanza che
improvvisamente entravano in collisione, e l’esplosione sarebbe stata devastante.
Chi
dei due sarebbe finito per primo in quell’immenso buco nero che si sarebbe
formato?
Hannibal
Lecter non poteva far altro che aspettare.
Era
ormai l’alba e il fuoco ancora riscaldava la stanza, ravvivato ogni tanto dal
dottore che si alzava interrompendo la visione di quella che sarebbe stata la
sua Opera, l’ultima. La migliore.
Uccidilo adesso. È solo e nessuno lo
piangerà.
“Io lo piangerò”.
«Buongiorno,
Will.» aveva visto il corpo di Will muoversi appena, e questo lo aveva
sollevato, nel suo inconscio, dove avrebbe dovuto relegare ogni sentimento come
quello. Dove avrebbe dovuto rinchiudere il viso di Will Graham.
«Dottore?
Cosa ci fa qui? Cos’è successo?» la sua voce era impastata dal sonno e dal
freddo che gli aveva gelato ogni singolo briciolo di forza, faceva fatica a
mettersi seduto, ma si accorse ben presto che per nessun motivo al mondo
avrebbe lasciato il tepore di quel cappotto, così impregnato dell’odore
dell’uomo che lo osservava seduto sulla poltrona.
Quella
poltrona dove aveva bevuto e dove si era accorto di quel desiderio che gli
bruciava dentro.
Non
gli restava altro che aspettare.
La sua voce.
I suoi occhi.
Le sue mani.
Delicate a bruciarti il corpo, mentre
penetravano nel profondo dell’anima dove avevi nascosto quel desiderio così
indefinito, ma così presente e intenso.
Avvicinati, Will.
Will
Graham però non si mosse, e rimase immobile ad aspettare un qualsiasi movimento
di Hannibal, sapeva di essere la preda catturata dal profumo sul cappotto, e
non aspettava che il balzo del predatore che lo avrebbe divorato.
Voleva
che Hannibal Lecter gli risucchiasse l’anima.
Nemmeno
il dottore si mosse mentre Will si metteva seduto portandosi entrambe le mani
agli occhi, l’abito sulle spalle che emanava quell’aroma che lo stava facendo
impazzire.
A
Will non importava cosa stesse facendo nei pressi della sua casa, e ad Hannibal
non importava spiegarglielo.
Indugiarono
nel silenzio di sguardi illuminati dalle prime luci dell’alba e di parole che
facevano fatica ad uscire dalla gola.
Will
Graham e Hannibal Lecter attesero immobili il momento in cui le galassie che
avevano nel petto si sarebbero affrontate.
Sarebbe
stata una lunga attesa.