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Autore: MrsBlack4    15/06/2013    2 recensioni
Oneshot introspettiva sui sentimenti di Bellatrix per Voldemort, ambientata all’inizio della Prima Guerra Magica. Ho immaginato che prima di passare alla guerra, Voldemort, da bravo stratega e Serpeverde, volesse agire nell’ombra per poi colpire nel momento più opportuno e sconvolgere il Mondo Magico. Ma la passione e l’esaltazione di Bellatrix non passano di certo inosservate e il Suo Signore non può permettersi di sbagliare anche a costo di rinunciare alla sua Mangiamorte migliore.
La storia ha partecipato al Contest "Ossessioni e vetri infranti" di Mary Black sul Forum di Efp
Genere: Dark, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bellatrix Lestrange, Voldemort | Coppie: Bellatrix/Voldemort
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Nickname sul forum:  MrsBlack4
Nickname su EFP: MrsBlack4
Titolo della storia: Iugum
Pacchetto scelto/coppia: Quarto
Raiting: Arancione
Introduzione:  Oneshot introspettiva sui sentimenti di Bellatrix per Voldemort, ambientata all’inizio della Prima Guerra Magica. Ho immaginato che prima di passare alla guerra, Voldemort, da bravo stratega e Serpeverde, volesse agire nell’ombra per poi colpire nel momento più opportuno e sconvolgere il Mondo Magico. Ma la passione e l’esaltazione di Bellatrix non passano di certo inosservate e il Suo Signore non può permettersi di sbagliare anche a costo di rinunciare alla sua Mangiamorte migliore. 
Note: Ci tengo a spiegare la scelta del titolo, in quanto “Iugum” in latino significa soggezione, schiavitù, giogo servile, ma anche legame di amore o vincolo matrimoniale. Mi sembrava che non ci potesse essere termine più adatto per definire il rapporto di Bella con il Suo Signore.
Il Contest: http://freeforumzone.leonardo.it/discussione.aspx?idd=10571092

 

 

Iugum

 

Era una notte buia e senza stelle, Bellatrix alzò lo sguardo al cielo perché potesse riflettersi nell’oscurità. Fece un sorriso soddisfatto, era davvero una notte perfetta per una missione. Con la bacchetta scostò la veste nera dal braccio sinistro e contemplò ammirata quel marchio tanto nero quanto la sua anima, era ancora infuocato e fremente per la chiamata del Suo Signore, come lei d’altronde. Con passo elegante e sicuro, sintomo di un’educazione Black, si diresse nel nuovo covo dei Mangiamorte.

La sera prima era stata nello stesso luogo per una riunione. L’Oscuro aveva detto loro che adesso era vitale che agissero senza troppo scalpore per raccogliere le forze e prepararsi alla Guerra che avrebbe decretato la loro vittoria e la sorte dell’intero Mondo Magico. Silenziosi Assassini, così, Lui li avevi definiti.

“Sono attesa” sibilò altera a chiunque fosse all’ingresso, senza degnarlo di uno sguardo.

Percorse un lungo corridoio illuminato a stento dalla luce fioca di qualche candela, il ticchettio dei tacchi sul pavimento di marmo riecheggiava in modo sinistro. Raggiunse la stanza in cui sapeva di trovarLo e bussò in maniera decisa, ma educata.

“Avanti” ordinò una voce perentoria all’interno della stanza.

Bellatrix sospirò e si affrettò ad abbassare la maniglia con una fermezza tale da dar l’idea di un ostacolo che veniva superato. Rimase sulla soglia e fece un inchino stranamente formale per i suoi parametri, ma il suo sguardo si era già accesso.

“Buonasera Mio Signore, vi sono grata per avermi chiamato. In cosa posso servirvi?”

“Entra Bellatrix e chiudi la porta” continuò in tono perentorio, dandole le spalle.

Bellatrix obbedì e con un mezzo sorriso si affrettò a ridurre la distanza che li separava.

“Ho pensato molto alla tua situazione” – disse Voldemort con freddezza- “E’ vero che sei una strega straordinariamente capace. Oserei dire, che per merito mio, tu possa addirittura essere considerata la migliore. Mi sei sempre stata fedele e devota, anche più di tutti gli altri”

Bellatrix assunse un’espressione fiera e orgogliosa.

“Vi ringrazio Mio Signore. Io vivo esclusivamente per servire Voi e la Vostra Nobile Causa”

“Lo so, lo so” – proseguì lui, come se questo non avesse avuto alcuna importanza-“Come so che sei spietata e inflessibile, davvero una risorsa valida, ma..”

Bellatrix spalancò la bocca inorridita.

 “Cosa, Mio Signore? Vi ho forse deluso?”

Voldemort si girò improvvisamente, puntandole addosso i suoi occhi dardeggianti come le fiamme dell’Inferno.

“Si, Bellatrix. Anche in questo preciso istante. Tu non riesci a mettere un freno a quello che provi. Metti troppo di te in tutto quello che fai. Un bravo Mangiamorte deve essere freddo quanto letale e la tua foga è eccessiva. Per quanto io possa apprezzare il tuo fervore, in una fase delicata come questa, in cui dobbiamo agire nell’ombra per poi poter uscire platealmente allo scoperto come vincitori, il tuo essere eccessiva mi è d’intralcio. Tu mi sei d’intralcio”

Bellatrix continuava a sostenere il suo sguardo, bruciando tra le fiamme che lo animavano, mentre il suo cuore andava in frantumi insieme al proverbiale orgoglio dei Black. Quel momento sembrava essere il più straziante e il più inverosimile degli incubi. Il Suo Signore, Colui che le aveva insegnato tutto ciò che sapeva e che l’aveva resa ciò che era, le diceva che l’aveva deluso, che era non solo inutile, ma addirittura dannosa, d’intralcio  ai suoi fini, un peso di cui doversi liberare. Per la prima volta, lei che si nutriva delle sue parole, ne assaporò il loro sapore più amaro. Un sapore di sconfitta, vergogna, umiliazione, disperazione e dolore. Aveva sempre creduto che sarebbe stata al suo fianco in ogni battaglia per poi affiancarlo anche dopo la vittoria. Si era illusa di giocare un ruolo fondamentale nella distruzione di quel mondo tanto corrotto e sbagliato. Lei era una Mangiamorte, era nata e cresciuta solo per questo. Era il suo destino. Era una dei pochi eletti che riescono a raggiungere la massima aspirazione del proprio essere. La sua vocazione era l’omicidio, la Cruciatus la sua identità e la morte la sua unica alleata. Se non poteva più essere una Mangiamorte, non era più nulla.

Le gambe non la reggevano, ma la sua forza viscerale ed inesauribile la manteneva solida ed eretta. Si morse le labbra a sangue e deglutì, come se quel sapore familiare le potesse restituire la donna che era stata fino a pochi attimi prima. Quando parlò, la sua voce era ferma.

“Sono profondamente addolorata di avervi deluso, Mio Signore. Se sarete tanto magnanimo da volermi concedere un’altra possibilità, vi giuro che non vi darò motivo di vergognarvi di me”

“Non ti sto punendo, Bellatrix. Non hai fatto nulla per meritare l’ira di Lord Voldemort. L’unica cosa che ti rimprovero è di non essere perfetta e di non ambire alla perfezione” sussurrò con voce suadente

Bellatrix ebbe un fremito, non capiva se fosse di dolore o di piacere. Ma quando si trattava di Lui, i due tratti coincidevano. Il dolore dilaniava il suo petto come una sorta di balsamo benefico. La sua delusione era dettata dal fatto che non fosse perfetta. Lui la voleva perfetta. Lui, sinonimo di perfezione, voleva che lo fosse anche lei.

Ma lei sapeva con certezza di non poter mai raggiungere il suo stesso livello. Lui era lo sprone, ma non l’obbiettivo. Era l’incarnazione del Potere e delle Arti Oscure. Era l’incarnazione delle cose che Bellatrix amava più al mondo. Era la cosa che Bellatrix amava più al mondo. Ma “amare” non era il termine esatto, Lui non era una persona normale e per Lui non si poteva provare semplice amore. Era la più profonda e viscerale delle ossessioni nefaste. Come tutte le ossessioni logorava e infiammava, fortificava e distruggeva, ti accendeva e ti conduceva lentamente alla pazzia. Era, allo stesso tempo, il divampare di una fiammata e la cenere che la seguiva.

“Mio Signore, io ho bisogno di servirvi. Datemi un ordine e io lo eseguirò alla lettera”

Era di nuovo il fuoco dell’ossessione ad ardere nel suo sguardo e più bruciava, più Bellatrix ne traeva forza.

“Mi hai convinto, Bellatrix. Ho un’ultima missione adatta a te e alla tua passionalità. Voglio che tu vada a questo indirizzo e che lo cancelli. Voglio che non resti che cenere di questa indegna abitazione e delle sporche persone che la abitano”

“Un’ultima missione, Mio Signore?”

“Esatto. L’ultima. Ora, vai”

Bellatrix fece un ultimo inchino e dopo essersi chiusa la porta alle spalle, uscì da quel luogo quasi correndo. Ebbe appena il tempo di inspirare profondamente l’aria satura e vivificante della notte prima di smaterializzarsi per eseguire gli ordini del Suo Signore.

Raggiunse l’abitazione sapendo che le sarebbero bastati pochi istanti per portare a termine il suo compito. Si specchiò in una delle finestre al pianterreno di quella misera casupola, abitata da luridi Traditori del Loro Sangue. Indugiò sui tratti marcati del suo viso, sul suo mento volitivo, sulla sua bocca carnosa e sui suoi occhi ammalianti. Molti uomini avevano nutrito per lei qualcosa di molto simile alla venerazione, ma nessuno di loro era mai stato in grado di farla fremere come il piacere masochista della totale sottomissione al Suo Signore.

Ogni bravo Mangiamorte doveva essere masochista, perché la prima regola era amare la sofferenza, non era poi così ampio il divario tra la propria e quella altrui. Bellatrix era la migliore e infatti la amava profondamente.

Bellatrix colpì violentemente il vetro, che si infranse, coprendola di schegge ed imbrattandola del suo stesso sangue.

Quegli esseri indegni dovevano sapere che era arrivata, dovevano provare la paura e il terrore che precede gli ultimi istanti di vita.

Il vetro era andato in frantumi come il suo cuore e l’incantesimo che stava per evocare era la pura riproduzione dello sguardo del Suo Signore.

Ardemonio”  sussurrò

Il Fuoco Maledetto divampò e Bellatrix sorrise. Di loro, non sarebbe rimasto altro che cenere. Esattamente come voleva il Suo Signore. Bellatrix aveva mantenuto la sua promessa. Aveva obbedito alla lettera.

Guardò il cielo ancora una volta, affidandogli ciò che aveva di più prezioso: il Marchio Nero. Che Lui lo volesse, oppure no, quello era il Marchio della sua schiavitù e lei gli sarebbe appartenuta per sempre.

  
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